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27-06-2014, 22:50
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#201
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Banned
Qui dal: Dec 2011
Messaggi: 3,059
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Stella, mia unica stella,
Nella povertà della notte sola,
Per me, solo, rifulgi,
Nella mia solitudine rifulgi;
Ma, per me, stella
Che mai non finirai d’illuminare,
Un tempo ti è concesso troppo breve,
Mi elargisci una luce
Che la disperazione in me
Non fa che acuire.
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29-06-2014, 20:18
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#202
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Esperto
Qui dal: Oct 2012
Ubicazione: Nel tempo
Messaggi: 1,191
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The cats will know
Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l'alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.
Ci saranno altri giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.
Farai gesti anche tu.
Risponderai parole -
viso di primavera,
farai gesti anche tu.
I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l'alba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi più non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffriremo nell'alba,
viso di Primavera.
Cesare Pavese
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07-07-2014, 21:27
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#203
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Esperto
Qui dal: Oct 2012
Ubicazione: Nel tempo
Messaggi: 1,191
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Territudine
Essere qui per anni sulla terra,
con le nuvole che arrivano, con gli uccelli,
sospesi ad ore fragili.
A bordo, quasi alla deriva,
più vicini a Saturno, più lontani,
mentre il sole gira e ci trascina
e il sangue percorre il suo profondo universo
più sacro di tutti gli astri.
Essere qui sulla terra: non più lontani
di un albero, non più inspiegabili;
lievi in autunno, rigonfi in estate,
con ciò che siamo o non siamo, con l'ombra,
la memoria, il desiderio, fino alla fine
(se c'è una fine) voce a voce,
casa per casa,
sia chi porta la terra, se la portano,
sia chi l'aspetta, se l'aspettano,
ogni volta spezzando insieme il pane
in due, in tre, in quattro,
senza dimenticare gli avanzi della formica
che viene sempre da remote stelle
per essere puntuale all'ora della nostra cena
benché amare siano le briciole.
Eugenio Montejo
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20-07-2014, 23:46
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#204
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Banned
Qui dal: Feb 2013
Ubicazione: Nella mia testa
Messaggi: 4,353
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C’è una certa inclinazione di luce,
i pomeriggi d’inverno
che opprime, come il peso
di musiche di cattedrale.
Una ferita celeste, ci apporta;
non ne troviamo cicatrice,
ma una interna differenza,
dove stanno i significati.
Nessuno può insegnarla altrui
è il sigillo la disperazione
un’imperiale afflizione
inviataci dall’aria.
Quando viene, il paesaggio ascolta
le ombre trattengono il fiato;
quando va, è come la distanza
nell’aspetto della morte.
C'è una certa inclinazione di luce - Emily Dickinson
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21-07-2014, 00:16
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#205
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Banned
Qui dal: Feb 2013
Ubicazione: Nella mia testa
Messaggi: 4,353
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Robin Morgan
Cavatina di Barbarina
Quanto tormento per una spilla persa,
per un comune e pur utile fermaglio.
È una tragedia da nulla, di sicuro
buffa, persino
e a malapena degna della tonalità minore.
Mozart però sapeva quanto comune è il pianto
di chi ha perduto qualche minuta cosa
minuta e normale – del proprio padre un bacio
la lettera mai spedita –
che noi cerchiamo, quasi tenesse insieme
in fondo, i pezzi di una vita.
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21-07-2014, 00:39
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#206
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Banned
Qui dal: Feb 2013
Ubicazione: Nella mia testa
Messaggi: 4,353
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Ghiannis Ritsos
Sera grigia
Mi duole in petto la bellezza; mi dolgono le luci
nel pomeriggio arrugginito; mi duole
questo colore sulla nube – viola plumbeo
viola repellente; il mezzo anello della luna
che brilla appena – mi duole. Passò un battello.
Una barca; i remi; gli innamorati; il tempo.
I ragazzi di ieri sono invecchiati. Non tornerai indietro.
Serata grigia, luna sottile, – mi fa male il tempo.
