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Vecchio 22-06-2017, 11:35   #341
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Originariamente inviata da FLeo Visualizza il messaggio
Considerando che nel 1941 la Wehrmacht era arrivata a quasi 10km dal Cremlino lascio a te trarre le conclusioni se non ci fosse stato quel vituperato patto Molotov-Ribbentrop e l'annessione dei territori della Russia imperiale
Attenzione con le giustificazioni a posteriori, con quelle anche Pinochet o Franco possono diventare dei difensori della libertà dalla "dittatura" comunista.
Per difendersi da Hitler bisogna schiavizzare mezza Polonia?
Ma quindi per te il comunismo si concilia con l'assoggettamento di altri popoli?
L'imperialismo, malattia senile dello stalinismo (semi-cit.)?

E andando poi al di là del Patto R.-M., come può definirsi comunista o anche solo antimperialista uno Stato che esercita un'egemonia anche militare su mezza Europa, ponendosi in questo come contraltare speculare dell'altro blocco? Se le fanno gli USA certe cose è imperialismo, se le fa l'URSS è comunismo?
Io sarei per risparmiarci queste paraculate propagandistiche di bassa lega e rigettare entrambi gli imperialismi, quello che si nasconde dietro la "democrazia" e la "libertà" e quello che si nasconde dietro il "socialismo".

Ultima modifica di Winston_Smith; 22-06-2017 a 11:58.
Vecchio 22-06-2017, 12:02   #342
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Originariamente inviata da Winston_Smith Visualizza il messaggio
Attenzione con le giustificazioni a posteriori, con quella anche Pinochet diventa un difensore della libertà dalla "dittatura" comunista.
Per difendersi da Hitler bisogna schiavizzare mezza Polonia?
Ma quindi per te il comunismo si concilia con l'assoggettamento di altri popoli?
L'imperialismo, malattia senile dello stalinismo (semi-cit.)?
Mi risulta che i territori assegnati all'Unione Sovietica col trattato di Molotov-Ribbentrop siano gli stessi che Lenin cedette alle forze imperiali col patto di Brest-Litovsk. Quindi fino a poco più di due decenni prima erano territori russi.
Poi sulle intenzioni del III Reich credo che non ci siano dubbi vista la politica di accondiscendenza delle democrazie liberali; di sicuro il cosiddetto spazio vitale per il popolo tedesco non potevano cercarlo in occidente e presso gli "ariani": non potevano rimanere che i slavi e i territori ad oriente.
Perciò anche l'accusa di giustificazione a posteriori è più che infondata.
Ringraziamenti da
Gummo (25-06-2017)
Vecchio 22-06-2017, 12:24   #343
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Originariamente inviata da FLeo Visualizza il messaggio
Mi risulta che i territori assegnati all'Unione Sovietica col trattato di Molotov-Ribbentrop siano gli stessi che Lenin cedette alle forze imperiali col patto di Brest-Litovsk. Quindi fino a poco più di due decenni prima erano territori russi.
Erano territori dell'impero russo, infatti. CVD. Alla faccia della fratellanza tra i popoli schiavi dell'imperialismo.
E anche la riconquista della Polonia (pure quello territorio russo?) entra nell'ottica, immagino. Come ai tempi di zar Alessandro o zar Nicola.
L'assoggettamento dell'Europa orientale nel dopoguerra invece è un upgrade del programma, quello non l'avevano pensato neanche gli zar

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Originariamente inviata da FLeo Visualizza il messaggio
Poi sulle intenzioni del III Reich credo che non ci siano dubbi vista la politica di accondiscendenza delle democrazie liberali; di sicuro il cosiddetto spazio vitale per il popolo tedesco non potevano cercarlo in occidente e presso gli "ariani": non potevano rimanere che i slavi e i territori ad oriente.
Perciò anche l'accusa di giustificazione a posteriori è più che infondata.
Anche l'imperialista Stalin era accondiscendente verso il collega Hitler, visto che gli ha consentito di iniziare la guerra con le spalle coperte. Se Hitler non avesse commesso l'errore di attaccarlo, avrebbe avuto il dominio dell'Europa a vita, per quanto gliene fregava al "liberatore" Stalin (lo stesso vale per gli USA con Pearl Harbor).
Vecchio 22-06-2017, 18:46   #344
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L'avatar di captainmarvel
 

questo topic è la riconferma del fatto che chi si dichiara comunista in realtà confonde comunismo con socialdemocrazia. in un regime propriamente comunista non esiste libera iniziativa, lavoro autonomo, libertà di pensiero e di espressione nonché democrazia. tutte cose a cui c'è da scommettere anche coloro che si dichiarano comunisti farebbero fatica a rinunciare.
Vecchio 22-06-2017, 19:17   #345
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L'avatar di FLeo
 

