Partiamo dal presupposto che il 90% della vita delle persone è regolata dal caso (fortuna, sfiga, chiamatelo come volete): il paese in cui sei nato, la famiglia in cui sei nato, la tua genetica, l'ambiente e i tempi in cui crescerai sono la causa della grandissima maggioranza di possibilità o limitazioni che una persona avrà nel corso della vita. Qualcuno dirà: le cose si possono cambiare con il duro lavoro, credendoci, lottando, e magari citandomi esempi...pero' io penso che anche la forza e gli strumenti per fare cio' derivino da cio' che la vita ti ha offerto: per fare un esempio, se la mia famiglia e i miei conoscenti sono di estrazione culturale bassa, io non solo non avro' avuto impulso e aiuto nello studiare, ma non avro' neanche quella capacita' di analisi che puo' essermi necessaria per valutare la mia vita, ecc.
Poi in qualche caso gli sforzi portano ad una ricompensa e il destino si capovolge: si diventa piu' estroversi, piu' belli, piu' ricchi, piu' felici, si trovano amici e partner. Pero' il caso rimane sempre in agguato: mai sedersi sugli allori, mai dire "ce l'ho fatta", perchè da un momento all'altro tutto puo' cadere.
Credetemi, l'ho vissuto sulla mia pelle.
Che fare allora? Lasciare andare tutto, "sarà come sarà" e smettere di lottare? No... pero' adottare una visione della vita piu' "umile", che tenga conto delle limitazioni nostre e degli altri, e del fattore sfiga. Smettere di porsi davanti obiettivi imperativi da raggiungere, di confrontarsi continuamente con gli altri, di giudicarsi... ma imparare anche a non dare nulla di quello che si ha per scontato.
Se qualcuno di voi ha letto Candido di Voltaire, alla fine il consiglio che viene dato è: "bisogna coltivare il proprio giardino". Cioè vivere la propria quotidianità, fare le proprie piccole cose, mettendoci chiaramente sforzo, ma senza pretendere chissà cosa. Se verrà qualcosa, verrà. Altrimenti amen.
E se tutto ci cade addosso, fare un bel respiro e tirare avanti. Se ci si aspetta poco, si capisce anche il valore di quel poco.
Non so se mi sono espresso bene, e se ho scritto delle banalità. Ma ci tenevo a condividerle.