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17-07-2021, 11:09
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#21
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Esperto
Qui dal: Aug 2006
Ubicazione: Campania
Messaggi: 8,246
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Quote:
Originariamente inviata da Michiru-1990
Il paragone sulla guerra non lo condivido... sono cose diverse.
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Perché sono cose diverse?
In guerra ci si ritrova e ti ci spediscono (non parlo di soldati mercenari o professionisti ma di quelli aggratis), così come nella propria esistenza, con le proprie capacità, la situazione da gestire, le persone attorno che cercano di toglierti spazio, e il resto.
E' la stessa cosa in tal senso, questa era l'analogia che volevo mettere in evidenza.
E' così forte questa analogia che viene usata spesso "bisogna continuare a lottare, a combattere", certo è che nessuno ha scelto liberamente di trovarsi invischiato in questa lotta.
Posso farle anche le cose, ma infelicemente, incazzato e con la voglia di staccar la testa al prossimo. Non mi piace lottare e devo per non soccombere, e soffrire ancora di più.
Come si fa a dire che questa condizione è tanto dissimile dalla guerra?
Non si hanno alternative o spari e riesci ad essere più forte o vieni sparato, fatto prigioniero, torturato e così via, l'unica via di fuga è la tomba, non è che possiamo scegliere un'alternativa che ci vada bene, non possiamo scegliere un cazzo.
Se sei un soldato di merda poi ci starai di merda in questa situazione.
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Ultima modifica di XL; 17-07-2021 a 11:24.
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17-07-2021, 11:15
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#22
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Avanzato
Qui dal: Sep 2019
Messaggi: 364
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Quote:
Originariamente inviata da XL
Perché sono cose diverse?
In guerra ci si ritrova, così come nella propria esistenza con le proprie capacità la situazione da gestire e il resto.
E' la stessa cosa in tal senso, questa era l'analogia che volevo mettere in evidenza.
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E uno cosa fa in guerra? O combatte o viene trattato come un disertore, se é un soldato. Se invece é un civile combatte per sopravvivere oppure muore.
Quindi anche in questo caso o combatti per risolvere i tuoi problemi oppure te ne stai e soccombi.
Tu vorresti dalla società una cosa che non succederà mai. Quello che puoi fare é continuare a sentirti "attaccato/frustrato" oppure fartene una ragione e fregartene se la società ti percula o meno.
Perché tanto continuerà a farlo e l'unico che ci starà male sarai tu.
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17-07-2021, 11:26
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#23
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Banned
Qui dal: Mar 2008
Messaggi: 14,153
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La bruzzone perche non gli e lodava lei il bacio ad antonio che e sempre stata una privilegiata.questi criminologi e sociologi parlano senza cognizione di causa senza capire levoluzione della societa delle scuole.per non parlaredi come trattano un assassino introverso rispetto ad un estroverso questa sarebbe da denuncia
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17-07-2021, 11:34
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#24
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Esperto
Qui dal: Jun 2021
Messaggi: 7,390
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Quote:
Originariamente inviata da alien boy
Quali sarebbero gli altri desideri di cui parli?
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Materialismo, edonismo, il sociale ecc...
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17-07-2021, 11:35
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#25
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Esperto
Qui dal: Aug 2006
Ubicazione: Campania
Messaggi: 8,246
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Quote:
Originariamente inviata da Michiru-1990
Tu vorresti dalla società una cosa che non succederà mai. Quello che puoi fare é continuare a sentirti "attaccato/frustrato" oppure fartene una ragione e fregartene se la società ti percula o meno.
Perché tanto continuerà a farlo e l'unico che ci starà male sarai tu.
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Ma che me ne freghi o meno nella situazione effettiva in cui sto ci resto.
Che significa "farmene una ragione"? Non significa un cavolo per me, lo dico chiaramente, sono le solite frasette di aiuto di cui mi lamentavo e che continuano sempre a girare uguali.
Non è preferibile non dire assolutamente nulla? No, bisogna sempre scaricare in qualche modo la responsabilità sul singolo e così oltre al danno la beffa.
E' proprio il farmene una ragone che questa società del cazzo vuole inculcarmi che mi fa incazzare ancora di più.
