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12-12-2009, 20:57
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#1
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Intermedio
Qui dal: Feb 2007
Messaggi: 252
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o meglio una parte di razzismo...questi sono soli episodi.
quindi Blur , xcortesia,non considerarti una "vittima" del razzismo, non sai nemmeno cosa vuol dire secondo me esserne vittima davvero...le offese che ricevi le ricevono tutti ma proprio tutti anche persone di cui non penseresti proprio quindi non sei l'unico.
al giustiziere shady74 che vuole usare violenza per non sentirsi idiota...allora le vittime di razzismo cosa dovrebbero fare ? dovrei dire che fanno bene ad uccidere persone , rubare, violentare donne ..così da non sentirsi idioti!
dai sù...non facciamo i ridicoli.
ecco un piccolo esempio:
Sono italiano e ho la pelle nera. Un black italiano, come mi sono sentito dire al controllo dei passaporti dell'aeroporto di Boston da africane americane addette alla sicurezza. Ma voi avete idea di cosa significa essere italiano e avere la pelle nera proprio nell'Italia del 2009?
Mi capita, quando vado in Comune a Milano per richiedere un certificato ed esibisco il mio passaporto italiano o la mia carta d'identità, che il funzionario senza neppure dare un'occhiata ai miei documenti, ma solo guardandomi in faccia, esiga comunque il mio permesso di soggiorno: documento che nessun cittadino italiano possiede. Ricordo un'occasione in cui, in una sede decentrata del Comune di Milano, una funzionaria si stupì del fatto che potessi avere la carta d'identità italiana e chiamò in aiuto altre due colleghe che accorsero lasciando la gente in fila ai rispettivi sportelli. Il loro dialogo suonava più o meno così.
"Mi ha dato la sua carta d'identità italiana ma dice di non avere il permesso di soggiorno. Come è possibile?".
"Come hai fatto ad avere la carta d'identità, se non hai un permesso di soggiorno... ci capisci? Dove hai preso questo documento? Capisci l'italiano?". "Non ho il permesso di soggiorno", mi limitai a rispondere.
Sul documento rilasciato dal Comune (e in mano a ben tre funzionari del Comune) era stampato "cittadino italiano" ma loro continuavano a concentrarsi solo sulla mia faccia nera, mentre la gente in attesa perdeva la pazienza.
Perché non leggete cosa c'è scritto sul documento?", suggerii. Attimo di sorpresa ma.... finalmente mi diedero del lei. "Lei è cittadino italiano? Perché non l'ha detto subito? Noi non siamo abituati a vedere un extracomunitario...".
L'obiezione sembrerebbe avere un qualche senso ma se invece, per tagliare corto, sottolineo subito che sono cittadino italiano, mi sento rispondere frasi del genere: "Tu possiedi il passaporto italiano ma non sei italiano". Oppure, con un sorriso: "Tu non hai la nazionalità italiana come noi, hai solo la cittadinanza italiana perché sei extracomunitario".
Quando abitavo vicino a viale Piave, zona centrale di Milano, mi è capitato che mentre di sera stavo aprendo la mia macchina ed avevo in mano le chiavi una persona si è avvicinata e mi ha chiesto con tono perentorio perché stavo aprendo quell'auto. D'istinto ho risposto: "Perché la sto rubando! Chiama subito i carabinieri". E al giustiziere, spiazzato, non è restato che andarsene.
In un'altra occasione a Milano alle otto di mattina in un viale ad intenso traffico, la mia compagna mentre guidava ha tagliato inavvertitamente la strada ad una donna sul motorino. E' scesa di corsa per sincerarsi dello stato della malcapitata. Ho preso il volante per spostare la macchina e liberare il traffico all'ora di punta. Un'altra donna (bianca) in coda è scesa dalla propria macchina ed è corsa verso la mia compagna (bianca) e diffondendo il panico le ha detto: "Mentre stai qui a guardare, un extracomunitario ti sta rubando la macchina". "Non è un ladro, è il mio compagno", si è sentita rispondere.
