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Vecchio 09-11-2012, 22:09   #61
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Una delle poesie del tardo Montale che mi piace di più.
Un triste addio alla moglie Drusilla che morì cadendo dalle scale.



Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
Vecchio 10-11-2012, 03:03   #62
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Una delle poesie del tardo Montale che mi piace di più.
Un triste addio alla moglie Drusilla che morì cadendo dalle scale.



Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
Bellissima come ogni poesia contenuta nei due Xenia.


Comunque Drusilla soffriva di spondilite.
Vecchio 10-11-2012, 03:11   #63
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Quote:
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Comunque Drusilla soffriva di spondilite.
In effetti ho controllato. Non so per quale strano motivo mi ricordavo che fosse morta per le fratture riportate cadendo da una rampa di scale
Vecchio 10-11-2012, 03:14   #64
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In effetti ho controllato. Non so per quale strano motivo mi ricordavo che fosse morta per le fratture riportate cadendo da una rampa di scale
Perché fu così. Ma sarebbe sopravvissuta senza gravi complicazioni se non fosse stata affetta dalla spondilite.
Vecchio 10-11-2012, 03:17   #65
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Quote:
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Perché fu così. Ma sarebbe sopravvissuta senza gravi complicazioni se non fosse stata affetta dalla spondilite.
Ah ok... comunque della malattia non sapevo
Ecco, propongo poesie di cui non conosco manco la vera storia
Vecchio 10-11-2012, 03:22   #66
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Quote:
Originariamente inviata da VyCanisMajoris Visualizza il messaggio
Ah ok... comunque della malattia non sapevo
Ecco, propongo poesie di cui non conosco manco la vera storia
Ma che c'entra la vicenda di cronaca con quei versi?

Non avrai mica pensato che... ?

Ehi, io scherzo eh!
Vecchio 10-11-2012, 03:28   #67
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Quote:
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Ma che c'entra la vicenda di cronaca con quei versi?
Non c'entra direttamente, ma per capire la poesia è importante conoscere anche il background dell'autore... e dato che è collegata alla morte di Drusilla nel '63 magari era il caso che mi documentassi un po' di più

Comunque se intendi che il buon Eugenio ce l'abbia lanciata lui dalle scale no, non l'ho mai pensato, però un po' sadicamente mi scompiscio solo ad immaginarlo
Vecchio 10-11-2012, 03:28   #68
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Comunque, come direbbe Brodskij, quando si inizia a citare Montale, bisogna impegnarsi a tempo pieno; quindi altre vette montaliane. Dopo Dante, nessuno, servendosi dell'italiano, scrisse versi più densi di pensiero, neanche Leopardi.

IRIDE


Quando di colpo San Martino smotta
le sue braci e le attizza in fondo al cupo
fornello dell’Ontario,
schiocchi di pigne verdi fra la cenere
o il fumo d’un infuso di papaveri
e il Volto insanguinato sul sudario
che mi divide da te;

questo e poco altro (se poco
è un tuo segno, un ammicco, nella lotta
che me sospinge in un ossario, spalle
al muro, dove zàffiri celesti
e palmizi e cicogne su una zampa non chiudono
l’atroce vista al povero
Nestoriano smarrito);

è quanto di te giunge dal naufragio
delle mie genti, delle tue, or che un fuoco
di gelo porta alla memoria il suolo
ch’è tuo e che non vedesti; e altro rosario
fra le dita non ho, non altra vampa
se non questa, di resina e di bacche,
t’ha investito.

*

Cuore d’altri non è simile al tuo,
la lince non somiglia al bel soriano
che apposta l’uccello mosca sull’alloro;
ma li credi tu eguali se t’avventuri
fuor dell’ombra del sicomoro
o è forse quella maschera sul drappo bianco,
quell’effigie di porpora che t’ha guidata?

Perché l’opera tua (che della Sua
è una forma) fiorisse in altre luci
Iri del Canaan ti dileguasti
in quel nimbo di vischi e pungitopi
che il tuo cuore conduce
nella notte nel mondo, oltre il miraggio
dei fiori del deserto, tuoi germani.

