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Vecchio 11-07-2010, 16:27   #1
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Ciao...
"Possono parere simili ed invece sono diversi nel profondo.
Nel profondo dove c’è il desiderio e quindi la sofferenza.
Ma entrambi sono fatti di isolamento e chiusura – e, proprio perchè le similitudini sono solo apparenti, si tratta di due disturbi di personalità definiti in categorie separate.
Ciò che caratterizza queste patologie è la diffusione all’interno della personalità dell’individuo, il loro essere un modo pervarsivo di comportarsi e porsi che influenza l’esistenza tutta, ripetendosi in modo spesso inadeguato alle circostanze – tratti che non si modificano, non elastici al mutare delle situazioni, ma che persistono, quasi ottusi e senza dubbio inadeguati.
Per l’eterogeneità di questi disturbi, la classificazione è stata fatta creando tre classi che racchiudono le distinte ossature del disagio : disturbi legati a un modo di porsi bizzarro (schizoide, schizotipico, paranoide), disturbi che hanno a che vedere con la sfera emotiva (istrionico, narcisistico, antisociale e borderline) e disturbi connotati dall’ansia (evitante, ossessivo-compulsivo, dipendente).
Ecco dunque che l’affezione schizotipica e quella evitante sono in due categorizzazioni diversi.
Per il desiderio frustrato e la sofferenza che l’uno prova – e non l’altro.

Il disturbo schizoide di personalità : il distacco, l’emozione che non ha posto, l’affettività che si appiattisce.
Di fronte a una persona che ne soffre si può restare sorpresi dalla ‘freddezza’ che traspare, da un disinteresse costante verso ciò che umanamente, di solito, si ha e si cerca : l’altro, il contatto, la comunicazione, la relazione amicale, familiare piuttosto che sentimentale.
Quasi mancasse quella stereotipata scintilla di vita e voglia di essa, che ci fa riconoscere fra noi stessi, qualcosa che ci appare naturale.
Solo nell’incontro occasionale e superficiale può proporre un’immagine ‘normale’, ma un lieve approfondimento porta comunque alla luce l’inadeguatezza dell’interazione – anche a livello sessuale non vi è alcuna ricerca e questo sorprendere, poichè parliamo del modo più ancestrale e pressocchè necessario di avvicinamento.
Si cercano attività e occupazioni solitarie, la famiglia non è sentita e partecipata come di solito accade, il con-dividere è disturbante dei propri usuali ritmi di ‘quiete’ – il non tenere per nulla a far parte del mondo.
Questo modus operandi copre tra l’altro la gamma completa delle percezione e delle manifestazioni, non solo in termini positivi, ma anche negativi : non si riesce a esprimere rabbia o nulla d’altro, come se si fosse nascosti in un luogo lontano, un altrove che non risponde alle regole riconosciute (nemmeno le critiche o la disapprovazione smuovono la persona affetta da questo disturbo).
L’appartarsi perpetuo è un modo per alllontanarsi da una realtà che è intrusiva – totale anedonia (l’assenza di quella ricerca istintiva delle mille è più forme di piacere che inseguiamo per dare alla nostra vita dignità e sollievo).

Anche l’individuo affetto da disturbo evitante lo troverete probabilmente chiuso nella propria stanza, ma per altro motivo : il rifiuto.
Anelano con forza all’altro, a partecipare pienamente, ma non riescono – il timore di non essere accettati, la visione catastrofica di sè e del proprio valore, l’insopportabile idea di non essere adeguati (tutto questo paralizza totalmente).
Il coinvolgimento li fa letteralmente fuggire, con una disperata coda di depressione : si scappa da qualcosa che (si teme) mostrerà il proprio non essere all’altezza di, che esporrà alla derisione, a una pochezza presunta e che viene letta negli occhi degli altri.
La perenne vergogna che prova e la consapevolezza della propria prigione, accanto alla sofferenza dell’essere soli, fa di questo disturbo una gabbia estenuante in cui sopravvivere – si teme d’essere inferiori, ci si esclude, si è convinti di essere ‘diversi’, una diversità irrecuperabile.
Spesso questo tipo di personalità si riscontra in chi, da bambino e nell’ adolescenza, ha avuto intensi vissuti d’ansia – una sorta di continuum, uno sprofondare.

