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20-04-2009, 15:37
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#21
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Banned
Qui dal: Sep 2008
Messaggi: 1,979
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Quote:
Originariamente inviata da calivero
Disturbo evitante di personalità
L'evitante desidera delle strette relazioni interpersonali ma ne è anche spaventato.
Questi individui evitano i rapporti e le occasioni sociali perchè temono l'umiliazione connessa con il fallimento ed il dolore connesso con il rifiuto.
Diversi studi sembrano dimostrare che la personalità schizoide è una variante del disturbo evitante di personalità, e che alcuni elmenti della fobia sociale generalizzata e del disturbo evitante siano sovrapponibili e che quindi questi 2 disturbi probabilmente fanno parte di uno spettro che fa da ponte tra l'asse I e l'asse II.
I criteri diagnostici del DSM-IV per il disturbo evitante di personalità sono:
Un quadro pervasivo di inibizione sociale, sentimenti di inadeguatezza, e ipersensibilità al giudizio negativo, che compare entro la prima età adulta, e che comprende almeno 4 dei seguenti elementi:
1) evita attività lavorative che implicano un significativo contatto interpersonale, poichè teme di essere criticato, disapprovato o rifiutato
2) è riluttante nell'entrare in relazione con persone, a meno che non sia certo di piacere
3) è inibito nelle relazioni intime per il timore di essere umiliato o ridicolizzato
4) si preoccupa di essere criticato o rifiutato in situazioni sociali
5) è inibito in situazioni interpersonali nuove per sentimenti di inadeguatezza
6) si vede come socialmente inetto, personalmente non attraente, o inferiore agli altri
7) è insolitamente riluttante ad assumere rischi personali o ad ingaggiarsi in qualsiasi nuova attività, perchè questo può rilevarsi imbarazzante
Psicoanaliticamente parlando
La timidezza e l'evitamento difendono nei confronti dell'imbarazzo, dell'umiliazione, del rifiuto e del fallimento.
La vergona sembra essere un'esperienza affettiva centrale per questi pazienti, i quali temono ogni situazione in cui si trovano costretti a rivelare aspetti di sé che li rendono vulnerabili (e per questo si nascondono).
Questi individui si vedono deboli, incapaci di competere, fisicamente o mentalmente inadeguati, disordinati, disgustosi, incapaci di controllare le funzioni corporee o esibizionisti.
Questo disturbo sembra derivare da molte differenti esperienze evolutive in varie età, dato che la vergogna è presente già dall'ottavo mese di vita, quando c'è l'angoscia per la presenza di un estraneo.
Gli individui con uno stile di attaccamento evitante di solito da bambini si sono sentiti rifiutati dai caregiver e per questo in età adulta hanno paura a sviluppare relazioni d'amore.
Altre aggiunte (probabile ripetizione x alcuni punti)
Nella popolazione generale si colloca tra lo 0,5 e l’1%. Sale però al 10% in campioni di pazienti ambulatoriali in cliniche per malattie mentali.
Il comportamento evitante spesso inizia nell’infanzia e nella fanciullezza con timidezza, isolamento, e timore degli estranei e situazioni nuove.
Sebbene la timidezza nella fanciullezza sia spesso un precursore del Disturbo Evitante, nella maggior parte degli individui tende a svanire gradualmente con la crescita. Al contrario, gli individui che sviluppano il Disturbo Evitante di Personalità possono diventare progressivamente più timidi ed evitanti durante l’adolescenza e la prima età adulta quando le relazioni sociali con persone nuove diventano particolarmente importanti. Con l’andare del tempo tuttavia, i tratti di personalità evitanti tendono ad attenuarsi.
Questo disturbo caratterizza un gruppo di individui con ritiro sociale distinti dai pazienti schizoidi. Il paziente evitante, diversamente da quello schizoide, desidera delle strette relazioni interpersonali ma ne è anche spaventato.
Questi individui evitano le relazioni e le occasioni sociali perché temono l’umiliazione connessa con il fallimento ed il dolore connesso con il rifiuto. Il loro desiderio di relazioni non può essere immediatamente evidente per il loro modo di presentarsi timido e schivo.
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Mi riconosco in tutto dall'inizio alla fine, a cominciare dalla prima frase, il desiderare delle strette relazioni interpersonali ma esserne allo stesso tempo spaventato...