Se appari, qui mi riporti, sotto la pergola
di viti spoglie, accanto all’imbarcadero
del nostro fiume – e il burchio non torna indietro,
il sole di San Martino si stempera, nero.
Ma se ritorni non sei tu, è mutata
la tua storia terrena, non attendi
al traghetto la prua,
non hai sguardi, né ieri né domani;

perché l’opera Sua (che nella tua
si trasforma) dev’esser continuata.
Vecchio 10-11-2012, 03:30   #69
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LA PRIMAVERA HITLERIANA

Né quella ch’a veder lo sol si gira…
Dante (?) a Giovanni Quirini


Folta la nuvola bianca delle falene impazzite
turbina intorno agli scialbi fanali e sulle spallette,
stende a terra una coltre su cui scricchia
come su zucchero il piede; l’estate imminente sprigiona
ora il gelo notturno che capiva
nelle cave segrete della stagione morta,
negli orti che da Maiano scavalcano a questi renai.

Da poco sul corso è passato a volo un messo infernale
tra un alalà di scherani, un golfo mistico acceso
e pavesato di croci a uncino l’ha preso e inghiottito,
si sono chiuse le vetrine, povere
e inoffensive benché armate anch’esse
di cannoni e giocattoli di guerra,
ha sprangato il beccaio che infiorava
di bacche il muso dei capretti uccisi,
la sagra dei miti carnefici che ancora ignorano il sangue
s’è tramutata in un sozzo trescone d’ali schiantate,
di larve sulle golene, e l’acqua séguita a rodere
le sponde e più nessuno è incolpevole.

Tutto per nulla, dunque? – e le candele
romane, a san Giovanni, che sbiancavano lente
l’orizzonte, ed i pegni e i lunghi addii
forti come un battesimo nella lugubre attesa
dell’orda (ma una gemma rigò l’aria stillando
sui ghiacci e le riviere dei tuoi lidi
gli angeli di Tobia, i sette, la semina
dell’avvenire) e gli eliotropo nati
dalle tue mani – tutto arso e succhiato
da un polline che stride come il fuoco
e ha punte di sinibbio…
Oh la piagata
primavera è pur festa se raggela
in morte questa morte! Guarda ancora
in alto, Clizia, è la tua sorte, tu
che il non mutato amor mutata serbi
fino a che il cieco sole in te porti
si abbacini nell’Altro e si distrugga
in Lui, per tutti. Forse le sirene, i rintocchi
che salutano i mostri nella sera
della loro tregenda, si confondono già
col suono che slegato dal cielo, scende, vince –
col respiro di un’alba che domani per tutti
si riaffacci, bianca ma senz’ali
di raccapriccio, ai greti arsi del sud…
Vecchio 10-11-2012, 03:36   #70
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E infine (altrimenti finisco per postare tutto Montale! ), quella che è forse (un grande forse) la mia preferita.


ELEGIA DI PICO FARNESE





Le pellegrine in sosta che hanno durato
tutta la notte la loro litania
s'aggiustano gli zendadi sulla testa,
spengono i fuochi, risalgono sui carri.
Nell'alba triste s'affacciano dai loro
sportelli tagliati negli usci i molli soriani
e un cane lionato s'allunga nell'umido orto
tra i frutti caduti all'ombra del melangolo.
Ieri tutto pareva un macero ma stamane
pietre di spugna ritornano alla vita
e il cupo sonno si desta nella cucina,
dal grande camino giungono lieti rumori.
Torna la salmodia appena in volute più lievi,
vento e distanza ne rompono le voci, le ricompongono.

«Isole del santuario,
viaggi di vascelli sospesi,
alza il sudario,
numera i giorni e i mesi
che restano per finire».

Strade e scale che salgono a piramide, fitte
d'intagli, ragnateli di sasso dove s'aprono
oscurità animate dagli occhi confidenti
dei maiali, archivolti tinti di verderame,
si svolge a stento il canto dalle ombrelle dei pini,
e indugia affievolito nell'indaco che stilla
su anfratti, tagli, spicchi di muraglie.

«Grotte dove scalfito
luccica il Pesce, chi sa
quale altro sogno si perde,
perché non tutta la vita
è in questo sepolcro verde».

