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Vecchio 23-02-2013, 00:22   #101
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F. PETRARCA, "MOVESI IL VECCHIEREL CANUTO ET BIANCO"

Movesi il vecchierel canuto et biancho
del dolce loco ov'à sua età fornita
et da la famigliuola sbigottita
che vede il caro padre venir manco;

indi trahendo poi l'antiquo fianco
per l'extreme giornate di sua vita,
quanto piú pò, col buon voler s'aita,
rotto dagli anni, et dal cammino stanco;

et viene a Roma, seguendo 'l desio,
per mirar la sembianza di colui
ch'ancor lassú nel ciel vedere spera:

cosí, lasso, talor vo cerchand'io,
donna, quanto è possibile, in altrui
la disïata vostra forma vera.


metto la parafrasi altrimenti non legge nessuno
Parafrasi: Si muove il vecchierello canuto e pallido dal dolce luogo dove ha condotto la sua vita, e dalla famigliola sbigottita che vede andare via l'amato padre. Di lì trascinando le vecchie membra poi per le ultime giornate della sua vita, quanto più puo', con la buona volontà si aiuta, piegato dagli anni e spossato dal cammino, e giunge a Roma, seguendo il desiderio, per ammirare l'immagine di Colui che ancora spera di vedere lassù nel cielo (si tratta dell'immagine del volto di Gesù, impressa nel velo della Veronica, conservata in S. Pietro a Roma). Così, infelice, talora io vado cercando nelle altre donne, per quanto sia possibile, mia signora, la desiderata vostra perfetta immagine (si riferisce a Laura).



F. PETRARCA "SOLO ET PENSOSO I PIU' DESERTI CAMPI"

Solo et pensoso i piú deserti campi
vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human l’arena stampi.

Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,
perché negli atti d’alegrezza spenti
di fuor si legge com’io dentro avampi:

sì ch’io mi credo omai che monti et piagge
et fiumi et selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch’è celata altrui.

Ma pur sí aspre vie né sí selvagge
cercar non so ch’Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co’llui.


Parafrasi: Solo e pensieroso vado percorrendo i più deserti campi a passi lenti e porto gli occhi intenti a evitare i luoghi dove orme umane segnino il terreno. Non trovo altro riparo che mi salvi dal manifesto accorgimento delle genti, perchè negli atti privi di allegria si legge esteriormente come io dentro avvampi d'amore; tanto che io ormai credo che i monti, le pianure, i fiumi e i boschi sappiano di che specie sia la mia vita, che è celata agli altri. Ma tuttavia non so trovare vie così impervie e solitarie da impedire che Amore venga sempre a parlare con me, e io con lui.

Ultima modifica di Pluvia; 23-02-2013 a 00:26.
Vecchio 26-02-2013, 01:15   #102
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http://www.arte.it/foto/orig/95/1578-7_412_0.jpg

SAFFO, "I SEGNI DELL'AMORE"

Sembra a me simile agli dèi
quell'uomo, che di fronte a te
siede e da presso il dolce tuo parlare ascolta,
e il riso amabile; proprio questo a me
il cuore nel petto fa balzare:
se ti vedo subito non so più
nulla dire,
ma la lingua si spezza, sottile
presto sotto la pelle corre un fuoco,
con gli occhi niente più vedo, rombano
le orecchie
sopra me si versa sudore, un tremito
tutta mi assale, più verde dell'erba
divento, e dal morire poco lontana
mi sembro;
ma tutto si puo' sopportare.




SAFFO, "CARME DELLA VECCHIAIA"

Onorate i bei doni delle Muse dal seno ornato di viole, fanciulle,
danzate secondo la cetra armoniosa, amante del canto.
A me invece la pelle, un tempo così liscia, la vecchiaia ormai
l'ha distrutta; bianchi sono divenuti i capelli da neri;
si è appesantito l'animo mio, le ginocchia non mi sorreggono,
le quali prima erano agili a danzare come cerbiatti.
Perciò io piango spesso, ma che cosa potrei fare?
Non è possibile che un uomo eviti la vecchiaia.
Così raccontano di Titono: Eos dalle braccia rosate
presa d'amore giunse alle estremità della terra portandolo,
bello e giovane com'era; e tuttavia la grigia vecchiezza
col tempo lo afferrò, pur avendo una sposa immortale.


