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Vecchio 17-04-2010, 19:02   #41
Banned
 

mi riconosco in tutto quello che c'è scritto,sembra una mia descrizione dettagliata
Vecchio 20-04-2010, 18:19   #42
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da shady74 Visualizza il messaggio
Vale anche per me, quindi anche tu soffri di dep...
mi riconosco in tutto,penso di esserlo,però non sono mai andata da uno specialista,non so che problemi ho...
Vecchio 20-04-2010, 20:04   #43
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L'avatar di Thermaltake
 

Benvenuti nel club
Vecchio 20-04-2010, 20:17   #44
Esperto
L'avatar di FobicJoe
 

ache tu thermal?
Vecchio 20-04-2010, 20:17   #45
Esperto
L'avatar di Dasil
 

Evitante.....al massimo livello...
Vecchio 18-07-2010, 22:17   #46
Esperto
L'avatar di Black Moon
 

io cerco di evitare chi non mi va a genio..
Vecchio 18-07-2010, 22:24   #47
Esperto
 

Membro onorario del club! ;-)
Vecchio 20-07-2010, 16:19   #48
Esperto
L'avatar di Black Moon
 

I pazienti con disturbo evitante hanno un forte desiderio di stabilire relazioni intime con gli altri a cui si accompagna una costante paura di essere criticati, disapprovati o rifiutati. Considerano le reazioni negative degli altri come giustificate, senza riuscire a formulare ipotesi alternative.
I pazienti evitanti non hanno criteri interiori con cui giudicare se stessi in modo positivo; al contrario, confidano unicamente nella percezione dei giudizi degli altri. Interpretano il rifiuto come causato esclusivamente dalla loro inadeguatezza e questo confermerebbe la loro convinzione di non essere amabili. La prospettiva del rifiuto è talmente dolorosa e inaccettabile che preferiscono tenersi a distanza dalle persone che, avvicinandosi, potrebbero scoprire la loro reale natura (negativa).
Ne consegue la tendenza ad evitare e a fuggire i rapporti con gli altri, soprattutto se essi implicano un certo coinvolgimento emotivo. L’evitamento, se da un lato allevia stati d’animo negativi legati al timore di sentirsi imbarazzato e umiliato in presenza di altri, dall’altro conduce al ritiro in una solitudine vissuta con tristezza. Il paziente evitante, infatti, soffre spesso di depressione. Una volta solo, intraprende attività che momentaneamente lo gratificano e lo proteggono dal contatto interpersonale. Tuttavia, quando prende consapevolezza che questo è il segno dell’incapacità a vivere una vita come gli altri, si deprime profondamente.
Un’emozione centrale del disturbo evitante è la vergogna: le situazioni sociali devono essere evitate perché è lì che le loro inadeguatezze sono esposte alla vista di tutti. I pazienti evitanti possono agire con inibizione, avere difficoltà a parlare di sé e trattenere sentimenti intimi per timore di esporsi, di essere ridicolizzati o umiliati.
Spesso la diagnosi può essere confusa con quella di fobia sociale, ma il disturbo evitante prevede un sentimento di ansia generalizzato a tutte le interazioni con gli altri e un forte senso di estraneità rispetto al mondo esterno, che in genere non riguarda i social fobici. Gli evitanti si sentono come alieni sulla terra, diversi dagli altri, incapaci di condividere i loro sentimenti, distanti, inferiori; è come se vedessero la vita degli altri scorrere dietro a un vetro, ma si rendessero conto che loro non saranno mai “dentro” a quella vita “normale”.
Il disturbo evitante di personalità non ha un’ottima prognosi, ma risponde abbastanza bene alla terapia cognitivo-comportamentale a medio-lungo termine (da 1 a 2 anni).
Vecchio 20-07-2010, 16:21   #49
Esperto
L'avatar di Moonwatcher
 

E vabbè ma sto brano sarà stato incollato 10000 volte gioellì.
Vecchio 20-07-2010, 17:45   #50
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L'avatar di Black Moon
 

Quote:
Originariamente inviata da moonwatcher Visualizza il messaggio
E vabbè ma sto brano sarà stato incollato 10000 volte gioellì.
può anche darsi (alla fine sono parole diverse ma dicono la stessa cosa) ma sto cercando info e vorrei capire.. ma forse è inutile.. non è il mio disturbo.. me ne dovrei fregare totalmente e pensare ai miei problemi e migliorare.
Vecchio 25-07-2010, 10:37   #51
Esperto
L'avatar di Black Moon
 