Tutte le volte che ho cambiato casa, ho dovuto affrontare una sorta di rito di passaggio. All'inizio, saluto con un sorriso gli inquilini incrociati per caso nell'atrio: "Buongiorno!" o "Buona sera!". Con i giovani tutto fila liscio. Mentre le persone adulte sono più sospettose. Posso anche capirle finché mi chiedono se abito lì, perché è la prima volta che ci incontriamo. Ma rimango spiazzato quando al saluto mi sento rispondere frasi del genere: "Non compriamo nulla. Qui non puoi vendere!". "Chi ti ha fatto entrare?".
Nel settembre di quest'anno ero con mio figlio di 12 anni e aspettavo insieme a lui l'arrivo della metropolitana alla stazione di Palestro. Come sempre l'altoparlante esortava i passeggeri a non superare la linea gialla di sicurezza. Un anziano signore apostrofò mio figlio: "Parlano con te, ragazzino. Hai superato la linea gialla. Devi sapere che qui è vietato superare la linea gialla... maleducato". Facevo notare all'anziano che mio figlio era lontano dalla linea gialla ma lui continuava ad inveire: "Non dovete neppure stare in questo paese. Tornatevene a casa vostra... feccia del mondo. La pagherete prima o poi".
Qualche settimana fa all'aeroporto di Linate sono entrato in un'edicola per comprare un giornale. C'era un giovane addetto tutto tatuato, mi sono avvicinato a lui per pagare e mi ha indicato un'altra cassa aperta. Ho pagato e mi sono avviato verso l'uscita quando il giovane addetto si è messo a urlare alla cassiera: "Quell'uomo di colore ha pagato il giornale?". La cassiera ha risposto urlando: "Sì l'uomo di colore ha pagato!". Tornato indietro gli dico: "Non c'é bisogno di urlare in questo modo. Ha visto bene mentre pagavo". "Lei mi ha guardato bene? Lo sa con chi sta parlando? Mi guardi bene! Sa cosa sono? Lei si rende conto cosa sono?". Cercava di intimidirmi. "Un razzista!" gli dico. "Sì, sono un razzista. Stia molto attento!". "Lei è un cretino", ho replicato.
Chi vive queste situazioni quotidiane per più di 25 anni o finisce per accettarle, far finta di niente per poter vivere senza impazzire, oppure può diventare sospettoso, arcigno, pieno di "pregiudizi al contrario", spesso sulle spine col rischio di confondere le situazioni e di vedere razzisti sbucare da tutte le parti, di perdere la testa e di urlare e insultare in mezzo alla gente. E il suo aguzzino che ha il coltello dalla parte del manico, con calma commenta utilizzando una "formula" fissa ma molto efficace: "Guardate, sta urlando, mi sta insultando. Lui è soltanto un ospite a casa mia. Siete tutti testimoni...".
Ho assistito per caso alla rappresentazione di una banda musicale ad Aguzzano, nel piacentino. Quando quasi tutti se ne erano andati ho visto in mezzo alla piazza una bandiera italiana prendere fuoco senza una ragionevole spiegazione. Mi sono ben guardato dal spegnerla anche se ero vicino. Cosa avrebbe pensato o come avrebbe reagito la gente vedendo un "extracomunitario" nella piazza di un paesino con la bandiera italiana in fiamme tra le mani? Troppi simboli messi insieme. Ho lasciato la bandiera bruciare con buona pace di tutti.
Ho invece infinitamente apprezzato il comportamento dei poliziotti del presidio della metropolitana di Piazza Duomo di Milano. Non volevo arrivare al lavoro in ritardo e stavo correndo in mezzo alla gente. Ad un tratto mi sentii afferrare alle spalle e spintonare. Mi ritrovai di fronte un giovane poliziotto in divisa che mi urlò di consegnare i documenti. Consegnai la mia carta di identità al poliziotto già furibondo il quale, senza aprirla, mi ordinò di seguirlo. Giunti al posto di polizia, dichiarò ai suoi colleghi: "Questo extracomunitario si comporta da prepotente!".