Volendo creare un’immagine, mentre nel disturbo schizoide non c’è il guardare fuori da una metaforica finestra, ma uno stare-in-sè-e-basta, nell’evitante si spia con desiderio e pena ciò che scorre al di là del vetro, con la convinzione di non poterlo raggiungere, di non avere le doti necessarie per far parte di quel fluire dinamico che è la vita.
E se nel primo caso la terapia è difficoltosa (come si guarisce da qualcosa che nemmeno si riconosce?), nel secondo caso gli ostacoli sono molti, ma si hanno per le meno dei risultati positivi se coltivati nel lungo termine, magari all’interno di una terapia cognitivo-comportamentale.
Se non si riuscirà magari a correre all’esterno a unirsi alla folla che avanza, almeno si riuscirà ad aprire la finestra e sporgersi, per chiaccherare con qualcuno che magari attende, proprio lì fuori – metaforicamente e non.
E potrebbe essere solo un inizio. "

(www.mentesociale.it)


Per cui occhio.

Dettagli sul disturbo schizoide:
http://it.wikipedia.org/wiki/Disturb...di_personalità
Vecchio 04-12-2010, 22:50   #2
Esperto
L'avatar di Kos90
 

Come si fa a sapere se effettivamente una persona ha il disturbo schizoide di personalità?
Vecchio 05-12-2010, 00:03   #3
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Originariamente inviata da Kos90 Visualizza il messaggio
Come si fa a sapere se effettivamente una persona ha il disturbo schizoide di personalità?
..credo che sia necessario il parere di un esperto terapeuta. Personalmente, leggendo la spiegazione, mi ci rivedo molto.
Vecchio 07-12-2010, 16:26   #4
Esperto
L'avatar di Inosservato
 

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Originariamente inviata da shady74 Visualizza il messaggio
Le descrizioni del disturbo evitante di personalità mi calzano a pennello...
Sì si non c'è dubbio nemmeno da parte mia, il DEP è il mio vero problema, troppi comportamenti e sintomi coincidono.
Da quello che ho letto però il disturbo schizoide mi sembra peggio...almeno in quello non mi ci riconosco
Vecchio 07-12-2010, 16:53   #5
Esperto
L'avatar di Woland12
 

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Originariamente inviata da Nothing87 Visualizza il messaggio
Ciao...
"Possono parere simili ed invece sono diversi nel profondo.
Nel profondo dove c’è il desiderio e quindi la sofferenza.
Ma entrambi sono fatti di isolamento e chiusura – e, proprio perchè le similitudini sono solo apparenti, si tratta di due disturbi di personalità definiti in categorie separate.
Ciò che caratterizza queste patologie è la diffusione all’interno della personalità dell’individuo, il loro essere un modo pervarsivo di comportarsi e porsi che influenza l’esistenza tutta, ripetendosi in modo spesso inadeguato alle circostanze – tratti che non si modificano, non elastici al mutare delle situazioni, ma che persistono, quasi ottusi e senza dubbio inadeguati.
Per l’eterogeneità di questi disturbi, la classificazione è stata fatta creando tre classi che racchiudono le distinte ossature del disagio : disturbi legati a un modo di porsi bizzarro (schizoide, schizotipico, paranoide), disturbi che hanno a che vedere con la sfera emotiva (istrionico, narcisistico, antisociale e borderline) e disturbi connotati dall’ansia (evitante, ossessivo-compulsivo, dipendente).
Ecco dunque che l’affezione schizotipica e quella evitante sono in due categorizzazioni diversi.
Per il desiderio frustrato e la sofferenza che l’uno prova – e non l’altro.

Il disturbo schizoide di personalità : il distacco, l’emozione che non ha posto, l’affettività che si appiattisce.
Di fronte a una persona che ne soffre si può restare sorpresi dalla ‘freddezza’ che traspare, da un disinteresse costante verso ciò che umanamente, di solito, si ha e si cerca : l’altro, il contatto, la comunicazione, la relazione amicale, familiare piuttosto che sentimentale.
Quasi mancasse quella stereotipata scintilla di vita e voglia di essa, che ci fa riconoscere fra noi stessi, qualcosa che ci appare naturale.
Solo nell’incontro occasionale e superficiale può proporre un’immagine ‘normale’, ma un lieve approfondimento porta comunque alla luce l’inadeguatezza dell’interazione – anche a livello sessuale non vi è alcuna ricerca e questo sorprendere, poichè parliamo del modo più ancestrale e pressocchè necessario di avvicinamento.
Si cercano attività e occupazioni solitarie, la famiglia non è sentita e partecipata come di solito accade, il con-dividere è disturbante dei propri usuali ritmi di ‘quiete’ – il non tenere per nulla a far parte del mondo.
Questo modus operandi copre tra l’altro la gamma completa delle percezione e delle manifestazioni, non solo in termini positivi, ma anche negativi : non si riesce a esprimere rabbia o nulla d’altro, come se si fosse nascosti in un luogo lontano, un altrove che non risponde alle regole riconosciute (nemmeno le critiche o la disapprovazione smuovono la persona affetta da questo disturbo).
L’appartarsi perpetuo è un modo per alllontanarsi da una realtà che è intrusiva – totale anedonia (l’assenza di quella ricerca istintiva delle mille è più forme di piacere che inseguiamo per dare alla nostra vita dignità e sollievo).

