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18-11-2010, 00:50
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#1
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Banned
Qui dal: Jan 2009
Messaggi: 1,924
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Siano dati due soggetti X e Y ed una situazione S nella quale X e Y interagiscano. Cosa significa dire che i soggetti sono se stessi all'interno della relazione?
Definendo un comportamento come una azione che scaturisce da un pensiero e/o da una emozione, sia C(X) = {a, b, c, … } il set di comportamenti possibili del soggetto X e sia C(Y) = {a’, b’, c’, … } il set di comportamenti possibili del soggetto Y, io affermo che non è possibile definire:
1) un set di comportamenti per i quali X è se stesso = C’(X) C(X);
2) un set di comportamenti per i quali X non è se stesso = C’’(X) C(X);
3) tali che C’(X) ∩ C’’(X) = e C'(X) U C''(X) = C(X); in altre parole costituiscano una partizione P(X) di C(X) e che tale partizione sia non banale, ovvero che sia C’(x) che C’’(X) siano diversi dall’insieme vuoto.
Si supponga per assurdo che una tale partizione esista. C’(X) è dunque l’insieme dei comportamenti che scaturiscono da un pensiero e/o da una emozione del soggetto X. Tale insieme per la definizione di comportamento esiste ed è non vuoto. Ma noi stiamo supponendo (per assurdo) che esista anche una partizione P(X) definita come sopra, per cui esisterebbe anche un insieme C’’(X) non vuoto dei comportamenti che non scaturiscono da un pensiero e/o da una emozione del soggetto X. Ciò però va contro la definizione di comportamento che lo definisce come una azione che scaturisce da un pensiero e/o da una emozione. Ne deduco che C’’(X) non può essere altro che l’insieme vuoto, per cui la partizione P(X) come definita non può esistere e che il soggetto X non può far altro che essere se stesso.
Ditemi se vi sembra corretto o dove sbaglio se vi sembra che sbaglio qualcosa.
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Ultima modifica di MoonwatcherII; 18-11-2010 a 19:45.
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18-11-2010, 00:52
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#2
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Qui dal: Jan 2009
Messaggi: 1,924
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Ora però basta con la psicomatematica ( per chi non se ne fosse reso conto erano tutte cazzate )! Inizia la parte seria del mio topic...
Ciò che vorrei dire è che penso che, banalmente, essere se stessi è facile e non ci vuole nulla. I problemi sono altri due e cioè:
1) farsi accettare dagli altri per come si è (il soggetto Y in questo caso);
2) accettare che gli altri (il soggetto Y in questo caso) accettino come siamo.
Sul punto 1) si può agire poco, in effetti non si può far altro che fare cose che non hanno nulla a che vedere con l’essere se stessi, cioè darsi un’aggiustata sia fuori che dentro, curarsi del proprio aspetto, cercare di essere empatici e capire chi si ha di fronte e modulare i propri comportamenti sulla base di ciò e della situazione (ad esempio aggressivo con una persona, gentile con un’altra secondo le necessità), etc. Se il se stesso che si è piace a pochi, pazienza, vorrà dire che sarà più difficile trovare persone che ci accettino (il che comunque non voglio dire che sia un problema da poco!).
Io penso che sul punto 2) ci sia invece da fare un grande lavoro. In cosa consiste questo lavoro? Consiste innanzitutto nel fatto che il soggetto X non fraintenda la reazione di Y (pensiero disfunzionale del primo tipo). Ma questo non basta: X può non fraintendere la reazione di Y, ma - pur essendo positiva - tale reazione può scatenargli comunque una emozione negativa, ad esempio una emozione di vergogna e di umiliazione (pensiero disfunzionale del secondo tipo). La tensione che si scatena in entrambi i casi porta ai blocchi psicologici e alla fobia sociale. In ogni caso all’origine c’è una scarsa autoaccettazione di ciò che si è.
In conclusione: quando si dice impropriamente “essere se stessi” in realtà si intende “accettarsi per ciò che si è”.
Siete d’accordo?
( magari ora qualcuno mi dirà che ho detto cose banali, ma io c’ho messo N anni, 5 mesi e 22 giorni ad arrivarci [con 25 <= N <= 35] , non smontatemi troppo per favore! )
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18-11-2010, 00:53
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#3
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Esperto
Qui dal: May 2010
Ubicazione: USS Enterprise • NCC1701E
Messaggi: 16,780
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Quote:
Originariamente inviata da moonwatcherII
Siano dati due soggetti X e Y ed una situazione S nella quale X e Y interagiscano. Cosa significa dire che i soggetti sono se stessi all'interno della relazione?
