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Vecchio 07-06-2012, 20:27   #1
Esperto
L'avatar di Pluvia
 

L'università è finita e si è preclusa per me ogni possibilità di conoscere qualcuno. Comincia l'estate, c'è voglia di uscire di casa, sedersi sui prati, guardare i coloratissimi fiori e gli insetti che vi si posano volteggiando, fare nuove amicizie... comincia l'estate e inizia anche l'oratorio feriale. Già, e se vi facessi l'animatore? Ci sarebbero tanti bambini, tanti ragazzi della mia età e tante possibili conocenze, e basta solitudine.
...Ma sarà davvero cosi'? D'altronde questa è la più rosea delle aspettative che mi impedisce di guardare la realtà per quello che è: io sono un sociofobico che si troverà davanti una miriade di individui sconosciuti, il più dei quali non è minimamente interessato a me. Io ce la farò? O rimarrò come un cretino, sotto al sole cocente, ridotto a sentire continuamente le grida dei bambini, per nulla dissimile a un filo d'erba, statico, silente, passivo, ferito dai passaggi della gente? Già mi ci vedo...che devo fare, ne sarò all'altezza o sarà l'ennesimo fallimento? So che devo pensare positivo e puntare al successo, ma come tutti i sociofobici temo le situazioni potenzialmente "pericolose" (anche se solo nella mia immaginazione), e non potrò tollerare la tristezza, i muti rifiuti, gli indici della gente che mi puntano e dicono:"Quello è un solitario"(senza che nessuno mai pensi:"è solo timido"). Per di più, non so voi, le mie paure riguardano anche il trovarsi in luoghi sconosciuti: spesso quando mi ci trovo aspetto l'arrivo di altre persone e le seguo muovendomi con loro.
Riguardo l'oratorio c'è altro che mi turba: orribili ricordi e passate esperienze.
Avevo più o meno sei anni quando mia madre mi iscrisse all'oratorio feriale per la prima volta: ero un angioletto, tenero, buono, dolce e tranquillo, per nulla avrei presagito cio che sarebbe successo. Al suo interno era un inferno: i bambini si insultavano, picchiavano, rubavano l'uno le cose dell'altro quotidianamente, non c'era alcun controllo e l'oratorio era comunque troppo grande. Era tutto troppo diverso rispetto al mondo iperprotettivo della scuola e della famiglia, io ero troppo innocente e sopratutto timido. Probabilmente il male della fobia sociale si era gia instillato in me prima di quel periodo nonostante la tenera età, non c'era alcun mio compagnetto di scuola e fare amicizia era già allora piuttosto difficile. Ero incredibilmente negato per ogni tipo di attività sportiva e gioco, non era perciò per me possibile ricercare la "gloria" e il successo conducendo la mia squadra alla vittoria, nè avevo alcuna voglia di vedermi inferiore rispetto agli altri in ogni gioco, ogni volta.
Desolato e afflitto mi rintanavo barcollando negli angoli più reconditi oppure nei bagni, dove la sporcizia e l'odore acre e nauseabondo avrebbero respinto chiunque, e, crollato per terra, adagiata la schiena alla parete, portate le ginocchia al petto raggomitolandomi, abbracciate le gambe, reclinata e abbandonata la testa in avanti, piangevo. Non c'era freno alle lacrime e non mi preoccupavo minimamente di limitare i lamenti. Volevo essere abbracciato, desideravo che qualcuno vedendomi mi prendesse sollevandomi da terra e mi coccolasse tranquillizzandomi, desideravo strofinarmi sul suo petto come un micino, asciugarmi le lacrime e sentire il calore di una persona amica, e dopo aver imbracciato il suo collo non mollarlo più. Ma nei momenti peggiori, in quelli in cui avevo più che mai bisogno dell'aiuto degli altri, sono sempre stato solo: nel buio e nella tristezza con gli occhi tremanti e voce flebile invano chiamavo la mamma.
Lei stessa il giorno dopo mi ci riportava: al cancello la fermavo pregandola, le stringevo la gonna con le mani e abbracciandole le ginocchia, la supplicavo:"Ti prego, non farmici ritornare! Io voglio stare con te!". Lei con indifferenza, alzava le spalle e, trascinandomi dentro, diceva:"Io ho già pagato".
Non ho dimenticato quei momenti, come potrò ritornare in un oratorio, seppur non si tratta dello stesso?
Vecchio 07-06-2012, 20:31   #2
Banned
 