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21-07-2014, 04:31
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#207
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Intermedio
Qui dal: Jun 2014
Messaggi: 136
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Dove son già fatte le strade, io smarrisco
il cammino.
Nell'oceano immenso, nel cielo azzurro
non è traccia di sentiero.
La viottola è nascosta dalle ali degli
uccelli, dal fulgor delle stelle, dai fiori
delle alterne stagioni.
E io domando al cuore, se il suo sangue
porti seco la conoscenza dell'invisibile via.
Rabindranath Tagore
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24-07-2014, 20:26
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#208
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Esperto
Qui dal: Oct 2012
Ubicazione: Nel tempo
Messaggi: 1,191
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Silenzio
In un luogo sperduto
che è la mia memoria
s'accampa un Dio sconosciuto.
Attende un aureo canto
e non cerca alcun cielo.
Così io cerco te
che sei il mio ricordo.
Alda Merini
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01-08-2014, 18:46
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#209
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Esperto
Qui dal: Oct 2012
Ubicazione: Nel tempo
Messaggi: 1,191
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Indirizzo
“Dove è la casa dell’amico?”
Chiese il cavaliere nel chiarore.
Il cielo esitò.
Il passante offrì alle sabbie oscure
il ramo di luce stretto tra le lebbra,
indicò col dito un pioppo e disse:
“prima di arrivare all’albero,
trovi un sentiero più verde del sogno di Dio
dove l’amore è azzurro quanto le ali della sincerità.
Prosegui fino in fondo al sentiero,
dove sbocca verso l’adolescenza,
poi volti verso il fiore della solitudine,
due passi prima,
ti fermi a guardare l’eterno zampillare dei miti terrestri
colto da un limpido timore.
E nell’intimità mutevole dello spazio senti un fruscio:
vedi un fanciullo salire su un pino alto
a prendere un pulcino dal nido della luce
e chiedi a lui
dove è la casa dell’amico”.
Sohrab Sepehri
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01-08-2014, 19:05
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#210
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Esperto
Qui dal: Jul 2010
Ubicazione: 7th Heaven - Bassifondi settore 7, Midgar
Messaggi: 1,483
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Il Corvo di Edgar Allan Poe
Una volta, a mezzanotte, mentre stanco e affaticato
meditavo sovra un raro, strano codice obliato,
e la testa grave e assorta — non reggevami piú su,
fui destato all’improvviso da un romore alla mia porta.
«Un viatore, un pellegrino, bussa — dissi — alla mia porta,
solo questo e nulla più!»
Oh, ricordo, era il dicembre e il riflesso sonnolento
dei tizzoni in agonia ricamava il pavimento.
Triste avevo invan l’aurora — chiesto e invano una virtù
a’ miei libri, per scordare la perduta mia Lenora,
la raggiante, santa vergine che in ciel chiamano Lenora
e qui nome or non ha più!
E il severo, vago, morbido, ondeggiare dei velluti
mi riempiva, penetrava di terrori sconosciuti!
tanto infine che, a far corta — quell’angoscia, m’alzai su
mormorando: «È un pellegrino che ha battuto alla mia porta,
un viatore o un pellegrino che ha battuto alla mia porta,
questo, e nulla, nulla più!».
Calmo allor, cacciate alfine quelle immagini confuse,
mossi un passo, e: «Signor — dissi — o signora, mille scuse!
ma vi giuro, tanto assorta — m’era l’anima e quassù
tanto piano, tanto lieve voi bussaste alla mia porta,
ch’io non sono ancor ben certo d’esser desto». Aprii la porta:
un gran buio, e nulla più!
Impietrito in quella tenebra, dubitoso, tutta un’ora
stetti, fosco, immerso in sogni che mortal non sognò ancora!
ma la notte non dié un segno — il silenzio pur non fu
rotto, e solo, solo un nome s’udì gemere: «Lenora!»
Io lo dissi, ed a sua volta rimandò l’eco: «Lenora!»
Solo questo e nulla più!