PRESO DAL SITO SFIDABIPOLARE.
Terapia di diagnosi duale nel trattamento del disturbo di personalità evitante nelle dipendenze. Gruppo C (AvPD)
La caratteristica essenziale del disturbo di personalità evitante è un modello pervasivo di inibizione sociale, sentimenti di inadeguatezza e ipersensibilità a una valutazione negativa (DSM-IV, 1994, p. 662). L' ICD-10 (1994, p. 232) comprende un disturbo di personalità definito disturbo di personalità ansioso (evitante) caratterizzato da sentimenti di tensione, apprensione, insicurezza e inferiorità. Questi individui desiderano piacere e essere accettati ma fanno esperienza di ipersensibilità di fronte al rifiuto e alla critica. Gli attaccamenti personali sono limitati. Le persone con il disturbo di personalità ansioso hanno una tendenza ad evitare le attività attraverso una esagerazione abituale dei pericoli e dei rischi potenziali che l'attività comporta. Esse credono di essere socialmente inette, non attraenti dal punto di vista personale e inferiori.
Millon & Davis (1996, pp. 253-256) chiamano il AvPD il modello di ritiro. Questi sono individui che sono ipersensibili agli stimoli sociali e sono iper-reattivi agli umori e ai sentimenti degli altri. Gli individui affetti da AvPD sono
iper-reattivi e iper-allertati in modo cronico, con disarmonia affettiva, interferenza cognitiva e sfiducia interpersonale.
Sono esposti ai più seri disturbi schizofrenici. Storicamente, questo modello è stato descritto come preoccupato per la sicurezza e in tensione quando si associa con le persone. Everly (Retzlaff, ed., 1995, pp. 25-38) dichiara che la patologia più grave nel AvPD si trova nell'area dell'immagine di sé .Nel AvPD c'è un'incapacità del nucleo della personalità di adattarsi in maniera competente all'avversità interpersonale- presumibilmente passata e presente. Stone (1993, p. 355) inoltre vede i tratti principali del AvPD nella riservatezza sociale e nell'evitamento di attività interpersonali. Questi individui sono facilmente feriti dalle critiche e temono di mostrare la loro ansia in pubblico. A loro piacerebbe stare vicino agli altri e vivere la loro
completa potenzialità, ma hanno paura di essere feriti, rifiutati e di non avere successo (Beck, 1990, p. 43).
C'è una sovrapposizione tra AvPD e fobia sociale, tipo generalizzato (DSM-IV, 1994, pp. 663-664). Il carattere essenziale della fobia sociale (disturbo di ansia sociale) è una paura marcata e persistente delle situazioni sociali o di performance che possono provocare imbarazzo. Più spesso, la situazione sociale o la performance viene evitata anche se potrebbe essere
tollerata con terrore. L'evitamento, la paura o l'anticipazione ansiosa devono interferire in modo significativo con la routine quotidiana, con la funzionalità nel lavoro o nella vita sociale o causare disagio personale significativo
(DSM-IV, 1994, p. 411). Sutherland & Frances suggeriscono che il AvPD e la
fobia sociale sono costrutti che differiscono solo nella gravità della disfunzione. Frances, et.al. (1995, p. 376) propongono la possibilità che siano due diverse costruzioni per la stessa condizione. Benjamin nota che i modelli interpersonali per la fobia sociale generalizzata sono molto simili al AvPD; entrambi i gruppi evitano il contatto sociale e si limitano per la paura dell'umiliazione e del rifiuto. Lei propone che si possa
diagnosticare la fobia sociale se sono presenti sintomi di ansia pervasiva o di panico. Millon and Martinez
(Livesley, ed., 1995, p. 222) credono che la personalità evitante sia essenzialmente un problema nel relazionarsi
con le persone mentre la fobia sociale è più ampiamente un problema di prestazioni nelle situazioni.
Stone (1993, pp. 355-356) suggerisce che la fobia sociale, l'agorafobia e il OCD hanno spesso un AvPD sottostante.
E' comune per le persone affette da AvPD avere una comorbidità con altri disturbi di personalità. Il AvPD viene più
spesso diagnosticato insieme a DPD, BPD; PPD; o StPD (DSM-IV, 1994, p. 663). Frances, et. al (1995, p. 376) notano la
sovrapposizione notevole tra AvPD e DPD. Questi due disturbi di personalità condividono l'insicurezza sociale,
una stima di sé bassa e un forte desiderio di relazioni interpersonali. Benjamin (1993, p. 301) descrive i tentativi disperati di evitare di stare da soli che si possono notare nel DPD come indicatore che esclude il AvPD.

