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Vecchio 22-10-2013, 13:38   #1
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dopo anni di umiliazioni o comunque isolamento sociale credo di non essere più timido/ sociofobico. Penso di essere alla fase successiva. Non avendo altra possibilità, vivo come un automa, faccio quello che si aspettano che faccia, mediocremente come mi riesce, non mi aspetto assolutamente nulla dalla vita. So esattamente che vita mi aspetta, non la temo, perchè so che non ha senso temere una cosa inevitabile. NOn temo neppure le situazioni sociali, le temi quando vorresti che fossero in un certo modo ed hai paura di non essere all'altezza, quando invece sai esattamente come andrà, conosci tutta la sequenza ed il risultato inevitabile, non le temi neanche più. Temi una cosa ignota, non una cosa ben nota. Io so benissimo qual è il mio posto nella società, non aspiro neanche a cambiare, so che non potrò mai farlo e se lo facessi non sarebbe mai abbastanza, mi sarebbe chiesto sempre un gradino in più, sempre di più, per essere "accolto". Prima fingevo, mi sforzavo di essere un minimo socievole, mi nascondevo, ora no. Ho smesso di farlo. Io sono questo e lo sarò per sempre, è la mia natura, lo sento, altrimenti non sarei diventato così. Mi mostro per quel che sono, ovvero apatico, inetto ed introverso, e mi "godo" le reazioni stereotipate delle genti più diverse, così diverse e così uguali. E' quasi (sottolineo quasi) bello vedere come pure se ci impegni non hai speranza, e che la speranza è solo un inganno per farti perseverare ad inseguire un qualcosa che nessuno ti darà mai. Per non farti provare giustamente amarezza ed odio verso uno stato di cose che non dipende da te ma ti è stato imposto. Per farti credere che, si, ce la puoi fare, serve solo un altro passettino. Poi un altro. Poi un altro, in un circolo infinito.
Vecchio 22-10-2013, 13:49   #2
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Per farti credere che, si, ce la puoi fare, serve solo un altro passettino. Poi un altro. Poi un altro, in un circolo infinito.
Esattamente. Io da mò che l'ho capito.

Ultima modifica di Baloordo; 22-10-2013 a 14:33.
Vecchio 22-10-2013, 14:10   #3
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è la mia natura
Il concetto di natura (caratterialmente parlando) è una delle più grandi mistificazioni dell'uomo presente, passato e futuro.
Vecchio 22-10-2013, 14:21   #4
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Il concetto di natura (caratterialmente parlando) è una delle più grandi mistificazioni dell'uomo presente, passato e futuro.
caratterialmente parlando, l'esistenza di geni che codificano certe predisposizioni psicologiche ben definite (poi spesso ribadite dall'esperienza) è cosa ben nota.
Vecchio 22-10-2013, 14:24   #5
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caratterialmente parlando, l'esistenza di geni che codificano certe predisposizioni psicologiche ben definite (poi spesso ribadite dall'esperienza) è cosa ben nota.
Ah si? Da chi è stata resa nota?
Vecchio 22-10-2013, 14:41   #6
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Ah si? Da chi è stata resa nota?
non mi metterò a fare una ricerca con annessa bibliografia per te, scusami
Vecchio 22-10-2013, 14:43   #7
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Allora permettimi il beneficio del dubbio
Vecchio 22-10-2013, 14:49   #8
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Allora permettimi il beneficio del dubbio
puoi digitare qualche parola chiave sui motori di ricerca e sicuramente troverai qualche articolo interessante. Cioè tu non credi che il carattere stia nei geni? credo che lo sapessero già i romani mi pare, anche se loro non parlavano di geni, ma di sangue, o stirpe, o via dicendo.
Vecchio 22-10-2013, 15:03   #9
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L'avatar di muttley
 

