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Vecchio 19-07-2025, 16:14   #1
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Vi pongo un quesito sul quale ho riflettuto a lungo e vorrei sentire la vostra opinione.
Quando si parla di problemi individuali, ha più senso considerarli dal punto di vista oggettivo (cioè valutando quanto siano "gravi" in termini generali) oppure soggettivo (cioè in base a come vengono vissuti dalla persona)?

Ha senso fare confronti tra difficoltà diverse?
Quanto dovrebbe pesare la percezione personale rispetto alla gravità oggettiva di un problema?
Ringraziamenti da
SugarPhobic (19-07-2025)
Vecchio 19-07-2025, 16:18   #2
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In linea di massima, almeno per come è stato per me, la linea di confine è se i propri problemi arrivano ad incidere nei rapporti sociali con chiunque, a 360°, incluse persone con le quali le cose sono sempre andate bene, oppure questi problemi si manifestano solo con determinate persone con cui non ci si trova.
Vecchio 19-07-2025, 17:54   #3
Hor
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Originariamente inviata da Asocial87 Visualizza il messaggio
Vi pongo un quesito sul quale ho riflettuto a lungo e vorrei sentire la vostra opinione.
Quando si parla di problemi individuali, ha più senso considerarli dal punto di vista oggettivo (cioè valutando quanto siano "gravi" in termini generali) oppure soggettivo (cioè in base a come vengono vissuti dalla persona)?

Ha senso fare confronti tra difficoltà diverse?
Quanto dovrebbe pesare la percezione personale rispetto alla gravità oggettiva di un problema?
Ho riletto più volte per capire dove stia la differenza e concludo che probabilmente non c'è e non ha molto senso parlare di "oggettivo" e "soggettivo".
Direi che per me un problema personale è grave o se crea di per sé una condizione di forte malessere nella persona o se comporta dei forti limiti nella sua vita quotidiana o nelle relazioni con le altre persone.
Vecchio 19-07-2025, 18:06   #4
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L'avatar di Sasuke
 

Sempre soggettivo se non si è influenzati dalla comunità, l'latro giorno una persona mi ha chiesto per mettermi in difficoltà perché non sono sposato, ho risposto perché no con un sorriso.
Vecchio 19-07-2025, 18:22   #5
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Sempre soggettivo se non si è influenzati dalla comunità, l'latro giorno una persona mi ha chiesto per mettermi in difficoltà perché non sono sposato, ho risposto perché no con un sorriso.
Odio le domande così personali.
Mi irritano oltre maniera.



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Vecchio 19-07-2025, 18:32   #6
Intermedio
 

Mi è capitato di vedere la pubblicità di un’associazione che offre pasti ai senzatetto. In una breve intervista, una delle persone assistite raccontava come fosse finita a vivere per strada: diceva di aver perso la madre, e con lei ogni punto di riferimento nella propria vita.
Quello che mi sono chiesto è questo: considerando che la perdita di una persona cara è certamente un dolore profondo, ma che molte persone, con il tempo, riescono a trovare un modo per andare avanti, è giusto provare empatia incondizionata per chi, invece non ne esce.

Mi rendo conto che ogni storia è diversa, e che magari dietro quella breve intervista si nascondono molte altre difficoltà personali non note. Però, a volte mi chiedo se offrire empatia a prescindere non rischi di scivolare nella giustificazione assoluta
Vecchio 19-07-2025, 18:32   #7
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Odio le domande così personali.
Mi irritano oltre maniera.



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Fatta davanti a altre persone per sfottere ma la brutta figura l'ha fatta lui.
Vecchio 19-07-2025, 18:35   #8
Hor
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Mi è capitato di vedere la pubblicità di un’associazione che offre pasti ai senzatetto. In una breve intervista, una delle persone assistite raccontava come fosse finita a vivere per strada: diceva di aver perso la madre, e con lei ogni punto di riferimento nella propria vita.
Quello che mi sono chiesto è questo: considerando che la perdita di una persona cara è certamente un dolore profondo, ma che molte persone, con il tempo, riescono a trovare un modo per andare avanti, è giusto provare empatia incondizionata per chi, invece non ne esce.

