Scusate se non faccio gli auguri alle donne oggi, l'8 marzo mi sale la depressione, ed ecco quindi il fatto casuale su di me che raccontiamo io e Max Pezzali:
25 anni fa o giù di lì, 8 marzo, io fortemente infatuato di una ragazza compagna di studi. Lei vorrebbe passare l'8 marzo con le amiche, ma non ha ancora la patente, io fresco di licenza e motivato da altri piani, mi offro cavallerescamente di sobbarcarmi chilometri e ore di attesa per accompagnarla.
"Tu che scendi bella come non mai, sono anni che sognavo 'sta storia lo sai. sento il cuore che mi rimbalza in bocca e tu, con un body a balconcino che ti tiene su, un seno che così non si era mai visto prima...".
La porto dalle amiche, mi tengo defilato nel locale per non rovinare la serata "femminile" nell'insopportabile attesa che finisca e venga il mio momento.
Tutte mi guardano, capendo cosa io cerchi, solo lei finge (?) di non capirlo, ne avranno parlato fra di loro? Si sarà resa conto?
Finalmente soli, io propongo un post serata a due in altro locale, lei gentilmente con la scusa della stanchezza declina. E siamo sotto casa sua, nel buio dell'abitacolo.
"Quasi esplodo quando mi dici: «Dai, vieni su da me che tanto non ci sono i miei.» io mi fermo a prendere una bottiglia perché voglio festeggiare questa figata con te anche se forse non mi sembra neanche vero...".
No, questo non è avvenuto, non sono riuscito a fare nulla, nemmeno a tentare di rubarle un bacio. 5/10 minuti e poi se n'è andata su quella scala. Io li sotto in macchina che quasi piango.
C'è solo una cosa da fare col Panasonic con schermo verde e nero che ho fra le mani. Scrivere un SMS d'effetto, magari torna indietro.
Io: "Mi sono perso".
Lei: "Ma come, scendi fino alla strada principale e poi è da dove sei arrivato".
Io: "No, non hai capito, non parlo della strada, parlo di una ragazza con cui sono uscito stasera".
Lei: "Capita a volte di perdersi in quel modo, ma poi il tempo sistema tutto".
Monitor dell'encefalogramma: ____________________________________-
Accendo l'autoradio Alpine e alzo il volume mentre me ne torno a casa:
"Sei un'altra cosa che ho perso
Che mi è scivolata, che mi è caduta
Io ci ho provato ma non ti ho tenuta
Vabbè pazienza, credimi posso farne senza
Sei già un ricordo in dissolvenza e non fai differenza
Con tutto quello che ho perso senza rendermene conto
Come ogni volta che perdo un tramonto
Il giorno dopo affronto lo stesso
Magari piove come adesso
E ho perso l'ombrello ed il cappello ma il bello è quello
È il duello che ogni minuto ho fatto con la vita
Quando la sorte mi si è accanita contro
E pronto dovevo trovare veloce una via di uscita
Procurandomi qualche ferita
Che non si chiude e ancora brucia
Ma fa niente, è solo un'altra cosa persa
O qualche volta un'altra cosa data e dopo tolta
All'improvviso, senza preavviso
Che rende inferno ciò che era paradiso".
Fine della breve storia triste