E rientrai! ma come pallido, triste in cor fino alla morte
esitavo, un nuovo strepito mi riscosse, e or fu sì forte
che davver, pensai, davvero — qualche arcano avvien quaggiù,
qualche arcan che mi conviene penetrar, qualche mistero!
Lasciam l’anima calmarsi, poi scrutiam questo mistero!
Sarà il vento e nulla più!
Qui dischiusi i vetri e torvo, — con gran strepito di penne,
grave, altero, irruppe un corvo — dell’età la più solenne:
ei non fece inchin di sorta — non fe’ cenno alcun, ma giù,
40come un lord od una lady si diresse alla mia porta,
ad un busto di Minerva, proprio sopra alla mia porta,
scese, stette e nulla più.
Quell’augel d’ebano, allora, così tronfio e pettoruto
tentò fino ad un sorriso il mio spirito abbattuto:
e, «Sebben spiumato e torvo, — dissi, — un vile non sei tu
certo, o vecchio spettral corvo della tenebra di Pluto?
Quale nome a te gli araldi dànno a corte di Re Pluto?»
Disse il corvo allor: «Mai più!».
Mi stupii che quell’infausto disgraziato augello avesse
la parola, e benché quelle fosser sillabe sconnesse,
trasalii, ché, in niuna sorta — di paese fin qui fu
dato ad uom di contemplare un augel sovra una porta,
un augello od una bestia aggrappata ad una porta
con un nome tal: «Mai più!».
Ma severo e grave il corvo più non disse e stette come
s’egli avesse messo tutta quanta l’anima in quel nome:
sovra il busto, appollaiato — non parlò, non mosse più
finché triste ebbi ripreso: «Altri amici m’han lasciato!
il mattin non sarà giunto ch’egli pur m’avrà lasciato!».
Disse allor: «Mai più! mai più!».
Scosso al motto ch’or sì bene s’era apposto al mio pensiere,
«Certo, — dissi, — queste sillabe sono tutto il suo sapere!
e chi a tale ritornello — l’addestrò, forse quaggiù
sarà stato sì infelice ch’ogni canto suo più bello
come un requiem, non aveva ogni canto suo più bello
a finir che in un mai più!»
Ma un pensier folle ancor voltomi a un sorriso il labbro torvo:
scivolai su un seggiolone fino in faccia al busto e al corvo,
e qui, steso nel velluto — presi intento a studiar su
cosa mai volesse dire quel ferale augel di Pluto,
quel feral, sinistro, magro, triste, infausto augel di Pluto
col suo lugubre: «Mai più!».
Così assorto in fantasie stetti a lungo, e sempre intento
all’augello i di cui sguardi mi riempivan di spavento,
non osai più aprire labro — sprofondato sempre giù
fra i cuscini accarezzati dal chiaror di un candelabro
fra i cuscini rossi ov’ella, al chiaror di un candelabro,
non verrà a posar mai più!
Allor parvemi che a un tratto si svolgesse in aria, denso
e arcan, come dal turibolo d’un angelo, un incenso.
«O infelice, dissi, è l’ora! — e infin ecco la virtù
e il nepente che imploravi per scordar la tua Lenora!
Bevi, bevi il filtro e scorda! scorda alfin questa Lenora!»
Mormorò l’augel: «Mai più!».
«O profeta — urlai — profeta, spettro o augel, profeta ognora!
o l’Averno t’abbia inviato — o una raffica di bora
t’abbia, naufrago, sbalzato — a cercar asil quaggiù,
in quest’antro di sventure, di’ al meschino che t’implora,
se qui c’è un incenso, un balsamo divino! egli t’implora!»
Mormorò l’augel: «Mai più!».
«O profeta — urlai — profeta, spettro o augel, profeta ognora!
per il ciel sovra noi teso, per l’Iddio che noi s’adora
di’ a quest’anima se ancora — nel lontano Eden, lassù,
potrà unirsi a un’ombra cara che chiamavasi Lenora!
a una vergine che gli angeli ora chiamano Lenora!»
