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Vecchio 10-09-2020, 19:03   #1
Principiante
 

Questa è una parola che mi ha letteralmente sconvolto la prima volta che l'ho letto e ne ho conosciuto il significato. In italiano un termine univoco per tradurlo non esiste, il senso è "soggetto che anche se potrebbe dare di più in un determinato ambito, si pone obiettivi minori o non se li pone affatto".
Un esempio di underachiever è il genio in matematica alle superiori che non coltiva questa sua dote e si mette a fare un lavoro differente, con una mansione totalmente differente e lascia che questa sua genialità rimanga confinata in aspetti privati della sua vita o li lascia addirittura da parte.
Ma senza scomodare necessariamente la genialità, anche una abilità, l'essere bravi in qualcosa che non viene coltivato, che non viene usato dal soggetto perché ha paura di mostrarlo, di esserci giudicato, etc...
Leggo spesso in questo forum di persone che si sentono incapaci e inette, che non sanno fare niente, ma leggo raramente di persone che si sentono dotate in qualcosa e che per diversi motivi non esprimono quel potenziale.
Io sicuramente sono e sono stato un underachiver, non nego che questa parola mi ha lasciato l'amaro in bocca e forse averla conosciuta prima mi avrebbe fatto un effetto positivo a suo tempo.
Nel mio caso è eclatante come di fronte ad eventi importanti davo sempre il meno di me, appositamente mi autolimitavo perché il mio ragionamento mentale era "se perdo o sono inferiori agli altri è per mia scelta, quindi questa non è una vera competizione" e solo più tardi capii che quel comportamento altro non era che una difesa verso un'ansia sociale importante che così nascondevo.
Scrivo questa discussione perché forse potrà dare un input a qualcuno.
Vecchio 10-09-2020, 19:08   #2
XL
Esperto
L'avatar di XL
 

Però tutti possono dare di più in un sacco di ambiti, il problema poi è relativo alla motivazione per cui dovrebbero dare di più. Se do un 50 centesimi al tizio che fa la questua, e sono motivato a raggiungere questo piccolo obiettivo di beneficenza, visto che possiedo di più in linea di principio potrei dare anche di più ad associazioni e altre persone, ma perché dovrei farlo?
Nell'insieme ci vado a guadagnare o no in termini mentali e psicologici?
Mi sentirò più appagato se raggiungo un grande obiettivo relativo alla beneficenza visto che la cosa è abbordabile in linea di principio?
Può essere anche che poi non è vero che mi sentirò più appagato e magari dal mio punto di vista conviene non dare di più in questo ambito o esprimere al massimo il mio potenziale in questo ambito.
Può essere che mi conviene raggiungere l'obiettivo più scarso che sono motivato a raggiungere anche se in potenza potrei fare molto di più.

Ci sta anche la tua spiegazione, si ha paura di sapere quali sono veramente i propri limiti e si decide di non dare il massimo per non conoscerli, se non ti sei impegnato abbastanza e finisci tra gli ultimi puoi sempre coltivare l'illusione che in potenza sei un vincente mentre magari poi effettivamente non vinci ma riesci a posizionarti soltanto meglio se ti impegni di più così tieni al sicuro l'autostima (o meglio questa resta appesa), puoi continuare a ritenere possibile che tu sia un genio in potenza dato che non hai osservato controesempi.
Se sei assolutamente sicuro di vincere, se sei un genio assoluto in potenza, è tutto facile per te e ne sei consapevole, sinceramente non capirei perché mai dovresti autolimitarti.
Nel caso in cui tu sia dubbioso si metterà in piedi questo meccanismo qua: lasci nel vago la tua potenza effettiva perché hai paura che sia più bassa di quella che desidereresti avere.

In genere però si evita direttamente la competizione per fare cose del genere .

A me non è mai capitato o decido di non partecipare proprio oppure se partecipo mi impegno e viene fuori quel che riesco a fare effettivamente purtroppo (cosa che poi mi spinge ad evitare perché non ho mai raggiunto obiettivi eccelsi facilmente quando mi sono messo alla prova).

Comunque io ho più problemi ad "investire" che di questo genere qua. Mi impegno e non ricavo granché, la cosa mi rende frustrato e preferisco poi non fare più nulla.

