Quote:
Originariamente inviata da Who_by_fire
il preservativo
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Il preservativo sarebbe uno strumento di comunicazione?
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Mah, io trovo che la distinzione che fate in questo thread sia solo un puro fatto linguistico, non credo che barclay quando parla di virtualità pensi di essere davvero un
altro quando è davanti allo schermo ma semplicemente che possa colloquiare in modo
diverso e in ambienti
diversi da quelli soliti, cioè senza comunicare
dal vivo. Tra l'altro il termine non è che l'abbia coniato barclay, sicché per quanto discutibile si possa trovarlo, mi pare più utile e sensato interrogarsi sulle origini dello stesso piuttosto che dire che non andrebbe usato: il termine è stato coniato nel 1989 da Jaron Lanier,
per indicare un sistema totalmente immersivo in cui tutti i sensi umani possono essere utilizzati, ovvero un ambiente che simuli totalmente e in modo realistico un ambiente
reale (cosa che al livello tecnologico attuale non è ancora possibile ottenere). Perché il termine è stato poi esteso ad indicare ogni simulazione ottenuta col computer e il world wide web? Ma a me pare palese... visto che citi tanti strumenti di comunicazione, Who, quale altro ti permette di interagire con persone in ogni angolo del globo con voce e video, di fare una visita simulata (ma guardando un ambiente realistico) di un museo piuttosto che di partecipare alle discussioni di una comunità o di giocare a un videogioco nel quale partecipi allo sbarco in Normandia? Mi sembra evidente che nessun altro strumento di comunicazione abbia le medesime proprietà, che risponda a pecularietà spazio-temporali sue proprie, che presenti potenzialità nuove (l'etimologia deriva dal latino "virtus", virtù, forza, potenza, quindi ciò che esiste in potenza). Più che vederle in contrapposizione, reale e virtuale, sarebbe quindi più sensato vedere il virtuale come un progetto di realtà, due entità distinte (perché la visita
reale ad un museo è una cosa, e la visita
virtuale è un'altra, l'ambiente che vedo nello schermo è una simulazione mentre quello reale lo tocco, lo sento, ecc. così come la chiacchierata fatta in una chat è cosa diversa da una chiacchierata dal vivo, coinvolge sensi diversi e ha regole diverse) ed appartenenti ad una superiore metacategoria. Anche una telefonata è qualcosa di distinto da una chiacchierata dal vivo, anche una rappresentazione teatrale è la messinscena di una realtà simulata che ha regole sue proprie distinte da quelle della vita reale: perché allora non parlare di realtà virtuale in riferimento al teatro? Che cosa distingue quella che definiamo comunemente
realtà dal teatro se non l'estensività con cui la percepiamo e la viviamo? In un ideale mondo in cui tutti vivessero la maggior parte del tempo dietro un palcoscenico per poi fare di tanto in tanto un giretto al di fuori dello stesso xD, non sarebbe forse considerato reale il mondo del teatro? Ecco quindi, a mio avviso, cosa distingue questo apparente ossimoro che è la realtà virtuale da altre "realtà", ovvero l'estensione, le caratteristiche di ubiquità, istantaneità, ecc.
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Detto questo, io credo che barclay sbagli se crede che la stima (ed eventualmente la disistima) che può ricevere qui deriva dal fatto che può comunicare da dietro uno schermo, e che quindi la sua persona fisica (intesa sia come esteriorità che come linguaggio extra-verbale) è, diciamo, celata. Secondo me questa differenza deriva più che altro dalla particolarità delle persone con cui può entrare in contatto e dalla numerosità delle stesse, e quindi anche delle tipologie di persone. Almeno, per quanto mi riguarda, sono sicurissimo che sia così.