Oh la pigra illusione. Perché attardarsi qui
a questo amore di donne barbute, a un vano farnetico
che il ferraio picano quando batte l'incudine
curvo sul calor bianco da sé scaccia? Ben altro
è l'Amore - e fra gli alberi balena col tuo cruccio
e la tua frangia d'ali, messaggera accigliata!
Se urgi fino al midollo i diòsperi e nell'acque
specchi il piumaggio della tua fronte senza errore
o distruggi le nere cantafavole e vegli
al trapasso dei pochi tra orde d'uomini-capre,

(«collane di nocciuole,
zucchero filato a mano
sullo spacco del masso
miracolato che porta
le preci in basso, parole
di cera che stilla, parole
che il seme del girasole
se brilla disperde»).

il tuo splendore è aperto. Ma più discreto allora
che dall'androne gelido, il teatro dell'infanzia
da anni abbandonato, dalla soffitta tetra,
di vetri e di astrolabi, dopo una lunga attesa,
ai balconi dell'edera, un segno ci conduce
alla radura brulla dove per noi qualcuno
tenta una festa di spari. E qui, se appare inudibile
il tuo soccorso, nell'aria prilla il piattello, si rompe
ai nostri colpi! Il giorno non chiede più di una chiave.
E' mite il tempo. Il lampo delle tue vesti è sciolto
entro l'umore dell'occhio che rifrange nel suo
cristallo altri colori. Dietro di noi, calmo, ignaro
del mutamento, da lemure ormai rifatto celeste,
il fanciulletto Anacleto ricarica i fucili.
Vecchio 10-11-2012, 04:00   #71
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Quote:
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LA PRIMAVERA HITLERIANA

Né quella ch’a veder lo sol si gira…
Dante (?) a Giovanni Quirini

Stavo per postarla io ma mi hai preceduto! Smettila di leggermi nel pensiero.

Postiamo allora questa.
La venuta di Clizia, donna salvifica per Montale, che ricorre intelligentemente all'uso del senhal tipico di Dante e Petrarca per rielaborarlo e reinterpretarlo 6 secoli dopo.

TI LIBERO LA FRONTE DAI GHIACCIOLI

Ti libero la fronte dai ghiaccioli
che raccogliesti traversando l’alte
nebulose; hai le penne lacerate
dai cicloni, ti desti a soprassalti.

Mezzodì: allunga nel riquadro il nespolo
l’ombra nera, s’ostina in cielo un sole
freddoloso; e l’altre ombre che scantonano
nel vicolo non sanno che sei qui.

(Da Le occasioni, 1939)
Vecchio 10-11-2012, 20:35   #72
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Uno dei pochissimi ad aver meritato quell'odioso premio. Dimostra da decenni che la via per ottenere un verso che sia moderno, e insieme corretto e credibile, è l'asindeto.


Death of a Naturalist



All year the flax-dam festered in the heart
Of the townland; green and heavy headed
Flax had rotted there, weighted down by huge sods.
Daily it sweltered in the punishing sun.
Bubbles gargled delicately, bluebottles
Wove a strong gauze of sound around the smell.
There were dragon-flies, spotted butterflies,
But best of all was the warm thick slobber
Of frogspawn that grew like clotted water
In the shade of the banks. Here, every spring
I would fill jampotfuls of the jellied
Specks to range on window-sills at home,
On shelves at school, and wait and watch until
The fattening dots burst into nimble-
Swimming tadpoles. Miss Walls would tell us how
The daddy frog was called a bullfrog
And how he croaked and how the mammy frog
Laid hundreds of little eggs and this was
Frogspawn. You could tell the weather by frogs too
For they were yellow in the sun and brown
In rain.
Then one hot day when fields were rank
With cowdung in the grass the angry frogs
Invaded the flax-dam; I ducked through hedges
To a coarse croaking that I had not heard
Before. The air was thick with a bass chorus.
Right down the dam gross-bellied frogs were cocked
On sods; their loose necks pulsed like sails. Some hopped:
The slap and plop were obscene threats. Some sat
Poised like mud grenades, their blunt heads farting.
I sickened, turned, and ran. The great slime kings
Were gathered there for vengeance and I knew
That if I dipped my hand the spawn would clutch it.
Vecchio 13-11-2012, 14:49   #73
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Per scrivere una villanelle tanto bella bisogna essere un genio. Niente di più accessibile comunque. Accompagnata da una delle più belle voci ch'io conosca: quella dell'autore stesso.


