|
|
21-12-2019, 19:28
|
#1721
|
Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 123
|
|
|
08-01-2020, 14:25
|
#1722
|
Banned
Qui dal: May 2012
Ubicazione: Südtirol
Messaggi: 6,981
|
|
|
08-01-2020, 14:30
|
#1723
|
Esperto
Qui dal: Apr 2013
Messaggi: 15,620
|
|
|
10-01-2020, 15:44
|
#1724
|
Esperto
Qui dal: Mar 2014
Ubicazione: Emilia
Messaggi: 14,020
|
IL «FOLLE» SLOGAN DEI JEANS JESUS
di Pier Paolo Pasolini (Corriere della sera, 17 maggio 1973).
[...]
Ma è possibile prevedere un mondo così negativo? E’ possibile prevedere un futuro come «fine di tutto»? Qualcuno – come me – tende a farlo, per disperazione: l’amore per il mondo che è stato vissuto e sperimentato impedisce di poter pensarne un altro che sia altrettanto reale; che si possano creare altri valori analoghi a quelli che hanno resa preziosa una esistenza. Questa visione apocalittica del futuro è giustificabile, ma probabilmente ingiusta.
Sembra folle, ma un recente slogan, quello divenuto fulmineamente celebre, dei «jeans Jesus»: «Non avrai altri Jeans all’infuori di me», si pone come un fatto nuovo, una eccezione nel canone fisso dello slogan, rivelandone una possibilità espressiva imprevista, e indicandone una evoluzione diversa da quella che la convenzionalità – subito adottata dai disperati che vogliono sentire il futuro come morte – faceva troppo ragionevolmente prevedere.
Si veda la reazione dell’«Osservatore romano» a questo slogan: con il suo italianuccio antiquato, spiritualistico e un po’ fatuo, l’articolista dell’«Osservatore» intona un treno, non certo biblico, per fare del vittimismo da povero, indifeso innocente. E’ lo stesso tono con cui sono redatte, per esempio, le lamentazioni contro la dilagante immoralità della letteratura o del cinema. Ma in tal caso quel tono piagnucoloso e perbenistico nasconde la volontà minacciosa del potere: mentre l’articolista, infatti, facendo l’agnello, si lamenta nel suo ben compitato italiano, alle sue spalle il potere lavora per sopprimere, cancellare, schiacciare i reprobi che di quel patimento son causa.
I magistrati e i poliziotti sono all’erta; l’apparato statale si mette subito diligentemente al servizio dello spirito. Alla geremiade dell’«Osservatore» seguono i procedimenti legali del potere: il letterato o cineasta blasfemo è subito colpito e messo a tacere.
Nei casi insomma di una rivolta di tipo umanistico – possibili nell’ambito del vecchio capitalismo e della prima rivoluzione industriale – la Chiesa aveva la possibilità di intervenire e reprimere, contraddicendo brutalmente una certa volontà formalmente democratica e liberale del potere statale.
Il meccanismo era semplice: una parte di questo potere – per esempio la magistratura e la polizia – assumeva una funzione conservatrice o reazionaria, e, come tale, poneva automaticamente i suoi strumenti di potere al servizio della Chiesa. C’è dunque un doppio legame di malafede in questo rapporto tra Chiesa e Stato: da parte sua la Chiesa accetta lo Stato borghese – al posto di quello monarchico o feudale – concedendo ad esso il suo consenso e il suo appoggio, senza il quale, fino a oggi, il potere statale non avrebbe potuto sussistere: per far questo la Chiesa doveva però ammettere e approvare l’esigenza liberale e la formalità democratica: cose che ammetteva e approvava solo a patto di ottenere dal potere la tacita autorizzazione a limitarle e a sopprimerle. Autorizzazioni, d’altra parte, che il potere borghese concedeva di tutto cuore. Infatti il suo patto con la Chiesa in quanto instrumentum regni in altro non consisteva che in questo: mascherare il proprio sostanziale illiberalismo e la propria sostanziale antidemocraticità affidando la funzione illiberale e antidemocratica alla Chiesa, accettata in malafede come superiore istituzione religiosa.