Per fortuna le mie spiegazioni non furono smentite dal collega presente ai fatti. I poliziotti verificarono accuratamente i miei documenti e dopo conclusero che il loro giovane collega aveva sbagliato porgendomi le loro scuse. Furono anche dispiaciuti per il mio ritardo al lavoro.
Dopotutto, ho l'impressione che, rispetto alla maggioranza della gente, ai poliziotti non sembri anormale ritrovarsi di fronte a un cittadino italiano con la pelle nera o marrone. "Noi non siamo abituati!", ci sentiamo dire sempre e ovunque da nove persone su dieci. E' un alibi che non regge più dopo trent'anni che viviamo e lavoriamo qui, ci sposiamo con italiane/italiani, facciamo dei figli misti o no, che crescono e vengono educati nelle scuole e università italiane.
Un fatto sconvolgente è quando tre anni fa fui aggredito da quattro controllori dell'Atm a Milano e finii al pronto soccorso. Ancora oggi sto affrontando i processi ma con i controllori come vittime ed io come imputato. Una cosa è certa, ho ancora fiducia nella giustizia italiana.
http://www.repubblica.it/2009/11/sez...-italiano.html
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12-12-2009, 21:19
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#2
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 63,742
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Quote:
Originariamente inviata da Maya
Quando abitavo vicino a viale Piave, zona centrale di Milano, mi è capitato che mentre di sera stavo aprendo la mia macchina ed avevo in mano le chiavi una persona si è avvicinata e mi ha chiesto con tono perentorio perché stavo aprendo quell'auto. D'istinto ho risposto: "Perché la sto rubando! Chiama subito i carabinieri". E al giustiziere, spiazzato, non è restato che andarsene.
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Eh, credo ci siano esempi anche su questo forum di persone che ragionerebbero come quel tale se vedessero un nero avvicinarsi ad un'auto di sera...
Ad ogni modo, non credo abbia molto senso fare il confronto tra i vari tipi di offese ricevute a seconda della causa. Non so quale fosse l'oggetto discussione tra Blur e l'autrice del post, ma tutto ciò che mira a far sentire l'altro a disagio, inferiore, inutile, va condannato e impedito senza sconti.
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12-12-2009, 22:46
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#3
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Avanzato
Qui dal: Feb 2007
Messaggi: 329
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Non entro nel merito della discussione Maya-Shady74, perchè non l'ho seguita, parlerei di aria fritta, non conoscendo tutto...
Comunque Maya, non credevo potessero succedere ancora cose simili °_°
Cioè...è vero...è una scusa che non regge più da 30 anni il fatto del "non siamo abituati".
Sarà che quando lavoravo, vedevo tantissimi extracomunitari e anche a scuola, ho avuto compagni di varie etnie...che boh, rimango sorpresa dall'imbecillità collettiva dell'italiano medio...
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12-12-2009, 22:51
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#4
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Intermedio
Qui dal: Feb 2007
Messaggi: 252
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Winston_Smith: sò benissimo che i sociofobici non sono immuni dall' essere razzisti...anzi conoscendoli bene posso dire che hanno un senso molto critico di vedere la vita e le persone. Bisognerebbe abbattere l 'ignoranza e la paura ma ahimè è proprio su questo che il potere fa leva.
shady74: usare le mani quando? forse quando l'altro ci aggredisce ! ( ma cmq non servirebbe a nulla ).
non ho scritto io quel post ma è come se lo avessi fatto, non essendo italiana biologicamente molti di quei episodi li ho vissuti con il fatto che sono anche donna e la questione cambia un pò ma non sto qui a spiegare perchè si può ben immaginare.
ho scritto "cretinate" volutamente ( cioè con le virgolette) perchè sò cosa vuol dire essere emarginati xvia dell'asocialità ed avere "problemi" psicologici come tu dici ma devi pensare che anche chi è vittima del razzismo subisce violenza psicologica mista ad emarginazione che può benissimo portare all'essere asociali.
adesso non sto qui a dire "chi sta peggio" ..ma vorrei farti capire che l'ultima cosa da fare in questi casi è " l' Autocommiserazione" ..questo è il vero "Cancro" che è in noi.
shady non puoi sperare di "salvarti l'alibi dell'essere asociali" dando sempre la colpa agli altri...certo gli altri Possono contribuire ma sei tu che conduci il Gioco, sei Tu a decidere.