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Originariamente inviata da captainmarvel Visualizza il messaggio
questo topic è la riconferma del fatto che chi si dichiara comunista in realtà confonde comunismo con socialdemocrazia. in un regime propriamente comunista non esiste libera iniziativa, lavoro autonomo, libertà di pensiero e di espressione nonché democrazia. tutte cose a cui c'è da scommettere anche coloro che si dichiarano comunisti farebbero fatica a rinunciare.
... e pensare che quel vecchio barbuto teorizzava l'abbattimento delle strutture statali dopo la fase della dittatura del proletariato
Vecchio 22-06-2017, 22:23   #346
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L'avatar di _Diana_
 

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Originariamente inviata da captainmarvel Visualizza il messaggio
questo topic è la riconferma del fatto che chi si dichiara comunista in realtà confonde comunismo con socialdemocrazia. in un regime propriamente comunista non esiste libera iniziativa, lavoro autonomo, libertà di pensiero e di espressione nonché democrazia. tutte cose a cui c'è da scommettere anche coloro che si dichiarano comunisti farebbero fatica a rinunciare.
Nono, nessuna confusione.
Certe persone le vorrei mute e sottomesse per il bene comune.
Ringraziamenti da
varykino (22-06-2017)
Vecchio 22-06-2017, 22:48   #347
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[21:44, 22/6/2017] Aleksey: Fra un po' non avrò più la connessione
[21:45, 22/6/2017]*Aleksey:*Quindi non ci sarò per un bel po'
[21:45, 22/6/2017]*Fernando:*Meno male
[21:45, 22/6/2017]*Aleksey:*😂
[21:46, 22/6/2017]*Aleksey:*Il solito comunista
[21:47, 22/6/2017]*Fernando:*Stalinista
[21:47, 22/6/2017]*Fernando:*Grazie
[21:47, 22/6/2017]*Fernando:*Antinazista
[21:49, 22/6/2017]*Aleksey:*Sei per il metodo stanislavsky? 😂
[21:53, 22/6/2017]*Fernando:*Non so cosa sia
[21:57, 22/6/2017]*Aleksey:*Ignorante moldavo
[22:00, 22/6/2017]*Fernando:*Colpa del capitalismo che non educa i giovani e i proletari


Vecchio 22-06-2017, 22:59   #348
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76 anni fa iniziava l'operazione Barbarossa, la più grande tragedia della storia umana.
Vecchio 24-06-2017, 15:36   #349
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www.resistenze.org - proletari resistenti - lavoro - 31-05-16 - n. 591

La Francia e noi. 5 brevi riflessioni

Clash City Workers | clashcityworkers.org

27/05/2016

Al momento in cui scriviamo quest'articolo, la Francia è bloccata: le manifestazioni e gli scioperi settoriali e generali contro il progetto di riforma del diritto del lavoro si contano a decine e non accennano a finire.

Lo sciopero delle raffinerie ha lasciato a secco la maggior parte dei distributori di carburante, e quello delle centrali nucleari rischia di lasciare senza corrente il paese. Nel frattempo il governo ricorre ad una sorta di fiducia per blindare il provvedimento, mostrando contemporaneamente deboli segni di apertura al solo scopo di smontare una protesta enorme, la cui grandezza però non riesce ad attraversare le Alpi: sui nostri giornali, infatti, nessuna traccia. Sui social, intanto, decine e decine di lavoratori si disperano: perché loro sì e noi no? Per evitare di cadere in spiegazioni di ordine antropologico su una presunta "incapacità" degli italiani a mobilitarsi, proviamo a condividere alcune riflessioni, allo scopo di capire tutti insieme una cosa semplice: solo chi non lotta perde, e solo chi si arrende in partenza è sconfitto.

