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Originariamente inviata da Serotonino78
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Originariamente inviata da HurryUp2
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Originariamente inviata da calinero
mannò, noi stessi siamo l'unica cosa che ci rimane, piuttosto butto nel cesso gli altri :lol:
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E quale sarebbe il contributo che dai alla società?
Non daresti un contributo materiale, perchè non ti impegneresti in qualche attività sociale.
Non daresti un contributo intellettuale, perchè convinceresti le persone a diventare individualiste.
Quindi, dal punto di vista sociologico, la tua etica distrugge il collante sociale.
Ma siccome noi dipendiamo dalla società, danneggiando la società (per esempio, diffondendo etiche individualiste) indirettamente danneggiamo noi stessi, e quindi il nostro interesse individuale è intrinsecamente connesso all'interesse sociale.
Vedere se abbiamo una maturità sociale è semplice: basta verificare che effetto ti fa questa mia analisi, se l'effetto dominante è indifferenza, o ironia, vuol dire che non hai una coscienza sociale matura
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sono belle le tue parole ma io penso che in fondo la coscienza sociale non esista in nessuno di noi se non in maniera indiretta, qualsiasi cosa noi facciamo di positivo nalla società lo facciamo per la ricerca di un appagamento personale, se lavoriamo lo facciamo per soddisfare il nostro portafoglio e anche per sentirci qualcuno, per sentirci autosufficienti, in fondo anche il gesto più altruistico che si possa fare nei confronti della società come fare volontariato aiutare chi soffre, fare l'elemosina, sono cose che appagano la nostar coscienza individualista, e che solo indirettamente vanno aincidere pure su quella sociale, in sostanza si agisce solo per un appagamento personale anche quando si agisce per gli altri, la società pur nella sua imperfezione è una macchina perfetta ben sincronizzata dove chiunque da il suo contributo per il realizzamento personale
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Non sono d'accordo, secondo me la tua è un'analisi impropria.
L'io è un postulato posto dalla coscienza individuale, se la nostra etica viene generata a partire da quel postulato allora tutto viene vissuto in funzione di quel postulato.
Se invece si parte dalla coscienza sociale, non fa differenza che sia una coscienza indiretta, il fatto che l'interesse sociale coincida con quello individuale non minimizza la coscienza sociale.
C'è una differenza di stato mentale tra chi lavora pensando al proprio io e chi lavora pensando alla società.
Da obiettivi diversi nascono etiche diverse: se l'obiettivo è l'appagamento dell'io, noi diffondiamo un'etica che produce una particolare coscienza sociale (indiretta, imperfetta, forzata).
Se invece l'obiettivo è il progresso della società di individui, l'etica che si genera genera una coscienza sociale più matura, e questo poi si percepisce concretamente.
Adesso l'etica dominante è quella dell'io, e infatti si percepisce una coscienza sociale forzata, peccato che l'uomo non rifletta sul fatto di essee un animale sociale e quindi, rifiutando la coscienza sociale, danneggia anche se stesso, mi sembra ovvio.
Inoltre, ha senso criticare l'etica dominante della società solo se noi ne abbiamo una più matura: che senso ha criticare i frutti dell'etica individualista (come si fa in questo topic) quando noi stessi adottiamo e diffondiamo un'etica individualista? E' un'incoerenza