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12-12-2009, 22:56
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#5
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 1,306
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uddio..il primo post era tra il drammatico ed esilerante....cioè un'ignoranza tremenda quei messaggi...
però...dai non avevano nemmeno tutti i torti...nei fatti si è cittadini italiani perchè si è nati qui..ma si ha origine straniere....io nel caso di uno con origini extracomunitarie (di genitori,nonni...o bisnonni) ne andrei fiero...
certo che nel 2009 sentire di certe cose...cioè sembrano davvero barzellette...
""Mi ha dato la sua carta d'identità italiana ma dice di non avere il permesso di soggiorno. Come è possibile?".
"Come hai fatto ad avere la carta d'identità, se non hai un permesso di soggiorno... ci capisci? Dove hai preso questo documento? Capisci l'italiano?". "Non ho il permesso di soggiorno", mi limitai a rispondere.
Sul documento rilasciato dal Comune (e in mano a ben tre funzionari del Comune) era stampato "cittadino italiano" ma loro continuavano a concentrarsi solo sulla mia faccia nera, mentre la gente in attesa perdeva la pazienza.
Perché non leggete cosa c'è scritto sul documento?", suggerii. Attimo di sorpresa ma.... finalmente mi diedero del lei. "Lei è cittadino italiano? Perché non l'ha detto subito? Noi non siamo abituati a vedere un extracomunitario..."."
sta parte in particolare sembra 'na barzelletta...
cmq...in ogni caso...che sia fobia, che sia razzismo, che sia esilio dei timidi o altro...x me la risposta è una sola...bisogna imparare ad essere superiori...se si è superiori x primi gli altri si stancano della loro ignornaza...
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12-12-2009, 23:12
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#6
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Esperto
Qui dal: Oct 2009
Ubicazione: Veneto
Messaggi: 5,615
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come mai tutta questa acidità nei miei confronti?
ti riferisci a questo immagino?
http://www.fobiasociale.com/e-permes...azziale-13035/
avrò usato il termine razzismo e forse andava usato il termine discriminazione ma comunque non è detto che se esiste un caso piu grave non esistono anche i casi meno gravi. E poi chi ti ha detto che stavo parlando in prima persona?
ora che tu mi venga a dire che quello che ho descritto io era quasi una schioccezza mi fa girare.. sinceramente
x shady maya ha semplicemente riportato un articolo manco lo ha vissuto in prima persona
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13-12-2009, 01:09
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#7
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: sul patibolo
Messaggi: 3,264
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perchè i sociofobici sono tali?
perchè sono razzisti,semplice,no?
e lo sono così tanto che sono razzisti anche verso loro stessi.
che poi,voglio dire,che c'è di male nell'essere razzisti quel tanto che basta a difendere la propria identità?
una volta un albanese mi disse che era in italia da 15 anni e che era italiano come me...
non so se avesse la cittadinanza italiana,ma gli risposi che io non sono italiano perchè così ho scritto sulla carta d'identità...ma perchè qui sono nato io e tutti i miei antenati che per l'italia sono andati in guerra,hanno combattuto e sono anche morti,che in questo paese hanno fatto la fame ma non gli hanno voltato le spalle andando a cercare la vita facile altrove.
no,per come la vedo io una parola su un foglio non fa dell'ultimo arrivato un Italiano.
poi ognuno la può pensare come vuole.