1. i sindacati francesi e quelli italiani. L'OCSE riporta, per il 2013, una percentuale di lavoratori iscritti al sindacato pari al 7,7% in Francia, a oltre il 37% in Italia. La CGT, principale sindacato francese, paragonabile anche per storia politica alla nostra CGIL, nel lavoro privato conta l'1-2% di iscritti al massimo. Del resto anche i numeri italiani vanno ridimensionati, dal momento che degli oltre cinque milioni di tesserati dichiarati dalla CGIL per il 2015 quasi tre milioni sono pensionati, quindi non fanno parte della popolazione attiva. La copertura sindacale, invece, ovvero la quantità di lavoratori coperti da contrattazione collettiva, si aggira tra l'80% e il 90% in entrambi i paesi; sempre al di qua e al di là delle Alpi vigono norme simili sulla rappresentanza, quantificata sulla base del numero di iscritti e dei risultati elettorali delle diverse sigle. Insomma, la differenza fondamentale risiederebbe nella maggiore debolezza dei sindacati francesi rispetto a quelli italiani, dovuta al minor numero di iscritti. Ma è l'unica differenza?

2. lotta e concertazione. I sindacati francesi, a differenza di quelli italiani, non "cogestiscono" insieme ai padroni il mondo del lavoro. Tra le cause non vi è solo la relativa debolezza, ma anche il fatto che in Francia la legge, storicamente, è più "forte" della contrattazione: i sindacati e le associazioni padronali, nei contratti di categoria, possono "deliberare" su molte meno cose rispetto all'Italia, e hanno quindi meno poteri. Inoltre in Italia i sindacati più grandi gestiscono direttamente fondi pensione, CAF, siedono nei cosiddetti organismi bilaterali, nel CNEL, hanno insomma un ruolo che va ben oltre la rivendicazione e il conflitto, un ruolo anzi che vede questi ultimi due aspetti minoritari. A cavallo tra gli anni '70 e gli anni '80 sia in Italia che in Francia una buona parte del mondo sindacale – in Italia la CGIL, in Francia la CFDT, simile alla CISL – ha abbracciato la linea della "compatibilità" con gli interessi dei padroni; l'Italia, però, è andata molto oltre, e i sindacati più grandi hanno progressivamente rinunciato alla lotta in cambio di un maggior potere di cogestione nel mondo del lavoro. Risultato: benché in linea con tutti i paesi industrializzati, le ore di sciopero sono calate molto più in Italia che in Francia. Nel 2008, secondo l'ILO, in Francia si è scioperato quasi il doppio che in Italia, e anche nel 2010, confrontando diversi studi, in Italia abbiamo fatto circa un milione di ore in meno di sciopero. Perché? Lo abbiamo appena detto: così come dei sindacati coinvolti (complici) nella gestione del lavoro hanno interesse a scioperare il meno possibile, allo stesso modo dei sindacati più deboli, come quelli francesi, hanno interesse, per questione di sopravvivenza e di appeal, ad assumere posizioni più radicali e a portare avanti le rivendicazioni con maggior determinazione. Va aggiunto, inoltre, che proprio per assecondare le esigenze "soporifere" dei nostri sindacati, negli ultimi 25 anni circa le leggi sullo sciopero in Italia sono diventate molto meno permissive e più severe.

3. Non c'è più niente da fare? Per nulla, anzi: dopo aver elencato alcuni degli elementi che rendono oggettivamente più difficile la lotta in Italia, ricordiamoci quanto è stato difficile, per i padroni, portare a casa il risultato. 13 anni ci sono voluti per cancellare l'articolo 18; un quindicennio circa per riformare le pensioni; ancora oggi, in alcune grandi aziende, il Jobs Act è stato disapplicato grazie alla forza dei lavoratori, che hanno pressato i loro rappresentanti sindacali. Ancora oggi si strappano notevoli aumenti salariali e si fanno cancellare licenziamenti, come nella logistica; ancora oggi i lavoratori in lotta ottengono di essere assunti dal pubblico e non essere più precari. Non c'è da disperarsi, quindi, né da pensare che altrove si vince magari perché gli altri "hanno le palle" e noi no: queste sono frasi di merda che abbiamo sentito dire da diversi sindacalisti per giustificare il loro opportunismo o inettitudine. La verità è che molto spesso i lavoratori che vogliono lottare devono scontrarsi prima col sindacalista, poi col padrone: due nemici al posto di uno! Tutto sta, invece, nel rendersi conto di quali sono i nostri punti di forza, da valorizzare, e le nostre debolezze da superare: il resto verrà facile, tanto finché ci saranno schiavi ci saranno rivolte. Per capire queste cose, guardiamo di nuovo a quello che succede al di là delle Alpi.