Il AvPD si trova in ugual misura negli uomini e nelle donne (DSM-IV, 1994, p. 663).
Gli individui affetti da AvPD sono preoccupati da una definizione personale spiacevole e che lascia perplessi che
loro hanno di se stessi in quanto in difetto, incapaci di adattarsi agli altri, spiacevoli ed inadeguati. Questa
immagine di sé di solito è risultato di un rifiuto infantile da parte di altri significativi, come i genitori, i
fratelli o i pari grado. Questi individui possono credere che gli altri per tutto il corso della loro vita reagiranno
a loro in modo simile. Sono spesso incapaci di riconoscere le loro qualità positive che li rendono piacevoli e desiderabili
(Will, Retzlaff, ed., 1995, p. 97). Piuttosto, si vedono come socialmente inetti e inferiori. Essi credono di essere
personalmente non attraenti e inadeguati dal punto di vista interpersonale. Descrivono se stessi come persone a disagio,
ansiose e tristi. Sono soli, si sentono non voluti e isolati. Gli individui affetti da AvPD sono introspettivi e coscienti
di sé. Di solito si riferiscono a se stessi con disprezzo (Millon & Davis, 1996, p. 263).
Per gli individui con AvPD, la loro immagine di sé sminuita fa da riferimento al loro intero essere. Niente sfugge alla
derisione di ciò che riguarda se stessi (Millon & Davis, 1996, p. 264). I dubbi sulla competenza sociale e sull'attrattiva
personale diventano particolarmente importanti in presenza di estranei (DSM-IV, 1994, p. 662).
Visione degli altri
Gli individui affetti da AvPD vedono il mondo come non amichevole, freddo e umiliante (Millon & Davis, 1996, p, 265).
Le persone sono viste come potenzialmente critiche, non interessate e avvilenti (Beck, 1990, pp. 43-44); probabilmente
potranno causare vergogna e imbarazzo per gli individui con AvPD. Di conseguenza, le persone affette da AvPD fanno
esperienza di ansia estesa a tutto e sono goffi e a disagio con le persone (Millon & Davis, 1996, p. 261). Comunque,
sono presi in un intenso conflitto avvicinamento-evitamento; credono che le relazioni intime sarebbero soddisfacenti
ma sono così ansiosi quando stanno in mezzo alla gente che il loro unico sollievo e conforto viene dall'evitamento
della maggior parte dei contatti interpersonali (Donat, Retzlaff, ed., 1995, p. 49).
Gli individui affetti da AvPD tendono a rispondere a critiche di livello basso con un dolore intenso. Per peggiorare le
cose, diventano così apprensivi dal punto di vista sociale che eventi neutri possono ben essere interpretati come prova
di disprezzo o di ridicolo da parte degli altri (Donat, Retzlaff, ed., 1995, p. 49). Arrivano ad aspettarsi che
l'attenzione da parte degli altri sarà degradante o di rifiuto. Presumono che, a prescindere da quello che dicono o
fanno, gli altri troveranno dei difetti in loro (DSM-IV, 1994, p. 662).
Anche i ricordi per gli individui affetti da AvPD sono costituiti da relazioni precoci intense, conflittuali,
problematiche. Devono evitare le ferite dentro di loro nello stesso momento in cui stanno evitando il disagio esterno
del contatto con gli altri. L'ambiente esterno non porta nessuna pace e conforto e i loro pensieri dolorosi non
permettono loro di trovare sollievo in se stessi.
Sono "soli e solitari". Gradirebbero essere coinvolti in relazioni ma non riescono a tollerare le emozioni che provano quando stanno in mezzo alla gente. Si sentono inaccettabili, incapaci di essere amati e
incapaci di cambiare. Poiché si ritraggono dagli altri anticipando un rifiuto, hanno vite molto povere dal punto di vista sociale.
Hanno aspettative immature e irrealistiche di relazioni; credono di non poter avere imperfezioni se devono essere accettati e amati.
Dal punto di vista interpersonale, sono a disagio, goffi e tesi. Fanno esperienza di una autocoscienza continua,
di disprezzo di sé
e di rabbia verso gli altri.
Svilupperanno intimità con le persone che sono vissute come sicure. Nonostante ciò, si
troveranno spesso in relazioni triangolari maritali o quasi-maritali che offrono intimità e mantengono una distanza
interpersonale. A questi individui piace incoraggiare legami segreti come posizione "di riserva" nel caso che la relazione
chiave non funzioni (Benjamin, 1983, pp. 307-308). Come partners sessuali e genitori, le persone affette da AvPD sembrano
prese da se stesse e disattente (Kantor, 1992, p. 109) in quanto mantengono distanza dagli altri attraverso la limitazione
difensiva e la chiusura. Anche così, questi individui desiderano affetto e fanno fantasie su relazioni idealizzate
(DSM-IV, 1994, p. 663).
E' improbabile che provochino o resistano all'autorità. Per lo meno a un livello di comportamento, sono propensi a essere compiacenti e cooperativi. Comunque, sia che le figure di autorità siano operatori o che siano
ufficiali che fanno rispettare la legge, le persone affette da AvPD non sono disponibili e resistono ad aprirsi. Esporsi
significa, per questi individui, ridicolo, vergogna e censura. Non riveleranno volentieri informazioni che credono possano avere come risultato esperienze così dolorose.
Si comportano in maniera irritante e nervosa. Reagiscono in maniera esagerata ad esperienze innocue ma mantengono il controllo sui loro comportamenti fisici e sull'espressione delle emozioni. Il loro linguaggi è esitante e frenato. Sembrano avere sequenze di pensiero frammentarie e la loro conversazione è intessuta di digressioni confuse. Sono timidi e a disagio (Millon & Davis, 1996, p. 261).
Vecchio 25-07-2010, 10:39   #52
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Hanno la tendenza a vivere nel passato o nella fantasia - ricevono uno stimolo troppo basso dal qui e ora. La capacità diminuita di prestare attenzione ha come risultato disturbi della memoria di media entità e una maturità caratteristica. Questi individui sono distratti dalla loro stessa straordinaria sensibilità alle sottigliezze di tono e di sensazioni; sono iperallertati al significato della comunicazione emotiva. I loro processi di pensiero affrontano l'interferenza di una marea di dettagli ambientali irrilevanti.
Gli individui con AvPD si comportano in un modo rigido, timido e apprensivo che è inquietante per gli altri. Lo stesso
rifiuto che temono può essere il risultato diretto del fatto che gli altri diventano impazienti e si sentono a disagio
per la loro continua tensione e per la loro incapacità di accettare che possono essere una parte di interazione senza
garanzie speciali di sicurezza. Di fatto, le persone affette da AvPD, in modo aperto o coperto, cercano che gli altri
prendano il rischio interpersonale al posto loro; non sono capaci di essere responsabili del proprio benessere dal
punto di vista sociale e diventano un peso per la capacità di accudirli e prendersi cura di loro da parte di chi sta
loro intorno. Per quelli che hanno esperienza di sintomi gravi di evitamento, nessun grado di protezione o di gentilezza
può calmare la loro paura, si ritirano senza spiegazioni e lasciano dietro di sé sconcerto generale su ciò che non è andato
bene.
Problemi affettivi


La vergogna è una delle esperienze affettive centrali nel AvPD. Vergogna ed auto-esposizione sono intimamente connessi -
cosa che porta al ritirarsi dalle connessioni interpersonali per evitare di fare esperienza di vergogna (Sutherland &
Frances, Gabbard & Atkinson, eds, 1996, p. 993). Questi individui sono angosciati. Descrivono le loro emozioni come una
costante corrente sotterranea che li confonde, di tensione, tristezza e rabbia. Qualche volta questo dolore continuo sfocia
in uno stato generale di stordimento. Hanno poche abilità sociali e qualità personali che possono portarli ai piaceri e
alle comodità della vita. Devono tentare di evitare il dolore, di non aver bisogno di nulla, di non dipendere da nessuno
e di negare il desiderio (Millon & Davis, 1996, p. 265). Cercano di distogliersi dalla loro consapevolezza della propria
non amabilità e mancanza di attrattiva.