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13-12-2009, 20:50
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#8
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Esperto
Qui dal: Dec 2007
Ubicazione: Altrove
Messaggi: 4,538
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Quote:
Originariamente inviata da Maya
o meglio una parte di razzismo...questi sono soli episodi.
quindi Blur , xcortesia,non considerarti una "vittima" del razzismo, non sai nemmeno cosa vuol dire secondo me esserne vittima davvero...le offese che ricevi le ricevono tutti ma proprio tutti anche persone di cui non penseresti proprio quindi non sei l'unico.
al giustiziere shady74 che vuole usare violenza per non sentirsi idiota...allora le vittime di razzismo cosa dovrebbero fare ? dovrei dire che fanno bene ad uccidere persone , rubare, violentare donne ..così da non sentirsi idioti!
dai sù...non facciamo i ridicoli.
ecco un piccolo esempio:
Sono italiano e ho la pelle nera. Un black italiano, come mi sono sentito dire al controllo dei passaporti dell'aeroporto di Boston da africane americane addette alla sicurezza. Ma voi avete idea di cosa significa essere italiano e avere la pelle nera proprio nell'Italia del 2009?
Mi capita, quando vado in Comune a Milano per richiedere un certificato ed esibisco il mio passaporto italiano o la mia carta d'identità, che il funzionario senza neppure dare un'occhiata ai miei documenti, ma solo guardandomi in faccia, esiga comunque il mio permesso di soggiorno: documento che nessun cittadino italiano possiede. Ricordo un'occasione in cui, in una sede decentrata del Comune di Milano, una funzionaria si stupì del fatto che potessi avere la carta d'identità italiana e chiamò in aiuto altre due colleghe che accorsero lasciando la gente in fila ai rispettivi sportelli. Il loro dialogo suonava più o meno così.
"Mi ha dato la sua carta d'identità italiana ma dice di non avere il permesso di soggiorno. Come è possibile?".
"Come hai fatto ad avere la carta d'identità, se non hai un permesso di soggiorno... ci capisci? Dove hai preso questo documento? Capisci l'italiano?". "Non ho il permesso di soggiorno", mi limitai a rispondere.
Sul documento rilasciato dal Comune (e in mano a ben tre funzionari del Comune) era stampato "cittadino italiano" ma loro continuavano a concentrarsi solo sulla mia faccia nera, mentre la gente in attesa perdeva la pazienza.
Perché non leggete cosa c'è scritto sul documento?", suggerii. Attimo di sorpresa ma.... finalmente mi diedero del lei. "Lei è cittadino italiano? Perché non l'ha detto subito? Noi non siamo abituati a vedere un extracomunitario...".
L'obiezione sembrerebbe avere un qualche senso ma se invece, per tagliare corto, sottolineo subito che sono cittadino italiano, mi sento rispondere frasi del genere: "Tu possiedi il passaporto italiano ma non sei italiano". Oppure, con un sorriso: "Tu non hai la nazionalità italiana come noi, hai solo la cittadinanza italiana perché sei extracomunitario".
Quando abitavo vicino a viale Piave, zona centrale di Milano, mi è capitato che mentre di sera stavo aprendo la mia macchina ed avevo in mano le chiavi una persona si è avvicinata e mi ha chiesto con tono perentorio perché stavo aprendo quell'auto. D'istinto ho risposto: "Perché la sto rubando! Chiama subito i carabinieri". E al giustiziere, spiazzato, non è restato che andarsene.
In un'altra occasione a Milano alle otto di mattina in un viale ad intenso traffico, la mia compagna mentre guidava ha tagliato inavvertitamente la strada ad una donna sul motorino. E' scesa di corsa per sincerarsi dello stato della malcapitata. Ho preso il volante per spostare la macchina e liberare il traffico all'ora di punta. Un'altra donna (bianca) in coda è scesa dalla propria macchina ed è corsa verso la mia compagna (bianca) e diffondendo il panico le ha detto: "Mentre stai qui a guardare, un extracomunitario ti sta rubando la macchina". "Non è un ladro, è il mio compagno", si è sentita rispondere.