Ultima modifica di XL; 10-09-2020 a 21:25.
Vecchio 10-09-2020, 19:20   #3
Banned
 

Ciao.. Mi ritrovo molto in quello che hai scritto, a me è sempre piaciuto disegnare (non sono di certo un'artista) ma non ho mai coltivato molto questa passione perché in fondo credevo che non ero brava e che non potevo nemmeno migliorare e anche perché mi dicevano che c'erano cose più importanti come la scuola. Inoltre, come dici anche tu, ho proprio paura di far vedere qualcosa di mio a qualcuno che conosco di persona perché lo reputo non un qualcosa professionale e quindi qualcosa di inferiore ...

Ultima modifica di Elle_; 10-09-2020 a 19:23.
Vecchio 10-09-2020, 20:09   #4
Banned
 

Termine interessante, non lo conoscevo.

Io sono uno di quelli che hai descritto tu, che si considera inetto ed in grado di fare nulla.
A questa convinzione ci sono arrivato col tempo; con le esperienze andate male; con le sconfitte; con i confronti con le persone normali; pensando alle mie difficoltà ecc.

In realtà avevo una piccola dote, del potenziale a detta di altri (professori).
Me la cavavo abbastanza col disegno (ho frequentato il liceo artistico finché sono riuscito...), avevo una buona tecnica e un segno pulito, preciso, senza sbavature (che in alcuni ambiti viene ricercato abbastanza) e tanta creatività e fantasia.
Purtroppo sono sempre entrate in gioco le mie difficoltà, le mie paure, le ansie, le ossessioni, le compulsioni, l'aspetto maniacale, lo stress ecc.
Non riuscivo a portare a termine mai niente, a scuola non riuscivo a rispettare le consegne; i professori dicevano di volermi dare sempre 10 ma non potevano perché i lavori erano meno che a metà.
Dicevano che potevo essere anche meno preciso, fare cose più semplici ma puntare piuttosto a finire i lavori.

Per via dei miei disturbi, la situazione è soltanto peggiorata: ad un certo punto ho smesso di andare a scuola e da quel momento il disegno si è trasformato da passione/sogno lavorativo/hobby, ad ossessione compulsiva maniacale/psicosi.
Non riuscivo ad iniziare niente senza ricadere nel circolo vizioso che mi portava a non concludere il lavoro e a mortificarmi, giudicarmi, svalutarmi, a star male in poche parole.

Alla fine sono arrivato a togliere sempre di più: prima il colore, poi il chiaroscuro, poi l'ambientazione, le persone, fino ad arrivare ad oggetti semplici per i quali non provavo neppure interesse o nessuna soddisfazione nel farli (anche se le soddisfazioni non c'erano neanche prima, non sono mai riuscito a riconoscermi un successo, niente era mai abbastanza).
Dovevo puntare ad obiettivi minimi, per provare (inutilmente) ad arrivare a qualcosa di finito o, in alcuni periodi, per cercare proprio di ricominciare del tutto a disegnare.
Ed è qui che penso di essere diventato un underachiever.

Col tirare via sempre più cose hanno cominciato a morire anche la mia creatività e fantasia.
Poi è morto tutto.
Ad ora sono 5 o 6 mesi che non prendo più una matita in mano.

Alla fine del discorso, secondo i miei insegnanti avevo del potenziale che avrebbe potuto portare a qualche soluzione concreta per il futuro, se solo non fossi stato così malato, se solo fossi riuscito a percorrere e concludere il percorso in maniera normale, a coltivare la mia passione ed arrivare ad esprimere il massimo...
Ringraziamenti da
Okras (10-09-2020)
Vecchio 10-09-2020, 22:31   #5
Principiante
L'avatar di Okras
 

Interessante . Io ho una passione da quando sono piccolo , ma l’ho completamente messa da parte perchè prevede estroversione obbligatoria. Credo non la mostrerò mai, anche perché il fatto di avere “successo” non mi entusiasma per niente.
Vecchio 10-09-2020, 23:14   #6
Banned
 

Secondo me la cosa più brutta è quando ci si sente un underachiever e senti che potresti dare di più ma nessuno ti vede come tale
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