(Titono o Titone= principe troiano, figlio del re Laomedonte, re di Troia. Amato da Eos, l'Aurora, ebbe da Zeus, per preghiera di lei, l'immortalità ma non la giovinezza eterna, sicchè divenne sempre più decrepito, finchè non fu mutato in cicala)
Vecchio 26-02-2013, 22:46   #103
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RUFINO, "ANTOLOGIA PALATINA" V 21

Non te lo dicevo, Prodice,"Invecchiamo", non te lo dicevo
"la fine dell'amore giungerà presto"?
Ecco adesso le rughe, la canizie, il corpo logoro,
e la bocca non possiedono più le grazie di prima.
Forse qualcuno adesso ti cerca, superba, ti adula,
ti supplica? Come a una tomba ora ti passiamo davanti.
Vecchio 03-03-2013, 00:52   #104
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MATTEO MARIA BOIARDO, "INAMORAMENTO DE ORLANDO" (OD ORLANDO INNAMORATO) (I,I,1-3)

Signori e cavallier che ve adunati
Per odir cose dilettose e nove,
Stati attenti e quïeti, ed ascoltati
La bella istoria che ’l mio canto muove;
E vedereti i gesti smisurati,
L’alta fatica e le mirabil prove
Che fece il franco Orlando per amore
Nel tempo del re Carlo imperatore.

Non vi par già, signor, meraviglioso
Odir cantar de Orlando inamorato,
Ché qualunche nel mondo è più orgoglioso,
È da Amor vinto, al tutto subiugato;
Né forte braccio, né ardire animoso,
Né scudo o maglia, né brando affilato,
Né altra possanza può mai far diffesa,
Che al fin non sia da Amor battuta e presa.

Questa novella è nota a poca gente,
Perché Turpino istesso la nascose,
Credendo forse a quel conte valente
Esser le sue scritture dispettose,
Poi che contra ad Amor pur fu perdente
Colui che vinse tutte l’altre cose:
Dico di Orlando, il cavalliero adatto.
Non più parole ormai, veniamo al fatto.




LUDOVICO ARIOSTO, "ORLANDO FURIOSO" (I,1-4)

Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,
le cortesie, l’audaci imprese io canto,
che furo al tempo che passaro i Mori
d’Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,
seguendo l’ire e i giovenil furori
d’Agramante lor re, che si diè vanto
di vendicar la morte di Troiano
sopra re Carlo imperator romano.

Dirò d’Orlando in un medesmo tratto
cosa non detta in prosa mai, né in rima:
che per amor venne in furore e matto,
d’uom che sì saggio era stimato prima;
se da colei che tal quasi m’ha fatto,
che ’l poco ingegno ad or ad or mi lima,
me ne sarà però tanto concesso,
che mi basti a finir quanto ho promesso.

Piacciavi, generosa Erculea prole,
ornamento e splendor del secol nostro,
Ippolito, aggradir questo che vuole
e darvi sol può l’umil servo vostro.
Quel ch’io vi debbo, posso di parole
pagare in parte e d’opera d’inchiostro;
né che poco io vi dia da imputar sono,
che quanto io posso dar, tutto vi dono.

Voi sentirete fra i più degni eroi,
che nominar con laude m’apparecchio,
ricordar quel Ruggier, che fu di voi
e de’ vostri avi illustri il ceppo vecchio.
L’alto valore e’ chiari gesti suoi
vi farò udir, se voi mi date orecchio,
e vostri alti pensier cedino un poco,
sì che tra lor miei versi abbiano loco.




Che belli! Come vorrei leggerli tutti il prima possibile! Dannata università che mi toglie il tempo!

Ultima modifica di Pluvia; 03-03-2013 a 00:55.
Vecchio 04-03-2013, 23:54   #105
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CECCO ANGIOLIERI, "S'I FOSSE FOCO, ARDEREI 'L MONDO"

S’i’ fosse foco, arderei ’l mondo;
s’ i’ fosse vento, lo tempesterei (tempestarei);
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil’ en profondo;

s’i’ fosse papa, sare’ (serei) allor giocondo,
ché tutti cristïani imbrigherei (embrigarei);
s’i’ fosse ’mperator, sa’ che farei?
A tutti mozzarei lo capo a tondo.

S’i fosse morte, andarei da mio padre;
s’i’ fosse vita, fuggirei da lui:
similemente farìa da mi’ madre.

S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
e vecchie e laide lasserei altrui.