Mi riconosco nell'evitamento dei rapporti e delle occasioni sociali per timore dell'umiliazione connessa con il fallimento ed il dolore connesso con il rifiuto.
L'unica cosa in cui non mi rivedo è la sensazione di essere inferiore agli altri, fisicamente o mentalmente... non mi sento disgustoso... tranne ovviamente nel vedermi socialmente inetto... in quello sì mi sento inadeguato e inferiore rispetto a tutti... ma proprio rispetto a tutti tutti... :cry:
Quote:
Originariamente inviata da knulp
Le caratteristiche essenziali del Disturbo Evitante di Personalità sono una modalità diffusa di inibizione sociale, sentimenti di inadeguatezza e ipersensibilità al giudizio degli altri.
I pazienti con disturbo evitante hanno un forte desiderio di stabilire relazioni intime con gli altri a cui si accompagna una costante paura di essere criticati, disapprovati o rifiutati. Considerano le reazioni negative degli altri come giustificate, senza riuscire a formulare ipotesi alternative.
I pazienti evitanti non hanno criteri interiori con cui giudicare se stessi in modo positivo; al contrario, confidano unicamente nella percezione dei giudizi degli altri. Interpretano il rifiuto come causato esclusivamente dalla loro inadeguatezza e questo confermerebbe la loro convinzione di non essere amabili. La prospettiva del rifiuto è talmente dolorosa e inaccettabile che preferiscono tenersi a distanza dalle persone che, avvicinandosi, potrebbero scoprire la loro reale natura (negativa).
Ne consegue la tendenza ad evitare e a fuggire i rapporti con gli altri, soprattutto se essi implicano un certo coinvolgimento emotivo. L’evitamento, se da un lato allevia stati d’animo negativi legati al timore di sentirsi imbarazzato e umiliato in presenza di altri, dall’altro conduce al ritiro in una solitudine vissuta con tristezza. Il paziente evitante, infatti, soffre spesso di depressione. Una volta solo, intraprende attività che momentaneamente lo gratificano e lo proteggono dal contatto interpersonale. Tuttavia, quando prende consapevolezza che questo è il segno dell’incapacità a vivere una vita come gli altri, si deprime profondamente.
Un’emozione centrale del disturbo evitante è la vergogna: le situazioni sociali devono essere evitate perché è lì che le loro inadeguatezze sono esposte alla vista di tutti. I pazienti evitanti possono agire con inibizione, avere difficoltà a parlare di sé e trattenere sentimenti intimi per timore di esporsi, di essere ridicolizzati o umiliati.
Spesso la diagnosi può essere confusa con quella di fobia sociale, ma il disturbo evitante prevede un sentimento di ansia generalizzato a tutte le interazioni con gli altri e un forte senso di estraneità rispetto al mondo esterno, che in genere non riguarda i social fobici. Gli evitanti si sentono come alieni sulla terra, diversi dagli altri, incapaci di condividere i loro sentimenti, distanti, inferiori; è come se vedessero la vita degli altri scorrere dietro a un vetro, ma si rendessero conto che loro non saranno mai “dentro” a quella vita “normale”.
Il disturbo evitante di personalità non ha un’ottima prognosi, ma risponde abbastanza bene alla terapia cognitivo-comportamentale a medio-lungo termine (da 1 a 2 anni).
fonte: http://www.ipsico.org/disturbo_evita...sonalit%E0.htm
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Anche in quest'altra descrizione mi rivedo completamente... anche nella sensazione di vedere la vita degli altri scorrere dietro a un vetro, e di essere incapace di entrare "dentro" quella vita "normale"...
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20-04-2009, 16:24
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#22
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Esperto
Qui dal: Jul 2008
Messaggi: 4,959
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anch'io mi riconosco un poco in queste parole, ma penso di avere più che altro una specie di "stile evitante".
da wikipedia:
Quote:
La personalità evitante può essere pensata come l'attraversamento di un "ponte" tra il sano e il patologico. Lo stile evitante è all'estremità della parte sana, mentre il disturbo evitante di personalità giace all'estremità della parte non sana.
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Ecco penso di essere all'inizio del ponte...azz, speriamo di fermarci prima di arrivare dall'altra parte.
Non sto rinchiuso in casa, ma a volte mi si attiva quello che ho chiamato "il ciclo perverso della vergogna", che mi spinge a evitare/rimandare anche cose importantissime.
