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Vecchio 16-01-2012, 11:19   #21
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Originariamente inviata da Allocco Visualizza il messaggio
Dunque...
Come penso di aver già detto anche io sono un inguaribile materialista.
Per me lo spazio-tempo non è che un'equazione estremamente complicata non da risolvere, ma anche solo da osservare.
Una vita non è che l'espressione delle variabili di questa equazione.
Come lo svelamento, per la nostra prospettiva, di alcuni degli angoli di un frattale:
puoi trarne una visione generale.. Puoi pensarla; ma non potrai mai raggiungerla.

Mi stupisce incredibilmente, nonostante io non creda in alcun dio nè in forze irrazionali, la cinica perfezione che forma una nuvola,
o un cavolo, o una tastiera di pc.

VVV attenzione: opinioni sensibili VVV

Se credessi in dio tutto si ridurrebbe ad una sorta di magia, con un inizio, ed una fine.
Senza dio tutto è incredibilmente complesso e pieno di significato..
Commoventemente necessario. Tutto ha tutti gli scopi possibili.
Uno spettacolo.

Scusate se edito... sono già lungo...
Pensare che un essere umano mi guarda non perché ha un burattinaio dietro le spalle ma perché l'intero ordine della materia nell'universo lo ha formato, come me e il contesto che ci circonda.. è un pensiero talmente sublime che se lo avessi sempre fisso in mente abbraccerei e piangerei sulla spalla di chiunque incontrassi...
Altro che distacco... La ragione non esclude in alcun modo i sentimenti.

Come non quotarti Allocco.... veramente sublime la tua visione del mondo!
Vecchio 16-01-2012, 13:07   #22
Esperto
L'avatar di filosofo
 

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Originariamente inviata da Allocco Visualizza il messaggio
Dunque...
Come penso di aver già detto anche io sono un inguaribile materialista.
Per me lo spazio-tempo non è che un'equazione estremamente complicata non da risolvere, ma anche solo da osservare.
Una vita non è che l'espressione delle variabili di questa equazione.
Come lo svelamento, per la nostra prospettiva, di alcuni degli angoli di un frattale:
puoi trarne una visione generale.. Puoi pensarla; ma non potrai mai raggiungerla.

Mi stupisce incredibilmente, nonostante io non creda in alcun dio nè in forze irrazionali, la cinica perfezione che forma una nuvola,
o un cavolo, o una tastiera di pc.

VVV attenzione: opinioni sensibili VVV

Se credessi in dio tutto si ridurrebbe ad una sorta di magia, con un inizio, ed una fine.
Senza dio tutto è incredibilmente complesso e pieno di significato..
Commoventemente necessario. Tutto ha tutti gli scopi possibili.
Uno spettacolo.

Scusate se edito... sono già lungo...
Pensare che un essere umano mi guarda non perché ha un burattinaio dietro le spalle ma perché l'intero ordine della materia nell'universo lo ha formato, come me e il contesto che ci circonda.. è un pensiero talmente sublime che se lo avessi sempre fisso in mente abbraccerei e piangerei sulla spalla di chiunque incontrassi...
Altro che distacco... La ragione non esclude in alcun modo i sentimenti.

Sarebbe una gran bella cosa un autentico "libero arbitrio". Naturalmente, non è così.
Ti basti pensare al cosidetto "amore", che un nobile inglese, (e uno scienzatio te lo ribadirebbe) definiva "l'inganno teso dalla specie per potersi replicare".

Ma ne avrei mille di esempi da farti.
Ed è proprio qui che mi rendo conto di aver "scavato" perfino troppo in profondità in questi anni.
Non c'è proprio alcuna argomentazione che possa persuadermi, e sono uno che ha spesso cambiato idea su molte cose.

Sono "volatili per diabetici d'ora" in poi
Vecchio 16-01-2012, 18:17   #23
Intermedio
L'avatar di DexterMorgan
 

Ciao filosofo. Io capisco molto bene come ti senti. Ho passato gran parte della mia vita sui libri. Cercando di scoprire una qualche verità, un qualcosa che potesse dare una giustificazione alla mia esistenza, un grande scopo da perseguire con tutta la mia dedizione e volontà.