Parafrasi: Se io fossi fuoco brucerei il mondo, se fossi vento lo scuoterei con tempeste, se fossi acqua lo sommergerei, se fossi Dio lo farei sprofondare in un abisso, se io fossi papa sarei allora felice, poichè tutti i cristiani metterei nei guai, se io fossi imperatore, sai che farei? A tutti mozzerei la testa. Se io fossi la morte andrei da mio padre, se io fossi la vita fuggirei da lui, e similmente farei con mia madre. Se io fossi Cecco, come sono e fui, prenderei per me le donne giovani e belle, e le vecchie e brutte lascerei agli altri.



CECCO ANGIOLIERI, "TRE COSE SOLAMENTE M'ENNO IN GRADO"

Tre cose solamente m'ènno in grado,
le quali posso non ben ben fornire,
cioè la donna, la taverna e 'l dado:
queste mi fanno 'l cuor lieto sentire.

Ma sì mme le convene usar di rado,
ché la mie borsa mi mett' al mentire;
e quando mi sovien, tutto mi sbrado,
ch'i' perdo per moneta 'l mie disire.

E dico: " Dato li sia d'una lancia! ",
ciò a mi' padre, che mmi tien sì magro,
che tornare' senza logro di Francia.

Ché fora a torli un dinar più agro,
la man di Pasqua che ssi dà la mancia,
che far pigliar la gru ad un bozzagro.

Parafrasi: Tre cose solamente mi sono a gradimento, le quali non riesco a procurarmi come vorrei: cioè la donna, la taverna e il gioco, queste mi fanno sentire il cuore lieto. Ma così di rado me le posso permettere, poichè le mie finanze mi smentiscono, e quando mi sovviene sbraito tutto, perchè io a causa dei soldi perdo i miei desideri. E dico: "Sia trafitto da una lancia!", e ciò a mio padre, che mi tiene così magro, che potrei tornare dalla Francia a piedi senza dimagrire ancora. Sarebbe più difficile sottrargli un denaro dalla mano la mattina del giorno di Pasqua, che far catturare una gru ad una poiana.

Ultima modifica di Pluvia; 04-03-2013 a 23:57.
Vecchio 05-03-2013, 00:30   #106
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Il nulla.

Non ho obiettivi né ambizioni.
Sono il nulla circondato dal nulla.
Non un rumore.
Non un respiro.
Niente.

Esso mi pervade e mi asseta l'anima.
Non v'è conquista né sconfitta.
Ora vegeto.
I sensi sono all'erta, in attesa di qualcosa.
Ma volo, seppur seduto, con la mente sono già altrove.
I piedi: ormai invisibili pregano pietà.
Un ghigno perverso mi bagna il viso.

Ora sono terra.
Ora sono fuoco.
Ora sono foglia.
Ora sono cielo.

Non ho più alibi né giustificazioni.
E come se avessi le ali, m'ergo verso il cielo.
E lascio a voi, anime stanche, tutto ciò di cui possiate godere.
Vecchio 05-03-2013, 00:40   #107
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L'allegra morte.

Emarginazione.
Solitudine.
Disperazione.
Vuoto.
Mancanza di stima.
Cancellare, rinnegare, abolire, uccidere.
Sopportare.
Ingoiare.
Detestare.
Odiare.
Infine, morire.
Il raggio di una vita che si conclude in una manciata di anni.
E non rimane molto per cui sperare, non molto per cui immaginare.
Distese infinite e sperdute di solitudine attendono mascherate.
Illusione.
Ragione.
Compromessi.
Tutto ciò in una manciata di ore.
Poi, la fine.
La decomposizione.
La putrefazione.
L'allegra morte che se la ride amabilmente in solitudine.

Ultima modifica di Baloordo; 05-03-2013 a 00:49.
Vecchio 05-03-2013, 20:13   #108
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Dippold l'ottico


Che cosa vedete adesso?
Globi di rosso, giallo, porpora.
Un momento! E adesso?
Mio padre e mia madre e le mie sorelle.
Bene! E ora?
Cavalieri in armi, donne bellissime, visi delicati.
Provate questa.
Un campo di grano - una città.
Molto bene! E ora?
Una giovane donna e angeli chini su di lei.
Una lente più forte! E ora?
Molte donne dagli occhi luminosi e le labbra socchiuse.
Provate questa.
Un bicchiere su un tavolo, nient'altro.
Ah, capisco! Provate questa lente!
Solo uno spazio aperto - non vedo niente di particolare.
Bene, e ora!
Pini, un lago, un cielo d'estate.
Va meglio. E adesso?
Un libro.
Leggetemi una pagina.
Non posso. I miei occhi sono attratti oltre la pagina.
Provate questa lente.
Abissi d'aria.
Magnifico! E ora?
Luce, soltanto luce, che trasforma tutto il mondo sottostante
in giocattolo.
Benissimo, faremo gli occhiali così.


(Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River)
Vecchio 06-03-2013, 14:13   #109
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Sono tutte di Wislawa Szymborska, una delle mie poetesse preferite.

Scrivere un curriculum
Che cos'e' necessario?
E' necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si e' vissuto
e' bene che il curriculum sia breve.
E' d'obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di piu' chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all'estero.
L'appartenenza a un che, ma senza perche'.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l'orecchio in vista.
E' la sua forma che conta, non cio' che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.

Ringraziamento

Devo molto
a quelli che non amo.
Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.

La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.

Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l'amore non può darlo,
né riesce a toglierlo.

Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come un orologio solare,
capisco
ciò che l'amore non capisce,
perdono
ciò che l'amore non perdonerebbe mai.

Da un incontro a una lettera
passa non un'eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.

I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi.

E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che si trovano in ogni atlante.

E' merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perchè mobile.

Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.

"Non devo loro nulla" -
direbbe l'amore
su questa questione aperta.

Il 16 maggio 1973

Una delle tante date
Che non mi dicono più nulla.

Dove sono andata quel giorno,
che cosa ho fatto - non lo so.

Se lì vicino fosse stato commesso un delitto
- non avrei un alibi.

Il sole sfolgorò e si spense
Senza che ci facessi caso.
La terra ruotò
E non ne presi nota.

Mi sarebbe più lieve pensare
Di essere morta per poco,
piuttosto che ammettere di non ricordare nulla
benché sia vissuta senza interruzioni.

Non ero un fantasma, dopotutto,
respiravo, mangiavo,
si sentiva
il rumore dei miei passi,
e le impronte delle mie dita
dovevano restare sulle maniglie.

Lo specchio rifletteva la mia immagine.
Indossavo qualcosa d'un qualche colore.
Certamente più d'uno mi vide,

Forse quel giorno
Trovai una cosa andata perduta.
Forse ne persi una trovata poi.

Ero colma di emozioni e impressioni.
Adesso tutto questo è come
Tanti puntini tra parentesi.

Dove mi ero rintanata,
dove mi ero cacciata -
niente male come scherzetto
perdermi di vista così.

Scuoto la mia memoria -
Forse tra i suoi rami qualcosa
Addormentato da anni
Si leverà con un frullo.

Addio a una vista

Non ce l'ho con la primavera
perché è tornata.
Non la incolpo
perché adempie come ogni anno
ai suoi doveri.

Capisco che la mia tristezza
non fermerà il verde.
Il filo d’erba, se oscilla,
è solo al vento.

Non mi fa soffrire
che gli isolotti di ontani sulle acque
abbiano di nuovo con che stormire.

Prendo atto
che la riva di un certo lago
è rimasta - come se tu vivessi ancora -
bella come era.

Non ho rancore
contro la vista per la vista
sulla baia abbacinata dal sole.

Riesco perfino ad immaginare
che degli altri, non noi
siedano in questo momento
su un tronco rovesciato di betulla.

Rispetto il loro diritto
a sussurrare, a ridere
e a tacere felici.

Suppongo perfino
che li unisca l'amore
e che lui la stringa
con il suo braccio vivo.

Qualche giovane ala
fruscia nei giuncheti.
Auguro loro sinceramente
di sentirla.

Non esigo alcun cambiamento
dalle onde vicine alla riva,
ora leste, ora pigre
e non a me obbedienti.

Non pretendo nulla
dalle acque fonde accanto al bosco,
ora color smeraldo,
ora color zaffiro,
ora nere.

Una cosa soltanto non accetto.
Il mio ritorno là.
Il privilegio della presenza -
ci rinuncio.

Ti sono sopravvissuta solo
e soltanto quanto basta
per pensare da lontano.
Vecchio 16-03-2013, 04:26   #110
Esperto
L'avatar di Rick Blaine
 

Beh, data l'ora...



THE THOUGHT-FOX

I imagine this midnight moment’s forest:
Something else is alive
Beside the clock’s loneliness
And this blank page where my fingers move.