Do not go gentle into that good night

Do not go gentle into that good night,
Old age should burn and rave at close of day;
Rage, rage against the dying of the light.

Though wise men at their end know dark is right,
Because their words had forked no lightning they
Do not go gentle into that good night.

Good men, the last wave by, crying how bright
Their frail deeds might have danced in a green bay,
Rage, rage against the dying of the light.

Wild men who caught and sang the sun in flight,
And learn, too late, they grieved it on its way,
Do not go gentle into that good night.

Grave men, near death, who see with blinding sight
Blind eyes could blaze like meteors and be gay,
Rage, rage against the dying of the light.

And you, my father, there on that sad height,
Curse, bless, me now with your fierce tears, I pray.
Do not go gentle into that good night.
Rage, rage against the dying of the light.

Vecchio 13-11-2012, 14:54   #74
Esperto
L'avatar di Rick Blaine
 

E ora: il peggiore poeta di lingua inglese, William McGonagall. Un genio inimitabile.


An Address to the Rev. George Gilfillan



All hail to the Rev. George Gilfillan of Dundee,
He is the greatest preacher I did ever hear or see.
He is a man of genius bright,
And in him his congregation does delight,
Because they find him to be honest and plain,
Affable in temper, and seldom known to complain.
He preaches in a plain straightforward way,
The people flock to hear him night and day,
And hundreds from the doors are often turn'd away,
Because he is the greatest preacher of the present day.
He has written the life of Sir Walter Scott,
And while he lives he will never be forgot,
Nor when he is dead,
Because by his admirers it will be often read;
And fill their minds with wonder and delight,
And wile away the tedious hours on a cold winter's night.
He has also written about the Bards of the Bible,
Which occupied nearly three years in which he was not idle,
Because when he sits down to write he does it with might and main,
And to get an interview with him it would be almost vain,
And in that he is always right,
For the Bible tells us whatever your hands findeth to do,
Do it with all your might.
Rev. George Gilfillan of Dundee, I must conclude my muse,
And to write in praise of thee my pen does not refuse,
Nor does it give me pain to tell the world fearlessly, that when
You are dead they shall not look upon your like again.






Da notare lo schema metrico completamente sbagliato.
Vecchio 13-11-2012, 15:00   #75
Esperto
L'avatar di berserk
 

Eu não sou eu nem sou o outro,
Sou qualquer coisa de intermédio:
Pilar da ponte de tédio
Que vai de mim para o Outro.


Mario de Sà-Carneiro,poeta portoghese
Vecchio 13-11-2012, 15:35   #76
Esperto
L'avatar di VyCanisMajoris
 

Un bel componimento di un autore del '900 ancora troppo poco considerato: Alfonso Gatto. Molto densa, molto cupa. Ne posterò altre in futuro

NOTTE

Tremo d'esile vena per lontane
arie di suono, mi lusingo in volto.
Come alleviate toccano le vane
solitudini il cielo vuoto, ascolto.

Lungo sereno dileguano piano
voci apparenti nel mondo sepolto:
m'adeguano nel sonno di montane
bare odorose, e il cuore n'è folto.
Vecchio 13-11-2012, 15:41   #77
Esperto
L'avatar di Phoenix
 

Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
m entre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.


(Eugenio Montale)

Che dire, una stupenda poesia che esprime une visione pessimistica della vita, visione comune a molti qui


Sempre su questo tema vorrei citare Quasimodo

Ognuno sta solo sul cuor della terra,
trafitto da un raggio di sole,
ed è subito sera.
Vecchio 13-11-2012, 16:02   #78
Esperto
L'avatar di Rick Blaine
 

Quote:
Originariamente inviata da berserk Visualizza il messaggio
Eu não sou eu nem sou o outro,
Sou qualquer coisa de intermédio:
Pilar da ponte de tédio
Que vai de mim para o Outro.


Mario de Sà-Carneiro,poeta portoghese


Bersek, non ti leggevo da un po'. Comunque, grazie per aver ricordato Mário de Sá-Carneiro. Sono sicuro che se non fosse tutto finito in quella stanza dell'Hôtel de Nice, sarebbe diventato un poeta grande quanto Pessoa. Non ne ha avuto il tempo materiale.
E poi mi hai fatto pensare a quanto son stati fortunati quelli che hanno potuto leggere l'Orpheu; quanto li invidio.
Vecchio 14-11-2012, 13:51   #79
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Dato che ho trovato una traduzione neanche troppo cattiva (beh... ), non lascio commenti: leggetela.