Al di là della verità scientifica della tua asserzione (non sono stati ancora espressi pareri univoci in merito), credo che questo modo di ragionare presenti risvolti controproducenti, se non addirittura pericolosi. Immagina una persona che sia sempre stata animata da un odio profondo verso i propri simili, al punto da giungere ai massimi livelli dell'atteggiamento sociopatico (un serial killer per esempio)...potrebbe un personaggio del genere ripararsi dietro l'alibi della sua natura e rigettare così qualsiasi tentativo di correzione e reintegro?
Gli introversi e i fobici potranno non presentare simili caratteristiche di pericolosità e devianza, ma quanto è comunque di nostro giovamento nasconderci dietro la giustificazione del "non posso cambiare"?
Bada bene: possibilità di cambiare ≠ facilità di cambiare...
Vecchio 22-10-2013, 15:05   #10
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Purtroppo anch'io... una volta mi interessavo di più dei problemi degli altri, ora, che ho capito che la stragrande maggioranza delle persone se ne frega dei miei, ho perso parte del mio altruismo.
Vecchio 22-10-2013, 15:09   #11
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Al di là della verità scientifica della tua asserzione (non sono stati ancora espressi pareri univoci in merito), credo che questo modo di ragionare presenti risvolti controproducenti, se non addirittura pericolosi. Immagina una persona che sia sempre stata animata da un odio profondo verso i propri simili, al punto da giungere ai massimi livelli dell'atteggiamento sociopatico (un serial killer per esempio)...potrebbe un personaggio del genere ripararsi dietro l'alibi della sua natura e rigettare così qualsiasi tentativo di correzione e reintegro?
Gli introversi e i fobici potranno non presentare simili caratteristiche di pericolosità e devianza, ma quanto è comunque di nostro giovamento nasconderci dietro la giustificazione del "non posso cambiare"?
Bada bene: possibilità di cambiare ≠ facilità di cambiare...
non ho detto che non è possibile cambiare, poi certo dipende che cambiamento pretendi. Io per cambiamento intendo qualcosa di radicale e sostanziale. Certamente esiste una indole introversa, questa è stata studiata analizzata e ci sono precisi marcatori genetici ben conosciuti (informati, se vuoi) che codificano un certo tipo di risposte a livello cerebrale che mancano ai soggetti estroversi.
Se vuoi le fonti, leggiti "timido docile ardente di Luigi Anepeta", credo sia uno dei saggi più ben fatti e semplice di lettura sul tema.
Vecchio 22-10-2013, 15:19   #12
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L'avatar di Drecks
 