Anche l’individuo affetto da disturbo evitante lo troverete probabilmente chiuso nella propria stanza, ma per altro motivo : il rifiuto.
Anelano con forza all’altro, a partecipare pienamente, ma non riescono – il timore di non essere accettati, la visione catastrofica di sè e del proprio valore, l’insopportabile idea di non essere adeguati (tutto questo paralizza totalmente).
Il coinvolgimento li fa letteralmente fuggire, con una disperata coda di depressione : si scappa da qualcosa che (si teme) mostrerà il proprio non essere all’altezza di, che esporrà alla derisione, a una pochezza presunta e che viene letta negli occhi degli altri.
La perenne vergogna che prova e la consapevolezza della propria prigione, accanto alla sofferenza dell’essere soli, fa di questo disturbo una gabbia estenuante in cui sopravvivere – si teme d’essere inferiori, ci si esclude, si è convinti di essere ‘diversi’, una diversità irrecuperabile.
Spesso questo tipo di personalità si riscontra in chi, da bambino e nell’ adolescenza, ha avuto intensi vissuti d’ansia – una sorta di continuum, uno sprofondare.

Volendo creare un’immagine, mentre nel disturbo schizoide non c’è il guardare fuori da una metaforica finestra, ma uno stare-in-sè-e-basta, nell’evitante si spia con desiderio e pena ciò che scorre al di là del vetro, con la convinzione di non poterlo raggiungere, di non avere le doti necessarie per far parte di quel fluire dinamico che è la vita.
E se nel primo caso la terapia è difficoltosa (come si guarisce da qualcosa che nemmeno si riconosce?), nel secondo caso gli ostacoli sono molti, ma si hanno per le meno dei risultati positivi se coltivati nel lungo termine, magari all’interno di una terapia cognitivo-comportamentale.
Se non si riuscirà magari a correre all’esterno a unirsi alla folla che avanza, almeno si riuscirà ad aprire la finestra e sporgersi, per chiaccherare con qualcuno che magari attende, proprio lì fuori – metaforicamente e non.
E potrebbe essere solo un inizio. "

(www.mentesociale.it)


Per cui occhio.

Dettagli sul disturbo schizoide:
http://it.wikipedia.org/wiki/Disturb...di_personalità
Ho apprezato molto questo tuo post... non conoscevo l'esistenza del disturbo schizoide e mi ha colpito molto leggerne la descrizione...

Come hai anche sottolineato tu la differenza tra i 2 disturbi è radicale, e solo ad un occhio esterno due soggetti che soffrono di questi disturbi appaino uguale. Fondamentalmente in uno il desiderio è presente (l'evitante) nell'altro scompare totalmente (lo schizoide). Per quanto apparentemente il disturbo schizoide sembri più grave, perchè chi ne è afflitto ha una mancanza ulteriore rispetto all'evitante, per certi versi a me pare un disturbo all'atto pratico meno invalidante. L'evitante ha un forte desiderio che non riusce a realizzare e quindi soffre, cade in depressione ecc. Lo schizoide non ha le relazioni sociali della persona normale, ma neanche le desidera! Quindi non essendoci né risoluzione né desiderio dov'è la sofferenza? Si è raggiunta una sorta di atarassia, una eliminazione del desiderio come prevede anche il buddismo.
Un affetto di disturbo schizoide non sarà felice, perchè non provando niente non trae neanche giovamento da alcuna gioia, ma forse almeno sarà immune dalla depressione che rischia di affliggere l'evitante.

