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Vecchio 14-10-2022, 02:07   #1
Esperto
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Ci ho pensato a lungo prima di buttare giù queste parole. Non so cosa ne verrà fuori ma ho bisogno che qualcuno mi ascolti e provi a mettersi una mano sul cuore e cercare di darmi una risposta. Sono arrabbiato perchè sento che qualcuno mi ha portato via quello che più avevo di prezioso. Sento di voler esplodere perchè non credo di essermi mai meritato tutto questo.
Non sono mai stato uno stinco di santo, il bravo ragazzo tutto casa e scuola che molte mamme desiderano. Non ho mai avuto una madre o un padre che mi sostenessero nel momento del bisogno, che mi dicessero quanto fossero orgogliosi di me e che mi facessero capire i miei errori. Niente di tutto questo perchè io dei genitori non li ho mai avuti, se non per un breve periodo della mia vita. Non ricordo come li abbia persi entrambi, nessuno me lo ha mai detto e certamente, a questo punto della mia vita non credo che lo saprò mai.
Mia sorella è stata la mia unica famiglia. Siamo cresciuti insieme in un piccolo orfanotrofio fuori città, gestito da squallide suore con senso di onnipotenza e frati che non si facevano scrupolo a frustarci con il cordone del loro saio se trasgredivamo le regole. Niente dolci, niente televisione, niente videogiochi. Frutto del demonio, come dicevano. Ma credo che l'unico demonio li dentro fossero quegli stronzi intonacati.
Sapevamo che avevano il coltello dalla parte del manico ma non ce ne fregava niente. Non volevamo stare al loro gioco assurdo e le loro frustate valevano meno di zero per me e mia sorella. Odiavamo quel posto, ce ne saremmo voluti scappare. Ci avevamo provato quando avevamo undici o dodici anni ma ci ritrovarono subito e non mancarono di darci il bentornato a suon di botte. Gli sbirri non credettero alle nostre denunce e per loro i lividi che riportavamo sul nostro corpo non erano prove sufficienti.
Due anni fa siamo diventati maggiorenni e dato che nessuno ci aveva adottato perchè le merdine intonacate ci avevano sempre messo in cattiva luce, abbiamo avuto la possibilità di lasciare quell'inferno non dopo aver mostrato il nostro dito medio a tutti e averli invitati ad andare a farsi fottere.
Non sapevamo dove andare ma ovunque era meglio di li. Non avevamo soldi, non avevamo un titolo di studio perchè della scuola non ce ne è mai fregato niente. Io avevo solo mia sorella e lei aveva solo me. Con la mancanza di prospettiva l'unica possibilità era darsi al crimine. Niente di eclatante, sia chiaro, niente omicidi, semplici furtarelli di poco conto sui mezzi pubblici o nei vicoli ciechi. Siamo stati beccati dalla polizia più volte ma alla fine non ci facevano niente. Un paio di giorni al gabbio, vitto e alloggio gratis e poi di nuovo fuori a cercare di capire come sbarcare il lunario per la giornata. Vivevamo in un camper, un vecchio camper che avevamo sgraffignato la notte in un garage. Lo tenevamo parcheggiato in una zona di campagna, senza targa e raramente lo utilizzavamo per muoverci.
Mia sorella era spesso seria e fredda. Raramente la vedevo sorridere, ma devo ammettere che ha sempre avuto un grandissimo senso del sarcasmo. Aveva il suo lunghissimo codazzo di corteggiatori. Ragazzi di ogni età, belli, brutti, ricchi, poveri. Ma a lei non fregava niente di loro. Semplicemente li seduceva, si faceva dare quel che voleva e poi li abbandonava senza più lasciare tracce. Me lo raccontava piuttosto volentieri, quasi con una puntina di orgoglio e io ridevo divertito a quei racconti.
Anche io avevo il mio bel seguito di ragazze. Le mie predilette erano le brave ragazze, corteggiate da bravi ragazzi che loro chiamavano puntualmente amici. Ragazze della porta accanto che erano incantate dalla mia personalità da delinquentello. Ammetto che non era bello illuderle, promettere loro mari e monti e poi spezzar loro il cuore. Ma all'epoca me ne vantavo. Provavo una grandissima pena per tutti quei cicisbei che si illudevano di poterle sedurre comportandosi da damerini.
Ma non mi importava niente di niente. Contavo solo io e mia sorella per me, pensavo solo alla mia e alla sua felicità e anche lei aveva questa linea di pensiero. Non me lo diceva spesso ma me lo dimostrava sempre. Avrei dato di matto se l'avessi persa. Non avevamo raggiunto nessun traguardo ma il fatto di poterci sostenere a vicenda era tantissimo per noi. E chi l'avrebbe fatto altrimenti?