4. Notti in piedi, giorni in sciopero! Ha fatto tanto scalpore, e giustamente, il movimento di occupazione delle piazze che sta coinvolgendo centinaia di migliaia di cittadini francesi, un'ondata di partecipazione democratica che ha rotto il clima di isolamento e paura che era seguito agli attentati di Novembre. Nell'analizzare l'efficacia delle proteste, rendiamoci conto però che la loro principale forza sta nel gioco di sponda che sono riuscite a costruire con le mobilitazioni dei lavoratori. Ne hanno rilanciato e generalizzato i contenuti, sollevando la molteplicità di temi e problemi che si intrecciano a quelli dello sfruttamento nel luogo di lavoro. Sono così riusciti a dare risonanza e legittimazione alle forme di lotta più dure, dai cortei agli scioperi ai blocchi. Lotte spesso difficili da portare avanti, ma in grado di far paura realmente ai padroni e di toccare i gangli del potere. I lavoratori dei trasporti, dell'energia, della logistica, della meccanica, dei servizi pubblici, della grande distribuzione, per citare i principali settori essenziali della società contemporanea, quando decidono di astenersi dal lavoro, e di farlo in modo da creare un danno – quindi senza preavviso, il più a lungo possibile, etc etc – iniziano a fare una danno, crescente di minuto in minuto, alla sola cosa che interessa ai padroni dopo ma forse più della loro stessa vita: le loro tasche. Non solo: quando l'astensione dal lavoro rende un paese ingovernabile, chi governa quel paese è costretto ad intervenire perché il controllo gli può sfuggire rapidamente di mano. La risposta repressiva è sempre possibile, ma certamente non facile come quando una protesta non comporta nessun disagio; inoltre uno sciopero in un settore strategico – ad esempio i trasporti – è in grado di moltiplicare il danno: tutti i settori che sono infatti collegati ai trasporti vedranno i loro guadagni diminuiti a cascata! Il potere dei lavoratori è enorme, ed è necessario ricostruire la consapevolezza della nostra forza.
Vecchio 24-06-2017, 15:36   #350
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5. Il punto debole delle lotte in Francia (e in Spagna, Grecia, Portogallo…). Prima o poi questa lotta finirà, portando a casa un risultato proporzionato all'intensità del combattimento che, crediamo, sarà positivo, qui ed ora, per i lavoratori francesi. Possiamo dire però da ora che non risolverà il nodo centrale, quello contro il quale si sono scontrati, negli scorsi anni, anche i lavoratori di altri paesi, e anche noi. È evidente, infatti, guardando il succo delle riforme in atto in Europa, che la direzione dei padroni è unica: farci lavorare più tempo, pagarci di meno, licenziarci quando vogliono. Il Jobs Act andava in questa direzione, la legge El-Khomri va in questa direzione, la riforma in discussione proprio in questi giorni in Belgio va in questa direzione, l'unica possibile per i padroni oggi. L'attacco è lo stesso, ma la risposta è stata sempre separata: oggi, ad esempio, il punto debole dei francesi...siamo noi! Una nuova stagione di lotte in Italia, ad esempio contro il Jobs Act, significherebbe riaprire il conflitto in un paese che, ancora oggi, è uno dei giganti mondiali della produzione di merci, il secondo paese produttore in Europa dopo la Germania. Unire le lotte e le vertenze dei lavoratori in Italia significherebbe alzare enormemente il livello di conflitto in Europa. Il secondo paese produttore è, ovviamente, un sorvegliato speciale: non è un caso che da noi lottare è diventato così difficile, i sindacati così corrotti, la sfiducia così generalizzata. Ma niente, nella società, è incontrovertibile, soprattutto quando si parla di lavoro. Il meglio che possiamo fare, quindi, è generalizzare il conflitto; parlarci tra lavoratori; liberarci dei sindacalisti inutili, codardi e corrotti ricostruendo le nostre organizzazioni e dandoci nuovi rappresentanti; individuare dei temi generali – la cancellazione del jobs act, ad esempio – e concentrare le lotte su obiettivi unitari; guardare a chi lotta fuori dai nostri confini, o a chi lo fa qui da noi senza essere nato in Italia, come ad un fratello, non ad un nemico. La vittoria di un singolo lavoratore in un qualunque paese del mondo è una vittoria per tutti noi!