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20-04-2009, 16:36
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#23
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Esperto
Qui dal: Jan 2009
Messaggi: 780
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Su questo ho letto un articolo che evidenzia come tra i genitori dei pazienti con fobia sociale generalizzata si riscontra una percentuale di persone con diagnosi di disturbo evitante di personalità molto superiore sia alla media sia nei confronti di genitori di pazienti con fobia sociale specifica (es. fobia di parlare in pubblico).
Ciò avvalorerebbe l'ipotesi sia dell'ereditarietà della FS sia che questa e il disturbo evitante non siano altro che la stessa patologia con diverso livello di gravità.
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20-04-2009, 16:38
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#24
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Banned
Qui dal: Sep 2008
Messaggi: 1,979
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Quote:
Originariamente inviata da claudioqq
Su questo ho letto un articolo che evidenzia come tra i genitori dei pazienti con fobia sociale generalizzata si riscontra una percentuale di persone con diagnosi di disturbo evitante di personalità molto superiore sia alla media sia nei confronti di genitori di pazienti con fobia sociale specifica (es. fobia di parlare in pubblico).
Ciò avvalorerebbe l'ipotesi sia dell'ereditarietà della FS sia che questa e il disturbo evitante non siano altro che la stessa patologia con diverso livello di gravità.
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Secondo me non avvalora l'ipotesi dell'ereditarietà, ma bensì quello dell'influenza dell'ambiente socio-familiare. Per fare un esperimento realmente scientifico occorrerebbe prendere dei figli di pazienti DEP e affidarli a genitori sani ed equilibrati fin dalla nascita. Quindi, confrontare come sono cresciuti questi bambini e quelli che sono stati cresciuti dai genitori DEP. Il risultato quale sarà secondo voi? :wink:
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20-04-2009, 16:45
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#25
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Esperto
Qui dal: Jan 2009
Messaggi: 780
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Originariamente inviata da moon-watcher
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Originariamente inviata da claudioqq
Su questo ho letto un articolo che evidenzia come tra i genitori dei pazienti con fobia sociale generalizzata si riscontra una percentuale di persone con diagnosi di disturbo evitante di personalità molto superiore sia alla media sia nei confronti di genitori di pazienti con fobia sociale specifica (es. fobia di parlare in pubblico).
Ciò avvalorerebbe l'ipotesi sia dell'ereditarietà della FS sia che questa e il disturbo evitante non siano altro che la stessa patologia con diverso livello di gravità.
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Secondo me non avvalora l'ipotesi dell'ereditarietà, ma bensì quello dell'influenza dell'ambiente socio-familiare. Per fare un esperimento realmente scientifico occorrerebbe prendere dei figli di pazienti DEP e affidarli a genitori sani ed equilibrati fin dalla nascita. Quindi, confrontare come sono cresciuti questi bambini e quelli che sono stati cresciuti dai genitori DEP. Il risultato quale sarà secondo voi? :wink:
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Magari l'avessero fatto ai miei tempi....
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20-04-2009, 16:48
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#26
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Banned
Qui dal: Sep 2008
Messaggi: 1,979
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Originariamente inviata da claudioqq
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Originariamente inviata da moon-watcher
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Originariamente inviata da claudioqq
Su questo ho letto un articolo che evidenzia come tra i genitori dei pazienti con fobia sociale generalizzata si riscontra una percentuale di persone con diagnosi di disturbo evitante di personalità molto superiore sia alla media sia nei confronti di genitori di pazienti con fobia sociale specifica (es. fobia di parlare in pubblico).
Ciò avvalorerebbe l'ipotesi sia dell'ereditarietà della FS sia che questa e il disturbo evitante non siano altro che la stessa patologia con diverso livello di gravità.
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Secondo me non avvalora l'ipotesi dell'ereditarietà, ma bensì quello dell'influenza dell'ambiente socio-familiare. Per fare un esperimento realmente scientifico occorrerebbe prendere dei figli di pazienti DEP e affidarli a genitori sani ed equilibrati fin dalla nascita. Quindi, confrontare come sono cresciuti questi bambini e quelli che sono stati cresciuti dai genitori DEP. Il risultato quale sarà secondo voi? :wink:
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Magari l'avessero fatto ai miei tempi....
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Figurati quanto l'ho desiderato io! Avere altri genitori è sempre stato il mio sogno! Ma proprio altri! La mia idea era che qualunque altro genitore sarebbe stato migliore di loro!