Aubade
BY PHILIP LARKIN

I work all day, and get half-drunk at night.
Waking at four to soundless dark, I stare.
In time the curtain-edges will grow light.
Till then I see what’s really always there:
Unresting death, a whole day nearer now,
Making all thought impossible but how
And where and when I shall myself die.
Arid interrogation: yet the dread
Of dying, and being dead,
Flashes afresh to hold and horrify.

The mind blanks at the glare. Not in remorse
—The good not done, the love not given, time
Torn off unused—nor wretchedly because
An only life can take so long to climb
Clear of its wrong beginnings, and may never;
But at the total emptiness for ever,
The sure extinction that we travel to
And shall be lost in always. Not to be here,
Not to be anywhere,
And soon; nothing more terrible, nothing more true.

This is a special way of being afraid
No trick dispels. Religion used to try,
That vast moth-eaten musical brocade
Created to pretend we never die,
And specious stuff that says No rational being
Can fear a thing it will not feel
, not seeing
That this is what we fear—no sight, no sound,
No touch or taste or smell, nothing to think with,
Nothing to love or link with,
The anaesthetic from which none come round.

And so it stays just on the edge of vision,
A small unfocused blur, a standing chill
That slows each impulse down to indecision.
Most things may never happen: this one will,
And realisation of it rages out
In furnace-fear when we are caught without
People or drink. Courage is no good:
It means not scaring others. Being brave
Lets no one off the grave.
Death is no different whined at than withstood.

Slowly light strengthens, and the room takes shape.
It stands plain as a wardrobe, what we know,
Have always known, know that we can’t escape,
Yet can’t accept. One side will have to go.
Meanwhile telephones crouch, getting ready to ring
In locked-up offices, and all the uncaring
Intricate rented world begins to rouse.
The sky is white as clay, with no sun.
Work has to be done.
Postmen like doctors go from house to house.



AUBADE


Lavoro tutto il giorno, a sera sono brillo.
Alle quattro sto sveglio nel buio muto, fisso.
Gli orli delle tende via via schiariranno.
Frattanto vedo quello che in realtà c’è sempre:
la morte infaticabile, d’un giorno intero più vicina,
che rende ogni pensiero impossibile tranne
come dove e quando dovrò morire io stesso.
Arido interrogarsi: eppure la paura
di morire, d’essere già morto,
lampeggia nuovamente, avvince e terrorizza.

La mente sbianca all’abbaglio. Ma non di rimorso
– il bene non fatto, l’amore non dato, il tempo
strappato e non usato – né disgraziatamente
perché una sola vita può spendersi tutta a riscattare
i suoi inizi sbagliati, e non riuscirci mai;
ma per il vuoto totale ed eterno,
la sicura estinzione alla quale andiamo incontro,
dove saremo persi per sempre. Non essere qui,
né in nessun altro luogo,
e presto. Nulla di più terribile, nulla di più vero.

Ecco un modo speciale di prendersi quella paura
che nessun trucco scaccia. Provò la religione,
quel logoro e vasto broccato musicale
creato a farci credere che non morremo mai,
tutte quelle sciocchezze del tipo Nessun essere pensante
può temere una cosa che non sente
, senza accorgersi
che è questo a spaventarci: niente vista, niente suono,
niente tatto o sapore, né odore, niente con cui pensare,
niente da amare e niente a cui legarsi,
l’anestesia dalla quale nessuno si risveglia.

Così rimane ai margini della visione,
una piccola fioca presenza, un freddo immobile
che frena i nostri impulsi fino all’indecisione.
Tante cose potrebbero non accadere mai:
questa accadrà, e il capirlo deflagra furioso
in bruciante paura se ci coglie senza niente
da bere o compagnia. Il coraggio non serve:
vale a non spaventare altri. L’essere forte
non risparmia la tomba a nessuno.
La morte non cambia se frigni o se l’affronti.