Non avremmo mai dato una svolta alla nostra vita. Ne stavamo parlando una sera in un orribile bar di periferia. Un postaccio puzzolente di fumo, con un tavolo da bigliardo tutto rovinato, avventori più larghi che alti con l'alito da birra e il proprietario arrogante e con un occhio bendato, sicuramente mangiato dai debiti e coinvolto in affari più loschi dei nostri. Ci aveva proposto più volte di unirci a lui e metterci in società. Ma col cavolo che l'avremmo fatto. Eravamo delinquenti onesti noi.
La sera stessa, mentre vagavamo per il centro cercando di fare chissà cosa, un uomo incrociò il nostro sguardo. Era piuttosto anziano ma sembrava avere uno sguardo tipico di chi ha una mente aperta. Non sembrava intimorito da noi e nemmeno noi da lui. Non ci sono mai piaciute le minacce, non eravamo tipi, ma quello sguardo era troppo insistente. Eravamo seduti su un muretto di una piazza cittadina quando lui si avvicinò. Cominciò a parlare di se stesso dicendo di essere un esperto di ingegneria o una roba del genere e che avesse anche collaborato per anni con l'esercito. Rimanemmo impressionati dalla lucidità di quel vecchio e da come ci parlava. Di solito nessuno attaccava bottone con me e mia sorella, ci evitavano tutti, come se emettessimo delle vibrazioni negative o malefiche. Disse che era da tempo che ci osservava e che però era sicuro che avremmo cambiato vita, magari quella sera stessa. Addirittura disse a mia sorella che avrebbe potuto indossare dei vestiti di marca un giorno, dei più prestigiosi stilisti francesi e italiani.
Non ci disse più niente e se ne andò. Non ci badammo tanto a quello che ci aveva detto e decidemmo di tornare a casa. Ci impiegammo un paio di ore per arrivare al nostro camper in aperta campagna dove nessuno ci poteva trovare.
Poi non ricordo più niente. Il buio era piombato davanti ai miei occhi. Presumo che qualcuno mi abbia colpito alle spalle, alla nuca, e mi abbia fatto perdere i sensi.
Mi risvegliai dopo ore e capii che era l'inizio della fine. Nessuno avrebbe cercato ne me ne mia sorella perchè non eravamo niente per nessuno. Non ricordo bene cosa successe, ricordo solo di essermi ritrovato da solo legato e imbavagliato. Da quel giorno è cominciato l'inferno. Non sono mai stato nessuno se non un delinquentuccio da quattro soldi che non rappresentava nemmeno un grandissimo pericolo per la società. Ma sapevo chi fossi. Ora non lo so. Non mi sento più nemmeno un essere umano, non so chi sono o cosa sono. Prima la mia vita non era altro che furti e piccoli crimini, ma almeno ero libero da quel giorno non lo sarei più stato. Non sono me stesso, non sono niente. Provo odio e frustrazione, provo rancore per tutti e tutto. Solo mia sorella mi è rimasta, almeno lei non mi è stata portata via. Ma mi chiedo perchè. Perchè noi? Le nostre vite valevano davvero così poco per ridurci in questo stato? Non servivamo davvero a niente? Eravamo così inutili? Forse si, ma credo che un'opportunità credo che ce la meritavamo o quanto meno avremmo dovuto crearcela. Ma era troppo tardi.
Questi sono i pensieri che mi assalgono oggi. L'inizio della fine. Si, così lo chiamo quel momento orribile e gelido. Il momento in cui ho riaperto di nuovo gli occhi dopo tanto tempo, forse dopo giorni o dopo mesi, non ricordo. Ricordo però di essermi svegliato su un tavolo da laboratorio, con un lenzuolo bianco che mi copriva fino alle spalle.
"Tua sorella è di la che ti aspetta." Sentii dirmi. Era il vecchio che, con fare maligno si avvicinò al tavolo sui cui ero sdraiato. Nella mano destra brandiva uno strano ed inquietante dispositivo. Mi guardava freddamente, come se avesse in mente un piano estremamente diabolico. Mi fissò insistentemente.
"Dove mi trovo?" gli chiesi.
Non rispose e mi voltò le spalle. Poi si voltò di scatto e aggiunse. "Ben risvegliato...Numero 17."
Vecchio 14-10-2022, 11:42   #2
Esperto
 

Inizialmente ho pensato fosse la storia della tua vita, ma poi ho capito... da che libro/film è tratto?

Ultima modifica di Norlit; 14-10-2022 a 11:44.
Vecchio 14-10-2022, 12:04   #3
Esperto
L'avatar di Soddisfatto
 

Per ora non dico niente...ma sono sicuro che arriveremo a capire di chi si tratta.
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