Through the window I see no star:
Something more near
Though deeper within darkness
Is entering the loneliness:

Cold, delicately as the dark snow,
A fox’s nose touches twig, leaf;
Two eyes serve a movement, that now
And again now, and now, and now

Sets neat prints into the snow
Between trees, and warily a lame
Shadow lags by stump and in hollow
Of a body that is bold to come

Across clearings, an eye,
A widening deepening greenness,
Brilliantly, concentratedly,
Coming about its own business

Till, with a sudden sharp hot stink of fox
It enters the dark hole of the head.
The window is starless still; the clock ticks,
The page is printed.
Vecchio 16-03-2013, 22:56   #111
Esperto
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Un grandissimo poeta, troppo spesso dimenticato (come la Achmatova non uso mai il femminile di poeta).

Love is Not All (Sonnet XXX)


by Edna St. Vincent Millay

Love is not all: it is not meat nor drink
Nor slumber nor a roof against the rain;
Nor yet a floating spar to men that sink
And rise and sink and rise and sink again;
Love can not fill the thickened lung with breath,
Nor clean the blood, nor set the fractured bone;
Yet many a man is making friends with death
Even as I speak, for lack of love alone.
It well may be that in a difficult hour,
Pinned down by pain and moaning for release,
Or nagged by want past resolution's power,
I might be driven to sell your love for peace,
Or trade the memory of this night for food.
It well may be. I do not think I would.
Vecchio 18-03-2013, 21:21   #112
Esperto
L'avatar di Rick Blaine
 

Tre grandi poeti le cui biografie condividono la stessa tragica fine.


Dream Song 29


by John Berryman

There sat down, once, a thing on Henry's heart
só heavy, if he had a hundred years
& more, & weeping, sleepless, in all them time
Henry could not make good.
Starts again always in Henry's ears
the little cough somewhere, an odour, a chime.

And there is another thing he has in mind
like a grave Sienese face a thousand years
would fail to blur the still profiled reproach of. Ghastly,
with open eyes, he attends, blind.
All the bells say: too late. This is not for tears;
thinking.

But never did Henry, as he thought he did,
end anyone and hacks her body up
and hide the pieces, where they may be found.
He knows: he went over everyone, & nobody's missing.
Often he reckons, in the dawn, them up.
Nobody is ever missing.



Morning Song


by Sylvia Plath

Love set you going like a fat gold watch.
The midwife slapped your footsoles, and your bald cry
Took its place among the elements.

Our voices echo, magnifying your arrival. New statue.
In a drafty museum, your nakedness
Shadows our safety. We stand round blankly as walls.

I'm no more your mother
Than the cloud that distills a mirror to reflect its own slow
Effacement at the wind's hand.

All night your moth-breath
Flickers among the flat pink roses. I wake to listen:
A far sea moves in my ear.

One cry, and I stumble from bed, cow-heavy and floral
In my Victorian nightgown.
Your mouth opens clean as a cat's. The window square

Whitens and swallows its dull stars. And now you try
Your handful of notes;
The clear vowels rise like balloons.



The Broken Tower



by Hart Crane


The bell-rope that gathers God at dawn
Dispatches me as though I dropped down the knell
Of a spent day - to wander the cathedral lawn
From pit to crucifix, feet chill on steps from hell.

Have you not heard, have you not seen that corps
Of shadows in the tower, whose shoulders sway
Antiphonal carillons launched before
The stars are caught and hived in the sun's ray?

The bells, I say, the bells break down their tower;
And swing I know not where. Their tongues engrave
Membrane through marrow, my long-scattered score
Of broken intervals ... And I, their sexton slave!

Oval encyclicals in canyons heaping
The impasse high with choir. Banked voices slain!
Pagodas campaniles with reveilles out leaping-
O terraced echoes prostrate on the plain! ...

And so it was I entered the broken world
To trace the visionary company of love, its voice
An instant in the wind (I know not whither hurled)
But not for long to hold each desperate choice.

My word I poured. But was it cognate, scored
Of that tribunal monarch of the air
Whose thighs embronzes earth, strikes crystal Word
In wounds pledged once to hope - cleft to despair?

The steep encroachments of my blood left me
No answer (could blood hold such a lofty tower
As flings the question true?) -or is it she
Whose sweet mortality stirs latent power?-

And through whose pulse I hear, counting the strokes
My veins recall and add, revived and sure
The angelus of wars my chest evokes:
What I hold healed, original now, and pure ...