Lentamente la luce cresce, la stanza prende forma.
Certo come un armadio sta quello che sappiamo,
che abbiamo sempre saputo, che non si può sfuggire,
ma nemmeno accettare. Una parte dovrà cedere.
Frattanto i telefoni vegliano, pronti a squillare
in uffici ancora chiusi, e l’intero indifferente
intricato mondo in affitto comincia a svegliarsi.
Il cielo è bianco come calce, senza sole.
Il lavoro va fatto.
Postini come dottori vanno di casa in casa.
Vecchio 14-11-2012, 19:21   #80
Esperto
L'avatar di Rick Blaine
 

Uno dei maggiori scrittori britannici del dopoguerra, Roald Dahl, noto non certo per le sue raccolte di versi, ma per i suoi spesso straordinari scritti in prosa. Eppure, leggendolo, mi ritrovo spesso in quei metri. Ad esempio, tutto quello che ho sempre pensato riguardo i sistemi educativi moderni, può essere esplicitato in queste parole:



Television



The most important thing we've learned,
So far as children are concerned,
Is never, NEVER, NEVER let
Them near your television set --
Or better still, just don't install
The idiotic thing at all.
In almost every house we've been,
We've watched them gaping at the screen.
They loll and slop and lounge about,
And stare until their eyes pop out.
(Last week in someone's place we saw
A dozen eyeballs on the floor.)
They sit and stare and stare and sit
Until they're hypnotised by it,
Until they're absolutely drunk
With all that shocking ghastly junk.
Oh yes, we know it keeps them still,
They don't climb out the window sill,
They never fight or kick or punch,
They leave you free to cook the lunch
And wash the dishes in the sink --
But did you ever stop to think,
To wonder just exactly what
This does to your beloved tot?
IT ROTS THE SENSE IN THE HEAD!
IT KILLS IMAGINATION DEAD!
IT CLOGS AND CLUTTERS UP THE MIND!
IT MAKES A CHILD SO DULL AND BLIND
HE CAN NO LONGER UNDERSTAND
A FANTASY, A FAIRYLAND!
HIS BRAIN BECOMES AS SOFT AS CHEESE!
HIS POWERS OF THINKING RUST AND FREEZE!
HE CANNOT THINK -- HE ONLY SEES!
'All right!' you'll cry. 'All right!' you'll say,
'But if we take the set away,
What shall we do to entertain
Our darling children? Please explain!'
We'll answer this by asking you,
'What used the darling ones to do?
'How used they keep themselves contented
Before this monster was invented?'
Have you forgotten? Don't you know?
We'll say it very loud and slow:
THEY ... USED ... TO ... READ!
They'd READ and READ,
AND READ and READ, and then proceed
To READ some more. Great Scott! Gadzooks!
One half their lives was reading books!
The nursery shelves held books galore!
Books cluttered up the nursery floor!
And in the bedroom, by the bed,
More books were waiting to be read!
Such wondrous, fine, fantastic tales
Of dragons, gypsies, queens, and whales
And treasure isles, and distant shores
Where smugglers rowed with muffled oars,
And pirates wearing purple pants,
And sailing ships and elephants,
And cannibals crouching 'round the pot,
Stirring away at something hot.
(It smells so good, what can it be?
Good gracious, it's Penelope.)
The younger ones had Beatrix Potter
With Mr. Tod, the dirty rotter,
And Squirrel Nutkin, Pigling Bland,
And Mrs. Tiggy-Winkle and-
Just How The Camel Got His Hump,
And How the Monkey Lost His Rump,
And Mr. Toad, and bless my soul,
There's Mr. Rat and Mr. Mole-
Oh, books, what books they used to know,
Those children living long ago!
So please, oh please, we beg, we pray,
Go throw your TV set away,
And in its place you can install
A lovely bookshelf on the wall.
Then fill the shelves with lots of books,
Ignoring all the dirty looks,
The screams and yells, the bites and kicks,
And children hitting you with sticks-
Fear not, because we promise you
That, in about a week or two
Of having nothing else to do,
They'll now begin to feel the need
Of having something to read.
And once they start -- oh boy, oh boy!
You watch the slowly growing joy
That fills their hearts.
They'll grow so keen
They'll wonder what they'd ever seen
In that ridiculous machine,
That nauseating, foul, unclean,
Repulsive television screen!
And later, each and every kid
Will love you more for what you did.
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