Non c'è alcuna ragione in tutto questo, tutto questo è, non è che ha una qualche ragione, non ha nessuna ragione, e non c'è motivo di costruirne una per far contenti gli altri, non sono infelice perché non me ne sono fatto una ragione, i miei motivi sono altri, sto male solo io (insieme ad altri compagni di sventura) ma non sto male perché "non me ne sono fatto una ragione", questa cazzata tornerà sempre al mittente, chiunque affermi la frase.
Questo è il finto aiuto di cui parlavo. Si dica solo, "stai male, non me ne frega un cavolo" e già andrebbe meglio, no, invece si dice "stai male? sei tu che vuoi star male perché non ti sei fatto una ragione di tutto questo".
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Ultima modifica di XL; 17-07-2021 a 12:33.
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17-07-2021, 11:46
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#26
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Esperto
Qui dal: Jun 2021
Messaggi: 7,390
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Non intendevo tanto fare un discorso generale sul lottare o arrendersi, ma più precisamente sul lottare per cosa? X rientrare appunto in questa società, che si è appurato ed è sotto gli occhi di tutti sia disfunzionale e malata.
Ormai trovare serenità e un minimo di realizzazione diventa sempre utopia, vuoi le comodità ma una vita triste? Fai come ti diciamo noi, entra nella società del 21 secolo, lavora full time, scaricati tutti i social, compra quello che ti diciamo, comportati come è la norma.
Ah non vuoi? Allora mi spiace spero ti piaccia una vita di solitudine e fatica, chissà magari guardando il ruscello con la melma ti si apre il kundanili, altrimenti niente, sarà x la prossima vita.
Ci deve essere una via di mezzo.
Poi Lavorare (inteso come lavorare x lo stipendio) non è sinonimo di impegnarsi e tanto meno di migliorare la propria situazione, più spesso si lavora per colmare i nostri vuoti coi vizi e comprando cose superflue, ci si rende sempre più schiavi, stanchi, stressati e senza tempo da investire in relazioni intime, amicali, familiari, cura della persona ecc ..
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17-07-2021, 12:39
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#27
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Banned
Qui dal: Apr 2015
Ubicazione: Ovunque ma non qui
Messaggi: 14,396
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Quote:
Originariamente inviata da XL
La vita come voglio io, date le premess, non la posso vivere, quindi starò costantemente in questo stato qua, in uno stato di disagio-aggressione.
Se si è in guerra mica si è felici, ma la guerra non l'ho voluta io. Questo è lo stato di cose?
La conseguenza e che ci si scanna, si violenta, si fanno a pezzi gli altri, e talvolta si fa saltare il culo a qualcuno, compreso me, che non sono innocente anche io.
Non riesco più a raccontarmi altre storie diverse da questa e crederci.
L'umanità è basata su gerarchie e conflitti, la storia è costituita da una grossa ed enorme scia di sangue.
Chi sta avanti non vive malaccio, ma chi sta dietro vive spesso molto male.
Poi un tizio si suicida e fanno finta di interessarsi tutti quando fino al giorno prima nessuno lo ha mai cagato e via campagne contro il suicidio, che la vita è bella, anche qua c'è sempre una coscienza del cazzo rispetto ai problemi altrui.
Salvano la vita, che poi tu viva una merda a nessuno frega un cazzo, pretendono poi di esser ringraziati per questo.
Bisognerebbe lasciar libere le persone di arrendersi e uscirne, il minimo atto di pietà.
Una società utopica dove non esistono conflitti violenti non può esistere, ma una che dia libero accesso ad ogni mezzo per togliersi di mezzo sarebbe realizzabile.
Io non sarò più buono degli altri, lo ammetto, ma sento di essere molto, molto più cosciente.
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Ti farei una statua,sei sempre più il mio utente preferito
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17-07-2021, 12:39
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#28
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Esperto
Qui dal: May 2021
Ubicazione: Veneto
Messaggi: 604
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Quote:
Originariamente inviata da Barracrudo
ma più precisamente sul lottare per cosa?
