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31-10-2010, 14:09
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#1
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Esperto
Qui dal: Aug 2010
Ubicazione: Milano
Messaggi: 959
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Salve a tutti.
Vi sottopongo un pensiero legato alla "fobia sociale".
Penso che il concetto possa interpretarsi come "difficoltà alla relazione", che dipende in parte dal fatto che gli altri oppongono una certa "resistenza" ad eventuali tentativi di approccio: "non mi interessa", "lo prendo in giro", "è uno sfigato" e simili.
Questo generalmente innesca una spirale di introversione: non mi rapporto perché tanto va a finire sempre in un certo modo.
La domanda a questo punto diventa: ma una società in cui la fiducia fosse assoluta e la "resistenza" azzerata sarebbe una società "ideale"? Cioè un luogo in cui ci si potrebbe relazionare senza alcuna difficoltà (in termini di fiducia, ripeto) con chiunque, perché si sarebbe sicuri che dall'altra parte non si avrebbero "tradimenti" di sorta?
Ci si conosce in un qualsiasi luogo, in un locale, su un mezzo pubblico o altro. E si è "pronti subito" ad un dono completo e incondizionato di sé: uno ha un problema a tornare a casa: ti do un passaggio; ho una cosa che può servire a un terzo: gliela do; ad uno serve un favore che io potrei fare: lo faccio senza pensarci su.
Se in qualche modo ho reso l'idea, che ne pensate?
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31-10-2010, 14:54
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#2
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Esperto
Qui dal: Oct 2010
Ubicazione: veneto
Messaggi: 578
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fantascienza
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31-10-2010, 15:30
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#3
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Banned
Qui dal: Jul 2009
Messaggi: 2,912
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Non sarebbe ideale.
Le amicizie e le conoscenze non nascono per la fiducia, ma per le affinità.
Io mi posso anche fidare di tizio, ma se è antipatico rimane antipatico e non voglio averci nulla a che fare.
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31-10-2010, 15:32
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#4
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Esperto
Qui dal: Aug 2010
Ubicazione: Milano
Messaggi: 959
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31-10-2010, 15:41
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#5
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Esperto
Qui dal: Aug 2010
Ubicazione: Milano
Messaggi: 959
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a scanso di equivoci mi riferivo al commento di stunt.
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31-10-2010, 15:49
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#6
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Intermedio
Qui dal: Sep 2010
Ubicazione: Italia del Nord
Messaggi: 166
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Ciao notime, interessante il pensiero che ci sottoponi. Provo di seguito a fare alcune osservazioni su quello che hai scritto. Concordo con te quando definisci la fobia sociale come una "difficoltà di relazione".
Quando tu scrivi che questa difficoltà dipende dal fatto che gli altri oppongono una resistenza, ho dei dubbi a credere che la resistenza sia sempre e solo da un lato e cioè dalla realtà esterna (gli altri). Ritengo probabile che anche noi stessi possiamo presentare fenomeni di resistenza sociale agli altri. La cosa è biunivoca e non a senso unico almeno per quanto mi riguarda.
Le parole "non mi interessa", "lo prendo in giro", "è uno sfigato" si rifanno tutte ad un concetto di negatività della propria immagine: posso dedurre che questa negatività si autoalimenti e si esprima all'esterno, con la conseguenza che anche le altre persone diventeranno poco propense ad approfondire la tua conoscenza, se queste persone sono orientate verso un habitus positivo.
La mia è una ipotesi.
Non voglio dire in questo momento che la negatività è male e la positività è bene, ma soltanto affermare che la negatività è un concetto opposto alla positività (tutto qui). I gruppi umani tendono in genere a costruirsi rispettando un certo principio di omogeneità dei costumi.
Hai proposto una soluzione, una possibile cura alla problematica che hai esposto.
La soluzione è quindi una società ideale, dove il cane finalmente muove la coda per niente. L'idea attrae alle volte anche me......
Aggiungo però che per essere veramente ideale, tutte le regole di questa società dovrebbero essere condivise da tutti (uniformità).
In una società siffatta ci sarebbe una buona probabilità di essere tutti uguali uno all'altro (tutti e non solo dei gruppi) e io personalmente non sono convinto che trovarmi davanti a me stesso mi farebbe piacere. O forse a farmi paura sarebbe la monotonia del tutto, la mancata differenza di potenziale tra un punto e l'altro...l'acqua potrebbe continuare a scorrere così? Scusami ma forse mi allontano troppo.
Immaginare una società ideale non è un male se questo tipo di immaginazione serve come ispirazione a farci diventare migliori. Lo vedo invece in maniera negativa se il cambiamento lo pretendessi solo dagli altri perché presuppongo il fatto di essere già ideale. In questo ultimo caso sarebbe forse solo un tentativo di controllo della realtà circostante.
Anche Platone (V sec. a.C. o giù di lì) aveva immaginato ed esposto il suo modello di società ideale, considerato la più antica delle utopie.
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01-11-2010, 23:16
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#7
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Esperto
Qui dal: Sep 2010
Messaggi: 1,195
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Quote:
Originariamente inviata da notime
La domanda a questo punto diventa: ma una società in cui la fiducia fosse assoluta e la "resistenza" azzerata sarebbe una società "ideale"?