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dopo anni di umiliazioni o comunque isolamento sociale credo di non essere più timido/ sociofobico. Penso di essere alla fase successiva. Non avendo altra possibilità, vivo come un automa, faccio quello che si aspettano che faccia, mediocremente come mi riesce, non mi aspetto assolutamente nulla dalla vita. So esattamente che vita mi aspetta, non la temo, perchè so che non ha senso temere una cosa inevitabile. NOn temo neppure le situazioni sociali, le temi quando vorresti che fossero in un certo modo ed hai paura di non essere all'altezza, quando invece sai esattamente come andrà, conosci tutta la sequenza ed il risultato inevitabile, non le temi neanche più. Temi una cosa ignota, non una cosa ben nota. Io so benissimo qual è il mio posto nella società, non aspiro neanche a cambiare, so che non potrò mai farlo e se lo facessi non sarebbe mai abbastanza, mi sarebbe chiesto sempre un gradino in più, sempre di più, per essere "accolto". Prima fingevo, mi sforzavo di essere un minimo socievole, mi nascondevo, ora no. Ho smesso di farlo. Io sono questo e lo sarò per sempre, è la mia natura, lo sento, altrimenti non sarei diventato così. Mi mostro per quel che sono, ovvero apatico, inetto ed introverso, e mi "godo" le reazioni stereotipate delle genti più diverse, così diverse e così uguali. E' quasi (sottolineo quasi) bello vedere come pure se ci impegni non hai speranza, e che la speranza è solo un inganno per farti perseverare ad inseguire un qualcosa che nessuno ti darà mai. Per non farti provare giustamente amarezza ed odio verso uno stato di cose che non dipende da te ma ti è stato imposto. Per farti credere che, si, ce la puoi fare, serve solo un altro passettino. Poi un altro. Poi un altro, in un circolo infinito.
Mai ho trovato una descrizione migliore del mio stato attuale.
Ma per assurdo guardo più alla natura delle persone che mi circondano, e penso che il mio essere attuale sia più probabilmente una conseguenza delle LORO azioni. Non delle mie.
Vecchio 22-10-2013, 15:25   #13
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Mai ho trovato una descrizione migliore del mio stato attuale.
Ma per assurdo guardo più alla natura delle persone che mi circondano, e penso che il mio essere attuale sia più probabilmente una conseguenza delle LORO azioni. Non delle mie.
si dicono che sia una forma di de-responsabilizzarsi. Certo, in parte ognuno ha le proprie responsabilità del suo agire, in generale. Ma se io ho una certa predisposizione e semplicemente essendo me stesso mi trovo ad essere isolato o a stare antipatico al mondo intero, sinceramente non mi sento responsabile per ciò. MI sembra piuttosto una forma ipocrita di deresponsabilizzarsi che la società usa nei nostri confronti. Come dire: sono loro che scelgono di non adeguarsi. Ma tu sai quanto mi costa adeguarmi? hai mai provato tu a cambiare la tua personalità a forzarti di fare cose sgradevoli e dire cose che non pensi solo per essere considerato normale? perchè tu pretendi che io faccia questo? forse, diciamolo, si intende che non siamo sullo stesso piano, io sono inferiore e quindi tocca a me salire le scale, non a chi sta sopra scegliere. Molto equo.
Per esempio, tu non ti sogneresti mai di fare una cosa che non ami fare; perchè tu invece imponi a me per normalizzarmi di fare cose che non mi piacciono, ovvero stare in discoteche, o pizzerie dove dovrò parlare di cose che non mi interessano, e via dicendo?

Ultima modifica di andrea.sampei; 22-10-2013 a 15:27.
Vecchio 22-10-2013, 15:30   #14
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Anchio son diventato cinico ed indifferente al punto giusto,e qualora ne fosse il caso.
E' l'unico modo per sopravvivere ai rifiuti e le discriminazioni che sovente possono capitare a tipi come noi. Nessuno va incontro a nessuno,specie a tipi come noi,è difficile.
Vecchio 22-10-2013, 15:36   #15
Esperto
L'avatar di EdgarAllanPoe
 