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La risposta alla tua domanda sei tu. Solo tu conosci te stesso e il modo in cui sei fatto. Né io né altri possono dirti per cosa lottare. Io ho le mie ragioni per non soccombere, ma appunto sono personali, non replicabili.
Se poco o nulla di senso rimane in piedi, già la ragione di rifiutarsi categoricamente di sprofondare nell'immobilità è uno stimolo meccanico che spinge al movimento. Un poeta disse, non c'è strada, la strada si fa camminando.
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17-07-2021, 14:09
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#29
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Esperto
Qui dal: May 2021
Messaggi: 2,094
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Onestamente le vie sono 2.
Vivere ai margini della società finchè si può e alimentare la depressione e i sensi di colpa, oppure fare di tutto il possibile per noi per provare ad entrarci finchè siamo in tempo.
Il tempo... è proprio quello il problema, un'illusione, una concezione per scandire le giornate... Ma il problema è che in fondo noi fobici forse abbiamo vissuto sin da piccoli dando per scontata l'autorealizzazione. Le giornate, i mesi, gli anni passano... e ci chiediamo come siamo arrivati a questo punto? Come mai gli altri sono riusciti a Vivere?
I sensi di colpa di aver perso tempo, di aver vissuto con la mente ancora nel passato, esserci illusi che qualcosa cambierà come se una mano divina venga ad aiutarci... il non aver vissuto il momento presente per stare dietro alla mente e ai problemi del pensiero.
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17-07-2021, 16:11
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#30
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Avanzato
Qui dal: Sep 2019
Messaggi: 364
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Quote:
Originariamente inviata da XL
Ma che me ne freghi o meno nella situazione effettiva in cui sto ci resto.
Che significa "farmene una ragione"? Non significa un cavolo per me, lo dico chiaramente, sono le solite frasette di aiuto di cui mi lamentavo e che continuano sempre a girare uguali.
Non è preferibile non dire assolutamente nulla? No, bisogna sempre scaricare in qualche modo la responsabilità sul singolo e così oltre al danno la beffa.
E' proprio il farmene una ragone che questa società del cazzo vuole inculcarmi che mi fa incazzare ancora di più.
Non c'è alcuna ragione in tutto questo, tutto questo è, non è che ha una qualche ragione, non ha nessuna ragione, e non c'è motivo di costruirne una per far contenti gli altri, non sono infelice perché non me ne sono fatto una ragione, i miei motivi sono altri, sto male solo io (insieme ad altri compagni di sventura) ma non sto male perché "non me ne sono fatto una ragione", questa cazzata tornerà sempre al mittente, chiunque affermi la frase.
Questo è il finto aiuto di cui parlavo. Si dica solo, "stai male, non me ne frega un cavolo" e già andrebbe meglio, no, invece si dice "stai male? sei tu che vuoi star male perché non ti sei fatto una ragione di tutto questo".
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Ma veramente non ho detto che non me ne frega niente che tu stia male.
Da come ho capito io qui si parla di una società, quindi una cosa generale, che non tiene conto di determinati soggetti.
Quindi io dico solo che se una cosa grande, come la società attuale, in cui i fobici sono una netta minoranza (almeno così sembra alla luce del sole) rimarranno sempre perculati oppure lasciati indietro.
Sempre é stato fatto così.
Poi se tu prendi il mio discorso sul personale non so cosa dirti.
Se la situazione ti fa incazzare cosa ci puoi fare ? Alla fine quello che sta a disagio sei tu.
Io intendo "farsene una ragione" in quel senso. Ovviamente ciascuno di noi vive i suoi sentimenti/sensazioni/ stati d'animo verso l esterno come gli pare.
Forse mi sarò spiegata male... oppure ho capito male il discorso.
Il mio discorso é: come può fare una persona, che sente queste emozioni verso la società attuale, a non stare male o sentire un peso ? La mia risposta é: non può perché l'atteggiamento della società non cambierà. Di conseguenza uno può fregarsene oppure continuare ad arrabbiarsi.
Poi é inutile che dici "é proprio il farmene una ragione che mi fa incazzare ancora di piu".