Tutte le volte che ho cambiato casa, ho dovuto affrontare una sorta di rito di passaggio. All'inizio, saluto con un sorriso gli inquilini incrociati per caso nell'atrio: "Buongiorno!" o "Buona sera!". Con i giovani tutto fila liscio. Mentre le persone adulte sono più sospettose. Posso anche capirle finché mi chiedono se abito lì, perché è la prima volta che ci incontriamo. Ma rimango spiazzato quando al saluto mi sento rispondere frasi del genere: "Non compriamo nulla. Qui non puoi vendere!". "Chi ti ha fatto entrare?".
Nel settembre di quest'anno ero con mio figlio di 12 anni e aspettavo insieme a lui l'arrivo della metropolitana alla stazione di Palestro. Come sempre l'altoparlante esortava i passeggeri a non superare la linea gialla di sicurezza. Un anziano signore apostrofò mio figlio: "Parlano con te, ragazzino. Hai superato la linea gialla. Devi sapere che qui è vietato superare la linea gialla... maleducato". Facevo notare all'anziano che mio figlio era lontano dalla linea gialla ma lui continuava ad inveire: "Non dovete neppure stare in questo paese. Tornatevene a casa vostra... feccia del mondo. La pagherete prima o poi".
Qualche settimana fa all'aeroporto di Linate sono entrato in un'edicola per comprare un giornale. C'era un giovane addetto tutto tatuato, mi sono avvicinato a lui per pagare e mi ha indicato un'altra cassa aperta. Ho pagato e mi sono avviato verso l'uscita quando il giovane addetto si è messo a urlare alla cassiera: "Quell'uomo di colore ha pagato il giornale?". La cassiera ha risposto urlando: "Sì l'uomo di colore ha pagato!". Tornato indietro gli dico: "Non c'é bisogno di urlare in questo modo. Ha visto bene mentre pagavo". "Lei mi ha guardato bene? Lo sa con chi sta parlando? Mi guardi bene! Sa cosa sono? Lei si rende conto cosa sono?". Cercava di intimidirmi. "Un razzista!" gli dico. "Sì, sono un razzista. Stia molto attento!". "Lei è un cretino", ho replicato.
Chi vive queste situazioni quotidiane per più di 25 anni o finisce per accettarle, far finta di niente per poter vivere senza impazzire, oppure può diventare sospettoso, arcigno, pieno di "pregiudizi al contrario", spesso sulle spine col rischio di confondere le situazioni e di vedere razzisti sbucare da tutte le parti, di perdere la testa e di urlare e insultare in mezzo alla gente. E il suo aguzzino che ha il coltello dalla parte del manico, con calma commenta utilizzando una "formula" fissa ma molto efficace: "Guardate, sta urlando, mi sta insultando. Lui è soltanto un ospite a casa mia. Siete tutti testimoni...".
Ho assistito per caso alla rappresentazione di una banda musicale ad Aguzzano, nel piacentino. Quando quasi tutti se ne erano andati ho visto in mezzo alla piazza una bandiera italiana prendere fuoco senza una ragionevole spiegazione. Mi sono ben guardato dal spegnerla anche se ero vicino. Cosa avrebbe pensato o come avrebbe reagito la gente vedendo un "extracomunitario" nella piazza di un paesino con la bandiera italiana in fiamme tra le mani? Troppi simboli messi insieme. Ho lasciato la bandiera bruciare con buona pace di tutti.
Ho invece infinitamente apprezzato il comportamento dei poliziotti del presidio della metropolitana di Piazza Duomo di Milano. Non volevo arrivare al lavoro in ritardo e stavo correndo in mezzo alla gente. Ad un tratto mi sentii afferrare alle spalle e spintonare. Mi ritrovai di fronte un giovane poliziotto in divisa che mi urlò di consegnare i documenti. Consegnai la mia carta di identità al poliziotto già furibondo il quale, senza aprirla, mi ordinò di seguirlo. Giunti al posto di polizia, dichiarò ai suoi colleghi: "Questo extracomunitario si comporta da prepotente!".
Per fortuna le mie spiegazioni non furono smentite dal collega presente ai fatti. I poliziotti verificarono accuratamente i miei documenti e dopo conclusero che il loro giovane collega aveva sbagliato porgendomi le loro scuse. Furono anche dispiaciuti per il mio ritardo al lavoro.