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Confessa: tu sei John Nash
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18-11-2010, 00:58
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#4
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Esperto
Qui dal: Apr 2008
Messaggi: 500
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Per me questi simboli sono arabo, fattostà che secondo me un uomo è sempre "sé stesso" per definzione, anche quando finge, poichè anche la più palese e posticcia recita è espressione di un bisogno interno e, quindi, di una parte importante di sé.
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18-11-2010, 00:58
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#5
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Esperto
Qui dal: May 2010
Ubicazione: USS Enterprise • NCC1701E
Messaggi: 16,780
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Quote:
Originariamente inviata da moonwatcherII
In conclusione: quando si dice impropriamente “essere se stessi” in realtà si intende “accettarsi per ciò che si è”
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Il segreto del successo è la sincerità: se impari a fingerla ce l'hai fatta (Formula di Glyme)
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18-11-2010, 01:08
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#6
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Qui dal: Jan 2009
Messaggi: 1,924
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Quote:
Originariamente inviata da stone
Confessa: tu sei John Nash
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Eh, magari, meriterei davvero il titolo di genio e poi avrei avuto anche una ragazza, e carina anche! (magari non quanto Jennifer Connelly ma carina!)
In realtà...
Quote:
Originariamente inviata da moonwatcherII
( per chi non se ne fosse reso conto erano tutte cazzate )!
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Quote:
Originariamente inviata da MarcheseDelGrillo
Per me questi simboli sono arabo, fattostà che secondo me un uomo è sempre "sé stesso" per definzione, anche quando finge, poichè anche la più palese e posticcia recita è espressione di un bisogno interno e, quindi, di una parte importante di sé.
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Esatto! Ce l'avevo in mente più o meno così ma ho voluto complicarlo con qualche arzigogolo matematico, precisamente io originariamente l'ho pensato in questi termini: si è sempre se stessi perché qualunque comportamento è pur sempre la manifestazione di un qualche moto interiore.
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18-11-2010, 01:10
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#7
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Qui dal: Feb 2010
Ubicazione: PURTROPPO NAPOLI
Messaggi: 4,470
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Cristo ma a quest'ora devi fare matematica!!
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18-11-2010, 01:12
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#8
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Banned
Qui dal: Jan 2009
Messaggi: 1,924
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Quote:
Originariamente inviata da netcrusher
Cristo ma a quest'ora devi fare matematica!!
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Buahahah, ma è divertente!
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18-11-2010, 01:29
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#9
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Qui dal: Aug 2006
Messaggi: 374
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Quote:
Originariamente inviata da moonwatcherII
Siano dati due soggetti X e Y ed una situazione S nella quale X e Y interagiscano. Cosa significa dire che i soggetti sono se stessi all'interno della relazione?
Definendo un comportamento come una azione che scaturisce da un pensiero e/o da una emozione, sia C(X) = {a, b, c, … } il set di comportamenti possibili del soggetto X e sia C(Y) = {a’, b’, c’, … } il set di comportamenti possibili del soggetto Y, io affermo che non è possibile definire:
1) un set di comportamenti per i quali X è se stesso = C’(X) C(X);
2) un set di comportamenti per i quali X non è se stesso = C’’(X) C(X);
3) tali che C’(X) ∩ C’’(X) = e C'(X) U C''(X) = C(X); in altre parole costituiscano una partizione P(X) di C(X) e che tale partizione sia non banale, ovvero che sia C’(x) che C’’(X) siano diversi dall’insieme vuoto.
Si supponga per assurdo che una tale partizione esista. C’(X) è dunque l’insieme dei comportamenti che scaturiscono da un pensiero e/o da una emozione del soggetto X. Tale insieme per la definizione di comportamento esiste ed è non vuoto. Ma noi stiamo supponendo (per assurdo) che esista anche una partizione P(X) definita come sopra, per cui esisterebbe anche un insieme C’’(X) non vuoto dei comportamenti che non scaturiscono da un pensiero e/o da una emozione del soggetto X. Ciò però va contro la definizione di comportamento che lo definisce come una azione che scaturisce da un pensiero e/o da una emozione. Ne deduco che C’’(X) non può essere altro che l’insieme vuoto, per cui la partizione P(X) come definita non può esistere e che il soggetto X non può far altro che essere se stesso.