E io ti rifaccio la domanda: che soluzione avresti per far si di non sentirti sembre sotto aggressione/disagio (come hai detto)? La vita che vorresti vivere ( e che non puoi vivere) come sarebbe ?
Non sono frasi da finto aiuto... penso semplicemente che abbiamo già molti problemi nel piccolo della vita; problemi che altri non hanno. Perche focalizzarsi anche su una cosa che non può cambiare e aggiungere ancora più peso.
Fosse una cosa cambiabile ti dico ok.
Poi se vuoi sentirti dire "stai male non me frega niente" allora non scrivere nemmeno sul forum se non vuoi leggere altre risposte che non combaciano con la risposta che ti aspetti.
A me dispiace, perché a volte combattiamo contro dei mulini a vento... facendoci solo del male in più... quando non ce lo meriteremmo nemmeno.
Comunque... per chiudere, non voglio insistere.
Mi dispiace che tu abbia preso il mio intervento male.
Volevo solo provare a farti capire che non ne vale la pena .
La pensiamo in maniera diversa, semplicemente . Ciao
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17-07-2021, 19:57
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#31
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Esperto
Qui dal: Aug 2006
Ubicazione: Campania
Messaggi: 8,246
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Quote:
Originariamente inviata da Michiru-1990
A me dispiace, perché a volte combattiamo contro dei mulini a vento... facendoci solo del male in più... quando non ce lo meriteremmo nemmeno.
Comunque... per chiudere, non voglio insistere.
Mi dispiace che tu abbia preso il mio intervento male.
Volevo solo provare a farti capire che non ne vale la pena .
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Ma questa è una tua lettura, non è che si combatte contro i mulini a vento.
Se a me non stanno bene certe cose, non mi stanno bene, cosa c'è da aggiungere?
Nulla per me.
Dirmi fattele star bene e fattene una ragione non significa nulla per me, non c'è alcun male aggiuntivo, questo è un male e basta.
C'è un male anche relativo a cose di fronte alle quali si è impotenti, per questo ho detto che io bene, viste le premesse, non posso vivere, se le premesse sono altre e mi sono sbagliato è un conto, ma se non mi sono sbagliato vivrò male la situazione.
Non è che io sto combattendo per cambiare il mondo e sono convinto di poter fare qualcosa per cambiarlo io da solo (già non ci credo a questa cosa), sto dicendo che non mi piace vivere in questo mondo qua, sono impotente, e ci sto male...
Dovrei smettere di star male così per magia?
Davvero a me poi verrebbe voglia di imprigionare le persone che professano la filosofia del farsene una ragione, catturare i loro parenti più cari o quel che è per poi farli a pezzi e torturarli davanti ai loro occhi dicendogli che siccome in fondo non possono far nulla perché adesso tutto questo meccanismo qua è più forte di loro, dovrebbero farsene una ragione.
Siccome risultano impotenti devono accettare tutto placidamente e occuparsi di quel di cui si possono occupare, anche se praticamente per loro quel che possono fare non conta quasi nulla. Se stanno male nel vedere questo spettacolo qua è perché sono loro a voler star male e non farsene una ragione.
Educherei così tutta sta gente del "facciamocene una ragione" (anche con esperienze virtuali e immaginarie che loro credono reali se fosse possibile) per mostrare quanto sia inconsistente questa cosa nel momento in cui si mette qualcuno di fronte a cose che non riesce ad accettare e ci sta male.
Quando si passa da questo lato qua poi si capisce e comprende davvero quel che sto dicendo e che l'altro assunto diventa insensato, non prima.
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Ultima modifica di XL; 17-07-2021 a 20:43.