Provare capacità è normale per gli individui affetti da AvPD; è la loro espressione affettiva che è limitata. L'insight
è presente ma superficiale e non utile; è raramente usata per cambiare (Kantor, 1992, p. 108). Il loro problema principale
è la disforia, una combinazione di ansia e tristezza (Beck, 1990, p. 44). Sono apprensivi, solitari e tesi
(Sperry & Carlson, 1993, p. 332); possono fare esperienza di sentimenti di vuoto, depersonalizzazione (Sperry, 1995, p. 36),
ed eccessiva auto-coscienza. Di quando in quando, gli individui con AvPD perdono il controllo ed esplodono con rabbia.
Struttura di difesa


Gli individui con AvPD usano la fantasia per interrompere i loro pensieri dolorosi. Cercano di confondere le proprie
emozioni perché una disarmonia diffusa è più tollerabile del dolore pungente e dell'angoscia di essere se stessi.
Dipendono dalla fantasia anche per qualche misura di bisogno di gratificazione. Altre difese per il AvPD includono
l'evitamento e la fuga. Il loro obiettivo principale è proteggere se stessi dal dolore psichico reale o immaginario.
La fantasia e la fuga sono tutto ciò che gli resta perché non riescono a ottenere conforto da se stessi o dagli altri
(Millon & Davis, 1996, pp. 264-265).

Dorr (Retzlaff, ed., 1995, p. 196) inoltre nota che gli individui affetti da AvPD affrontano le loro emozioni solo
attraverso evitamento, fuga e fantasia. Quando sono a confronto con uno stress non anticipato, hanno poche forze
interiori a disposizione per gestire la situazione. L'energia è diretta male per evitare piuttosto che per adattarsi.
Se da un lato questi individui cercano l'isolamento per la paura dell'umiliazione o del rifiuto, desiderano le relazioni
e la connessione con gli altri. Ciò li lascia con la fantasia come loro prima difesa; qui l'uso della fantasia può essere
visto come una variante della difesa generale di negazione (Kubacki & Smith, Retzlaff, ed., 1995, p. 167).

Gli individui affetti da AvPD prendono il rifiuto come indicazione di carenze personali; si impegnano in una serie di
pensieri automatici di critica di sé che sono straordinariamente dolorosi. Il risultante evitamento sociale nel AvPD è
subito visibile. Ciò che è meno ovvio è il concomitante esitamento cognitivo ed emotivo. La loro disforia è così dolorosa
che usano le attività e le dipendenze per distrarsi dai pensieri negativi e anche dai sentimenti. Si impegnano in pii
desideri, per esempio un giorno arriverà la relazione o il lavoro perfetto; un giorno avranno fiducia e avranno molti amici.
Le modalità di evitamento cognitivo, emotivo e comportamentale sono rinforzate da un ridursi nella tristezza e diventano
incancrenite e automatiche (Beck, 1990, pp. 257-265). Nel frattempo, gli individui affetti da AvPD abbassano le proprie
aspettative basate sulla realtà e stanno lontani dal coinvolgimento con le persone reali.
Vecchio 25-07-2010, 10:40   #53
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Gli evitanti possono entrare in terapia attraverso il sistema di giustizia criminale o attraverso auto-riferimento.
Se entrano in terapia da soli, è probabile che siano così apprensivi che qualsiasi difficoltà nel processo di "intake"
li precipita nella chiusura. Rispondono alla gentilezza e alla considerazione positiva ma qualsiasi indicazione di
irritabilità o di fastidio da parte del ricevente o del personale di intake può mostrarsi intollerabile.
Nei setting di salute mentale, questi individui possono cercare droghe se hanno scoperto il conforto che si può ottenere
con le sostanze chimiche. Purtroppo, il loro dolore è così visibile che molti psichiatri sono più propensi a prescrivere
benzodiazepine per questi individui rispetto a persone con altri disturbi di personalità.

A differenza di altri disturbi di personalità nei quali la negazione, la minimizzazione e l'esternalizzazione portano
un conforto illusorio e un senso di giustificazione personale, gli individui affetti da AvPD possono ben essere motivati a
cercare il cambiamento perché le dinamiche del loro disturbo di personalità sono autenticamente difficili da tollerare.
Di frequente descrivono problemi sociali e occupazionali; saranno raramente stati capaci di sviluppare una rete sociale
che sia abbastanza forte per aiutarli nelle crisi personali (DSM-IV, 1994, p. 663).
Problemi Farmacologici


Si raccomanda, per gli individui con personalità disturbata, di curare con farmaci i sintomi target piuttosto che il
disturbo di personalità in se stesso. Il AvPD è piuttosto esposto ai sintomi target della disforia che è di solito
accompagnata da instabilità di umore, energia bassa, fatica opprimente e depressione. Associata alla disforia è
anche la voglia di cioccolata e di usare stimolanti, per esempio cocaina. Molti individui disforici risponderanno
ai farmaci antidepressivi standard (Ellison & Adler, Adler, ed., 1990, p. 53). Un miglioramento globale per gli
individui affetti da AvPD può essere possibile in risposta a tranilcipromina, fenelzina o fluexetina
(Ellison & Adler, Adler, ed., 1990, p. 47)

L'ansia, definita come una risposta spiacevolmente elevata del sistema nervoso autonomico a stimoli interpersonali
e ambientali può essere curata positivamente con farmaci beta-bloccanti, MAOI e triazolobenzodiazepina alprazolam
(Ellison & Adler, Adler, ed., 1990, pp. 53-54). Se le benzodiazepine possono essere efficaci per il AvPD,
l'uso di questi farmaci dovrebbe essere bilanciato con la propensione di questi individui alla dipendenza da sostanze.
Gli SSRI più nuovi possono essere efficaci per i caratteri nucleari del AvPD: timidezza, sensibilità al rifiuto,
dolore psichico elevato e cognizione distorta correlata all'autocritica e
alla cancellazione di sé (Sutherland & Frances, Gabbard & Atkinson eds., 1996, p. 993).

