Però in fin dei conti non si fanno certe cose per certi motivi in ogni caso.
Anche chi ammazza qualcuno in determinate circostance nel cervello non avrà di sicuro certi freni inibitori, qualcosa di diverso dovrà pur esserci rispetto a chi non ammazza nessuno nelle stesse circostanze, però le persone che non ammazzerebbero nessuno in quelle circostanze non sono disposte a giustificare questa cosa qua per questi motivi e si chiude il discorso subito (e potremmo esserci anche noi tra queste persone).
Anche questa persona potrebbe sostenere di essere stata fraintesa, ma più che fraintendimento direi che non si condivide la stessa morale motivazionale, però ci devo pensare meglio, sto andando avanti senza avere un'idea precisa.
L'ansia in fin dei conti, si sosterrà, non è un impedimento meccanico. Una persona che non ha le gambe e non sale per una scala verrà giustificata più facilmente di una che, le gambe ce le ha e non sale perché ha molta paura delle scale. Però poi la mente e il cervello in qualche modo dovranno pur funzionare e si potrebbe arrivare alla stessa conclusione, c'è un freno meccanico, le gambe tagliate sono altrove, ma ci sono lo stesso. Messa così bisognerebbe considerarla come un impedimento meccanico. Ma in questo tipo di impedimenti meccanici poi ci finisce tutto, se si segue questa linea poi bisognerebbe giustificare e comprendere tutti e il tutto (la morale dovrebbe praticamente sparire del tutto).
Insomma tutti fanno quel che fanno per certi motivi, l'ansia è uno degli svariati motivi per non fare certe cose. Per qualcuno risulta giustificato, per altri no. Forse è proprio la morale o giudizi di questo tipo che rappresentano una forma di errore generalizzato a monte?
Ad esempio chi riesce a non mangiar tanto scaglierà facilmente il suo j'accuse contro chi risulta obeso e non mangia in modo abbastanza moderato.
Ma delle motivazioni psicologiche interne dovranno pur esserci anche in questi casi. Anche una persona del genere poi si sentirebbe fraintesa ossia, non compresa, da chi la giudica male e le dice che in fondo
potrebbe liberamente moderarsi.
Le altre persone internamente risultano praticamente inaccessibili, possiamo farci un'idea di quel che provano con delle vaghe analogie. Certe volte ci si mette nei panni dell'altro e si sostiene "io mi sarei comportato diversamente" (e qua parte il j'accuse) solo che non ci si è messi e calati del tutto nei panni dell'altro per poter far questo, perché poi come si farebbe a comportarsi diversamente?
Se fossi quell''ape - si ragiona - non continuerei a sbattere ostinatamente contro una lastra di vetro per uscire, l'ape quindi è liberissima di comportarsi diversamente, niente le impedisce di fare altro.
Ma ragionamenti del genere risultano corretti? Si avrebbe poi a che fare con personaggi tipo l'ape Maia e non con un'ape vera e propria e soprattutto non con quell'ape specifica in quelle circostanze.
A seconda di come e quanto ci si cala nell'altrui posizione e come la si modifica con l'immaginazione si possono avere certi margini di libertà diversi che nella posizione reale non ci sono affatto, ma diventa relativa e piuttosto variabile la cosa in funzione di cosa si cambia e cosa si lascia così com'è.
E' un argomento davvero complesso per me, ci ho pensato solo un po', e già mi sono incartato
.