Ma l'unica vera verità che abbia mai trovato, l'unica via che mi sia mai sentito di condividere, l'unica soluzione al quesito, è quella del nichilismo.
Non esiste alcun obiettivo da perseguire. Non esiste alcuno scopo. Non esiste, in sintesi, nessuna Verità.

Noi esistiamo perché tutta una serie di improbabili avvenimenti ha portato alla nostra esistenza. E' stata solo una casualità(per quanto, devo ammettere, straordinaria). Non siamo su questa terra per volontà di qualcuno.
Siamo qui semplicemente perché è andata così. Perché si sono formate le condizioni adatte allo sviluppo della vita. E da qualche altra parte nel nostro universo infinito o negli altri universi infiniti si sono verificate, si verificano e si verificheranno le medesime condizioni o condizioni affini favorevoli alla vita. E' solo statistica.

Morale: non esiste una Morale assoluta; non esiste uno Scopo assoluto; non esiste un Motivo per cui siamo sulla terra; non esiste alcun obbligo da parte dell'essere umano.

L'unico obbligo è quello che ci impone la nostra mente. Siamo obbligati a fare qualcosa solo perché pensiamo di esserlo.
Ci costruiamo la realtà in cui viviamo. Ci costruiamo gli obiettivi.
Ci costruiamo il senso dell'esistenza.
Dobbiamo farlo. Ce lo dobbiamo inventare. Perché non esiste.

La società, la morale, la cultura, la famiglia proveranno a costruirlo per noi.
Ma non ci riusciranno. Una mente libera rimarrà libera. Per quanto possiamo essere preda delle aspettative e delle paure sociali, siamo noi e solo noi a fabbricare la nostra realtà. Siamo solo noi a poterci fabbricare uno scopo.
Io sto guardando dentro me stesso e mi sto sforzando di inventarlo.
Sto cercando di trovare una meta. Fosse anche solo quella di vivere serenamente con le altre persone.
Non è facile, ma è l'unica cosa sensata da fare, secondo me.
Piangersi addosso è stupido. Bisogna essere realisti, vero. Ma se stiamo troppo
a preoccuparci non faremo mai niente, resteremo bloccati nel mondo delle idee.
Bisogna agire. Se vuoi fare il professore, se ti sei inventato quello scopo per la tua esistenza, allora impegnati con tutte le tue forze per diventare professore. Magari non ci riuscirai, per motivi esterni, ma avrai cercato di raggiungere l'obiettivo prefissato, avrai lottato, avrai avuto uno scopo.
Forse sono tutte fesserie . Ultimamente, con la terapia, ho capito che su tante cose non avevo capito un ca**o. Quindi può darsi abbia torto.
Di una cosa sono sicuro però. Non possiamo arrenderci. Per quanto possa essere sensato, dobbiamo sempre guardare avanti e lottare, anche se magari per qualcosa di illusorio. E' meglio avere uno scopo "inventato" e in un certo senso prendersi in giro, che guardare in faccia la realtà e abbandonarsi alla sua inevitabile mancanza di significato.
Bisogna tramutare il nichilismo passivo in nichilismo attivo.
L'esistenza non ha uno scopo. Bene, me lo creo io.
O facciamo così o ci suicidiamo. Punto. Meglio prendersi in giro.
Vecchio 16-01-2012, 20:23   #24
Esperto
L'avatar di filosofo
 

Caro Dexter hai colto il punto.

Io ora sono proprio "a piedi" con un sacco di difficoltà. Alcune di queste non dipendono neanche da me.

In questo momento sto tentando di darmi un'altra possibilità, e questa possibilità parte dal lavoro.

Più che mandare centinaia di cv personalizzando la mia presentazione non so cosa diavolo posso fare.
Sono in attesa, ormai da dicembre, ed è sempre più frustrante, sempre di più.

Se e quando lo troverò ci saranno ulteriori difficoltà (precariato, ennesimo trasloco, sistemazione di comodo).