La Chiesa ha insomma fatto un patto col diavolo, cioè con lo Stato borghese. Non c’è contraddizione più scandalosa infatti che quella tra religione e borghesia, essendo quest’ultima il contrario della religione. Il potere monarchico o feudale lo era in fondo di meno. Il fascismo, perciò, in quanto momento regressivo del capitalismo, era meno diabolico, oggettivamente, dal punto di vista della Chiesa, che il regime democratico: il fascismo era una bestemmia, ma non minava all’interno la Chiesa, perché esso era una falsa nuova ideologia. Il Concordato non è stato un sacrilegio negli anni trenta, ma lo è oggi, se il fascismo non ha nemmeno scalfito la Chiesa, mentre oggi il Neocapitalismo la distrugge. L’accettazione del fascismo è stato un atroce episodio: ma l’accettazione della civiltà borghese capitalistica è un fatto definitivo, il cui cinismo non è solo una macchia, l’ennesima macchia nella storia della Chiesa, ma un errore storico che la Chiesa pagherà probabilmente con il suo declino.
Essa non ha infatti intuito – nella sua cieca ansia di stabilizzazione e di fissazione eterna della propria funzione istituzionale – che la Borghesia rappresentava un nuovo spirito che non è certo quello fascista: un nuovo spirito che si sarebbe mostrato dapprima competitivo con quello religioso (salvandone solo il clericalismo), e avrebbe finito poi col prendere il suo posto nel fornire agli uomini una visione totale e unica della vita (e col non avere più bisogno quindi del clericalismo come strumento di potere).
E’ vero: come dicevo, alle lamentele patetiche dell’articolista dell’«Osservatore» segue tuttora immediatamente – nei casi di opposizione «classica» – l’azione della magistratura e della polizia.
Ma è un caso di sopravvivenza. Il Vaticano trova ancora vecchi uomini fedeli nell’apparato del potere statale: ma sono, appunto, vecchi. Il futuro non appartiene né ai vecchi cardinali, né ai vecchi uomini politici, né ai vecchi magistrati, né ai vecchi poliziotti. Il futuro appartiene alla giovane borghesia che non ha più bisogno di detenere il potere con gli strumenti classici; che non sa più cosa farsene della Chiesa, la quale, ormai, ha finito genericamente con l’appartenere a quel mondo umanistico del passato che costituisce un impedimento alla nuova rivoluzione industriale; il nuovo potere borghese infatti necessita nei consumatori di uno spirito totalmente pragmatico ed edonistico: un universo tecnicistico e puramente terreno è quello in cui può svolgersi secondo la propria natura il ciclo della produzione e del consumo. Per la religione e soprattutto per la Chiesa non c’è più spazio.
La lotta repressiva che il nuovo capitalismo combatte ancora per mezzo della Chiesa è una lotta ritardata, destinata, nella logica borghese, a essere ben presto vinta, con la conseguente dissoluzione «naturale» della Chiesa.
Sembra folle, ripeto, ma il caso dei jeans «Jesus» è una spia di tutto questo. Coloro che hanno prodotto questi jeans e li hanno lanciati nel mercato, usando, per lo slogan di prammatica uno dei dieci Comandamenti, dimostrano – probabilmente con una certa mancanza di senso di colpa, cioè con l’incoscienza di chi non si pone più certi problemi – di essere già oltre la soglia entro cui si dispone la nostra forma di vita e il nostro orizzonte mentale.
C’è, nel cinismo di questo slogan, un’intensità e una innocenza di tipo assolutamente nuovo, benché probabilmente maturato a lungo in questi ultimi decenni (per un periodo più breve in Italia). Esso dice appunto, nella sua laconicità di fenomeno rivelatosi di colpo alla nostra coscienza, e già così completo e definitivo, che i nuovi industriali e i nuovi tecnici sono completamente laici, ma di una laicità che non si misura più con la religione. Tale laicità è un «nuovo valore» nato nell’entropia borghese, in cui la religione sta deperendo come autorità e forma di potere, e sopravvive in quanto ancora prodotto naturale di enorme consumo e forma folcloristica ancora sfruttabile.
Ma l’interesse di questo slogan non è solo negativo, non rappresenta solo il modo nuovo in cui la Chiesa viene ridimensionata brutalmente a ciò che essa realmente ormai rappresenta: c’è in esso un interesse anche positivo, cioè la possibilità imprevista di ideologizzare, e quindi rendere espressivo, il linguaggio dello slogan e quindi, presumibilmente, quello dell’intero mondo tecnologico.