Ditemi se vi sembra corretto o dove sbaglio se vi sembra che sbaglio qualcosa.
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Di la verità...ma quanto hai fumato?
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18-11-2010, 01:32
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#10
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Banned
Qui dal: Jan 2009
Messaggi: 1,924
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Quote:
Originariamente inviata da luposolitario
Di la verità...ma quanto hai fumato?
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Non fumo. Solo un paio di Baileys, ma dopo la stesura del topic.
La matematica si fa a mente lucida.
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18-11-2010, 01:43
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#11
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Banned
Qui dal: Aug 2006
Messaggi: 374
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Quote:
Originariamente inviata da moonwatcherII
Non fumo. Solo un paio di Baileys, ma dopo la stesura del topic.
La matematica si fa a mente lucida.
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Non oso immaginare a mente appannata dai fumi che numeri ti escono
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18-11-2010, 01:49
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#12
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Banned
Qui dal: Oct 2010
Messaggi: 8,236
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Quote:
Originariamente inviata da moonwatcherII
Siano dati due soggetti X e Y ed una situazione S nella quale X e Y interagiscano. Cosa significa dire che i soggetti sono se stessi all'interno della relazione?
Definendo un comportamento come una azione che scaturisce da un pensiero e/o da una emozione, sia C(X) = {a, b, c, … } il set di comportamenti possibili del soggetto X e sia C(Y) = {a’, b’, c’, … } il set di comportamenti possibili del soggetto Y, io affermo che non è possibile definire:
1) un set di comportamenti per i quali X è se stesso = C’(X) C(X);
2) un set di comportamenti per i quali X non è se stesso = C’’(X) C(X);
3) tali che C’(X) ∩ C’’(X) = e C'(X) U C''(X) = C(X); in altre parole costituiscano una partizione P(X) di C(X) e che tale partizione sia non banale, ovvero che sia C’(x) che C’’(X) siano diversi dall’insieme vuoto.
Si supponga per assurdo che una tale partizione esista. C’(X) è dunque l’insieme dei comportamenti che scaturiscono da un pensiero e/o da una emozione del soggetto X. Tale insieme per la definizione di comportamento esiste ed è non vuoto. Ma noi stiamo supponendo (per assurdo) che esista anche una partizione P(X) definita come sopra, per cui esisterebbe anche un insieme C’’(X) non vuoto dei comportamenti che non scaturiscono da un pensiero e/o da una emozione del soggetto X. Ciò però va contro la definizione di comportamento che lo definisce come una azione che scaturisce da un pensiero e/o da una emozione. Ne deduco che C’’(X) non può essere altro che l’insieme vuoto, per cui la partizione P(X) come definita non può esistere e che il soggetto X non può far altro che essere se stesso.
Ditemi se vi sembra corretto o dove sbaglio se vi sembra che sbaglio qualcosa.
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era corretto abbondante sì il caffè che ti sei bevuto
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18-11-2010, 02:22
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#13
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Esperto
Qui dal: Nov 2009
Messaggi: 3,199
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Quote:
Originariamente inviata da moonwatcherII
Ciò che vorrei dire è che penso che, banalmente, essere se stessi è facile e non ci vuole nulla. I problemi sono altri due e cioè:
1) farsi accettare dagli altri per come si è (il soggetto Y in questo caso);
2) accettare che gli altri (il soggetto Y in questo caso) accettino come siamo.
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Volendo, anche accettare che gli altri non accettino come siamo non è una passeggiata.
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18-11-2010, 02:41
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#14
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Banned
Qui dal: Jan 2009
Messaggi: 1,924
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Quote:
Originariamente inviata da Nick
Volendo, anche accettare che gli altri non accettino come siamo non è una passeggiata.
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Sì, il 2) sarebbe da modificare in "accettare che gli altri accettino o meno come siamo".