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20-04-2009, 17:45
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#27
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Principiante
Qui dal: Apr 2006
Messaggi: 46
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Quote:
Originariamente inviata da moon-watcher
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Originariamente inviata da claudioqq
Su questo ho letto un articolo che evidenzia come tra i genitori dei pazienti con fobia sociale generalizzata si riscontra una percentuale di persone con diagnosi di disturbo evitante di personalità molto superiore sia alla media sia nei confronti di genitori di pazienti con fobia sociale specifica (es. fobia di parlare in pubblico).
Ciò avvalorerebbe l'ipotesi sia dell'ereditarietà della FS sia che questa e il disturbo evitante non siano altro che la stessa patologia con diverso livello di gravità.
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Secondo me non avvalora l'ipotesi dell'ereditarietà, ma bensì quello dell'influenza dell'ambiente socio-familiare. Per fare un esperimento realmente scientifico occorrerebbe prendere dei figli di pazienti DEP e affidarli a genitori sani ed equilibrati fin dalla nascita. Quindi, confrontare come sono cresciuti questi bambini e quelli che sono stati cresciuti dai genitori DEP. Il risultato quale sarà secondo voi? :wink:
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Il fattore ereditario è più importante del fattore ambientale-
Io sono evitante grave e ho fratelli sani addirittura estroversi così come ho letto di altri utenti del forum.
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20-04-2009, 18:05
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#28
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Banned
Qui dal: Sep 2008
Messaggi: 1,979
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Quote:
Originariamente inviata da Aygo
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Originariamente inviata da moon-watcher
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Originariamente inviata da claudioqq
Su questo ho letto un articolo che evidenzia come tra i genitori dei pazienti con fobia sociale generalizzata si riscontra una percentuale di persone con diagnosi di disturbo evitante di personalità molto superiore sia alla media sia nei confronti di genitori di pazienti con fobia sociale specifica (es. fobia di parlare in pubblico).
Ciò avvalorerebbe l'ipotesi sia dell'ereditarietà della FS sia che questa e il disturbo evitante non siano altro che la stessa patologia con diverso livello di gravità.
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Secondo me non avvalora l'ipotesi dell'ereditarietà, ma bensì quello dell'influenza dell'ambiente socio-familiare. Per fare un esperimento realmente scientifico occorrerebbe prendere dei figli di pazienti DEP e affidarli a genitori sani ed equilibrati fin dalla nascita. Quindi, confrontare come sono cresciuti questi bambini e quelli che sono stati cresciuti dai genitori DEP. Il risultato quale sarà secondo voi? :wink:
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Il fattore ereditario è più importante del fattore ambientale-
Io sono evitante grave e ho fratelli sani addirittura estroversi così come ho letto di altri utenti del forum.
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Si tratta di un disturbo multifattoriale. In alcuni casi ha più importanza il fattore ambientale, in altri quello genetico.
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07-07-2009, 18:12
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#29
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Esperto
Qui dal: Apr 2009
Ubicazione: Salerno
Messaggi: 654
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Terapia Psicologica del Disturbo Evitante di Personalità
Il disturbo evitante di personalità viene trattato, in psicologia emotocognitiva, alla stregua di una forma pervasiva di fobia sociale. Spesso lo psicologo non interviene direttamente sui sintomi del disturbo in sé ma soprattutto sui sintomi associati, definibili e riconoscibili concretamente anche dal paziente.
Quello che si tenta di ottenere è il miglioramento soltanto delle aree che il paziente vuole risolvere ovvero dove riscontra un problema (umore depressione, sintomi d'ansia, fobie, attacchi di panico, problemi relazionali, affettivi, sessuali, ecc.).
La risoluzione di ciò che provoca disagio oggi è possibile in tempi piuttosto brevi con interventi psicologici mirati secondo le nuove tecniche prodotte dall'indirizzo di psicologia emotocognitiva. Siamo quindi in grado di portare a remissione la maggior parte dei sintomi e disturbi.