Io personalmente mi ritrovo per lo più nel quadro evitante... anche se proprio negli ultimi tempi mi sto rendendo conto che effettivamente nemmeno io le voglio certe relazioni sociali, che se le temo è perchè fondamentalmente voglio starmene anche da solo, lontano dagli altri. Questo credo che non significhi che stia diventando uno schizoide ... diciamo che sto iniziando piano piano ad accettare la mia asocialità, cosa che da buon evitante mi è sempre apparsa difficile...
Vecchio 07-12-2010, 17:37   #6
Esperto
L'avatar di Stasüdedòs
 

Ho elementi caratteristici di entrambi, e pure variabili a seconda dei periodi e delle situazioni; comunque generalmente prevale la componente schizoide rispetto a quella evitante, diciamo 60% vs 40%
Vecchio 08-12-2010, 12:24   #7
Esperto
L'avatar di very90
 

I DDP mi interessano da diverso tempo, ed effettivamente anche se apparentemente il disturbo schizoide con il disturbo evitante sembrano somigliarsi, in realtà sono profondamente diversi. Ciò che accomuna entrambi è la mancanza di relazioni sociali, ma mentre per lo schizoide questo appare quasi normale perchè è lui stesso che le evita perchè non ci tiene ad averle e perchè non è in grado di esternare in alcun modo i suoi sentimenti, chi soffre di disturbo evitante non ha relazioni sociali non perchè non vuole averle, ma perchè non ne è in grado, a causa di una bassa autostima che lo portano a sentirsi costantemente inferiore e a causa dell'ansia sociale generalizzata che lo portano a sfuggire da qualsiasi contesto sociale. Ma appunto, mentre lo schizoide non ne risente perchè ha una personalità molto autonoma, indipendente ed è convinto di sopravvivere anche da solo senza alcun tipo di interazione sociale, chi ha il disturbo evitante invece soffre per la condizione in cui vive. Ho un amico che conosco da tanti anni, schizoide, mentre io soffro del disturbo evitante e posso affermare che la mancanza di relazioni sociali la affrontiamo in maniera molto diversa.
Vecchio 08-12-2010, 13:42   #8
Banned
 

Scusate, infatti non mi spiego perchè il disturbo schizoide sia ritenuto più invalidante del DEP. Non è vero.
Uno schizoide è consapevole di esser solo ed è consapevole della sua natura, un dep vorrebbe relazioni sociale, ma non riesce nonostante gli sforzi. E soffre come un maledetto.

Io vorrei avere qualche relazione sociale, ma non soffro più di tanto questa situazione. Posso dire di essere una via di mezzo tra uno schizoide e un evitante, più dalla parte dello schizoide.( una specie di pazzo..)
Sapete perchè lo schizoide è ritenuto peggio dell'evitante? perchè è un asociale a cui non importa niente di niente. E questo alla gente e alla società non piace. chiaro, no?
Vecchio 08-12-2010, 13:48   #9
Esperto
L'avatar di barclay
 

Comunque non dimentichiamoci che le differenze tra un disturbo e l'altro sono molto sottili, senza contare che, in Italia, il DSM e l'ICD, non sono molto popolari. Sul lavoro, ho visto molte anamnesi psichiatriche di persone anziane: è incredibile in quanti modi diversi gli psichiatri riescono a chiamare la stessa malattia.
Vecchio 08-12-2010, 13:59   #10
Avanzato
L'avatar di Rorò
 


[...]il tratto principale è la mancanza del desiderio di relazioni strette con altri esseri umani, e il “distacco” emotivo del soggetto rispetto alle persone e alla realtà circostante.
La personalità schizoide manifesta chiusura in sé stessa o senso di lontananza, elusività o freddezza. La persona tende all’isolamento oppure ha relazioni comunicative formali o superficiali, non appare interessata a un legame profondo con altre persone, evita il coinvolgimento in relazioni intime con altri individui, con l'eccezione eventuale dei parenti di primo grado.
Il soggetto schizoide, all'esame clinico mostra una tendenza pervasiva a vivere emotivamente in un “mondo proprio” rigidamente separato del mondo esterno delle relazioni sociali, ed anche la sua idea di sé è affetta da incertezze.
Le situazioni che scatenano la risposta schizoide, cioè la manifestazione dei sintomi, sono in genere quelle di tipo intimo con altre persone, come ad esempio le manifestazioni di affetto o di sentimenti intensi. La persona schizoide non è in grado di esprimere la sua partecipazione emotiva coerentemente e in un contesto di relazione; in contesti dove è richiesta spontaneità appare rigida o goffa. Nelle relazioni superficiali e nelle situazioni sociali formali la persona può apparire normale.
Un tratto caratterizzante tipico della personalità schizoide è l'assente o ridotta capacità di provare vero piacere o interesse in una qualsiasi attività (anedonia). Nell’esperienza individuale del paziente schizoide prevale il senso di vuoto o di mancanza di significato, riferito alla sua esistenza esteriore: il soggetto non riesce a trarre piacere dalla realtà esterna né a percepirsi come pienamente esistente nel mondo.