And builds, within, a tower that is not stone
(Not stone can jacket heaven) - but slip
Of pebbles, - visible wings of silence sown
In azure circles, widening as they dip

The matrix of the heart, lift down the eyes
That shrines the quiet lake and swells a tower...
The commodious, tall decorum of that sky
Unseals her earth, and lifts love in its shower.
Vecchio 21-03-2013, 18:41   #113
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La sostanza dove io manco
da "Antenata" di Mariangela Gualtieri

La sostanza dove io manco è tutta avvolta nella coperta
di lana. Di quelli che più volte ho toccato ricordo le
mani le facce le pance le voci le pettinature. Mi stanno
aiutando.

(Enigma: io sono la mancanza - la mancanza che sono
- sono ciò da cui manco - sono tutta mancanza - e non
c'è nostalgia - neppure lontananza - essendo ciò che
manca - adesso e sempre - io)

Nome che stai al centro
da "Nei leoni e nei lupi" di Mariangela Gualtieri

Nome che stai al centro,
il tuo suono ciocca e s'imperla di voci
ma nessuna ti tiene, nessuna ti osa in
suoni, in lettera e in cifra. Nelle tue solitudini
di mai chiamato. Come tutto è assai strano.
A me sembra. Assai strano.
Ti piantóno, ti indago, mi avvicino in
millimetri. Ti ho nella voce
senza che esca in suono.

Sei la terra e la morte... di Cesare Pavese

Sei la terra e la morte.
La tua stagione è il buio
e il silenzio. Non vive
cosa che più di te
sia remota dall'alba.
Quando sembri destarti
sei soltanto dolore,
l'hai negli occhi e nel sangue
ma tu non senti. Vivi
come vive una pietra,
come la terra dura.
E ti vestono sogni
movimenti singulti
che tu ignori. Il dolore
come l'acqua di un lago
trepida e ti circonda.
Sono cerchi sull'acqua.
Tu li lasci svanire.
Sei la terra e la morte.

Tutte le lettere d'amore sono ridicole di Fernando Pessoa

Tutte le lettere d'amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d'amore se non fossero
ridicole.

Anch'io ho scritto ai miei tempi lettere d'amore,
come le altre,
ridicole.

Le lettere d'amore, se c'e' l'amore,
devono essere
ridicole.

Ma dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d'amore
sono
ridicoli.

Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d'amore
ridicole.

La verita' e' che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere
a essere ridicoli.

(Tutte le parole sdrucciole,
come tutti i sentimenti sdruccioli,
sono naturalmente
ridicole).

Da leggere il mattino e la sera
da "Poesie 1933-1938" di Bertolt Brecht

Quello che amo
mi ha detto
che ha bisogno di me

Per questo
ho cura di me stessa
guardo dove cammino e
temo che ogni goccia di pioggia
mi possa uccidere

Uomo e donna a letto alle 10 pomeridiane (Charles Bukowsky)

Mi sento come una scatola di sardine, disse lei.
Mi sento come un cerotto, dissi io.
Mi sento come un panino al tonno, disse lei.
Mi sento come un pomodoro a fette, dissi io.
Mi sento come se stesse per piovere, disse lei.
Mi sento come se l'orologio s'è fermato, dissi io.
Mi sento come se la porta fosse aperta, disse lei.
Mi sento come se stesse per entrare un elefante, dissi io.
Mi sento che dovremmo pagare l'affitto, disse lei.
Mi sento che dovresti trovare lavoro, disse lei.

Non me la sento di lavorare, dissi.

Mi sento che di me non te me ne importa, disse lei.
Mi sento che dovremmo far l'amore, dissi io.
Mi sento che l'amore l'abbiamo fatto fìn troppo, disse lei.
Mi sento che dovremmo farlo più spesso, dissi io.
Mi sento che dovresti trovare lavoro, disse lei.
Mi sento che dovresti trovare lavoro, dissi io.
Mi sento una gran voglia di bere, disse lei.
Mi sento come una bottiglia di whisky, dissi io.
Mi sento che finiremo come due ubriaconi, disse lei.
Mi sento che hai ragione, dissi io.
Mi sento di mollare tutto, disse lei.
Mi sento che ho bisogno d'un bagno, dissi io.
Anch'io mi sento che hai bisogno d'un bagno, disse lei.
Mi sento che dovresti lavarmi la schiena, dissi io.
Mi sento che tu non mi ami, disse lei.
Mi sento che ti amo, dissi io.
Mi sento quel coso dentro adesso, disse lei.
Anch'io sento che adesso quel coso è dentro di te, dissi io.
Mi sento che adesso ti amo, disse lei.
Mi sento che ti amo più di te, dissi io.
Mi sento benone, disse lei, ho voglia di urlare.
Mi sento che non la smetterei più, dissi io.
Mi sento che ne saresti capace, disse lei.
Mi sento, dissi io.
Mi sento, disse lei.