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17-07-2021, 21:41
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#32
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Banned
Qui dal: Jul 2014
Messaggi: 7,147
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È difficile fare degli sforzi, a volte manca proprio l'energia a monte. Con quelli qualcosa si può ottenere, poco rispetto a ciò di cui si avrebbe bisogno e con un costo non conveniente. Non facendoli in genere si ottiene di meno e la possibilità molto concreta che la sensazione complessiva che si viva sia peggiore di quella in cui si fa qualcosa. Penso che spesso ci sia un meccanismo di rifiuto che pur di proteggere se stesso porta a preferire un modo di stare male, di essere incompleti, fragili, richiedenti trattamenti particolari (al di là del dato che si sia in buona parte così). Sono un po' off topic rispetto al post iniziale, ho preso spunto più dagli ultimi post
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17-07-2021, 21:46
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#33
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Esperto
Qui dal: May 2021
Ubicazione: Veneto
Messaggi: 604
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Comunque mi veniva da fare una riflessione, qui al forum, a mio modo di vedere, vi sono anche problematiche che vanno molto oltre la fobia sociale. Ad esempio, il fatto di non voler fare un lavoro nella vita, mi pare che in certi casi venga motivato più dal non voler fare certi tipi di lavori perché valutati come svilenti, o perchè la società viene concepita come un tritacarne nel quale non si preferisce entrare. Altra cosa è impostare il discorso dicendo che si vorrebbe trovare un impiego (quindi c’è una intenzione) ma in conclusione non vi si riesce a causa del quadro sintomatologico della fobia sociale. Il quale, vorrei ricordarlo, è un quadro che ha delle sue caratteristiche ben precise, perciò quando ci si attribuisce tale forma di fobia andrebbe fatto con criterio.
Non so se condividete quanto ho scritto.
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17-07-2021, 22:03
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#34
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Banned
Qui dal: Jun 2016
Messaggi: 537
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A un certo punto, se uno non vuole fare niente per migliorare la sua condizione, è destinato a cuocere nel suo stesso brodo. State andando verso il nulla, ma se a voi sta bene così perché la società fa schifo, buona fortuna.
Siete arrabbiati, e lo capisco (a volte lo sono pure io con il mondo), ma le cattiverie che alcuni di voi scrivono non sono giustificabili. La società farà pure schifo, ma anche voi non scherzate.
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Ultima modifica di man20; 17-07-2021 a 22:06.
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17-07-2021, 22:41
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#35
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Esperto
Qui dal: Oct 2013
Messaggi: 13,523
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Esistono anche i compromessi, non tutto è bianco o nero. Di certo bisogna darsi tempo perché il mondo corre alla svelta, dopo un periodo passato da emarginato si rischia di trovare le cose cambiate.
Io ho incominciato a rimettermi in pista nel 2016, ora non mi direi inserito in società però sicuramente posso provvedere alla mia sopravvivenza e al mio mantenimento. Ho parecchio tempo libero e qualche amico che frequento, faccio piani per uscire da questa "rat race", ogni giorno, ma ci vuole molta pazienza e tenacia.
La cosa più difficile è uscire dallo stallo, parlo soprattutto della situazione lavorativa perché è un qualcosa di più tangibile rispetto ad altri aspetti.
Io ho trovato uno stage che manco mi interessava, prendevo una misera, ero distante e in un ambiente femminile. Dopo i primi giorni avrei voluto mollare come avevo fatto in passato, ma resistendo ho migliorato la mia mente.
Non ho imparato quasi nulla, non mi è servito per cercare altri lavori, ho solo imparato a stare in mezzo alla gente e in un contesto lavorativo che è completamente diverso dalla scuola.
La mia non vuole essere una storia di successo motivazionale, non sono nessuno e ancora adesso incontro delle difficoltà quando cambio ambiente o mansione. Però se posso dare uno consiglio, fare dei tentativi per mettersi in gioco e non precludersi esperienze perché poco stimolanti, ecc.
Questo per quanto riguarda il lavoro, poi c'è tutto un mondo che è quello delle relazioni sociali in cui sono ancora più bloccato e sostanzialmente fermo a dieci anni fa. Qui sento che non si va avanti, che c'è un muro e che forza ci vorrà altro tempo e altre delusioni...
