Ciao, sono Giuseppe e ho 21 anni.
Sarò probabilmente il meno prolisso di tutti avendo preso la decisione, appena qualche mese fa, di chiudermi barricato letteralmente nella mia stanzetta e vegetare solo e solamente qui. Tutto è accaduto quando ho capito ufficialmente che questo mondo non fa per me, e non è una frase fatta. Ma parto raccontando la mia storia.
Ho trascorso un'infanzia, se non allegra, quantomeno serena e tranquilla, anche se le prime avvisaglie di grossa chiusura totale sono arrivate già all'asilo alle elementari. Alla scuola calcio si manifestarono i primi attacchi di panico e di tachicardia, ma il vero dramma iniziò con le medie, dove non potevo assolutamente scampare al bullismo, che ha peggiorato ulteriormente le cose facendomi diventare ancora più insicuro e solitario di quanto già non fossi.
Non sono mai uscito la sera: l'ho sempre rifiutato in qualsiasi maniera, nonostante mi venisse continuamente detto da tutti che non mi mancava niente, che non ero inferiore a nessuno, che ero di bell'aspetto, ecc. Fino alla tanta agognata patente, dove sono iniziate le prime uscite-taxi con la mia macchina: un trauma.
I miei genitori, mia mamma in primis, me lo ricordavano sempre che non ero come tutti gli altri, che non ero normale, che non avevo una fidanzata (tuttora mai avuta), e così via.
Non nascondo che mi sento peggio di un anziano, senza voglia di vivere, apatico e timoroso. Soffro di ansia, depressione, attacchi di panico e alcuni disturbi di personalità, e nonostante essermi affidato a psichiatri, psicologi e al CSM, niente sembra funzionare.
Anche alle superiori il bullismo riprende, già dal primo anno, come due corde legate e indissolubili fra di loro.
Cinque anni fatti di giornate scuola-casa/casa-scuola, senza mai uscire e respirare l'aria inquinata di questa vita così brutale e assassina, che, se rimani indietro o non ci sai fare, ti assale e ti lascia senza scampo.
Diplomatomi e fatto qualche lavoretto (più su forzatura che volontà propria), i litigi con i genitori, sempre più presenti e pressanti, hanno portato a vari episodi estremi, come a farmi scappare di casa finendo a "Chi L'ha Visto".
Ciò mi ha fatto prendere la decisione di recludermi e ora ho sempre più paura, perché questo porta a un bivio dove bisogna scegliere se gioco valga la candela: stare al sicuro, ora, senza avere certezze sul futuro (che ne sarà poi di me? Come mi manterrò quando sarà il momento?), oppure provare a uscire fuori, come mai ho fatto, a testa in giù, provando a resistere la sofferenza e il disagio inevitabile che ciò comporta.
Questa era la mia storia. Spero vivamente che le cose migliorino. Grazie