Mi rendo conto che ogni storia è diversa, e che magari dietro quella breve intervista si nascondono molte altre difficoltà personali non note. Però, a volte mi chiedo se offrire empatia a prescindere non rischi di scivolare nella giustificazione assoluta
Il punto è proprio quello che scrivi verso la fine.
Se una persona finisce per strada per la morte del genitore, è palese che il problema non è questo, ma qualcos'altro che gli ha impedito di reggere il lutto, un problema più grosso, visto che la stragrande maggioranza delle persone bene o male quando muoiono i genitori riesce ad andare avanti.
Vecchio 19-07-2025, 18:49   #9
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Mi è capitato di vedere la pubblicità di un’associazione che offre pasti ai senzatetto. In una breve intervista, una delle persone assistite raccontava come fosse finita a vivere per strada: diceva di aver perso la madre, e con lei ogni punto di riferimento nella propria vita.
Quello che mi sono chiesto è questo: considerando che la perdita di una persona cara è certamente un dolore profondo, ma che molte persone, con il tempo, riescono a trovare un modo per andare avanti, è giusto provare empatia incondizionata per chi, invece non ne esce.

Mi rendo conto che ogni storia è diversa, e che magari dietro quella breve intervista si nascondono molte altre difficoltà personali non note. Però, a volte mi chiedo se offrire empatia a prescindere non rischi di scivolare nella giustificazione assoluta
Una bella questione.
E lì è ancora innocua la faccenda, nel senso che la senzatetto ci rimette in prima persona, non fa particolare danno.
In questi casi si può essere più o meno empatici, ma già se si capisce che il solo lutto non può giustificare ( in realtà ne nomina due: morte della madre+ assenza di punti di riferimento) il diventare senzatetto, va da sé che si esclude la semplificazione "beh a tanti è morta la mamma e mica son finiti così". E già è un passo.
Diverso e più difficile è empatizzare con chi , con la giustificazione di uno o più problemi occorsi, fa dei danni.


Comunque il tutto è molto complicato e soggettivo.
Io mi prendo sua da buonista che da manichea quindi direi che sto in equilibrio
Vecchio 19-07-2025, 19:08   #10
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Originariamente inviata da Hor Visualizza il messaggio
Ho riletto più volte per capire dove stia la differenza e concludo che probabilmente non c'è e non ha molto senso parlare di "oggettivo" e "soggettivo".
Direi che per me un problema personale è grave o se crea di per sé una condizione di forte malessere nella persona o se comporta dei forti limiti nella sua vita quotidiana o nelle relazioni con le altre persone.
"Per me"

Quindi, non è questa una soggettiva visione?
É la tua

Sicuramente è molto condivisa, ma non universale.
Ad esempio Bebe Vio ha un problema che crea "forti limiti nella sua vita quotidiana" quindi rientra. Non si può negare. (non sono aggiornata, mi riferisco a quando la vedevo spesso, ). Ma si può considerare grave in assoluto la sua condizione? In termini medici sì (credo) si possa parlare di gravità per la legge 104. Ma questo non equivale necessariamente al percepirsi in condizioni di vita gravi e negative al massimo.

Per contro, c'é chi non regge situazioni "poco gravi" per senso comune, ma soggettivamente percepite come intollerabili. Infatti sono quelli che al "pensa a chi sta peggio" si arrabbiano.
Vecchio 19-07-2025, 21:33   #11
Esperto
L'avatar di SugarPhobic
 

Quesito interessante.

Credo che ogni problema abbia una valenza oggettiva, che aumenta soggettivamente... cioè se tu soggettivamente riesci a smussarla assumendo un ottica universale di, chiamiamola leggerezza, allora il problema lo rendi gestibile, se inconsciamente o sfortunatamente per cause esterne lo carichi di ossessioni, diventa opprimente, ti ferisce, lascia cicatrici.

Molto semplificato.
Vecchio 19-07-2025, 22:06   #12
Esperto
L'avatar di Sasuke
 

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Quesito interessante.

Credo che ogni problema abbia una valenza oggettiva, che aumenta soggettivamente... cioè se tu soggettivamente riesci a smussarla assumendo un ottica universale di, chiamiamola leggerezza, allora il problema lo rendi gestibile, se inconsciamente o sfortunatamente per cause esterne lo carichi di ossessioni, diventa opprimente, ti ferisce, lascia cicatrici.

Molto semplificato.
Secondo me è il contrario, il problema è sempre soggettivo e diventa oggettivo in base all'ambito sociale, se per esempio io non ho un partner è un problema mio non degli altri, ma diventa oggettivo in quanto vengo visto come una persona non in grado di avere una relazione.
Vecchio 19-07-2025, 22:50   #13
Esperto
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Secondo me è il contrario
Ah...
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Originariamente inviata da Sasuke Visualizza il messaggio
... il problema è sempre soggettivo e diventa oggettivo in base all'ambito sociale.
L' esempio di ambito sociale che hai citato è estremamente specifico. Nel sociale resti tu a operare sul problema. Ripeto, dargli peso.