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19-07-2021, 03:23
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#36
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Esperto
Qui dal: Nov 2007
Messaggi: 705
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Quote:
Originariamente inviata da Dr. House
Comunque mi veniva da fare una riflessione, qui al forum, a mio modo di vedere, vi sono anche problematiche che vanno molto oltre la fobia sociale. Ad esempio, il fatto di non voler fare un lavoro nella vita, mi pare che in certi casi venga motivato più dal non voler fare certi tipi di lavori perché valutati come svilenti, o perchè la società viene concepita come un tritacarne nel quale non si preferisce entrare. Altra cosa è impostare il discorso dicendo che si vorrebbe trovare un impiego (quindi c’è una intenzione) ma in conclusione non vi si riesce a causa del quadro sintomatologico della fobia sociale. Il quale, vorrei ricordarlo, è un quadro che ha delle sue caratteristiche ben precise, perciò quando ci si attribuisce tale forma di fobia andrebbe fatto con criterio.
Non so se condividete quanto ho scritto.
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La tua riflessione è giustissima.
Questi, tuttavia,sono discorsi che lasciano intendere una sfumatura depressiva,e neanche poco marcata. Una depressione (che ricordo è altresì argomento del forum) direi esistenziale,e data da una consapevolezza: il mondo che io vedo non mi piace,e non voglio dunque farne parte. Mai.
C'è poco da fare,con questa realizzazione.
Non vi si può fare pace,e l'accettazione buddistica non è alla portata di tutti.
Ci sarebbe il cambiamento,ma richiede sforzi che una mente indebolita e sofferente non vuole e non può fare, anche al netto del rapporto costi/benefici.
Dall'altra parte,il mondo chiama,e chiama al dovere in modo anche "violento".
Ti dice: " Tu pensi troppo,fatti meno paranoie e vieni a sgobbare come fanno tutti gli altri, altrimenti muori di fame. Impara a sopprimere questa tua riluttanza come fanno tutti;se non lo fai, è perché non vuoi,ed è colpa tua".
Ora,la capacità di venire a patti con tutto ciò è prerogativa di molti, certo. Ma sono da considerarsi tanti fattori che glielo hanno permesso nella sua evoluzione psichica: famiglia, esperienze, neurofisiologia, stato mentale etc.
In alcuni casi, poi, si ha una sovrapposizione tra la suddetta consapevolezza/idiosincrasia, ed un disagio mentale (nel mio caso ansia sociale) che raddoppia il carico.
Dunque da una parte vi è il rifiuto di un determinato modello sociale,e dall'altra il disagio anche nel caso lo si voglia affrontare.
Questi due elementi si intersecano,si rafforzano l'un l'altro,e talvolta si coprono a vicenda (per esempio: si adduce lo schifo del mondo come copertura del fatto che si ha paura di affrontarlo).
Si raggiunge poi la depressione,che scaturisce da una serie di desideri non raggiungibili, paragoni, paternalismi esterni, obblighi,tentativi fallimentari,traumi etc.
Insomma, capirai che sia veramente complicato dare consigli a chi si trovi invischiato in un simile conflitto con la Vita.
Io ci sono dentro fino al collo,ma devo ancora bene capire in che percentuale io sia influenzato dalla paura,dalla depressione,e in quale dal rifiuto del modello socioeconomico stante.
A naso direi che,nel mio caso, è principalmente la paura a dominare,e che tutto il resto sia un costrutto utilizzato per razionalizzare la non-azione,ma non posso esprimermi per gli altri.
Detto ciò,non posso che condividere le considerazioni fatte dagli utenti;le condivido quasi in pieno.
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19-07-2021, 09:26
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#37
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 65,154
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Quote:
Originariamente inviata da Dr. House
Comunque mi veniva da fare una riflessione, qui al forum, a mio modo di vedere, vi sono anche problematiche che vanno molto oltre la fobia sociale. Ad esempio, il fatto di non voler fare un lavoro nella vita, mi pare che in certi casi venga motivato più dal non voler fare certi tipi di lavori perché valutati come svilenti, o perchè la società viene concepita come un tritacarne nel quale non si preferisce entrare. Altra cosa è impostare il discorso dicendo che si vorrebbe trovare un impiego (quindi c’è una intenzione) ma in conclusione non vi si riesce a causa del quadro sintomatologico della fobia sociale. Il quale, vorrei ricordarlo, è un quadro che ha delle sue caratteristiche ben precise, perciò quando ci si attribuisce tale forma di fobia andrebbe fatto con criterio.
Non so se condividete quanto ho scritto.