Le caratteristiche specifiche dei disturbi di personalità influiscono sull'adattamento al farmaco.
Gli individui affetti da AvPD possono essere allarmati per la possibilità di effetti collaterali e reagiscono con
il timore del farmaco (Ellison & Adler, Adler, ed., 1990, p. 59) (Sperry, 1995, p. 50).

D'altra parte, i farmaci anti-ansia possono attrarre molto gli individui con AvPD. E' possibile, comunque, che i
sedativi e gli ipnotici siano le droghe di preferenza dei clienti e la tolleranza è già in atto.
Questi individui devono sviluppare un coraggio non legato ai farmaci e la tolleranza di cui hanno davvero bisogno
è per l'ansia interpersonale. Anche se non sono già coinvolti con tranquillanti minori, è probabile che sopravvalutino
il loro effetto. La dipendenza iatrogena è una preoccupazione di rilievo. Uno psichiatra di un importante sistema
di salute mentale pubblico ha sostenuto con enfasi che è così doloroso essere evitanti che preferirebbe permettere
uno sviluppo della dipendenza dalla benzodiazepina piuttosto che chiedere a questi individui di tollerare il loro
sconforto psicologico. Se questa posizione può essere comprensibile (o meno), la dipendenza non è un'alternativa
accettabile ai sintomi del AvPD. La terapia può essere efficace e farmaci che non creano dipendenza possono
essere d'aiuto per i sintomi in modo abbastanza sufficiente per facilitare i processi di cambiamento.
Vecchio 25-07-2010, 10:41   #54
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Sviluppare fiducia negli operatori è essenziale e difficile. Sono ipersensibili
e propensi a sentirsi criticati, giudicati e feriti dall'interpretazione e dal confronto nel processo terapeutico
(McCann, Retzlaff, ed., 1995, p. 146). Possono anche provare vergogna anche se restano superficialmente conformi
alla terapia. Sono inclini ad assumere comportamenti di prova per vedere se saranno accettati e sostenuti
(Kubacki & Smith, Retzlaff, ed., 1995, pp. 167-169). Di conseguenza gli operatori devono fare un maggiore sforzo
per stabilire un rapporto con i clienti evitanti. E' meno probabile che questi individui sfuggano la relazione terapeutica
se gli operatori sono pazienti, non minacciosi e simpatetici (Donat, Retzlaff, ed., 1995, p. 49).Se gli operatori sono
capaci di dimostrare di non essere giudicanti, e di essere sicuri e pazienti, gli individui affetti da AvPD saranno
in grado di formare una intensa e leale relazione terapeutica (Benjamin, 1993, p. 305).

I medici devono riconoscere che gli individui affetti da AvPD tendono a ritenere o minimizzare informazioni che sono
rilevanti e devono stare attenti all'incapacità contagiosa, alla mancanza di attenzione e alle loro credenze negative
fermamente sostenute dai pazienti con AvPD (Sperry, 1995, pp. 50-51). Gli individui affetti da AvPD possono inizialmente
suscitare iper-protezione e poi esasperazione. Essi devono essere incoraggiati ad assumersi dei rischi o gli deve essere
permesso di abbassare la loro potenziale qualità di vita se non riescono a tollerare i cambiamenti necessari. Gli operatori
non possono assumere su di sé le responsabilità dei clienti (Dorr, Retzlaff, ed., 1995, p. 197) o tentare di spingerli
al di là di ciò che vogliono o possono fare. Questi individui possono riconoscere che le altre persone trovano le relazioni
soddisfacenti (Donat, Retzlaff, ed., 1995, p. 49) e sono consapevoli del loro dolore; possono essere abbastanza motivati
da cambiare ma richiedono pazienza per la loro esitazione, per il comportamento evitante e per l'ansia paralizzante.
Una volta che il rapporto e la fiducia si sono sviluppati, gli operatori devono stare attenti a non diventare un "metadone
interpersonale" e sostituire il bisogno degli individui evitanti di formarsi delle relazioni esterne (Benjamin, pp. 305-306).
I medici possono diventare un porto sicuro per questi clienti e di fatto riducono il loro bisogno di un legame interpersonale
nel loro ambiente sociale.

C'è anche bisogno che gli operatori ricordino che il progresso nella terapia per gli individui affetti da AvPD è di solito
piuttosto lento; il processo può essere molto frustrante sia per il cliente che per gli operatori (Beck, p. 280). Spesso,
il credere che il cambiamento graduale è possibile e anche benefico deve venire dai medici. Gli individui affetti da AvPD
sono abituati alla sconfitta, all'auto-deprecazione e al ritiro. Hanno bisogno che qualcun altro creda in loro mentre
iniziano il lungo processo verso la fiducia in se stessi e un senso di auto efficienza.
Vecchio 25-07-2010, 10:42   #55
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Problemi di transfert e controtransfert


Il transfert per gli individui affetti da AvPD è di solito una paura ansiosa del rifiuto, dell'umiliazione e
dell'esasperazione degli operatori.

Il controtransfert comporta le reazioni dei medici all'ipersensibilità e alla fragilità psicologica di questi clienti.
Essi tendono a suscitare iperprotettività o ambizione eccessiva da parte degli operatori. Poi, quando l'andamento
lento del processo percepibile diventa frustrante, può esserci un'inclinazione da parte dei medici a diventare quelle
persone rifiutanti, esasperate e giudicanti che gli individui affetti da AvPD temevano potessero essere.

Un'altra possibilità per il controtransfert è una facile accettazione e una cooperazione con la sicurezza della
relazione terapeutica contro un mondo esterno più pericoloso. Può essere attraente per gli operatori essere i "
buoni genitori" di cui ci si può fidare, ammirati e su cui si può contare, che questi individui non hanno mai avuto.
Parte dell'efficacia della modalità della terapia di gruppo è permettere agli individui affetti da AvPD di sviluppare
fiducia negli altri e in se stessi senza vedere gli operatori come la loro unica sicurezza in un mondo pericoloso.