io da bimbo/ragazzo a parte rari giochi, stavo sempre in disparte, ancora oggi mi chiedo perchè ci andassi se stavo sempre in disparte


fare l'animatore è una bella cosa, conosco gente a postissimo che lo fa e lo ha fatto... io non ne sarei mai capace


vai vai
Vecchio 07-06-2012, 20:38   #3
Esperto
L'avatar di Pluvia
 

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Originariamente inviata da bunker Visualizza il messaggio
io da bimbo/ragazzo a parte rari giochi, stavo sempre in disparte, ancora oggi mi chiedo perchè ci andassi se stavo sempre in disparte


fare l'animatore è una bella cosa, conosco gente a postissimo che lo fa e lo ha fatto... io non ne sarei mai capace


vai vai
e che speranze avrei?
Vecchio 07-06-2012, 20:47   #4
Avanzato
 

La soluzione di quell'operazione è " è dura"
Vecchio 07-06-2012, 20:53   #5
Intermedio
L'avatar di st:3
 

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Originariamente inviata da dany91 Visualizza il messaggio
e che speranze avrei?
Finchè non lo fai non puoi saperlo. poi non c'è mica un contratto con i gestori dell'oratorio, se non ti trovi bene puoi parlare col responsabile e interrompere il giorno dopo, al massimo passi una brutta giornata che ti scorderai presto (io me le scordo subito altrimenti il cervello mi scoppia a tenerle tutte a mente). io dell'oratorio ho dei bei ricordi, le ragazzine con cui stavo insieme tutto pomeriggio, le gite fuori porta, in montagna, il clima vivace, i gavettoni, le partite a calcetto con gli amici, le canzoni sul pulman, e ricordi negativi, un ragazzo più grande che faceva il bulletto. poi il tempo passa e la giovinezza svanisce (non che sia vecchio), però se potessi tornare indietro rifarei tutto, anche se i primi giorni non conoscevo nessuno, è normale, lo è per tutti, solo che alcuni fanno meno fatica ad aprirsi.. e alla fine è stato il periodo più bello della mia vita.
Vecchio 07-06-2012, 21:16   #6
Esperto
L'avatar di Labocania
 

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Originariamente inviata da dany91;777745Riguardo l'oratorio c'è altro che mi turba: orribili ricordi e passate esperienze.
Avevo più o meno sei anni quando mia madre mi iscrisse all'oratorio feriale per la prima volta: ero un angioletto, tenero, buono, dolce e tranquillo, per nulla avrei presagito cio che sarebbe successo. Al suo interno era un inferno:[U
i bambini si insultavano, picchiavano, rubavano l'uno le cose dell'altro quotidianamente, non c'era alcun controllo e l'oratorio era comunque troppo grande[/U]. Era tutto troppo diverso rispetto al mondo iperprotettivo della scuola e della famiglia, io ero troppo innocente e sopratutto timido. Probabilmente il male della fobia sociale si era gia instillato in me prima di quel periodo nonostante la tenera età, non c'era alcun mio compagnetto di scuola e fare amicizia era già allora piuttosto difficile. Ero incredibilmente negato per ogni tipo di attività sportiva e gioco, non era perciò per me possibile ricercare la "gloria" e il successo conducendo la mia squadra alla vittoria, nè avevo alcuna voglia di vedermi inferiore rispetto agli altri in ogni gioco, ogni volta.
Desolato e afflitto mi rintanavo barcollando negli angoli più reconditi oppure nei bagni, dove la sporcizia e l'odore acre e nauseabondo avrebbero respinto chiunque, e, crollato per terra, adagiata la schiena alla parete, portate le ginocchia al petto raggomitolandomi, abbracciate le gambe, reclinata e abbandonata la testa in avanti, piangevo. Non c'era freno alle lacrime e non mi preoccupavo minimamente di limitare i lamenti. .
Condivido anche io questi brutti ricordi del CRE! Mi pare di leggere qualcosa scritta da me!