Grazie a questo intervento mirato scardiniamo anche il loop disfunzionale che mantiene il problema principale. Ciò è possibile poiché le tecniche di trattamento dei sintomi specifici fanno leva su i comportamenti, le azioni ed i pensieri disfunzionali che avvengono nel qui-e-ora, quindi facilmente individuabili. Modificare un comportamento od un pensiero disfunzionali significa far crollare i processi che tendono a mantenere ed aggravare il sintomo e quindi a fornire un nuovo modo di percepire se stessi e gli altri. Come reazione a catena si evidenzia un miglioramento generale delle condizioni di vita del paziente ed una modificazione anche dei principali sintomi che sostengo la diagnosi di disturbo evitante di personalità. Lo psicologo utilizza le stesse risorse del paziente, compresa la tendenza all'evitamento, spostando l'uso dell'evitamento da contro se stesso a "in favore del paziente".
Il trattamento è di media durata e con alte aspettative di efficacia.
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07-07-2009, 19:18
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#30
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Esperto
Qui dal: Apr 2009
Ubicazione: Salerno
Messaggi: 654
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Sistema di valori del disturbo evitante:
Il disturbo di personalità evitante è la rappresentazione tipologica di un particolare sistema di valori patologico(vedi Il resoconto stoico sul perché le persone si comportano male). Le passioni elencate sotto (derivate soprattutto da Beck, Freeman, and associates, pp. 43-44) hanno come loro oggetti quelle cose indifferenti che la personalità evitante tipicamente e scorrettamente giudica buone e cattive. Io farei riferimento alla Psicologia evolutiva e alla Genetica del comportamento per la spiegazione scientifica dell'origine di questi impulsi.
Passioni:
Desideri - Passioni
• Accettazione
• Essere vicino agli altri
• Vivere all'altezza del proprio potenziale
• Senso di padronanza che deriva dalla realizzazione
• Introspezione
• Sensibilità
• Troppa consapevolezza dei sentimenti
• Aspettative basse
• Rimanere ai margini del gruppo
Paure - Angosce
• Essere ferito
• Non avere successo
• Essere coinvolti
• Essere socialmente inetti
• Essere incompetente nelle situazioni di studio e di lavoro
• Essere criticati
• Essere sminuiti
• Essere trovato non interessante
• Non valere
• Non essere amabile
• Sensazioni spiacevoli
• Fare cose nuove
• Situazioni spiacevoli
• Pensieri spiacevoli
• Essere scoperti come impostori
• Essere valutati
• Essere mortificati
• Attrarre l'attenzione
• Nuove responsabilità sul lavoro
• Ricerca del miglioramento
• Fallimento
• Rappresaglie
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Ultima modifica di morningsheep; 07-07-2009 a 19:31.
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07-07-2009, 19:21
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#31
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Esperto
Qui dal: Apr 2009
Ubicazione: Salerno
Messaggi: 654
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Prospettiva dimensionale del disturbo evitante:
Ecco un profilo ipotetico, in termini del modello dei cinque fattori di personalità, per il disturbo di personalità evitante (speculativamente costruito da McCrae, 1994, pg. 306):
Nevrosi alta:
Manifestazioni croniche negative, che includono ansia, paura, tensione, irritabilità, rabbia, abbattimento, disperazione, colpa, vergogna, difficoltà ad inibire gli impulsi: per esempio mangiare, bere, o spendere soldi, credenze irrazionali, per esempio aspettative non realistiche, domande perfezionistiche del sé, pessimismo immotivato, preoccupazioni somatiche infondate, incapacità e dipendenza da altri per avere supporto emotivo e per prendere decisioni.
Estroversione bassa:
Isolamento sociale, distacco interpersonale, e mancanza di reti di supporto; affettività appiattita, mancanza di gioia e gusto per la vita; riluttanza ad asserire il sé e ad assumere ruoli di leader, anche quando qualificati; inibizione sociale e timidezza.
Apertura alta
Preoccupazione per le fantasie e i sogni ad occhi aperti, mancanza di senso pratico, pensiero eccentrico (ovvero credenza nei fantasmi, nella reincarnazione, negli ufo), identità diffusa e obiettivi che cambiano: per esempio aderire a un culto religioso, suscettibilità agli incubi e agli stati di coscienza alterata, ribellione sociale e non conformità che possono interferire con l'avanzamento sociale e professionale.
Capacità di accordo alta:
Credulità, fiducia indiscriminata negli altri, candore e generosità eccessiva a detrimento del proprio interesse; incapacità di far fronte agli altri e di reagire; persona di cui è facile approfittarsi.