Ehm...Il rischio che la discussione sfori nei sofismi è alta, temo. Ma apprezzo lo sforzo logico

Ultima modifica di SugarPhobic; 20-07-2025 a 16:17. Motivo: refuso+integreazione
Vecchio 19-07-2025, 23:02   #14
Esperto
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Originariamente inviata da SugarPhobic Visualizza il messaggio
Ah...


L' esempio di ambito sociale che hai citato è estremamente specifico. Nel sociale resti tu operare sul problema. Ripeto, dargli peso.

Ehm...Il rischio fella discussione è sforare nei sofismi, temo.
Eh può essere, esiste anche il caso che un problema sia solo oggettivo e non soggettivo, per esempio quello che gli altri ritenevano problemi o disagi per il filosofo Diogene era benessere
Vecchio 19-07-2025, 23:14   #15
Esperto
 

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Originariamente inviata da Sasuke Visualizza il messaggio
Eh può essere, esiste anche il caso che un problema sia solo oggettivo e non soggettivo, per esempio quello che gli altri ritenevano problemi o disagi per il filosofo Diogene era benessere
Si vede che non ha mai provato una colica renale oppure era un masochista
Vecchio 19-07-2025, 23:24   #16
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Originariamente inviata da claire Visualizza il messaggio
Si vede che non ha mai provato una colica renale oppure era un masochista
La colica renale non è mica qualcosa che scegli di avere, era riferito al suo vivere in povertà, quella è una scelta, veniva criticato per le sue scelte, la maestrina per caso non ha studiato filosofia a scuola?
Vecchio 20-07-2025, 00:02   #17
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Si ma non ascoltavo, scarabocchiavo.
Oh hai detto tu che per lui i disagi degli altri erano benessere.
E capirai che filosofo se sceglieva quello che gli piaceva, pure per me certi disagi altrui sono benessere e li scelgo
E altri scelgono come benessere cosa che per me è disagio, tipo una giornata al mare.
Mica ci voleva il filosofo per dire che i gusti sono gusti, lo dice anche il gatto quando si lecca il culo
Vecchio 25-07-2025, 18:59   #18
Intermedio
 

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Originariamente inviata da SugarPhobic Visualizza il messaggio
Quesito interessante.

Credo che ogni problema abbia una valenza oggettiva, che aumenta soggettivamente... cioè se tu soggettivamente riesci a smussarla assumendo un ottica universale di, chiamiamola leggerezza, allora il problema lo rendi gestibile, se inconsciamente o sfortunatamente per cause esterne lo carichi di ossessioni, diventa opprimente, ti ferisce, lascia cicatrici.

Molto semplificato.
Condivido il tuo modo di vedere, soprattutto quando si tratta di problemi di natura oggettiva, come una malattia o la perdita del lavoro. In questi casi, l’approccio personale può effettivamente alleggerire o aggravare il peso del problema.

Diventa invece molto più difficile applicare questo ragionamento quando il problema è "esclusivamente psicologico", perché lì la linea tra realtà e percezione è molto più sottile. Tuttavia, anche in situazioni come un lutto – che pur coinvolge fortemente la sfera emotiva – si può dire che esista un modo “oggettivo” di affrontarlo, o per lo meno un modo socialmente riconosciuto, che coincide con la modalità con cui la maggior parte delle persone riesce a superarlo.

Detto ciò, è giusto e legittimo che ci siano delle differenze soggettive nel vissuto, ma entro un certo margine, altrimenti si rischia di sprofondare in una sofferenza sproporzionata, che magari richiede un altro tipo di aiuto.
Vecchio 25-07-2025, 19:27   #19
Intermedio
 

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Originariamente inviata da Hor Visualizza il messaggio
Ho riletto più volte per capire dove stia la differenza e concludo che probabilmente non c'è e non ha molto senso parlare di "oggettivo" e "soggettivo".
Direi che per me un problema personale è grave o se crea di per sé una condizione di forte malessere nella persona o se comporta dei forti limiti nella sua vita quotidiana o nelle relazioni con le altre persone.
Certo, è possibile che una persona che finisce per strada dopo la morte di un genitore abbia avuto anche altri problemi pregressi. Ma è anche possibile che sia stato solo quel lutto a provocare in lui il crollo. In tal caso, personalmente "non riesco a offrire un’empatia piena", perché la reazione mi sembra "troppo sproporzionata" rispetto a un evento che, per quanto doloroso, la maggior parte delle persone riesce ad affrontare pur con sofferenza.
L'empatia deve avere dei limiti e deve tenere conto della proporzione tra evento e reazione.Altrimenti tutto diventa legittimo: dal dolore più autentico a quello più teatrale o amplificato da mancanza di strumenti interiori.

Ultima modifica di Asocial87; 25-07-2025 a 19:38.
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