Che te ne fai di un titolo? (Charles Bukowski)

Non ce la fanno
i belli muoiono tra le fiamme:
sonniferi, veleno per i topi, corda,
qualunque cosa........
si strappano le braccia,
si buttano dalla finestra,
si cavano gli occhi dalle orbite,
respingono l'amore
respingono l'odio
respingono, respingono.

non ce la fanno
i belli non resistono,
sono le farfalle
sono le colombe
sono i passeri,
non ce la fanno.

una lunga fiammata
mentra i vecchi giocano a dama nel parco
una fiammata, una bella fiammata
mentre i vecchi giocano a dama nel parco
al sole

i belli si trovano nell'angolo di una stanza
accartocciati tra ragni e siringhe, nel silenzio,
e non sapremo mai perchè se ne sono andati,
erano tanto
belli.
non ce la fanno
i belli muoiono giovani
e lasciano i brutti alla loro brutta vita.
amabili e vivaci: vita e suicidio e morte
mentre i vecchi giocano a dama sotto il sole
nel parco.
Vecchio 21-03-2013, 18:59   #114
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Monologo per Cassandra


Sono io, Cassandra.
E questa è la mia città sotto le ceneri.
E questi i miei nastri e la verga di profeta.
E questa è la mia testa piena di dubbi.
È vero, sto trionfando.
I miei giusti presagi hanno acceso il cielo.
Solamente i profeti inascoltati
godono di simili viste.
Solo quelli partiti con il piede sbagliato,
e tutto poté compiersi tanto in fretta
come se mai fossero esistiti.
Ora rammento con chiarezza:
la gente al vedermi si fermava a metà.
Le risate morivano.
Le mani si scioglievano.
I bambini correvano dalle madri.
Non conoscevo neppure i loro effimeri nomi.
E quella canzoncina sulla foglia verde -
nessuno la finiva in mia presenza.
Li amavo.
Ma dall’alto.
Da sopra la vita.
Dal futuro. Dove è sempre vuoto
e nulla è più facile che vedere la morte.
Mi spiace che la mia voce fosse dura.
Guardatevi dall’alto delle stelle - gridavo -
guardatevi dall’alto delle stelle.
Sentivano e abbassavano gli occhi.
Vivevano nella vita.
Permeati da un grande vento.
Con sorti già decise.
Fin dalla nascita in corpi da commiato.
Ma c’era in loro un’umida speranza,
una fiammella nutrita del proprio luccichio.
Loro sapevano cos’è davvero un’istante,
oh, almeno uno, uno qualunque
prima di -
È andata come dicevo io.
Solo che non ne viene nulla.
E questa è la mia veste bruciacchiata.
E questo è il mio ciarpame di profeta.
E questo è il mio viso stravolto.
Un viso che non sapeva di poter essere bello.


(Wislawa Szymborska)

Ultima modifica di evitante; 22-03-2013 a 21:13.
Vecchio 21-03-2013, 19:02   #115
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Scrivere il Curriculum


Che cos’è necessario?
È necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si è vissuto
il curriculum dovrebbe essere breve.
È d’obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all’estero.
L’appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo del valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l’orecchio in vista.
È la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.


(Wislawa Szymborska)
Vecchio 21-03-2013, 19:08   #116
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Nulla è in regalo


Nulla è in regalo, tutto è in prestito.
Sono indebitata fino al collo.
Sarò costretta a pagare per me
con me stessa,
a rendere la vita in cambio della vita.
È così che è stabilito,
il cuore va reso
e il fegato va reso
e ogni singolo dito.
È troppo tardi per impugnare il contratto.
Quanto devo
Mi sarà tolto con la pelle.
Me ne vado per il mondo
tra una folla di altri debitori.
Su alcuni grava l’obbligo
di pagare le ali.
Altri dovranno, per amore o per forza,
rendere conto delle foglie.
Nella colonna Dare
ogni tessuto che è in noi.
Non un ciglio, non un peduncolo
da conservare per sempre.
L’inventario è preciso,
e a quanto pare
ci toccherà restare con niente.
Non riesco a ricordare
dove, quando e perché
ho permesso che aprissero
questo conto a mio nome.
La protesta contro di esso
la chiamiamo anima.
E questa è l’unica voce
che manca nell’inventario.