Coscienziosità alta:
Tendenza a raggiungere risultati troppo alti, assorbimento nel lavoro maniacale, che può causare l'esclusione della famiglia, e degli interessi sociali e personali; compulsività, compresa la pulizia eccessiva, l'ordine e l'attenzione al dettaglio, una auto-disciplina rigida e un'incapacità a mettere da parte i compiti e rilassarsi; mancanza di spontaneità, troppi scrupoli nel comportamento morale.
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07-07-2009, 19:33
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#32
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Esperto
Qui dal: Apr 2009
Ubicazione: Salerno
Messaggi: 654
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Ho commesso un'imprecisione nel copiarlo, le passioni sono le caratteristiche di entrambi gli elenchi.
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07-07-2009, 20:12
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#33
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Esperto
Qui dal: Dec 2007
Ubicazione: nella vera capitale d'Italia
Messaggi: 10,358
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il famoso big five!
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08-07-2009, 16:31
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#34
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Principiante
Qui dal: Jun 2009
Messaggi: 8
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il mio ritratto.
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Ultima modifica di skazzat issima; 11-01-2021 a 12:49.
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08-07-2009, 17:06
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#35
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Principiante
Qui dal: May 2009
Messaggi: 55
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Io a questo punto, però, vorrei capire due cose:
1. per quanto riguarda la paura del rifiuto, può questa essere la causa di reazioni impreviste e violente da parte del soggetto evitante?
e ancora:
2. conoscete casi di gente che è guarita da questa malattia?
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08-07-2009, 19:20
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#36
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Esperto
Qui dal: Dec 2007
Ubicazione: nella vera capitale d'Italia
Messaggi: 10,358
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Quote:
Originariamente inviata da illusione
Io a questo punto, però, vorrei capire due cose:
1. per quanto riguarda la paura del rifiuto, può questa essere la causa di reazioni impreviste e violente da parte del soggetto evitante?
e ancora:
2. conoscete casi di gente che è guarita da questa malattia?
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1) mmm no, solitamente no, il vero evitante evita e soffre in silenzio
2) no, cioè si uno di sto forum si... ma mi sa che non era un very evitant
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13-07-2009, 12:08
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#37
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Esperto
Qui dal: Apr 2009
Ubicazione: Salerno
Messaggi: 654
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Nel contatto con gli altri, il DEP si sente inadeguato, ne teme il giudizio negativo, è inibito, e prova emozioni di ansia e vergogna, tipiche delle componenti fobiche della personalità. Vive in modo più o meno pervasivo un senso di estraneità nei rapporti duali, e di esclusione da quelli gruppali, non riesce a provare un pieno ed appagante senso di condivisione e di appartenenza.
[...]
L'evitante ha una rappresentazione di diversità e/o di inadeguatezza personale che vive come uno stato di fatto, più o meno doloroso, una realtà con cui confrontarsi nella vita; ha la percezione stabile dell'impossibilità a condividere e/o appartenere al mondo sociale e relazionale.
[...] Prevale una sensazione di solitudine, estraneità e lontananza dal mondo che, alla lunga, diviene egodistonica e conduce il soggetto a cercare il contatto con gli altri.
La percezione di inadeguatezza e/o diversità tende a riacutizzarsi a partire dal confronto sociale e dalla percezione di emozioni negative di esclusione, impaccio e vergogna. Questo stato tuttavia può ancora presentarsi in forma controllata ed essere gestito attraverso strategie di evitamento del problema e/o esitare in cicli di estraneità che rinforzeranno alla lunga la percezione di diversità e inadeguatezza, i deficit metarappresentazionali e il senso di non appartenenza.
[...] Le immagini anticipatorie di eventi relazionali vanno quasi sempre in direzione dell'evento temuto, e conducono verso cicli interpersonali che rinforzano le convinzioni disfunzionali. [...] Il risultato sarà un progressivo distanziamento dalle relazioni. L'evitamento protratto, a sua volta, rinforzerà l'inibizione sociale, l'autostima negativa e i deficit metarappresentazionali.
Quando lo stato temuto si verifica, come una sorta di profezia che si autoavvera (per via dei cicli interpersonali e dei deficit), assume le sembianze di un destino crudele e ineluttabile, una condizione di vita perenne, dolorosa e inaccettabile, vissuta con rabbia e umiliazione. Da qui, la fuga dagli stati problematici attraverso soluzioni solitarie di ripiego nel mondo delle fantasie e/o in attività di gratificazione che, al momento, leniscono la sofferenza ma che, alla lunga, divengono anch'essi stati problematici riacutizzando il senso di inettitudine e di non appartenenza, alimentando i deficit metarappresentazionali e riattivando il circuito.