Mormorò l’augel: «Mai più!».
«Questo detto sia l’estremo, spettro o augello — urlai sperduto.
Ti precipita nel nembo! torna ai baratri di Pluto!
non lasciar piuma di sorta — qui a svelar chi fosti tu!
lascia puro il mio dolore, lascia il busto e la mia porta!
strappa il becco dal mio cuore! t’alza alfin da quella porta!»
Disse il corvo: «Mai, mai più!»
E la bestia ognor proterva — tetra ognora, è sempre assorta
sulla pallida Minerva — proprio sopra alla mia porta!
Il suo sguardo sembra il guardo — d’un dimon che sogni, e giù
sui tappeti il suo riflesso tesse un circolo maliardo,
e il mio spirto, stretto all’ombra di quel circolo maliardo
non potrà surger mai più!
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14-08-2014, 18:43
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#211
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Esperto
Qui dal: Jul 2012
Messaggi: 3,959
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Torture
"Nulla è cambiato.
Il corpo prova dolore,
deve mangiare e respirare e dormire,
ha la pelle sottile, e subito sotto – sangue,
ha una buona scorta di denti e di unghie,
le ossa fragili, le giunture stirabili.
Nelle torture di tutto ciò si tiene conto.
Nulla è cambiato.
Il corpo trema, come tremava
prima e dopo la fondazione di Roma,
nel ventesimo secolo prima e dopo Cristo,
le torture c’erano e ci sono, solo la Terra è più piccola
e qualunque cosa accada, è come dietro la porta.
Nulla è cambiato.
C’è soltanto più gente,
alle vecchie colpe se ne sono aggiunte di nuove,
reali, fittizie, temporanee e inesistenti,
ma il grido con cui il corpo
ne risponde
rà, è
e sarà un grido di innocenza,
secondo un registro e una scala eterni.
Nulla è cambiato.
Tranne forse i modi, le cerimonie, le danze.
Il gesto delle mani che proteggono il capo
è rimasto però lo stesso,
il corpo si torce, si dimena e si divincola,
fiaccato cade, raggomitola le ginocchia,
illividisce, si gonfia, sbava e sanguina.
Nulla è cambiato.
Tranne il corso dei fiumi,
la linea dei boschi, del litorale, di deserti e ghiacciai.
Tra questi paesaggi l’anima vaga,
sparisce, ritorna, si avvicina, si allontana,
a se stessa estranea, inafferrabile,
ora certa, ora incerta della propria esistenza,
mentre il corpo c’è, e c’è, e c’è
e non trova riparo."
Wisława Szymborska
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03-09-2014, 23:52
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#212
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Avanzato
Qui dal: Feb 2013
Ubicazione: Qui
Messaggi: 335
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La luna è lunatica
Il sole è solare
Le mezze stagioni però, non vengono più da un bel po'
Se è luglio non è il grande caldo
è colpa dell'umidità
tra il timido orso
un anno che va
il luogo comune è un paese.
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04-09-2014, 01:34
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#213
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Esperto
Qui dal: Jul 2012
Ubicazione: nel torinese..
Messaggi: 1,103
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.....serata maledetta....di una vita che forse con me si e' solo distratta....e torno a casa....e guido...una canzone triste d'oltreoceano mi porta come dentro un film....la musica mi coinvolge...e la risento...e ancora....e una curva dopo l'altra le luci della notte mi raccontano quanto io sia solo....e piango...
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06-09-2014, 17:48
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#214
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Esperto
Qui dal: Oct 2012
Ubicazione: Nel tempo
Messaggi: 1,191
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Cio che è perduto
Dove sarà lavita che non vissi
e che poteva essere mia, l'altra,
di buona sorte o spaventosa e triste,
che non è stata e forse era la spada
o lo scudo. Dove sarà il perduto
avo persiano o norvegese, dove
il destino di non finire cieco,
il mare, l'ancora, l'oblio di essere
l'uomo che sono? Dove la serena
notte che al rude contadino dona
l'illetterato e laborioso giorno,
come vorrebbe la letteratura?