Lo spirito blasfemo di questo slogan non si limita a una apodissi, a una pura osservazione che fissa la espressività in pura comunicatività. Esso è qualcosa di più che una trovata spregiudicata (il cui modello è l’anglosassone «Cristo super-star»): al contrario, esso si presta a un’interpretazione, che non può essere che infinita: esso conserva quindi nello slogan i caratteri ideologici e estetici della espressività. Vuol dire – forse – che anche il futuro che a noi – religiosi e umanisti – appare come fissazione e morte, sarà in un modo nuovo, storia; che l’esigenza di pura comunicatività della produzione sarà in qualche modo contraddetta. Infatti lo slogan di questi jeans non si limita a comunicarne la necessità del consumo, ma si presenta addirittura come la nemesi – sia pur incosciente – che punisce la Chiesa per il suo patto col diavolo.
L’articolista dell’«Osservatore» questa volta sì è davvero indifeso e impotente: anche se magari magistratura e poliziotti, messi subito cristianamente in moto, riusciranno a strappare dai muri della nazione questo manifesto e questo slogan, ormai si tratta di un fatto irreversibile anche se forse molto anticipato: il suo spirito è il nuovo spirito della seconda rivoluzione industriale e della conseguente mutazione dei valori.
|
|
04-02-2020, 00:37
|
#1725
|
Esperto
Qui dal: Mar 2014
Ubicazione: Emilia
Messaggi: 14,020
|
.
|
|
10-02-2020, 14:22
|
#1726
|
Esperto
Qui dal: Mar 2014
Ubicazione: Emilia
Messaggi: 14,020
|
Si parte con il giorno della memoria (a metá)
|
|
10-02-2020, 14:55
|
#1727
|
Esperto
Qui dal: Mar 2014
Ubicazione: Emilia
Messaggi: 14,020
|
Visto il tono dell'intervento direi che puoi risponderti da solo...
|
|
10-02-2020, 15:56
|
#1728
|
Esperto
Qui dal: Apr 2013
Messaggi: 15,620
|
|
|
10-02-2020, 16:01
|
#1729
|
Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 65,154
|
Quote:
Originariamente inviata da ~~~
|
Purtroppo quando non si leggono bene i libri poi si scrivono articoli paranoici come quello...
I don’t accept this view of humanity, because I’ve seen how revolutionaries like Stalin, Mao, Kim Il Sung, Castro, and Ho Chi Minh have fought for a more just world with sincerity and follow-through.
Almeno un paio di quelli che ha citato hanno lottato per tutt'altro che un mondo più giusto.
|
Ultima modifica di Winston_Smith; 10-02-2020 a 16:03.
|
10-02-2020, 16:17
|
#1730
|
Esperto
Qui dal: Mar 2014
Ubicazione: Emilia
Messaggi: 14,020
|
Quote:
Originariamente inviata da funambolic
Visto l'avatar che ti sei scelto proprio il giorno della memoria delle Foibe, ti sei qualificato ampiamente.
|
La bandiera della più grande formazione partigiana europea, che ha fatto il culo a migliaia di schifosi nazifascisti? E' un ottimo avatar. La resistenza jugoslava dovrebbe essere un orgoglio per tutta l'Europa, invece di venire infangata. Aprite i libri di storia e sconfiggete l'ignoranza...
|
|
10-02-2020, 16:19
|
#1731
|
Esperto
Qui dal: Apr 2013
Messaggi: 15,620
|
Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith
Purtroppo quando non si leggono bene i libri poi si scrivono articoli paranoici come quello...
I don’t accept this view of humanity, because I’ve seen how revolutionaries like Stalin, Mao, Kim Il Sung, Castro, and Ho Chi Minh have fought for a more just world with sincerity and follow-through.
Almeno un paio di quelli che ha citato hanno lottato per tutt'altro che un mondo più giusto.
|
Una curiosità, cosa ami tanto di quel libro?
|
|
10-02-2020, 16:22
|
#1732
|
Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 65,154
|
Per non citare sempre Stalin, ricordiamo l'impegno di Kim Il Sung per realizzare un mondo più giusto (cit.):
https://it.wikipedia.org/wiki/Carest..._distribuzione
Ma ovviamente è Orwell il paranoico anticomunista, certo
|
|
10-02-2020, 16:25
|
#1733
|
Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 65,154
|
Quote:
Originariamente inviata da ~~~
Una curiosità, cosa ami tanto di quel libro?
|
Diverse cose a più livelli di lettura, ma la più importante e la più evidente è questa: pensare sempre con la propria testa e imparare a riconoscere i meccanismi del potere e della propaganda, anche quando si ammantano di colori che sembrano simili ai tuoi preferiti.