Temo che ritornare all'oratorio estivo possa rivelarsi una scelta infelice, il clima ipercompetitivo che regna là è annichilente e da animatore diventa più difficile trovare nascondigli per sfuggire al contatto prolungato con l'estroversaggine più becera.
Vecchio 07-06-2012, 21:32   #7
Banned
 

Dipende anche da quale rapporto hai con i bambini! Ti piace giocare con i bambini? I bimbi sono diversi dagli adolescenti, la maggior parte di loro non ha pregiudizi nei rapporti con gli altri, e poi vedono i più grandi con rispetto, giustamente direi. Io posso raccontarti la mia felice esperienza personale; sono andato ieri a tenere una cinquantina di bimbi durante tutto l'arco della giornata (ovviamente non ero solo). E' andata molto bene Non vedo l'ora di tornare. Prova, al massimo poi se non ti piace molli li.
Vecchio 07-06-2012, 21:42   #8
Esperto
L'avatar di Inosservato
 

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Originariamente inviata da dany91 Visualizza il messaggio
L'università è finita e si è preclusa per me ogni possibilità di conoscere qualcuno. Comincia l'estate, c'è voglia di uscire di casa, sedersi sui prati, guardare i coloratissimi fiori e gli insetti che vi si posano volteggiando, fare nuove amicizie... comincia l'estate e inizia anche l'oratorio feriale. Già, e se vi facessi l'animatore? Ci sarebbero tanti bambini, tanti ragazzi della mia età e tante possibili conocenze, e basta solitudine.
...Ma sarà davvero cosi'? D'altronde questa è la più rosea delle aspettative che mi impedisce di guardare la realtà per quello che è: io sono un sociofobico che si troverà davanti una miriade di individui sconosciuti, il più dei quali non è minimamente interessato a me. Io ce la farò? O rimarrò come un cretino, sotto al sole cocente, ridotto a sentire continuamente le grida dei bambini, per nulla dissimile a un filo d'erba, statico, silente, passivo, ferito dai passaggi della gente? Già mi ci vedo...che devo fare, ne sarò all'altezza o sarà l'ennesimo fallimento? So che devo pensare positivo e puntare al successo, ma come tutti i sociofobici temo le situazioni potenzialmente "pericolose" (anche se solo nella mia immaginazione), e non potrò tollerare la tristezza, i muti rifiuti, gli indici della gente che mi puntano e dicono:"Quello è un solitario"(senza che nessuno mai pensi:"è solo timido"). Per di più, non so voi, le mie paure riguardano anche il trovarsi in luoghi sconosciuti: spesso quando mi ci trovo aspetto l'arrivo di altre persone e le seguo muovendomi con loro.
Riguardo l'oratorio c'è altro che mi turba: orribili ricordi e passate esperienze.
Avevo più o meno sei anni quando mia madre mi iscrisse all'oratorio feriale per la prima volta: ero un angioletto, tenero, buono, dolce e tranquillo, per nulla avrei presagito cio che sarebbe successo. Al suo interno era un inferno: i bambini si insultavano, picchiavano, rubavano l'uno le cose dell'altro quotidianamente, non c'era alcun controllo e l'oratorio era comunque troppo grande. Era tutto troppo diverso rispetto al mondo iperprotettivo della scuola e della famiglia, io ero troppo innocente e sopratutto timido. Probabilmente il male della fobia sociale si era gia instillato in me prima di quel periodo nonostante la tenera età, non c'era alcun mio compagnetto di scuola e fare amicizia era già allora piuttosto difficile. Ero incredibilmente negato per ogni tipo di attività sportiva e gioco, non era perciò per me possibile ricercare la "gloria" e il successo conducendo la mia squadra alla vittoria, nè avevo alcuna voglia di vedermi inferiore rispetto agli altri in ogni gioco, ogni volta.
Desolato e afflitto mi rintanavo barcollando negli angoli più reconditi oppure nei bagni, dove la sporcizia e l'odore acre e nauseabondo avrebbero respinto chiunque, e, crollato per terra, adagiata la schiena alla parete, portate le ginocchia al petto raggomitolandomi, abbracciate le gambe, reclinata e abbandonata la testa in avanti, piangevo. Non c'era freno alle lacrime e non mi preoccupavo minimamente di limitare i lamenti. Volevo essere abbracciato, desideravo che qualcuno vedendomi mi prendesse sollevandomi da terra e mi coccolasse tranquillizzandomi, desideravo strofinarmi sul suo petto come un micino, asciugarmi le lacrime e sentire il calore di una persona amica, e dopo aver imbracciato il suo collo non mollarlo più. Ma nei momenti peggiori, in quelli in cui avevo più che mai bisogno dell'aiuto degli altri, sono sempre stato solo: nel buio e nella tristezza con gli occhi tremanti e voce flebile invano chiamavo la mamma.
Lei stessa il giorno dopo mi ci riportava: al cancello la fermavo pregandola, le stringevo la gonna con le mani e abbracciandole le ginocchia, la supplicavo:"Ti prego, non farmici ritornare! Io voglio stare con te!". Lei con indifferenza, alzava le spalle e, trascinandomi dentro, diceva:"Io ho già pagato".
Non ho dimenticato quei momenti, come potrò ritornare in un oratorio, seppur non si tratta dello stesso?
scusa se te lo dico....ma che oratorio di m....che hai frequentato
mille anni fa ho fatto prima il bambino giocatore e poi l'educatore all'oratorio (in pratica il compito dell'educatore consiste nel minacciare fisicamente i bambini esagitati ) avevo 16 17 anni e mi occupavo dei bambini di terza elementare, per un fobico è abbastanza gratificante in quanto a fatica (molto a fatica ) un minimo di autorità la si ottiene e ciò è gratificante per chi come noi magari con i coetanei non è esattamente un leader.....poi è bello perchè con i "colleghi" magari si instaura un bel rapporto....