E' la mia esatta descrizione.
Vecchio 08-12-2010, 14:00   #11
Esperto
L'avatar di Stasüdedòs
 

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Originariamente inviata da maury25 Visualizza il messaggio
Scusate, infatti non mi spiego perchè il disturbo schizoide sia ritenuto più invalidante del DEP. Non è vero.
Uno schizoide è consapevole di esser solo ed è consapevole della sua natura, un dep vorrebbe relazioni sociale, ma non riesce nonostante gli sforzi. E soffre come un maledetto.

Io vorrei avere qualche relazione sociale, ma non soffro più di tanto questa situazione. Posso dire di essere una via di mezzo tra uno schizoide e un evitante, più dalla parte dello schizoide.( una specie di pazzo..)
Sapete perchè lo schizoide è ritenuto peggio dell'evitante? perchè è un asociale a cui non importa niente di niente. E questo alla gente e alla società non piace. chiaro, no?
Quoto al 100% ... da molto fastidio agli altri pensare che per qualcuno la solitudine o l'asocialità non sia affatto un dramma... per loro è inconcepibile e impazzirebbero se fossero al nostro posto.
Vecchio 08-12-2010, 14:06   #12
Esperto
L'avatar di very90
 

Quote:
Originariamente inviata da maury25 Visualizza il messaggio

Io vorrei avere qualche relazione sociale, ma non soffro più di tanto questa situazione. Posso dire di essere una via di mezzo tra uno schizoide e un evitante, più dalla parte dello schizoide.( una specie di pazzo..)
Sapete perchè lo schizoide è ritenuto peggio dell'evitante? perchè è un asociale a cui non importa niente di niente. E questo alla gente e alla società non piace. chiaro, no?
Provo a supporre. Vivendo la condizione pienamente da evitante, in quanto nello schizoide non mi rispecchio per nulla, posso dire che sì, è una condizione che fa soffrire, mentre lo schizoide non ne risente del peso. Però, fin dai tempi antichi, l'uomo si distingue dagli animali oltre che per l'intelligenza e la razionalità, anche per il fatto che non può vivere se non all'interno di una società. Quindi se uno schizoide rinnega ciò, è come se sfuggesse alla sua natura. Ecco perchè credo sia classificato come uno dei disturbi gravi, anche se non da tutti. C'è chi afferma che il disturbo schizoide non è nemmeno un disturbo. Non credo che gli schizoidi se rimangono circoscritti nel loro disturbo siano da considerarsi dei pazzi, è un disturbo alla pari di tutti gli altri disturbi. Se poi il disturbo peggiora in allucinazioni frequenti e deliri, allora si è alla stregua della schizofrenia e a quel punto sì, sono da considerare delle vere e proprie malattie mentali.
Vecchio 08-12-2010, 14:06   #13
Avanzato
L'avatar di Rorò
 

Quote:
Originariamente inviata da NightVision Visualizza il messaggio
idem anche per me
il tutto condito da una autostima inesistente

però trovo piacere nelle attività che costituicono i miei interessi solitari,ma non sempre..

diciamo che l'umore sempre triste e malinconico nonchè della tendenza a voler stare da solo è molto presente..che tipo di disturbo è?
sempre personalità schizoide?
Io, in fondo, non provo particolare interesse nemmeno per quelli.

Sì è una parte della descrizione del disturbo schizoide tratta da Wikipedia.
Vecchio 08-12-2010, 14:09   #14
Esperto
L'avatar di Stasüdedòs
 

Quote:

Un tratto caratterizzante tipico della personalità schizoide è l'assente o ridotta capacità di provare vero piacere o interesse in una qualsiasi attività (anedonia). Nell’esperienza individuale del paziente schizoide prevale il senso di vuoto o di mancanza di significato, riferito alla sua esistenza esteriore: il soggetto non riesce a trarre piacere dalla realtà esterna né a percepirsi come pienamente esistente nel mondo.
Ecco, questa è una caratteristica che invece non mi riguarda assolutamente... il distacco, la freddezza, l'apatia ecc. è rivolta solo alle persone nel mio caso.
Vecchio 08-12-2010, 14:22   #15
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Originariamente inviata da very90 Visualizza il messaggio
Provo a supporre. Vivendo la condizione pienamente da evitante, in quanto nello schizoide non mi rispecchio per nulla, posso dire che sì, è una condizione che fa soffrire, mentre lo schizoide non ne risente del peso. Però, fin dai tempi antichi, l'uomo si distingue dagli animali oltre che per l'intelligenza e la razionalità, anche per il fatto che non può vivere se non all'interno di una società. Quindi se uno schizoide rinnega ciò, è come se sfuggesse alla sua natura. Ecco perchè credo sia classificato come uno dei disturbi gravi, anche se non da tutti. C'è chi afferma che il disturbo schizoide non è nemmeno un disturbo. Non credo che gli schizoidi se rimangono circoscritti nel loro disturbo siano da considerarsi dei pazzi, è un disturbo alla pari di tutti gli altri disturbi. Se poi il disturbo peggiora in allucinazioni frequenti e deliri, allora si è alla stregua della schizofrenia e a quel punto sì, sono da considerare delle vere e proprie malattie mentali.
Appunto. Disturbo non è malattia. Sono due cose diverse.
Io penso di avere questa personalità, e francamente ne sono anche orgoglioso. Perchè, comunque, ho i miei interessi e non soffro molto il fatto di non aver relazioni sociali perchè sono consapevole che se anche ne avessi l'opportunità, non saprei districarmi, mi sentirei a disagio. Ma non per l'ansia, ma proprio perchè a me di certe usanze sociale non me ne frega granchè.
Uno come me, nella nostra società, non viene considerato normale... ma io me ne fottto alla grande. Anzi, lavoro per perfezionare sempre di più la mia vera essenza. Se mi buttassi a picco nelle relazioni sociali finirei per star male perchè negherei la mia vera natura.
E ti parlo di questo perchè è una sensazione che ho già vissuto.
Vecchio 08-12-2010, 15:03   #16
Esperto
L'avatar di very90
 

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Originariamente inviata da maury25 Visualizza il messaggio
Appunto. Disturbo non è malattia. Sono due cose diverse.
Io penso di avere questa personalità, e francamente ne sono anche orgoglioso. Perchè, comunque, ho i miei interessi e non soffro molto il fatto di non aver relazioni sociali perchè sono consapevole che se anche ne avessi l'opportunità, non saprei districarmi, mi sentirei a disagio. Ma non per l'ansia, ma proprio perchè a me di certe usanze sociale non me ne frega granchè.
Uno come me, nella nostra società, non viene considerato normale... ma io me ne fottto alla grande. Anzi, lavoro per perfezionare sempre di più la mia vera essenza. Se mi buttassi a picco nelle relazioni sociali finirei per star male perchè negherei la mia vera natura.
E ti parlo di questo perchè è una sensazione che ho già vissuto.
Infatti io non mi ritengo in alcun modo una malata mentale o pazza. Ho solo qualche disturbo che mi impedisce di vivere una serie di cose, ma per il resto mi ritengo normale, anche se il concetto di normalità è molto relativo. Nella società odierna i timidi o quelli che vivono per conto proprio vengono considerati anormali, il che è profondamente deprimente. Deprimente perchè chi pensa ciò mi fa quasi pena, mica per noi. Però effettivamente la differenza tra il disturbo tuo e il mio l'hai colta pienamente. Anch'io ho i miei interessi (vivessi la mia vita per pensare alle cazzate o per pensare alla mia apparenza mi sarei già suicidata da un pezzo) ma al tempo stesso sento la mancanza di relazioni sociali, cosa che tu non avverti. Ma ovviamente non sento la mancanza perchè vorrei essere una persona estroversa, ma perchè avverto il bisogno a volte di parlare con qualcuno, di confidarmi, di avere dei pareri, dei consigli. Purtroppo non ho una personalità autonoma e indipendente come quasi tutti gli schizoidi hanno, è per questo che invidio in parte il vostro disturbo. Ciò su cui obietterei un attimo è che tu parli che se cercassi le relazioni sociali negheresti la tua vera natura. Secondo me è questo concetto che è sbagliato, hai una concezione distorta della tua "vera natura" perchè il disturbo schizoide ti fa avere quella concezione. Tuttavia è difficile uscirne, lo è per un evitante figuriamoci per uno che soffre maggiormente del disturbo schizoide...
Vecchio 08-12-2010, 16:11   #17
Esperto
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Originariamente inviata da very90 Visualizza il messaggio
Provo a supporre. Vivendo la condizione pienamente da evitante, in quanto nello schizoide non mi rispecchio per nulla, posso dire che sì, è una condizione che fa soffrire, mentre lo schizoide non ne risente del peso. Però, fin dai tempi antichi, l'uomo si distingue dagli animali oltre che per l'intelligenza e la razionalità, anche per il fatto che non può vivere se non all'interno di una società. Quindi se uno schizoide rinnega ciò, è come se sfuggesse alla sua natura. Ecco perchè credo sia classificato come uno dei disturbi gravi, anche se non da tutti. C'è chi afferma che il disturbo schizoide non è nemmeno un disturbo. Non credo che gli schizoidi se rimangono circoscritti nel loro disturbo siano da considerarsi dei pazzi, è un disturbo alla pari di tutti gli altri disturbi. Se poi il disturbo peggiora in allucinazioni frequenti e deliri, allora si è alla stregua della schizofrenia e a quel punto sì, sono da considerare delle vere e proprie malattie mentali.
Una patologia è veramente tale solo se accompagnata da sofferenza.