Nel frattempo, una persona che si è allontanata da me ora è "schifosamente felice".
Io invece sono a terra, e stavolta sono veramente cazzi.

Quindi.. ora va male, anche se dovesse "andarmi bene" sarebbe ugualmente difficile, se non umiliante.

Sento di avere una sorta di "imprinting genetico dell'infelicità" (chiamiamolo così), ereditato da mia madre. C'è stato un periodo in cui credevo di averlo perso, superato, "vinto". No, ora è di nuovo qui a farmi compagnia, e in realtà non mi ha mai abbandonato, diciamo che l'avevo un pò aggirato, andando comunque a cacciarmi in una serie di guai.

Quindi... mi do ancora qualche giorno di tempo. Se a febbraio è ancora tutto fermo, credo proprio che non avrò più il desiderio di portare avanti questa pagliacciata di vita.
Vecchio 17-01-2012, 17:40   #25
Intermedio
L'avatar di DexterMorgan
 

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Caro Dexter hai colto il punto.

Io ora sono proprio "a piedi" con un sacco di difficoltà. Alcune di queste non dipendono neanche da me.

In questo momento sto tentando di darmi un'altra possibilità, e questa possibilità parte dal lavoro.

Più che mandare centinaia di cv personalizzando la mia presentazione non so cosa diavolo posso fare.
Sono in attesa, ormai da dicembre, ed è sempre più frustrante, sempre di più.

Se e quando lo troverò ci saranno ulteriori difficoltà (precariato, ennesimo trasloco, sistemazione di comodo).

Nel frattempo, una persona che si è allontanata da me ora è "schifosamente felice".
Io invece sono a terra, e stavolta sono veramente cazzi.

Quindi.. ora va male, anche se dovesse "andarmi bene" sarebbe ugualmente difficile, se non umiliante.

Sento di avere una sorta di "imprinting genetico dell'infelicità" (chiamiamolo così), ereditato da mia madre. C'è stato un periodo in cui credevo di averlo perso, superato, "vinto". No, ora è di nuovo qui a farmi compagnia, e in realtà non mi ha mai abbandonato, diciamo che l'avevo un pò aggirato, andando comunque a cacciarmi in una serie di guai.

Quindi... mi do ancora qualche giorno di tempo. Se a febbraio è ancora tutto fermo, credo proprio che non avrò più il desiderio di portare avanti questa pagliacciata di vita.
Non so se abbiamo ricevuto un imprinting all'infelicità. Di sicuro il fatto di crescere in un ambiente familiare deprimente o ansiogeno, come è capitato a me, alimenta una predisposizione genetica all'ansia patologica o disturbi analoghi.
Se a questo aggiungi un'ipersensibilità innata e un bel pizzico di sfortuna(alias circostanze extra-familiari avverse), la frittata è fatta.

Al di là di tutto ciò, quello che noi possiamo fare ora è cercare in qualche modo di accontentarci di ciò che abbiamo o che potremmo realisticamente avere. Questo implica dover abbassare la soglia delle nostre aspettative. Dobbiamo diventare più umili, scendere sulla terra e godere di ciò che possiamo godere. Dobbiamo fissarci, come dicevo nel post precedente, un obiettivo realizzabile, che dia un senso alla nostra vita, e fare il nostro meglio per raggiungerlo. E questo è tutto. Inutile star lì a pensarci più di tanto.
Bisogna fare qualcosa, anche se questo qualcosa non è il massimo a cui un essere umano possa aspirare. L'importante è mettersi in moto e mi sembra di poter dire che tu l'abbia fatto e lo stia facendo, quindi non hai nulla da rimproverarti. Anzi, ne dovresti essere orgoglioso.

Anche io come te, tra l'altro, devo passivamente assistere alla felicità di una persona a cui tenevo moltissimo e che mi ha "educatamente" mandato a farmi fottere.
Non possiamo e non dobbiamo, per quanto sia davvero difficile, concentrarci sulla vita degli altri. Dobbiamo pensare solo a noi stessi, ovvero cercare di focalizzarci esclusivamente sulla nostra situazione e migliorarla per quello che possiamo migliorarla.

