Ciao a tutti
Ho pensato di condividere un'esperienza di DOC che penso di aver vissuto quando ero bambina, essendone divenuta consapevole solo da grande (e dopo aver manifestato altre forme di DOC che sono comunque riuscita a controllare e a debellare senza psicoterapia).
Sto parlando del mio periodo di scuola elementare. Ero una bambina molto silenziosa, studiosa, bravina, la classica bambina che viene lodata dagli insegnanti ma che ha le sue difficoltà nel rapporto coi pari. Probabilmente avevo manie di perfezionismo e ricordo che ricevere una sgridata o anche un semplice disappunto o non andare bene in un compito a scuola ( avvenimento a dir poco rarissimo) per me era una tragedia.
Questa mania di perfezionismo era diventata talmente ossessiva che avevo sviluppato un bisogno ossessivo-compulsivo di usare mia madre per confessare tutti i miei presunti "peccati", quasi come per liberarmi del peso degli stessi e "depurarmi". Ero arrivata a confessare anche i miei pensieri, e dal momento che era diventata una faccenda sempre più invasiva e me ne vergognavo, le lasciavo dei fogliettini sul comodino in modo tale da evitare il confronto diretto, poi la spiavo per accertarmi che li leggesse. In quel momento stavo un pochino meglio, salvo poi nel giro di poco ricominciare a tormentarmi su "pensieri impuri" appena fatti. Lei leggeva ma faceva finta di niente, ignorandomi, e questo suo atteggiamento mi induceva a continuare.
Un giorno però non ne potè più e si arrabbiò talmente tanto che mi disse duramente di smetterla, e che se avessi continuato così mi avrebbe portato da uno psicologo. Da allora mi imposi di rispettarla e credo nel giro di poco di aver smesso di tormentarmi come facevo prima.
Poi nel corso degli anni durante la preadolescenza e dopo la fine di una relazione in adolescenza ho avuto degli altri episodi di DOC manifestati in altre forme, ma credo che quel piccolo trauma causato da mia madre mi sia servito ad imparare a controllarlo e sconfiggerlo da sola.
Spero che raccontarlo possa in qualche modo servire a qualcuno di voi che ancora ne soffre.