Se nello schizoide la sofferenza è assente non si può parlare di caso patologico, ma di variante psicologica-caratteriale. Il fatto di voler considerare il caso di chi non desidera relazioni sociali un disturbo, secondo me, è una forzatura che deriva dal voler vedere tutta la società conforme ed estroversa. Quale sia la vera "natura umana" la "normalità" è impossibile da definire precisamente viste le innumerevoli varianti sia anatomiche sia psicologiche all'interno della nostra specie. Noi pi tendiamo a considerare comunemente ed erroneamente "normale" chi rientra nella % dominante, maggiore.

Come ho scritto nel mio post precedente, il DEP è invece più grave, e considerabile al 100% un disturbo patologico della personalità, visto che consiste nella incapacità a realizzare un forte desiderio, quello della socialità, ed è infatti accompagnato da sofferenza e, a volte, da depressione vera e propria.
Vecchio 08-12-2010, 16:44   #18
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Quote:
Originariamente inviata da very90 Visualizza il messaggio
Infatti io non mi ritengo in alcun modo una malata mentale o pazza. Ho solo qualche disturbo che mi impedisce di vivere una serie di cose, ma per il resto mi ritengo normale, anche se il concetto di normalità è molto relativo. Nella società odierna i timidi o quelli che vivono per conto proprio vengono considerati anormali, il che è profondamente deprimente. Deprimente perchè chi pensa ciò mi fa quasi pena, mica per noi. Però effettivamente la differenza tra il disturbo tuo e il mio l'hai colta pienamente. Anch'io ho i miei interessi (vivessi la mia vita per pensare alle cazzate o per pensare alla mia apparenza mi sarei già suicidata da un pezzo) ma al tempo stesso sento la mancanza di relazioni sociali, cosa che tu non avverti. Ma ovviamente non sento la mancanza perchè vorrei essere una persona estroversa, ma perchè avverto il bisogno a volte di parlare con qualcuno, di confidarmi, di avere dei pareri, dei consigli. Purtroppo non ho una personalità autonoma e indipendente come quasi tutti gli schizoidi hanno, è per questo che invidio in parte il vostro disturbo. Ciò su cui obietterei un attimo è che tu parli che se cercassi le relazioni sociali negheresti la tua vera natura. Secondo me è questo concetto che è sbagliato, hai una concezione distorta della tua "vera natura" perchè il disturbo schizoide ti fa avere quella concezione. Tuttavia è difficile uscirne, lo è per un evitante figuriamoci per uno che soffre maggiormente del disturbo schizoide...
Non è che non cerco relazioni sociali, non ne faccio un dramma.
Non pongo come priorità il fatto di crearmi una folta vita sociale, semplicemente non rientra nel mio essere.
la mia natura è la solitudine...punto. Una sensazione che in 20 anni di vita ho sperimentato è questa. più stavo solo e più mi trovavo a mio agio. Più stavo insieme a persone che non mi piacevano e con cui non mi trovavo, più mi sentivvo schifato e diverso.
e sentirsi diverso dagli altri non è proprio piacevole...allora si cerca di capire la propria identità qual'è.
C'ho messo un pò, ma adesso sono decisamente più consapevole rispetto a 2-3 anni fa. 2-3 anni fa credevo di esssere come gli altri, vedevo in me delle mancanze e non sapevo come spiegarle a me stesso. E quindi ci soffrivo.
Adesso il mio scopo non è più quello di crearmi un'identità che vada bene alla società, il mio scopo è quello di perfezionare la mia personalità,il mio modo di fare e il mio carattere, e da questo trarre piacere ed equilibrio, qualità che ancora non ho raggiunto del tutto.