Io ero arrivato al punto di scrivere la lettera d'addio. Mi ero razionalmente persuaso a compiere il gesto finale, che mi appariva il più sensato.
In qualche modo però ho trovato la forza di non cedere e ora, nonostante tutto, sono contento di essere vivo.
Perché c'è sempre qualcosa di cui godere a questo mondo.
Per quanto piccola e per quanto possa apparire insignificante.
Meglio vivere, sperimentare, provare, porsi un obiettivo, lottare.
Meglio quello, anche se poco, che il nulla.
Vecchio 23-01-2012, 19:56   #26
Principiante
L'avatar di Sand
 

Interessante il thread.. Cioran è stato lo scrittore che ha accompagnato il mio doloroso risveglio a 19 anni... ma Nietzsche è un'altra cosa. Cioran si consolava con la rassegnazione e la negazione della vita, sguazzando nella propria decadenza. Tacciava il pensiero nicciano d'ingenuità e lo percepiva sotto di sé...ma l'ingenuo era lui. Anche lui amava e tendeva alla vita ma, non riuscendo a viverla con pienezza, s'illudeva d'innalzarsi sull'altro disprezzandola, come la volpe con l'uva nella nota favola. Nietzsche, al contrario, era ben consapevole di questo autoinganno (che rientrava in ciò che definiva "tartuferia morale") e, forte di questa consapevolezza quanto di quella che "tutto è volontà di potenza e nient'altro", ha perlomeno tentatodi andare oltre, deragliando poi nell'insostenibile, titanico pensiero dell'eterno ritorno e dell'ubermensch che lo avrebbe non solo accettato, ma amato ("Io non voglio la vita di nuovo. Come ho potuto sopportarla? Producendo. Che cosa fa che io ne sopporti la vista? Il superuomo, il quale dice di sì alla vita. Anch'io ho tentato, ahime!").

Entrambi non erano all'altezza di ciò che avevano capito, erano due nature dipendenti e perciò deboli, ma Nietzsche è stato più orgoglioso e onesto con se stesso, e ha percorso il suo pensiero fino in fondo, fino all'autodistruzione... "Talvolta la follia stessa è la maschera per un sapere troppo certo"...

Per questo leggo ancora Nietzsche e molto meno Cioran (che è comunque stato una mente notevole e un mirabile prosatore)... è troppo comodo disprezzare la vita, è da ipocriti dirne male mentre si continua a viverla, provando ogni sorta di sentimenti, e dimostrando con ciò di esserle tanto attaccati quanto chiunque altro.
Vecchio 23-01-2012, 20:57   #27
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Originariamente inviata da Sand Visualizza il messaggio
Interessante il thread.. Cioran è stato lo scrittore che ha accompagnato il mio doloroso risveglio a 19 anni... ma Nietzsche è un'altra cosa. Cioran si consolava con la rassegnazione e la negazione della vita, sguazzando nella propria decadenza. Tacciava il pensiero nicciano d'ingenuità e lo percepiva sotto di sé...ma l'ingenuo era lui. Anche lui amava e tendeva alla vita ma, non riuscendo a viverla con pienezza, s'illudeva d'innalzarsi sull'altro disprezzandola, come la volpe con l'uva nella nota favola. Nietzsche, al contrario, era ben consapevole di questo autoinganno (che rientrava in ciò che definiva "tartuferia morale") e, forte di questa consapevolezza quanto di quella che "tutto è volontà di potenza e nient'altro", ha perlomeno tentatodi andare oltre, deragliando poi nell'insostenibile, titanico pensiero dell'eterno ritorno e dell'ubermensch che lo avrebbe non solo accettato, ma amato ("Io non voglio la vita di nuovo. Come ho potuto sopportarla? Producendo. Che cosa fa che io ne sopporti la vista? Il superuomo, il quale dice di sì alla vita. Anch'io ho tentato, ahime!").