Questo articolo che in realtà è speranzoso mi incupisce, sarà lo stato di profonda sfiducia
I lavoratori non hanno potere se sono divisi, e forse è questo che mi fa sentire sfiduciata, non riesco a vedere come superare queste divisioni o come attuare concretamente gli ultimi punti dell'articolo
Vecchio 25-06-2017, 02:45   #351
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Lenin e Stalin dietro le spalle, pelata lucida con sotto L'Internazionale, invettiva contro i socialpetalosi e si esce a comandare.

Intanto, Rifondazione e PCI si incontrano per stabilire un'alleanza elettorale - resta da capire quando Rifondazione preferirà questo partito rispetto al PD, visto che in molte elezioni locali fanno come al solito gli opportunisti.
Tutto il mondo della sinistra, comunque, è in fermentazione. Per la maggiore parliamo di sussulti delle segreterie più che di popolo.
Vecchio 25-06-2017, 20:26   #352
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Vecchio 25-06-2017, 20:29   #353
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Originariamente inviata da captainmarvel Visualizza il messaggio
Feccia liberale, fuori da qui!
Vecchio 25-06-2017, 20:42   #354
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L'avatar di Gummo
 

A seconda delle occasioni Il paese più povero del mondo diventano Cuba, il Venezuela oppure la Bolivia. Questo tizio le stronzate sulla gente che non ha acqua o che muore di fame perché non le appiccica al Burundi, al Ciad o al Sudan, paesi allo sfascio che provengono dalla felicissima esperienza delle colonizzazioni occidentali?
Vecchio 25-06-2017, 20:44   #355
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Originariamente inviata da Gummo98 Visualizza il messaggio
A seconda delle occasioni Il paese più povero del mondo diventano Cuba, il Venezuela oppure la Bolivia. Questo tizio le stronzate sulla gente che non ha acqua o che muore di fame perché non le appiccica al Burundi, al Ciad o al Sudan, paesi allo sfascio che provengono dalla felicissima esperienza delle colonizzazioni occidentali?
Non dimentichiamo che la seconda potenza mondiale è guidata da un partito comunista sulla carta.
Vecchio 26-06-2017, 20:13   #356
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Sesto S. Giovanni, ex Stalingrado d'Italia, cade in mano alla destra. Beh, forse se lo sono meritato...
Vecchio 27-06-2017, 10:23   #357
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Originariamente inviata da captainmarvel Visualizza il messaggio
Ma ancora non l'avete capito che il socialismo non è MAI stato applicato in nessun paese del mondo? Non basta dirsi socialista per esserlo.
Vecchio 27-06-2017, 10:24   #358
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Originariamente inviata da Gummo98 Visualizza il messaggio
Lenin e Stalin dietro le spalle, pelata lucida con sotto L'Internazionale, invettiva contro i socialpetalosi e si esce a comandare.
... il nulla.
Vecchio 28-06-2017, 01:43   #359
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L'avatar di Gummo
 

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Originariamente inviata da Winston_Smith Visualizza il messaggio
... il nulla.
Beh non mi pare che la sinistra criticata da Rizzo 'comandi' qualcosa... Neanche quando aveva percentuali più alte.
Vecchio 28-06-2017, 14:41   #360
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Originariamente inviata da Gummo98 Visualizza il messaggio
Beh non mi pare che la sinistra criticata da Rizzo 'comandi' qualcosa... Neanche quando aveva percentuali più alte.
Sì, ma infatti il punto IMO non è chi "comandi" di più.
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