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Originariamente inviata da ramo
Ragionando sull'eziologia dei pensieri disfunzionali, credo che ci sia una consequenzialità logica sull'origine della fobia circa il senso di colpa e la consapevolezza di essere in qualche modo sbagliati. E' una cosa che penso da un po' di tempo, ma leggendo moon che enuclea la sua credenza di base all'enunciato: ''tutti presto o tardi mi rifiuteranno o mi abbandoneranno''; e a quella di Nick: ''si vede che sono fobico''; si rende palese (almeno per me) l'esistenza di un livello ancora più basso di spiegazione. Il fatto di credere che prima o poi verrò abbandonato è un'idea che non può risolversi da sola, ma deve poggiare su un presupposto che la rende plausibile. Secondo me l'assunto che regge questa paura è l'idea (credenza) di essere sbagliati o colpevoli agli occhi degli altri, la proiezione in loro che ci sia qualcosa che non va in noi e che quindi va condannata: sono giustificato a pensare che gli altri inevitabilmente mi abbandonino solo se credo che ne abbiano motivo, e forse questo ''motivo'' è la vera credenza di base. Che poi questo motivo sia quello che ho detto non lo so.
Mi sembra possibile che questa credenza possa essere comune a tutti i fobici... ma forse è falso tutto quello che ho detto, magari nemmeno mi sono espresso bene e quindi non mi avete capito. Questa paura di non essere capito...
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Mi rendo conto di non aver dato ragioni su queste mie considerazioni, rendendo così difficile la comprensione. Faccio allora un chiarimento.
Il modello della TCC cerca di pervenire alla credenza di base da cui si origina la paura del giudizio. La possibilità di tale esito è data dall'assunto per cui avere paura del giudizio significa possedere una credenza di base che giustifica questa paura. L'analisi è induttiva: cerca di risalire al pensiero disfunzionale o credenza di base attraverso la riduzione dei pensieri manifesti ad altri più profondi che li giustificano, fino ad arrivare al pensiero di base che genera tutti gli altri. Si tratta di scavare, in un percorso a ritroso, portando alla luce i passaggi inferenziali che la nostra mente ha fatto, giungendo infine ad un'idea non ulteriormente riducibile perchè non giustificabile secondo un'altra preposizione...
Poste queste basi, mi sono interrogato su come deve essere la credenza di base per rendere il modello coerente, cioè: seguendo la logica proposta dal modello, quale contenuto deve avere la credenza di base?
Ora, (sempre stando al modello), avere paura del giudizio vuol dire credere che ci sia in noi qualcosa di mal giudicabile. Il fobico attribuisce quindi un valore negativo a qualcosa di sè, che pensa essere riconosciuto tale anche dagli altri e che quindi sia ''visibile'' al giudizio altrui. Questo valore negativo è assunto come qualcosa di sbagliato o colpevole e di cui vergognarsi. Se queste premesse sono giuste, allora la credenza di base deve contenere la preposizione ''io sono sbagliato o colpevole perchè (p) oppure (q) oppure (r) eccetera...''
Se alla fine dell'analisi proposta dal modello della TCC si giunge ad un enunciato che non è di questo tipo, esso non può essere la vera credenza di base, in quanto non rispetta le logiche conseguenze derivanti dalle premesse del modello. Credo sia un concetto difficile da capire... ma tornando all'enunciato '' tutti presto o tardi mi rifiuteranno o mi abbandoneranno'', questo non può essere la vera credenza di base, perchè sarebbe sempre possibile domendarsi il perchè questa credenza genera la paura del giudizio (sempre stando al modello della TCC).