Tecniche di terapia

Quando si esaminano gli individui per il AvPD , sono suggerite le seguenti domande da Zimmerman (1994, pp. 116-117).


Cerchi di evitare un lavoro che coinvolge un contatto con molte persone?
Hai paura che le altre persone ti critichino o ti rifiutino?
Hai mai rinunciato a una promozione o a un lavoro perché avrebbe richiesto un aumento del contatto con la gente?
Eviti di fare conoscenza con qualcuno perché sei preoccupato di non piacergli? Questo ha influito sul numero degli
amici che hai?
Anche in una relazione intima, alle volte non condividi i pensieri o le emozioni perché hai paura che l'altra persona
ti possa mortificare?
Se sei criticato, ci ripensi per ore, o perfino per dei giorni?
Ti sembra più difficile rispetto alle altre persone portare avanti una conversazione con qualcuno che hai appena
incontrato?
Ti senti inadeguato in situazioni sociali?
Ti senti come se non fossi interessante o divertente come le altre persone?
Come pensi di relazionarti alle altre persone? Se in maniera scarsa, perché pensi sia così?
Ti descriveresti come una persona che si assume dei rischi o intraprende una nuova attività volentieri o preferiresti
giocare sul sicuro e restare in un contesto familiare?
Vecchio 25-07-2010, 10:43   #56
Esperto
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Terapia comportamentale

C'è stato un significativo miglioramento per individui con AvPD grazie all'intervento di terapie comportamentali quali
l'esposizione graduata, l'esercizio delle abilità sociali e la desensitizzazione sistematica
(Sutherland & Frances, Gabbard & Atkinson, eds., 1996, p. 991).

L'approccio comportamentale si focalizza sul riconoscimento delle situazioni che vengono evitate e su affermazioni
su di sé negative e deprecanti. L'esercizio di gestione dell'ansia, le esperienze di socializzazione, lo sviluppo di
abilità comunicative, e l'esercizio all'assertività di base possono essere abbastanza utili (Donat, Retzlaff, 1995, p. 49).

Terapia cognitiva

Questo approccio si rivolge in maniera efficace alle distorsioni cognitive nei pazienti con AvPD riguardo il loro senso
di competenza e di valore di sé. Come la terapia comportamentale, l'approccio cognitivo aiuta gli individui con AvPD
a identificare i loro pensieri negativi di sé e l'origine di questi pensieri. Questi individui devono anche sapere che
altri combattono con problemi simili e che non sono soli (Will, Retzlaff, ed., 1995, p. 98).

Se il discorso su di sé da parte degli individui affetti da AvPD è diventato violento nell'intenzione auto-deprecatoria,
si può ottenere uno scarso progresso nella terapia se questa modalità non è alterata. Le dichiarazioni su di sé devono
essere chiaramente identificate, ai clienti va chiesto specificamente come si definiscono o come si riferiscono a loro
stessi quando si sentono inetti, inadeguati o inaccettabili. Le parole possono essere impressionanti per intensità e
cattiveria. Questo va controbattuto nel processo terapeutico con affermazioni di incoraggiamento costruttive, realistiche
e di auto-accettazione e con affermazioni dirette all'auto efficienza.

Terapia interpersonale

La terapia interpersonale aiuta a costruire la forza dell'ego necessaria per riconoscere situazioni che mettono in atto
modalità regressive. Gli individui affetti da AvPD hanno bisogno di imparare modelli maladattivi e le loro radici,
prendere la decisione di cambiare e imparare nuovi modelli. Ci sono 5 categorie di risposta terapeutica: facilitare
la collaborazione, aiutare l'individuo a imparare modelli, bloccare modalità maladattive, abilitare la volontà di
cambiare e insegnare nuovi modelli (Benjamin, 1983, p. 132)

Un obiettivo interpersonale nella terapia dovrebbe riguardare le relazioni specifiche nel passato degli individui
che sfociavano nella reazione del "bambino bruciato" di fronte alle persone e alle relazioni. Sarebbe anche importante
guardare all'esperienza interpersonale che è stata soddisfacente
Vecchio 25-07-2010, 10:45   #57
Esperto
L'avatar di Black Moon
 

Gruppi di sostegno

La terapia deve rivolgersi alla variazione e ai bisogni di diversi individui che incontrano i criteri diagnostici.
Gli individui affetti da AvPD a cui è stata insegnata la paura e la chiusura da un genitore affetto da AvPD sono molto
diversi da quelli che sono stati vittime di incesto. Per gli individui che hanno fatto esperienza di incesto, i gruppi
specifici per quel problema composti da persone con un background simile sono particolarmente utili (Stone, 1993, p. 357).

Terapia di gruppo

Se gli individui affetti da AvPD possono trarre beneficio da una terapia cognitiva, comportamentale, interpersonale e
psicodinamica, la fiducia ottenuta attraverso l'esposizione sociale sostenuta è vitale per un cambiamento significativo.
Anche se questi clienti si credono incapaci di tollerare l'ansia del processo di gruppo, tuttavia desiderano le relazioni
e hanno bisogno delle abilità che rendono possibile lo sviluppo e il mantenimento delle relazioni. La terapia di gruppo è
la modalità di terapia di preferenza, ma questi individui devono essere preparati e sostenuti durante l'ingresso in un
gruppo. La vergogna e il dubbio su di sé renderanno l'esperienza di gruppo iniziale estremamente difficile; un contatto
di supporto con un operatore fidato con cui lavorare in questo processo su base individuale può essere necessario per
gli individui affetti da AvPD per unirsi a un gruppo con successo.