la parte più bella infatti è organizzare i giochi e le cose con gli altri....è un modo per avere dei rapporti umani senza necessariamente dover fare quelle attività ansiogene che perlomeno a me spaventavano, tipo eventuali uscite serali nei locali o cose simili....

smisi di fare l'animatore quando ebbi un forte periodo di crisi, mi isolai da tutto, i miei coetanei cominciavano a fare esperienze più adulte, che mi terrorizzavano, volevo solo evitare, non avere ansia.....tornando indietro vorrei aver avuto qualcuno o qualcosa che di forza mi avesse obbligato a non mollare quel gruppo....
sono esperienze che arricchiscono e ti danno anche un pizzico di autostima...
Vecchio 07-06-2012, 21:54   #9
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Originariamente inviata da Inosservato Visualizza il messaggio
scusa se te lo dico....ma che oratorio di m....che hai frequentato
mille anni fa ho fatto prima il bambino giocatore e poi l'educatore all'oratorio (in pratica il compito dell'educatore consiste nel minacciare fisicamente i bambini esagitati ) avevo 16 17 anni e mi occupavo dei bambini di terza elementare, per un fobico è abbastanza gratificante in quanto a fatica (molto a fatica ) un minimo di autorità la si ottiene e ciò è gratificante per chi come noi magari con i coetanei non è esattamente un leader.....poi è bello perchè con i "colleghi" magari si instaura un bel rapporto....

la parte più bella infatti è organizzare i giochi e le cose con gli altri....è un modo per avere dei rapporti umani senza necessariamente dover fare quelle attività ansiogene che perlomeno a me spaventavano, tipo eventuali uscite serali nei locali o cose simili....


Condivido in pieno! Io ti consiglio d'andarci, vedrai che ti piacerà. Se poi va male ti dico dove abito e mi vieni a fare visita..
Vecchio 07-06-2012, 22:14   #10
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Originariamente inviata da niky Visualizza il messaggio
erano 94-95-96-99???
scusate l'OT
Dai 5 anni ai 13 tipo.. Tutti o quasi tenerissimi.
Vecchio 07-06-2012, 22:40   #11
Banned
 

Non mi dispiacerebbe fare l'animatore per i bambini... purchè gli altri colleghi intorno non mi dicano cosa fare.
Vecchio 07-06-2012, 23:32   #12
Esperto
L'avatar di Pluvia
 

Con i bambini riesco ad avere un ottimo rapporto; ciò che mi preoccupa sono i rapporti con i miei "colleghi" animatori: se sono "diverso" se ne accorgono subito. Ma è proprio su loro che voglio fare colpo...
Non dico di doverli conoscere tutti, ma almeno qualcuno. Mi conviene andarci: meglio rimanere solo coi bambini all'oratorio con la speranza di conoscere anche solo un tizio, che restare solo a casa a studiare greco antico e latino... questo è proprio deprimente!
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