Dopotutto, ho l'impressione che, rispetto alla maggioranza della gente, ai poliziotti non sembri anormale ritrovarsi di fronte a un cittadino italiano con la pelle nera o marrone. "Noi non siamo abituati!", ci sentiamo dire sempre e ovunque da nove persone su dieci. E' un alibi che non regge più dopo trent'anni che viviamo e lavoriamo qui, ci sposiamo con italiane/italiani, facciamo dei figli misti o no, che crescono e vengono educati nelle scuole e università italiane.
Un fatto sconvolgente è quando tre anni fa fui aggredito da quattro controllori dell'Atm a Milano e finii al pronto soccorso. Ancora oggi sto affrontando i processi ma con i controllori come vittime ed io come imputato. Una cosa è certa, ho ancora fiducia nella giustizia italiana.
http://www.repubblica.it/2009/11/sez...-italiano.html
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uahahahaha
ora mi spiego molte cose sul comportamento di Balotelli
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13-12-2009, 22:44
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#9
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 63,742
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Quote:
Originariamente inviata da brio70
perchè i sociofobici sono tali?
perchè sono razzisti,semplice,no?
e lo sono così tanto che sono razzisti anche verso loro stessi.
che poi,voglio dire,che c'è di male nell'essere razzisti quel tanto che basta a difendere la propria identità?
una volta un albanese mi disse che era in italia da 15 anni e che era italiano come me...
non so se avesse la cittadinanza italiana,ma gli risposi che io non sono italiano perchè così ho scritto sulla carta d'identità...ma perchè qui sono nato io e tutti i miei antenati che per l'italia sono andati in guerra,hanno combattuto e sono anche morti,che in questo paese hanno fatto la fame ma non gli hanno voltato le spalle andando a cercare la vita facile altrove.
no,per come la vedo io una parola su un foglio non fa dell'ultimo arrivato un Italiano.
poi ognuno la può pensare come vuole.
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Non credo che tutti i sociofobici siano razzisti.
Quanto all'identità nazionale, indipendentemente dalla formalizzazione sul passaporto, io penso innanzitutto che una persona nata e cresciuta in Italia (anche se da genitori non italiani) finirà per sentirsi (e quindi per essere) italiana a tutti gli effetti, e lo stesso può dirsi per persone nate all'estero, ma vissute per un periodo di tempo sufficientemente lungo in Italia da averne assorbito la cultura, le usanze, in certi casi anche i difetti tipici. Non rinnegheranno la loro patria di origine, ma almeno una buona parte del loro animo sarà italiano.
Io, per dire, considero un mio connazionale più Balotelli (anche per certe czzt che fa, tipiche dello stereotipo del calciatore bullo ) che Bossi, uno che quando lo sento parlare mostra di avere solo disprezzo per l'Italia al di sotto del Po (anche se ora da opportunista qual è questo disprezzo, in pubblico, lo dirige verso gli extracomunitari). Conta il modo di vivere e di sentire, non (solo) il luogo di nascita o il passaporto.
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28-05-2010, 23:36
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#10
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Intermedio
Qui dal: May 2010
Messaggi: 204
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confermo per l'aeroporto di linate
ho avuto anche io a che fare con il giovane tatuato
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28-05-2010, 23:45
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#11
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Esperto
Qui dal: May 2010
Ubicazione: Nervenleben.
Messaggi: 2,958
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Quote:
Originariamente inviata da brio70
perchè i sociofobici sono tali?
perchè sono razzisti,semplice,no?
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no. io, per esempio, non sono razzista.
a parte che poi "razzista" non vuol dir niente.
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11-06-2010, 02:43
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#12
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 63,742
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Quote:
Originariamente inviata da skywalker
confermo per l'aeroporto di linate
ho avuto anche io a che fare con il giovane tatuato
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Magari poi se gli capita un ladro bianco se lo fa scappare di sotto il naso...
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