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Credo di corrispondere (in parte) più alla prima descrizione. Nonostante io lavori, ne farei volentieri a meno e lo vedo proprio come una tortura a lent(issim)a somministrazione, che finirà solo quando (se) sarò pensionabile, ovvero con uno (se non due) piedi nella fossa. Il tipo di attività che mi piacerebbe fare non mi garantirebbe un tenore di vita stabile in questa società, non a un comune mortale come me almeno.
Dice "In tanti la penserebbero come te". E sticazzi? Io ci soffro tutti i giorni (a differenza di altri che mi sembra che più o meno con successo si siano adeguati), sapere di non essere il solo non cambia nulla.
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19-07-2021, 10:51
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#38
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Esperto
Qui dal: Dec 2019
Ubicazione: Monsters in the parasol
Messaggi: 2,706
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Rientare perchè? Se non interessano più le dinamiche societarie meglio starne fuori piuttosto che entrarci per fare carne da macello a quelli ben inseriti, perchè è questo che succede. A me non interessa più, ho capito che non fa per me e quindi non faccio nessuno sforzo per entrarci, in passato ne ho fatti ma quello che ho ricevuto è stato peggio della morte. Non si tratta di voler fare gli anticonformisti contro il sistema, anche in gruppi di questo tipo mi troverei nelle medesime condizioni. Ovunque ci sono delle componenti sociali in qualunque campo alla fine prevalgono gli individualismo e la prevaricazione sugli altri. Ognuno toglie agli altri e prende per se, così funziona la vita stessa e in questa società dove si è perso ogni senso di comunione la cosa è esasperata all'estremo.
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19-07-2021, 14:48
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#39
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Esperto
Qui dal: May 2021
Ubicazione: Veneto
Messaggi: 604
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Quote:
Originariamente inviata da pure_truth2
La tua riflessione è giustissima.
Questi, tuttavia,sono discorsi che lasciano intendere una sfumatura depressiva,e neanche poco marcata. Una depressione (che ricordo è altresì argomento del forum) direi esistenziale,e data da una consapevolezza: il mondo che io vedo non mi piace,e non voglio dunque farne parte. Mai.
C'è poco da fare,con questa realizzazione.
Non vi si può fare pace,e l'accettazione buddistica non è alla portata di tutti.
Ci sarebbe il cambiamento,ma richiede sforzi che una mente indebolita e sofferente non vuole e non può fare, anche al netto del rapporto costi/benefici.
Dall'altra parte,il mondo chiama,e chiama al dovere in modo anche "violento".
Ti dice: " Tu pensi troppo,fatti meno paranoie e vieni a sgobbare come fanno tutti gli altri, altrimenti muori di fame. Impara a sopprimere questa tua riluttanza come fanno tutti;se non lo fai, è perché non vuoi,ed è colpa tua".
Ora,la capacità di venire a patti con tutto ciò è prerogativa di molti, certo. Ma sono da considerarsi tanti fattori che glielo hanno permesso nella sua evoluzione psichica: famiglia, esperienze, neurofisiologia, stato mentale etc.
In alcuni casi, poi, si ha una sovrapposizione tra la suddetta consapevolezza/idiosincrasia, ed un disagio mentale (nel mio caso ansia sociale) che raddoppia il carico.
Dunque da una parte vi è il rifiuto di un determinato modello sociale,e dall'altra il disagio anche nel caso lo si voglia affrontare.
Questi due elementi si intersecano,si rafforzano l'un l'altro,e talvolta si coprono a vicenda (per esempio: si adduce lo schifo del mondo come copertura del fatto che si ha paura di affrontarlo).
Si raggiunge poi la depressione,che scaturisce da una serie di desideri non raggiungibili, paragoni, paternalismi esterni, obblighi,tentativi fallimentari,traumi etc.
Insomma, capirai che sia veramente complicato dare consigli a chi si trovi invischiato in un simile conflitto con la Vita.
Io ci sono dentro fino al collo,ma devo ancora bene capire in che percentuale io sia influenzato dalla paura,dalla depressione,e in quale dal rifiuto del modello socioeconomico stante.