Entrambi non erano all'altezza di ciò che avevano capito, erano due nature dipendenti e perciò deboli, ma Nietzsche è stato più orgoglioso e onesto con se stesso, e ha percorso il suo pensiero fino in fondo, fino all'autodistruzione... "Talvolta la follia stessa è la maschera per un sapere troppo certo"...

Per questo leggo ancora Nietzsche e molto meno Cioran (che è comunque stato una mente notevole e un mirabile prosatore)... è troppo comodo disprezzare la vita, è da ipocriti dirne male mentre si continua a viverla, provando ogni sorta di sentimenti, e dimostrando con ciò di esserle tanto attaccati quanto chiunque altro.
A dire il vero Nietzsche parlava di superuomo ma era un "povero cristo", vile, con una salute cagionevole e una vita tremendamente triste.

C'è uno iato chilometrico tra ciò che predicava e ciò che incarnava.

Leggi la sua biografica curata da Massimo Fini; io rimasti spiacevolmente stupito, ma tant'è...

Cioran effettivamente si scontrò per tutta la sua vita contro gravi problemi d'insonnia, che certamente condizionarono il suo pensiero, per cui ti do ragione.
Certe sue pungenti stilettate, isolate in sé e per sé mi trovano tuttavia concorde.
Ne apprezzo il "coraggio". Non è facile sostenere pubblicamente tali concezioni.
Grazie per il tuo contributo
Vecchio 23-01-2012, 22:46   #28
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Originariamente inviata da filosofo Visualizza il messaggio
A dire il vero Nietzsche parlava di superuomo ma era un "povero cristo", vile, con una salute cagionevole e una vita tremendamente triste.

C'è uno iato chilometrico tra ciò che predicava e ciò che incarnava.

Leggi la sua biografica curata da Massimo Fini; io rimasti spiacevolmente stupito, ma tant'è...

Cioran effettivamente si scontrò per tutta la sua vita contro gravi problemi d'insonnia, che certamente condizionarono il suo pensiero, per cui ti do ragione.
Certe sue pungenti stilettate, isolate in sé e per sé mi trovano tuttavia concorde.
Ne apprezzo il "coraggio". Non è facile sostenere pubblicamente tali concezioni.
Grazie per il tuo contributo
Conosco bene la biografia di Fini. In generale, posso dire di conoscere bene Nietzsche, la sua vita, le sue contraddizioni (basta leggerne le lettere). L'abisso che separava il suo sentire dal suo pensare, del resto, era ben noto allo stesso Nietzsche. Ma questo non è - come Cioran sosteneva - un argomento contro il suo pensiero. Era piuttosto un argomento contro Nietzsche stesso, e mi pare che l'abbia scontato abbastanza. Ma i valori in cui credeva erano possibili a prescindere dal fatto che lui ne fosse all'altezza. Cioran - che ho letteralmente amato e di cui ho letto pressoché tutto - me lo sono lasciato alle spalle: su molte cose gli dò ancora ragione e ho condiviso molto del suo percorso, ma non mi è più utile, non mi serve più...perché se è vero che Nietzsche viveva in contraddizione col suo pensiero, Cioran pensava in modo contraddittorio...da qui il mio onesto, ma duro giudizio su di lui, che non era abbastanza duro e onesto con se stesso.
Vecchio 23-01-2012, 22:52   #29
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L'avatar di Sand
 

Noto che anche voi di recente siete dovuti tornare ai nodi mai disciolti della vostra personalità, e questo grazie ad una delusione amorosa.
Datemi pure il benvenuto nell'esclusivo club...
Vecchio 23-01-2012, 23:23   #30
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Originariamente inviata da Sand Visualizza il messaggio
Noto che anche voi di recente siete dovuti tornare ai nodi mai disciolti della vostra personalità, e questo grazie ad una delusione amorosa.
Datemi pure il benvenuto nell'esclusivo club...
Bienvenido ...
Vecchio 24-01-2012, 00:43   #31
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Originariamente inviata da filosofo;
...
Le persone come te non finiscono,semplicemente perché sono quelle che creano.
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