|
|
10-02-2020, 16:30
|
#1734
|
Esperto
Qui dal: Mar 2014
Ubicazione: Emilia
Messaggi: 14,020
|
Secondo me Orwell era un grande scrittore e 1984 oggettivamente un bel libro, ma che fosse un anti-comunista lo sottolineò già Togliatti criticando la sua opera... D'altronde se 1984 descrivesse in chiave rivoluzionaria il mondo, denunciandolo come fece Marx ne Il capitale, non sarebbe uno dei libri più venduti di sempre, presente sugli scaffali di ogni libreria. Purtroppo il socialista Orwell ha "venduto l'anima" al capitalismo, riducendo il concetto di dittatura alla sola mancanza di libertà (tipico schema di pensiero liberale che va ancora di moda) , quando in realtà il discorso da fare è più profondo, ci sono paesi dove si è liberi di fare tutto ma che alla fine tiranneggiano il popolo in maniera ancor più sottile. By the way, lo ripeto, dal punto di vista narrativo 1984 rimane un'opera d'arte, semplicemente ne contesto la portata politica.
Se fosse stata una distopia realistica, "proletaria" e anti-sistema avrebbe fatto la fine de Il mondo nuovo di Huxley, che in pochi conoscono, il quale si è rivelato molto più preciso.
|
Ultima modifica di Gummo; 10-02-2020 a 16:32.
|
10-02-2020, 16:31
|
#1735
|
Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 65,154
|
Sulle foibe:
https://it.wikipedia.org/wiki/Massac...le_foibe#Cause
Su questo dibattuto problema, gli storici italiani e sloveni hanno raggiunto conclusioni concordi, espresse nella Relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena:
«Tali avvenimenti si verificarono in un clima di resa dei conti per la violenza fascista e di guerra e appaiono in larga misura il frutto di un progetto politico preordinato, in cui confluivano diverse spinte: l'impegno ad eliminare soggetti e strutture ricollegabili (anche al di là delle responsabilità personali) al fascismo, alla dominazione nazista, al collaborazionismo e allo stato italiano, assieme ad un disegno di epurazione preventiva di oppositori reali, potenziali o presunti tali, in funzione dell'avvento del regime comunista, e dell'annessione della Venezia Giulia al nuovo Stato jugoslavo. L'impulso primo della repressione partì da un movimento rivoluzionario che si stava trasformando in regime, convertendo quindi in violenza di Stato l'animosità nazionale e ideologica diffusa nei quadri partigiani.»
|
|
10-02-2020, 16:38
|
#1736
|
Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 65,154
|
Quote:
Originariamente inviata da Gummo98
Secondo me Orwell era un grande scrittore e 1984 oggettivamente un bel libro, ma che fosse un anti-comunista lo sottolineò già Togliatti criticando la sua opera... D'altronde se 1984 descrivesse in chiave rivoluzionaria il mondo, denunciandolo come fece Marx ne Il capitale, non sarebbe uno dei libri più venduti di sempre, presente sugli scaffali di ogni libreria.
|
Bon, quindi se non ricalchi pedissequamente Marx sei automaticamente anticomunista o antisocialista. A me non risulta tra l'altro che Orwell abbia mai denunciato l'opera di Marx in quanto tale, a lui interessava denunciare l'URSS di Stalin come tutt'altro che un regime socialista o comunista. Quindi antistalinista casomai, non anticomunista o antisocialista. Togliatti in quanto stalinista non poteva che criticarlo.
By the way, mi pare che anche Capitale e Manifesto dei comunisti siano dei best-seller.
Quote:
Originariamente inviata da Gummo98
Purtroppo il socialista Orwell ha "venduto l'anima" al capitalismo, riducendo il concetto di dittatura alla mancanza di libertà, quando in realtà il discorso da fare è molto diverso. By the way, lo ripeto, dal punto di vista narrativo 1984 rimane un'opera d'arte, semplicemente ne contesto la portata politica.
|
Intanto se manca la libertà c'è dittatura, non è che se manca come sotto Stalin però ci avvolgiamo nella bandiera rossa, ambé allora tuttapposto.
E poi basta leggere 1984 con mente aperta, senza code di paglia o pregiudizi per ritrovare concetti validi anche come critica ai totalitarismi di destra e anche alla pervasività della civiltà dei consumi (il teleschermo).