Obiettivi della terapia


Per gli individui affetti da AvPD, l'obiettivo della terapia è aumentare l'autostima, accrescere la fiducia nelle relazioni
interpersonali e de-sensibilizzare le reazioni alle critiche (Sperry, 1995, p. 44). La terapia dovrebbe essere indirizzata
verso il rafforzamento di un concetto di sé di competenza. Questi individui possono imparare a bilanciare la cautela con l'azione e a sviluppare una tolleranza verso il fallimento.
Millon (Millon & Davis, 1996, pp. 281-282) crede che lo scopo ultimo dell'intervento terapeutico è di contrastare la
tendenza per gli individui affetti da AvPD a perpetuare modelli di ritiro sociale, ipervigilanza percettiva, e interferenza
cognitiva intenzionale. Egli nota, comunque, che questi individui spesso hanno una prognosi povera. Le loro abitudini e
i loro comportamenti sono pervasivi e incancreniti, come per tutti i modelli di disturbo di personalità. Essi si trovano
raramente in un ambiente di supporto che li possa aiutare a cambiare comportamento. Sono anche propensi, nella terapia,
a rivelare soltanto ciò che non porterà gli operatori o i membri del gruppo a pensare male di loro.

Come per tutti i disturbi di personalità, gli individui affetti da AvPD non possono diventare l'opposto dal punto di vista
della personalità e del temperamento. Se da un lato possono, di fatto, fare fantasie di diventare socievoli, fiduciosi ed
estroversi, lo sviluppo di una versione più funzionale dei tratti della loro personalità di base può portare a
un miglioramento sostanziale nell'esperienza soggettiva della qualità della vita. Oldham (1990, pp. 173-182)
suggerisce che lo stile più funzionale della personalità nel disturbo evitante è lo "stile di vita sensibile".
Questi individui sono a proprio agio con il familiare, stanno vicini alla famiglia e a un numero limitato di amici,
si preoccupano di ciò che gli altri pensano di loro, sono cauti e riflessivi nel trattare con gli altri, e mantengono
una riservatezza interpersonale cortese e gentile. Nelle loro case e coi loro amici, sono caldi, generosi, aperti e creativi.
L'implicazione è che questi individui possono sviluppare delle relazioni soddisfacenti e vivere con una connessione
interpersonale senza fare pressioni su se stessi per essere eccessivamente socievoli. Non devono essere estroversi per
evitare l'isolamento.
Vecchio 25-07-2010, 10:46   #58
Esperto
 

Ma non facevi prima a mettere un link al sito?
Vecchio 25-07-2010, 10:47   #59
Esperto
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Di conseguenza, è importante che gli obiettivi della terapia si rivolgano ad aspettative realistiche di cambiamento,
compreso il confronto con fantasie che non possono essere realizzate e non dovrebbero essere parte del piano della terapia.
Per esempio, un cliente maschio, single, affetto da AvPD, che faceva il falegname, sulla trentina, nelle sue fantasie
era una sorta di Elvis Presley. Sognava di possedere una Cadillac decappottabile, aveva i capelli lunghi e impomatati
all'indietro, e portava jeans stretti, camicie di seta e gioielli d'oro. Parte della sua fantasia era avere una relazione
con una bella donna giovane, alta, bionda, magra che confermasse la sua desiderabilità. Nel frattempo, un'amica alla quale
lui voleva bene ma che era bassa, bruna, pesante e non particolarmente attraente era abbastanza interessata a lui.
Questo individuo non era, nel momento in cui era in terapia, intenzionato a liberarsi dalle sue fantasie di
chi potesse essere non in modo tale da poter godere la sua vera identità. Si descriveva solitario, frustrato e triste.
I suoi sentimenti erano collegati al desiderio della versione fantastica di se stesso. Era incapace di accettare
e apprezzare ciò che era disponibile e che gli avrebbe consentito di essere molto meno solo.


Terapia di diagnosi duale

Trattamento del disturbo di personalità evitante nelle dipendenze

Gruppo C: Incidenza di disturbi co-occorrenti da abuso di sostanze

Il gruppo C ha un'alta incidenza di disturbi co-occorrenti da abuso di sostanze, anche se non alta come il Gruppo B
(Nace, O'Connell, ed., 1990, p. 184).


Gli individui con disturbi di personalità, poiché spesso non riescono ad autoregolarsi, hanno una propensione elevata
all'uso di droghe e alcol come soluzione alternativa ai problemi della vita. Questa incapacità di autoregolarsi e lo
scarso adattamento ai fattori normali di stress di solito può essere attribuito a carenze o disturbi della personalità
(Richards, 1993, pp. 227-240). Come ha detto Freud, le sostanze intossicanti tengono lontano il dolore e offrono un grado
molto desiderato di indipendenza dal mondo esterno. Con l'aiuto della droga, ognuno può chiudersi alle pressioni della
realtà e trovare rifugio in un mondo suo proprio (Khantzian, Halliday, & McAuliffe, 1990, pagina di apertura).
Gli individui affetti da AvPD sono soli, tristi, incapaci di trovare conforto in se stessi o negli altri. Sono
estremamente soggetti alla seduzione della droga e dell'alcol per avere sollievo, coraggio, evitamento del dolore.

La dipendenza può essere abbastanza avanzata con conseguenze negative significative in atto prima che gli individui
affetti da AvPD possano cominciare a prendere in considerazione di dover rinunciare all'unica fonte di conforto affidabile
che hanno nella vita.

Mentre Khantzian, et. al. (1990, p. 3) vedono la terapia di qualsiasi disturbo del carattere come la strada verso il
recupero dalla dipendenza, il loro approccio richiede anche una continua attenzione e preoccupazione perché venga mantenuta
l'astinenza e si eviti la ricaduta. La dipendenza diventa un disturbo di per sé e deve essere trattata in modo diretto.
Comunque, la terapia dei disturbi di personalità può portare a un profondo cambiamento nell'esperienza degli individui
affetti da disturbo di personalità riguardo a se stessi e al mondo che, a sua volta, può influire positivamente sul recupero
dalla dipendenza.