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No, non penso. La società è data da un insieme di soggetti e dalle loro infinite caratteristiche e sfumature. La sola presenza di una fiducia totale verso il prossimo non può portare da sola ad una società ideale. Come diceva death bisogna infatti considerare per esempio anche le simpatie. Bisogna considerare le aspirazioni di ognuno, le passioni ecc...
Il comunismo di Marx si basava sostanzialmente su questo principio, su una fiducia totale da parte degli uomini. Peccato che le cose non stiano così e il comunismo è rimasto solo un costrutto ideale cioè irrealizzabile per definizione.
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04-11-2010, 13:55
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#8
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Esperto
Qui dal: Dec 2007
Ubicazione: Altrove
Messaggi: 4,538
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Quote:
Originariamente inviata da notime
salve a tutti.
Vi sottopongo un pensiero legato alla "fobia sociale".
Penso che il concetto possa interpretarsi come "difficoltà alla relazione", che dipende in parte dal fatto che gli altri oppongono una certa "resistenza" ad eventuali tentativi di approccio: "non mi interessa", "lo prendo in giro", "è uno sfigato" e simili.
Questo generalmente innesca una spirale di introversione: Non mi rapporto perché tanto va a finire sempre in un certo modo.
La domanda a questo punto diventa: Ma una società in cui la fiducia fosse assoluta e la "resistenza" azzerata sarebbe una società "ideale"? Cioè un luogo in cui ci si potrebbe relazionare senza alcuna difficoltà (in termini di fiducia, ripeto) con chiunque, perché si sarebbe sicuri che dall'altra parte non si avrebbero "tradimenti" di sorta?
Ci si conosce in un qualsiasi luogo, in un locale, su un mezzo pubblico o altro. E si è "pronti subito" ad un dono completo e incondizionato di sé: Uno ha un problema a tornare a casa: Ti do un passaggio; ho una cosa che può servire a un terzo: Gliela do; ad uno serve un favore che io potrei fare: Lo faccio senza pensarci su.
Se in qualche modo ho reso l'idea, che ne pensate?
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comunistaaa!!!!
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04-11-2010, 23:03
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#9
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Esperto
Qui dal: Aug 2010
Ubicazione: Milano
Messaggi: 959
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ma và!
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15-11-2010, 13:47
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#10
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Esperto
Qui dal: Apr 2010
Ubicazione: L'Universo
Messaggi: 1,117
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Ciao Notime, il tipo di società che descrivi tu sarebbe proprio l'ideale e sarebbe auspicabile nel futuro: inutile dire che se tutti potessero fidarsi di tutti e "aprirsi" con chiunque senza paura di essere feriti o fregati, sarebbe perfetto! La sociofobia e ogni forma di emarginazione sparirebbero...
Fermo restando che ognuno poi nella vita ha la propria individualità, i propri scopi e i propri interessi, per cui sarebbe impossibile andare d'accordo o confidarsi con il primo che passa: quello che si richiede, a mio avviso, non è tanto il "volemose tutti bene a tutti i costi", quanto il rispetto e la tolleranza per chi è diverso da noi e non ha nulla in comune da condividere.
Non dobbiamo per forza condividere tutto con tutti, se una persona non ci piace o non abbiamo interessi in comune, semplicemente si rispetta per come è e si lascia andare per la sua strada (la si ignora) senza appunto criticarla o cercare di cambiarla o prevaricarla...
Mi sembra che il concetto sia chiaro: non sei obbligato ad amare chiunque incondizionatamente, ma almeno di base rispettalo per il semplice fatto che è un essere umano e ha diritto a esprimere se stesso (anche se in modo completamente opposto al tuo), e lascialo vivere per come è senza interferire nella sua vita.
Chiaramente le regole fondamentali per una società di questo tipo sono: ama (o rispetta) il prossimo tuo come te stesso, fai agli altri quello che vorresti venisse fatto a te, non criticare o giudicare chi è diverso da te, rispetta la libertà altrui...
Con un po' di buon senso (e di buon cuore) ci si potrebbe arrivare a una società così, ma finchè ci facciamo fregare dalle divisioni e dalla competizione anzichè dalla condivisione (in tutti gli ambiti della vita) e dal voler prevaricare gli altri, sentirci superiori e pretendere di avere sempre ragione (e la verità suprema in tasca), l'umanità non farà progressi in questo senso...
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15-11-2010, 21:34
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#11
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Banned
Qui dal: Oct 2010
Messaggi: 2,862
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Fino a quando l'uomo non capirà che bisogna rispettare ogni essere vivente, per quello che è, qualsiasi società, o modo di vivere, o la pace, gli saranno negate, potrà solamente immaginare di vivere meglio, continuando a contorcersi dal dolore, per la sua misera esistenza.
Questo è riferito, a coloro che non sanno cosa sia il rispetto, in ogni sua forma.
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16-11-2010, 02:58
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#12
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Banned
Qui dal: Aug 2006
Messaggi: 374
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E' un progetto troppo astratto secondo me, non tiene conto della natura umana e dell'istinto di sopravvivenza e delle variabili "metereologiche" . Un mondo così non potrebbe mai esistere e pertanto è inutile perdersi in tale idea.
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16-11-2010, 02:59
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#13
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Banned
Qui dal: Aug 2006
Messaggi: 374
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Quote:
Originariamente inviata da notime
a scanso di equivoci mi riferivo al commento di stunt.
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Pensavo che ti riferissi a zio santuzzo
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