(Wislawa Szymborska)
Vecchio 21-03-2013, 19:13   #117
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Quando ecco ma


Quando, talor frattanto,
forse sebben così,
giammai piuttosto alquanto,
come perché bensì.

Ecco repente altronde,
quasi eziandio perciò,
anzi altresì la onde
purtroppo, invan però.

Ma se perfin mediante
quantunque atteso ché
ahi! sempre nonostante
con ciò sia cosa ché.


(Pier Coccoluto Ferrigi)
Vecchio 21-03-2013, 19:44   #118
Banned
 

GRAMMI

Ho un grammo di pensiero nel cervello che
illude concretizza assorbe peso vivendo
Ho un grammo di nitroglicerina che fa esplodere molti culi
Ho visto un coccige staccarsi per ancorarsi sul terreno
l’ho raccolto e navi di stronzate si sono disperse nell’inconsistenza
Ho un grammo di culo fra le mani che si confronta
con il grammo di pensiero che stringo fra le tempie
gioco di scacchi
scacco al pedone re e regina sono fuori dal quadrato
Grammi della mia coscienza sotterrano il tuo culo grasso che contiene
chili di merda
Sei maleodorante con la tua boccetta di profumo fra le dita
la tua scia di essenza che ti trascini dietro e invade il mio naso
rappresenta la melma capitalista che tenta di sotterrarmi
Sei melma e ti vanti
sei melma e ti lavi
ma non fai abbastanza
sei fottuto come me
ma io non sono come te
io ho il mio marciapiede
ogni mattonella è un racconto
prova a staccare un sampietrino e a sfogliarlo
leggerai e capirai
prova a percorrere invece di camminare
prova a sentire il mio sguardo
è solo un grammo di nitroglicerina sulle tue pupille

Gervaso Curtis
"
Vecchio 22-03-2013, 00:47   #119
Esperto
L'avatar di psiche86
 

Quote:
Originariamente inviata da Blue_Moon Visualizza il messaggio
[

Uomo e donna a letto alle 10 pomeridiane (Charles Bukowsky)

Mi sento come una scatola di sardine, disse lei.
Mi sento come un cerotto, dissi io.
Mi sento come un panino al tonno, disse lei.
Mi sento come un pomodoro a fette, dissi io.
Mi sento come se stesse per piovere, disse lei.
Mi sento come se l'orologio s'è fermato, dissi io.
Mi sento come se la porta fosse aperta, disse lei.
Mi sento come se stesse per entrare un elefante, dissi io.
Mi sento che dovremmo pagare l'affitto, disse lei.
Mi sento che dovresti trovare lavoro, disse lei.

Non me la sento di lavorare, dissi.

Mi sento che di me non te me ne importa, disse lei.
Mi sento che dovremmo far l'amore, dissi io.
Mi sento che l'amore l'abbiamo fatto fìn troppo, disse lei.
Mi sento che dovremmo farlo più spesso, dissi io.
Mi sento che dovresti trovare lavoro, disse lei.
Mi sento che dovresti trovare lavoro, dissi io.
Mi sento una gran voglia di bere, disse lei.
Mi sento come una bottiglia di whisky, dissi io.
Mi sento che finiremo come due ubriaconi, disse lei.
Mi sento che hai ragione, dissi io.
Mi sento di mollare tutto, disse lei.
Mi sento che ho bisogno d'un bagno, dissi io.
Anch'io mi sento che hai bisogno d'un bagno, disse lei.
Mi sento che dovresti lavarmi la schiena, dissi io.
Mi sento che tu non mi ami, disse lei.
Mi sento che ti amo, dissi io.
Mi sento quel coso dentro adesso, disse lei.
Anch'io sento che adesso quel coso è dentro di te, dissi io.
Mi sento che adesso ti amo, disse lei.
Mi sento che ti amo più di te, dissi io.
Mi sento benone, disse lei, ho voglia di urlare.
Mi sento che non la smetterei più, dissi io.
Mi sento che ne saresti capace, disse lei.
Mi sento, dissi io.
Mi sento, disse lei.
La voglio anche io...
Vecchio 22-03-2013, 19:57   #120
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Mentre noi siamo qui, fra consuete (Sandro Penna)


Mentre noi siamo qui, fra consuete
cose sepolti, -
è sul mondo la luna
e bagna il canto ai contadini. Quete
ascoltano le siepi.
Il fondo ascolto
della mia vita a quel lume di luna.
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