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18-11-2010, 03:00
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#15
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Esperto
Qui dal: Dec 2008
Ubicazione: Su una panchina al Brunswick Centre, London
Messaggi: 2,049
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Mio Dio, inizio a preoccuparmi seriamente. -.-''''
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18-11-2010, 10:56
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#16
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Esperto
Qui dal: Jun 2010
Ubicazione: Near Rome
Messaggi: 11,532
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Quote:
Originariamente inviata da moonwatcherII
Sì, il 2) sarebbe da modificare in "accettare che gli altri accettino o meno come siamo".
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Anche accettare che gli altri non ci accettino come vorremmo ci accettassero
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18-11-2010, 11:08
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#17
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Banned
Qui dal: Jan 2009
Messaggi: 1,924
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Quote:
Originariamente inviata da Nick
Volendo, anche accettare che gli altri non accettino come siamo non è una passeggiata.
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Quote:
Originariamente inviata da moonwatcherII
Sì, il 2) sarebbe da modificare in "accettare che gli altri accettino o meno come siamo".
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Quote:
Originariamente inviata da Myway
Anche accettare che gli altri non ci accettino come vorremmo ci accettassero
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Avete entrambi ragione, diciamo che comunque volevo enfatizzare quando non capiamo o non accettiamo che gli altri accettano come siamo. Star male perché non si viene accettati mi sembra normale, soprattutto quando la stragrande maggioranza non ci accetta. L'importante sarebbe non farne un dramma. Ma non accettare di essere accettati mi sembra assurdo! Però come dice Myway forse il punto è che non ci si sente accettati come si vorrebbe esserlo. Sì, perché l'accettazione non è una funzione binaria (accettato, non accettato), ci sono tanti gradi di accettazione. Uhm, alla luce di queste considerazioni, dovrei rivedere il mio modello.
@Passenger: PRRRRRRRRRRRRRRR.
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18-11-2010, 19:26
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#18
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Intermedio
Qui dal: Nov 2010
Ubicazione: Nel Paese Fatato
Messaggi: 254
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mamma miaaaaaaaaaaaaaaa xD
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18-11-2010, 20:05
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#19
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Esperto
Qui dal: Jun 2010
Ubicazione: Near Rome
Messaggi: 11,532
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Quote:
Originariamente inviata da Memole88
mamma miaaaaaaaaaaaaaaa xD
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CHe c'è Memole? qualche passaggio non ti convince?
P.s. bella la frase che hai nella firma
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18-11-2010, 21:53
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#20
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Esperto
Qui dal: Oct 2007
Messaggi: 6,117
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Quote:
Originariamente inviata da moonwatcherII
Siano dati due soggetti X e Y ed una situazione S nella quale X e Y interagiscano. Cosa significa dire che i soggetti sono se stessi all'interno della relazione?
Definendo un comportamento come una azione che scaturisce da un pensiero e/o da una emozione, sia C(X) = {a, b, c, … } il set di comportamenti possibili del soggetto X e sia C(Y) = {a’, b’, c’, … } il set di comportamenti possibili del soggetto Y, io affermo che non è possibile definire:
1) un set di comportamenti per i quali X è se stesso = C’(X) C(X);
2) un set di comportamenti per i quali X non è se stesso = C’’(X) C(X);
3) tali che C’(X) ∩ C’’(X) = e C'(X) U C''(X) = C(X); in altre parole costituiscano una partizione P(X) di C(X) e che tale partizione sia non banale, ovvero che sia C’(x) che C’’(X) siano diversi dall’insieme vuoto.
Si supponga per assurdo che una tale partizione esista. C’(X) è dunque l’insieme dei comportamenti che scaturiscono da un pensiero e/o da una emozione del soggetto X. Tale insieme per la definizione di comportamento esiste ed è non vuoto. Ma noi stiamo supponendo (per assurdo) che esista anche una partizione P(X) definita come sopra, per cui esisterebbe anche un insieme C’’(X) non vuoto dei comportamenti che non scaturiscono da un pensiero e/o da una emozione del soggetto X. Ciò però va contro la definizione di comportamento che lo definisce come una azione che scaturisce da un pensiero e/o da una emozione. Ne deduco che C’’(X) non può essere altro che l’insieme vuoto, per cui la partizione P(X) come definita non può esistere e che il soggetto X non può far altro che essere se stesso.
Ditemi se vi sembra corretto o dove sbaglio se vi sembra che sbaglio qualcosa.
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Non l'ho ancora letto, ma... C'havevi un 'azzo da fare oggi, eh!
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