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dopo anni di umiliazioni o comunque isolamento sociale credo di non essere più timido/ sociofobico. Penso di essere alla fase successiva. Non avendo altra possibilità, vivo come un automa, faccio quello che si aspettano che faccia, mediocremente come mi riesce, non mi aspetto assolutamente nulla dalla vita. So esattamente che vita mi aspetta, non la temo, perchè so che non ha senso temere una cosa inevitabile. NOn temo neppure le situazioni sociali, le temi quando vorresti che fossero in un certo modo ed hai paura di non essere all'altezza, quando invece sai esattamente come andrà, conosci tutta la sequenza ed il risultato inevitabile, non le temi neanche più. Temi una cosa ignota, non una cosa ben nota. Io so benissimo qual è il mio posto nella società, non aspiro neanche a cambiare, so che non potrò mai farlo e se lo facessi non sarebbe mai abbastanza, mi sarebbe chiesto sempre un gradino in più, sempre di più, per essere "accolto". Prima fingevo, mi sforzavo di essere un minimo socievole, mi nascondevo, ora no. Ho smesso di farlo. Io sono questo e lo sarò per sempre, è la mia natura, lo sento, altrimenti non sarei diventato così. Mi mostro per quel che sono, ovvero apatico, inetto ed introverso, e mi "godo" le reazioni stereotipate delle genti più diverse, così diverse e così uguali. E' quasi (sottolineo quasi) bello vedere come pure se ci impegni non hai speranza, e che la speranza è solo un inganno per farti perseverare ad inseguire un qualcosa che nessuno ti darà mai. Per non farti provare giustamente amarezza ed odio verso uno stato di cose che non dipende da te ma ti è stato imposto. Per farti credere che, si, ce la puoi fare, serve solo un altro passettino. Poi un altro. Poi un altro, in un circolo infinito.
A me sembra di essere stato ridotto come una palla di neve, fatta rotolare fino a raggiungere proporzioni enormi, nel senso che la gente che mi vuole male, si è divertita a farmi rotolare come una palla di neve, facendo in modo che il mio disagio diventasse sempre più grande. Bisognerebbe ammettere che sono le umiliazioni che riceviamo ogni giorno dalle persone che ci stanno accanto, a determinare il nostro malessere e la mancanza di autostima.
Vecchio 22-10-2013, 15:49   #16
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Originariamente inviata da EdgarAllanPoe Visualizza il messaggio
A me sembra di essere stato ridotto come una palla di neve, fatta rotolare fino a raggiungere proporzioni enormi, nel senso che la gente che mi vuole male, si è divertita a farmi rotolare come una palla di neve, facendo in modo che il mio disagio diventasse sempre più grande. Bisognerebbe ammettere che sono le umiliazioni che riceviamo ogni giorno dalle persone che ci stanno accanto, a determinare il nostro malessere e la mancanza di autostima.
infatti. Per un semplice ragionamento. La timidezza è paura del rifiuto, e tu temi il rifiuto perchè lo hai ricevuto, più volte in molti casi. NOn temi il rifiuto senza neanche averlo sperimentato; lo temi perchè lo conosci e sai che è doloroso. QUindi in molti casi la gente è timida perchè ha subito rifiuti. E perchè avrebbe dovuto rifiutare certi individui? semplice, o perchè brutti, o perchè introversi. Questo per chi ritiene che "pure noi abbiamo le nostre colpe" o "ce la cerchiamo". Poi è chiaro, se tu ad uno lo abitui a pensare che sarà sempre rifiutato, non si metterà neanche più in gioco, o se lo farà con grande sforzo, dentro di lui coverà quella paura e quel male ed ogni cosa sarà una costante fatica. E magari anche con persone che non lo avrebbero rifiutato, evita di farsi avanti. Perchè ha quel punto il problema non è paura di farsi rifiutare dagli altri; a quel punto già si è rifiutato da sè, in conseguenza del rifiuto altrui.
Vecchio 22-10-2013, 15:54   #17
Esperto
L'avatar di muttley
 

E' più facile che l'indole di una persona si sviluppi e si modelli come conseguenza di azioni vissute e subite nei primissimi anni di vita, soprattutto all'interno del nucleo famigliare quale primo tramite col mondo e cellula sociale di riferimento. Quello che viene dopo può ancora condizionarci ma in misura minore poiché con gli anni le connessioni neurali finiscono per stabilizzarsi. In genere il "danno" nasce e matura principalmente all'interno della famiglia.
Vecchio 22-10-2013, 16:08   #18
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E' più facile che l'indole di una persona si sviluppi e si modelli come conseguenza di azioni vissute e subite nei primissimi anni di vita, soprattutto all'interno del nucleo famigliare quale primo tramite col mondo e cellula sociale di riferimento. Quello che viene dopo può ancora condizionarci ma in misura minore poiché con gli anni le connessioni neurali finiscono per stabilizzarsi. In genere il "danno" nasce e matura principalmente all'interno della famiglia.
giustissimo io infatti parlavo di "rifiuti", in generale, non di rifiuti in una particolare società di riferimento
Vecchio 22-10-2013, 16:14   #19
Esperto
 

Vecchio 22-10-2013, 19:14   #20
Principiante
L'avatar di Crowne
 

Concordo con quanto scritto, ma non condivido appieno la parte finale, potrei quotare tutti i post di muttley.
Tuttavia secondo me i motivi che hanno portato a formare il carattere (genetica, famiglia...) non devono essere usati come scusa per non tentare di migliorarsi. Cercare motivazioni, non provarci perché tanto è nella propria natura o perché non potrai eccellere sono semplicemente delle scuse. Perdere la speranza è segno di depressione che va curata, le persone "normali" accettano i propri limiti ma cercano comunque di migliorarsi.
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