Quote:
Una patologia è veramente tale solo se accompagnata da sofferenza.

Se nello schizoide la sofferenza è assente non si può parlare di caso patologico, ma di variante psicologica-caratteriale. Il fatto di voler considerare il caso di chi non desidera relazioni sociali un disturbo, secondo me, è una forzatura che deriva dal voler vedere tutta la società conforme ed estroversa. Quale sia la vera "natura umana" la "normalità" è impossibile da definire precisamente viste le innumerevoli varianti sia anatomiche sia psicologiche all'interno della nostra specie. Noi pi tendiamo a considerare comunemente ed erroneamente "normale" chi rientra nella % dominante, maggiore.

Come ho scritto nel mio post precedente, il DEP è invece più grave, e considerabile al 100% un disturbo patologico della personalità, visto che consiste nella incapacità a realizzare un forte desiderio, quello della socialità, ed è infatti accompagnato da sofferenza e, a volte, da depressione vera e propria.
verissimo...quoto tutto.
Vecchio 08-12-2010, 16:52   #19
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Originariamente inviata da Woland12 Visualizza il messaggio
Una patologia è veramente tale solo se accompagnata da sofferenza.

Se nello schizoide la sofferenza è assente non si può parlare di caso patologico, ma di variante psicologica-caratteriale. Il fatto di voler considerare il caso di chi non desidera relazioni sociali un disturbo, secondo me, è una forzatura che deriva dal voler vedere tutta la società conforme ed estroversa. Quale sia la vera "natura umana" la "normalità" è impossibile da definire precisamente viste le innumerevoli varianti sia anatomiche sia psicologiche all'interno della nostra specie. Noi pi tendiamo a considerare comunemente ed erroneamente "normale" chi rientra nella % dominante, maggiore.
Allora, nella seconda parte del tuo messaggio sono pienamente d'accordo, anch'io ho espresso il concetto che la normalità sia relativa e adattabile al contesto in cui viviamo. Sol perchè viviamo in una società estroversa non vuol dire che la normalità sia l'estroversione e il disagio sia l'introversione.

Il punto è un altro però. Se io classifico il disturbo schizoide come disturbo e non come tu affermi, variante psicologica-caratteriale, è perchè ci sono delle condizioni fondamentali dell'individuo che non possono essere cambiate. Seguendo il tuo ragionamento, nessuno è affetto da disturbi perchè ogni persona è diversa dal nel suo genere. Cosi quindi uno schizoide che non avverte la necessità di relazioni non è disturbato perchè è nel suo carattere essere cosi, un evitante non è disturbato perchè è timido e non riesce a legare con altri e anche questo fa parte del suo carattere, un istrionico non è disturbato perchè fa parte del suo carattere basare tutto o quasi sulle apparenze e via dicendo. A questo punto, o tutti o nessuno. Secondo me non è normale che uno schizoide non avverta l'esigenza di relazioni sociali non perchè la normalità sono i luoghi comuni della gente o la maggioranza, ma perchè ci sono delle condizioni imprescindibili. Che l'uomo è fatto per vivere in società è una di queste.

Ah, di conseguenza secondo me il criterio per valutare un DDP non è affatto la sofferenza. Uno può essere disturbato e non risentirne costantemente. Non sono schizoide e non so cosa si prova, ma sinceramente dubito anche fortemente che uno schizoide non ne risenta in nessun modo di esserlo.
Vecchio 08-12-2010, 16:58   #20
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Originariamente inviata da maury25 Visualizza il messaggio
Adesso il mio scopo non è più quello di crearmi un'identità che vada bene alla società, il mio scopo è quello di perfezionare la mia personalità,il mio modo di fare e il mio carattere, e da questo trarre piacere ed equilibrio, qualità che ancora non ho raggiunto del tutto.
Infatti è proprio ciò che va fatto. Chi se ne frega di conformarsi alla società, di essere per forza estroversi, socievoli, sempre sorridenti. Personalmente le persone cosi, e che purtroppo sono la maggiorparte, le ritengo soltanto molto banali.
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