E penso infine a quella mia compagna
che mi aspettava, e che forse mi aspetta.
Jorge Luis Borges
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26-09-2014, 12:55
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#215
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Esperto
Qui dal: Jun 2008
Ubicazione: varese
Messaggi: 959
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Sera
L’acciottolato spento,
il semplice ricorso
alla nuda espressione della sera.
La mancanza del verbo che si sveglia,
la candela che perde la sua cera.
Ho sempre questo tenero riserbo
per le parole che non dico,
o che dico solo per celia.
Ma è tutto così astruso,
il pallore della neve, l’albero di fico
la materia astratta, il giorno sempre
già concluso.
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12-10-2014, 21:50
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#216
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Esperto
Qui dal: Oct 2012
Ubicazione: Nel tempo
Messaggi: 1,191
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La "Speranza" è quella cosa piumata
La "Speranza" è quella cosa piumata -
che si viene a posare sull'anima -
Canta melodie senza parole -
e non smette - mai -
E la senti - dolcissima - nel vento -
E dura deve essere la tempesta -
capace di intimidire il piccolo uccello
che ha dato calore a tanti -
Io l'ho sentito nel paese più gelido -
e sui mari più alieni -
Eppure mai, nemmeno allo stremo,
ha chiesto una briciola - di me.
Emily Dickinson
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Ultima modifica di Emil; 12-10-2014 a 22:03.
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12-10-2014, 21:55
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#217
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Esperto
Qui dal: Sep 2012
Ubicazione: I'll remain unperturbed by the joy and the madness that I encounter everywhere I turn.
Messaggi: 1,966
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Colore di pioggia e di ferro
Dicevi:morte, silenzio, solitudine;
come amore, vita. Parole
delle nostre provvisorie immagini.
E il vento s'è levato leggero ogni mattina
e il tempo colore di pioggia e di ferro
è passato sulle pietre,
sul nostro chiuso ronzio di maledetti.
Ancora la verità è lontana.
E dimmi, uomo spaccato sulla croce,
e tu dalle mani grosse di sangue,
come risponderò a quelli che domandano?
Ora, ora: prima che altro silenzio
entri negli occhi, prima che altro vento
salga e altra ruggine fiorisca.
Salvatore Quasimodo
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24-10-2014, 21:39
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#218
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Esperto
Qui dal: Oct 2012
Ubicazione: Nel tempo
Messaggi: 1,191
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Un ospite
Non sei
nella mia vita
al mio fianco
non mangi alla mia tavola
ne’ ridi ne’ canti
ne’ vivi per me.
Siamo estranei
tu
e me stessa
e la mia casa.
Sei un estraneo
un ospite
che non cerca che non vuole
piu’ che un letto
a volte.
Che ci posso fare
se non cedertelo.
Ma io vivo da sola.
Idea Vilarino
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31-10-2014, 14:36
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#219
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Esperto
Qui dal: Jun 2008
Ubicazione: varese
Messaggi: 959
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appena sfornata...
Alberi e nebbia
I rami questa mattina
sono di un pallore irreprensibile
come guance sbavate dalla noia
Le fantasie mia nebbia quotidiana
muovono millimetri
ad una quota che non è più
che un sussurro di terra.
Sorriso che non ti spogli
davanti ad uno sconosciuto,
sconosciuto per me devi rimanere
per essere fantasmagoria
di nebbia nell’assenza.
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31-10-2014, 22:39
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#220
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Esperto
Qui dal: Oct 2012
Ubicazione: Nel tempo
Messaggi: 1,191
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Molti zero
Senza voce l'insegnante si alza davanti a una classe
di pallidi bambini dalle labbra serrate.
La lavagna alle sue spalle tanto nera quanto il cielo
che dista anni luce dalla terra.
È il silenzio che l'insegnante ama,
il gusto dell’infinito che trattiene.
Le stelle come le impronte di denti sulle matite
dei bambini.
Ascoltatelo, dice felice.
Charles Simic
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