Quote:
Originariamente inviata da Gummo98
Se fosse stata una distopia realistica, "proletaria" e anti-sistema avrebbe fatto la fine de Il mondo nuovo di Huxley, che in pochi conoscono, il quale si è rivelato molto più preciso.
|
Il fatto che a tanti continui a restare sul gozzo o che lo citino senza averlo capito appieno, come l'articolo linkato prima, ne dimostra una volta di più la validità IMO.
|
|
10-02-2020, 16:39
|
#1737
|
Esperto
Qui dal: Apr 2013
Messaggi: 15,620
|
A me, pensandoci, non piace nemanco come libro. Lo lessi 12 anni fa, la parte finale alla saw l'enigmista poi, la tortura, il dimostrare che "tanto l'uomo" etc. Boh, a me paiono tutte robe adolescenziali, da lasciarsi alle spalle.
Cosa intriga di 1984? La violenza, la desolazione di quel monto brullo che è presentato, il godimento sessuale rubato a quella desolazione, l'irrealtà stessa di quella distopia che porta altrove, che fa "evadere", ad un adolescente basta già questo.
È tutto così estremizzato e grottesco, non c'è niente di sottile, ed è vero che emerge più che altro misantropia da quel libro, come se si volesse ridurre l'uomo a bestia preda solo dei suoi istinti più bassi: la paura, la violenza, la fame di potere.
Mi pare un libro volto ad ammazzare qualsiasi speranza, "nichilista".
|
|
10-02-2020, 16:40
|
#1738
|
Esperto
Qui dal: Mar 2014
Ubicazione: Emilia
Messaggi: 14,020
|
Winston voli troppo in alto, questo testo (criticabile ma sensato) è su tutt'altro livello rispetto ai biechi obiettivi preposti dalla Giornata del ricordo, festività che, sottolineo, è stata istituita da Berlusconi con il beneplacito del centro-sx.
Questa giornata mira ad attaccare in tutti i modi i partigiani, la resistenza comunista, suggerendo un'analogia inconscia che mette sullo stesso livello i comunisti di Tito e quelli che combattevano contro Mussolini in Italia. Oltre, ovviamente, a creare la vergognosa idea che invasi ed invasori siano sullo stesso piano.
La Giornata del ricordo per le Foibe si riduce all'idea nazionalistica che gli italiani morti vadano rimpianti, mentre dei 300.000 jugoslavi uccisi dai nazifascisti non bisogna dar memoria (per questo la definisco "giornata del ricordo a metà"), compiendo uno stravolgimento della storia (questo sì orwelliano) che grida vendetta.
Non facciamoci fregare. Io fucilerei tutti i membri della sinistra istituzionale che, ogni anno, si prestano a questa buffonata.
Non ho niente contro la memoria, per carità, pace all'anima di TUTTE le vittime, ma che sia memoria autentica, non strumentale.
|
Ultima modifica di Gummo; 10-02-2020 a 16:42.
|
10-02-2020, 16:42
|
#1739
|
Esperto
Qui dal: Mar 2014
Ubicazione: Emilia
Messaggi: 14,020
|
|
|
10-02-2020, 16:44
|
#1740
|
Esperto
Qui dal: Mar 2014
Ubicazione: Emilia
Messaggi: 14,020
|
Quote:
Originariamente inviata da ~~~
A me, pensandoci, non piace nemanco come libro. Lo lessi 12 anni fa, la parte finale alla saw l'enigmista poi, la tortura, il dimostrare che "tanto l'uomo" etc. Boh, a me paiono tutte robe adolescenziali, da lasciarsi alle spalle.
Cosa intriga di 1984? La violenza, la desolazione di quel monto brullo che è presentato, il godimento sessuale rubato a quella desolazione, l'irrealtà stessa di quella distopia che porta altrove, che fa "evadere", ad un adolescente basta già questo.
È tutto così estremizzato e grottesco, non c'è niente di sottile, ed è vero che emerge più che altro misantropia da quel libro, come se si volesse ridurre l'uomo a bestia preda solo dei suoi istinti più bassi: la paura, la violenza, la fame di potere.
Mi pare un libro volto ad ammazzare qualsiasi speranza, "nichilista".
|
Mi hai ricordato ciò che ho pensato quando ho visto Joker.
In quel film alla fine viene delineata una società infernale, ma il protagonista cosa fa? Invece di prendere coscienza perde la testa, impazzisce, autodistrugge se stesso e contamina la società. Non c'è emancipazione. Non so se sia voluto o meno.
|
|
|
|
|