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Ultima modifica di morningsheep; 13-07-2009 a 12:20.
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13-07-2009, 12:33
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#38
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Principiante
Qui dal: May 2009
Messaggi: 55
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Quote:
Originariamente inviata da morningsheep
Nel contatto con gli altri, il DEP si sente inadeguato, ne teme il giudizio negativo, è inibito, e prova emozioni di ansia e vergogna, tipiche delle componenti fobiche della personalità. Vive in modo più o meno pervasivo un senso di estraneità nei rapporti duali, e di esclusione da quelli gruppali, non riesce a provare un pieno ed appagante senso di condivisione e di appartenenza.
[...]
L'evitante ha una rappresentazione di diversità e/o di inadeguatezza personale che vive come uno stato di fatto, più o meno doloroso, una realtà con cui confrontarsi nella vita; ha la percezione stabile dell'impossibilità a condividere e/o appartenere al mondo sociale e relazionale.
[...] Prevale una sensazione di solitudine, estraneità e lontananza dal mondo che, alla lunga, diviene egodistonica e conduce il soggetto a cercare il contatto con gli altri.
La percezione di inadeguatezza e/o diversità tende a riacutizzarsi a partire dal confronto sociale e dalla percezione di emozioni negative di esclusione, impaccio e vergogna. Questo stato tuttavia può ancora presentarsi in forma controllata ed essere gestito attraverso strategie di evitamento del problema e/o esitare in cicli di estraneità che rinforzeranno alla lunga la percezione di diversità e inadeguatezza, i deficit metarappresentazionali e il senso di non appartenenza.
[...] Le immagini anticipatorie di eventi relazionali vanno quasi sempre in direzione dell'evento temuto, e conducono verso cicli interpersonali che rinforzano le convinzioni disfunzionali. [...] Il risultato sarà un progressivo distanziamento dalle relazioni. L'evitamento protratto, a sua volta, rinforzerà l'inibizione sociale, l'autostima negativa e i deficit metarappresentazionali.
Quando lo stato temuto si verifica, come una sorta di profezia che si autoavvera (per via dei cicli interpersonali e dei deficit), assume le sembianze di un destino crudele e ineluttabile, una condizione di vita perenne, dolorosa e inaccettabile, vissuta con rabbia e umiliazione. Da qui, la fuga dagli stati problematici attraverso soluzioni solitarie di ripiego nel mondo delle fantasie e/o in attività di gratificazione che, al momento, leniscono la sofferenza ma che, alla lunga, divengono anch'essi stati problematici riacutizzando il senso di inettitudine e di non appartenenza, alimentando i deficit metarappresentazionali e riattivando il circuito.
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ok, interessante
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13-12-2009, 16:58
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#39
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Principiante
Qui dal: Dec 2009
Ubicazione: Arquata Scrivia
Messaggi: 39
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Non evito mai qualcuno senza chiedermi il perchè...
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05-01-2010, 18:37
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#40
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Principiante
Qui dal: Nov 2009
Messaggi: 12
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ragazzi ma voi vi fidate della diagnosi fatta dal vostro dottote a proposito del disturbo evitante cioe dopo che vi ha detto che eravate evitante cosa avete fatto? siete andati su internet x vedere cosa era avete cambiato psichiatra...?
poi quale la miglior cura per questo disturbo antidepressivi + terapia cioe gli antidepressivi servono indispensaibli ?
che cura avete fatto voi? nel senso cognitiva e per quanti anni oppure farmacologica e ecc ecc perche io vorrei trovare la strada migliore per distruggere questa cosa io ho fatto 2 anni di terapia cognitiva( cosi dice a mia psicologa non so se è vero...)+ farmacologica (fevarin) quando ho smesso i farmaci aprite cielo sn caduto talmente in basso bo 1 po sono peggiorato e questo mi dispiace perche so che se fossi andato da uno psicologo diverso mi sarei rimesso subito in piedi per ricominciare a riprendere la mia vita ora la mia vita è ridotta al osso
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Ultima modifica di andrea7; 06-01-2010 a 22:29.
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