A naso direi che,nel mio caso, è principalmente la paura a dominare,e che tutto il resto sia un costrutto utilizzato per razionalizzare la non-azione,ma non posso esprimermi per gli altri.
Detto ciò,non posso che condividere le considerazioni fatte dagli utenti;le condivido quasi in pieno.
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Intanto, grazie della tua preziosa risposta, hai sollevato molti temi, mi limiterò a fare qualche breve (molto breve) considerazione partendo da alcuni spunti che hai indicato.
Quando una persona ha un sistema di convinzioni su un oggetto (può essere la società, il lavoro, i rapporti umani e così via) questo sistema va analizzato e se necessario confutato nelle sue false credenze. Quando accade, la correzione di determinate convinzioni porta a processi di cambiamento.
Già la tesi per la quale dedicarsi a un lavoro nella vita è un male, è una tesi che dipende da cosa uno pesa del concetto di lavoro.
[In sistemi di convinzioni altamente negative sul fatto che l’uomo debba lavorare per vivere, una nota che ritengo sempre positiva ricordare consiste nel far notare il fatto che il lavoro è un servizio che prestiamo all’intera comunità umana; lavorare radicalmente fondamentale perché l’essere umano è un essere che ha bisogni (ha bisogno di cure e quindi di lavori medici, ha bisogno di case e quindi di costruttori, di architetti, di elettricisti ec.; ha bisogno di alimenti e quindi di agricoltori, di allevatori ec. Come capisci potrei andare avanti per pagine e pagine in questo senso), quello che voglio dire con tutto questo è che quando si integra nel proprio sistema di convinzioni, aspetti diversi di cui non si teneva conto, allora la visione del lavoro inevitabilmente cambia, perché ci si rende conto di far parte di una comunità interconnessa in cui tutti lavorano per garantire i bisogni di ciascuno, quindi ogni lavoro ha un suo valore (spero di essermi spiegato bene, era una cosa che ci tenevo a scrivere).]
Poi c’è il grande tema dei disturbi psicologici, principalmente i disturbi depressivi e ansiosi. I sistemi di convinzioni e credenze di un soggetto generalmente causano in larga parte questi disturbi. Il punto di intervento primario è che là dove vi sono (scusate se uso tecnicismi) distorsioni cognitive inferenziali e valutative di carattere irrealistico e/o disadattivo, vanno individuate da un buon terapeuta coi controcazzi, per lavorare sulla ristrutturazione delle medesime. Ma anche senza terapeuta (che non tutti se lo possono permettere o ci vogliono andare), noi stessi è fondamentale che ci interroghiamo su quello che pensiamo (introspezione) e che sottoponiamo le nostre convinzioni al dubbio, non dando mai per scontato che quello che crediamo sia sempre giusto e accurato.
Ultimo aspetto, il più difficile di tutti, alla fine è quando si perde molto la speranza sul futuro. Anche perché nei casi più complessi alle spalle ci sono anni di emarginazione, rifiuti, illusioni, insuccessi, ed è comprensibilissimo che su tante cose si getta la spugna e si diventa stufi marci di tanti discorsi sul cambiamento.
Benvenga che se ne parli sul forum. C’è la libertà di dichiarare come uno vede le cose e come si sente, infondo siamo tutti qui per questo.
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19-07-2021, 17:37
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#40
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Originariamente inviata da Dr. House
Già la tesi per la quale dedicarsi a un lavoro nella vita è un male, è una tesi che dipende da cosa uno pesa del concetto di lavoro.
In sistemi di convinzioni altamente negative sul fatto che l’uomo debba lavorare per vivere, una nota che ritengo sempre positiva ricordare consiste nel far notare il fatto che il lavoro è un servizio che prestiamo all’intera comunità umana
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Il problema è che le modalità di questo "servizio" sono per lo più imposte e non su misura del singolo individuo e delle sue inclinazioni e aspirazioni.
Suburban days
They last so long
In shop and office
We sing our song, we all sing
We ain't got nothing
Nothing to do
A big fat nothing
Nothing for me, nothing for you
Suburban dreams
Just out of reach
Work 'till you die
That's what they teach you at school
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