Droga di preferenza nel disturbo di personalità evitante


Per gli individui affetti da AvPd, la droga e l'alcol offrono una fuga/evitamento dei sentimenti dolorosi e di situazioni
che suscitano questi sentimenti. L'uso di droga aiuta a modulare l'insorgere eccessivo di pensieri di auto-deprecazione.
Alcuni individui affetti da AvPD preferiscono allucinogeni medi ad altre droghe, forse perché facilitano la fantasia.
Comunque, gli agenti sedativi e antiansia sono spesso le droghe di preferenza della maggior parte dei clienti con AvPd
(Richards, 1993, p. 269). Se i sedativi-ipnotici calmano l'ansia, gli stimolanti o i PCP possono offrire un senso di forza
o di vulnerabilità ridotta. La droga di preferenza per questi individui sarà qualsiasi cosa che dia loro un senso di
efficienza e permetta loro di credere che possono essere attraenti ed efficaci dal punto di vista interpersonale.

Molti individui affetti da AvPD sviluppano anche comportamenti compulsivi che si collegano alla valorizzazione
dell'apparenza, della fantasia e del conforto di se stessi. Possono iniziare una terapia per lo shopping compulsivo,
comportamenti sessuali compulsivi, e disturbi alimentari in atto e anche per la dipendenza da droga o alcol. L'astinenza,
perché sia efficace, dovrà riguardare tutti i comportamenti auto-distruttivi e anche l'uso di droga e alcol.
Terapia di diagnosi duale nel disturbo di personalità evitante


La terapia di diagnosi duale per gli individui affetti da AvPD deve considerare la funzione della loro dipendenza,
compresa la droga di preferenza, nel contesto della loro psicopatologia della personalità (Richards, 1993, p. 278).
Se questi individui possono ammettere l'abuso di droga, saranno propensi a rifiutare di riconoscere la realtà del
significato della loro dipendenza (Richards, 1993, pp. 238-239). Essi raggiungono un certo senso di controllo del loro
comportamento dipendente, nonostante le conseguenze negative. La chiave che ha aperto la porta agli eccessi per gli
individui pre-dipendenti con AvPD sono state le buone sensazioni che hanno imparato a creare, e ricreare ripetutamente,
attraverso un'attività di un uso di droga determinato da loro stessi (Milkman & Sunderwirth, 1987, p. 16). Hanno imparato
a sentirsi felici manipolando gli stati delle emozioni piuttosto che affrontando la realtà esterna (Hoskins, 1989, p. 37).
Oppure, in alternativa, possono cercare di affrontare la realtà esterna con un coraggio indotto dal farmaco o con una
fiducia indotta dalla droga. In ogni caso, questi individui stanno modificando le loro sensazioni problematiche senza
influenzarne le cause. La loro dipendenza è una soluzione magica al dolore della vita (Peele, 1985, p. 120). Come tali,
saranno piuttosto resistenti alla perdita della loro droga di preferenza.

Salzman (Mule, ed., 1981, pp. 346-347) crede che le forze interiori che danno inizio e sostengono la dipendenza sono
l'immaturità, la tendenza alla fuga e la grandiosità. Devono essere appresi dei nuovi modi per gestire sensazioni di
mancanza di forza e incapacità oltre alla compulsività. Uno stile di vita non dipendente include una consapevolezza che
le sensazioni negative, i problemi insolubili e un senso di soddisfazione inadeguato non scompariranno mai del tutto.
Per muoversi oltre la dipendenza, gli individui devono avere la volontà di tollerare le incertezze della vita e devono
credere di avere la forza per generare soddisfazioni positive per se stessi (Peele, 1985, p. 156).

La terapia di gruppo di diagnosi duale può rivolgersi ai problemi di dipendenza e anche permettere che abbia luogo
l'azione correttiva di un'esperienza di gruppo positiva per gli individui affetti da AvPD. I pari possono mettere a
confronto aspettative non realistiche, normalizzare molte sensazioni dolorose condividendo le proprie e dare sostegno
per il cambiamento di comportamento.

L'impatto dei gruppi dei 12 Passi può essere abbastanza forte da permettere agli individui affetti da AvPD di cercare la
propria forza nella comunità di recupero piuttosto che nella dipendenza. Comunque, un'integrazione positiva nel processo
di recupero dei 12 Passi può richiedere sostegno ed incoraggiamento da parte degli operatori per essere d'aiuto in qualsiasi
esperienza negativa iniziale possa capitare e per contrastare la propensione di questi individui a ritirarsi e a evitare
le esperienze interpersonali che inducono ansia.

Il confronto che è comune nella terapia contro l'abuso di sostanze può dare un senso di sconfitta a questi individui e
sopraffare le loro difese. Gli individui affetti da AvPD sanno già che non può essere tollerato rinunciare con sconfitta
e umiliazione. Il confronto dovrebbe essere modificato ed essere di maggior sostegno rispetto a individui che hanno maggior
fiducia in se stessi.

L'astinenza non dovrebbe essere un prerequisito alla terapia. Gli individui affetti da AvPD credono di poter fare molto
poco e sono portati a definirsi incapaci di raggiungere gli obiettivi. Dato che sono inclini alla rinuncia, l'astinenza
come obiettivo può permettere agli operatori di incoraggiare la fiducia in se stessi per i clienti con AvPD attraverso
obiettivi di terapia gestibili. Piccoli cambiamenti costanti possono aiutare questi individui a credere di poter
raggiungere l'astinenza come obiettivo a lungo termine.
Vecchio 25-07-2010, 10:48   #60
Esperto
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Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith Visualizza il messaggio
Ma non facevi prima a mettere un link al sito?
oh Dio è vero cavolo scusate ma so rinco. mi so svegliata da poco e poi ho tutto questo scritto su un file di testo e il link non lo trovo più
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