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01-09-2014, 17:24
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#141
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Principiante
Qui dal: Aug 2014
Messaggi: 36
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Qualsiasi cosa di Haruki Murakami... in particolare consiglio "Norwegian wood" e "L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio" (che possono essere molto utili a tutti noi utenti del forum, al di là della loro - immensa - bellezza), senza dimenticare i bellissimi "A sud del confine, ad ovest del sole", "L'uccello che girava le viti del mondo" e "Ichi-kyū-hachi-yon" (che mi pare sia stato pubblicato in occidente con il titolo di "1Q84")...
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26-11-2014, 15:34
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#142
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Banned
Qui dal: Nov 2014
Messaggi: 721
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solo a me fa abbastanza schifo il giovane holden? Sono a metà e parte lo stile e l'umorismo non c'è niente di quello di cui mi aspettavo, il protagonista è più che tutto uno stronzetto nullafacente che ce l'ha con il mondo, a leggere su internet sembrava di avere a che fare con uno tipo il mio nick, bah, non capisco dove sia tutta sta malinconia e mal di vivere di cui si parla, sarà che ormai i 16 anni li ho passati da un po'
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26-11-2014, 15:44
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#143
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 65,154
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Il giovane Holden è un grande libro, non solo per lo stile. Se si pensa al periodo in cui è stato scritto e agli anni del conformismo imperante negli USA, può sorprendere una tale critica a certe usanze viste come "naturali".
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26-11-2014, 15:48
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#144
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Banned
Qui dal: Nov 2014
Messaggi: 721
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Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith
Il giovane Holden è un grande libro, non solo per lo stile. Se si pensa al periodo in cui è stato scritto e agli anni del conformismo imperante negli USA, può sorprendere una tale critica a certe usanze viste come "naturali".
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sì probabilmente sono io che l'ho letto aspettandomi una cosa diversa, e sono rimasto spiazzato
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26-11-2014, 20:15
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#145
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Esperto
Qui dal: Jul 2014
Ubicazione: Moana, Brunner lake (sì, come no)
Messaggi: 12,989
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Adoro questo forum...
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26-11-2014, 20:31
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#146
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Qui dal: Nov 2014
Messaggi: 721
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anzi aspettate, ora l'ho praticamente finito e devo cospargermi il capo di cenere e dire che invece ha degli spunti molto interessanti, non so, è "strano" come libro, però in certi punti è illuminante
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26-02-2015, 19:57
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#147
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Esperto
Qui dal: Feb 2015
Ubicazione: fuori Cagliari
Messaggi: 632
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consiglio la trilogia del ronin Matsuyama Kaze, scritta da Dale Furutani.
Un insieme di giallo tendente a quello di Holmes (lo stesso scrittore ha fatto anche un libro di Holmes in giappone, che consiglio altrettanto se vi piace la serie di Sherlock Holmes), storico, fantasy (horror in alcuni passaggi). Una storia bella con delle buone sotto-trame che vanno ad amalgamarsi al resto.
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14-08-2015, 14:12
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#148
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Qui dal: Jul 2009
Ubicazione: Prov. Milano
Messaggi: 1,187
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IL PROFUMO; PATRICK SÜSKIND; 1985; VOTO: 4/5
Viene narrata la vita di Jean-Baptiste Grenouille, un ipotetico misantropo e genio del profumo vissuto in Francia nel diciottesimo secolo.
Questo uomo dal naso prodigioso è il messia del Bene supremo sottoforma di profumo. Sin dalla nascita viene guidato e protetto dalla Divina Provvidenza; sopravvive miracolosamente a malattie e sofferenze mortali, riceve la vocazione di diventare profumiere e affronta l'apprendistato con estremo zelo. Intanto, a tutti coloro che lo maltrattano il Fato riserva una fine orrenda. Il suo successivo eremitaggio in una caverna ricorda un tratto simile della vita di San Benedetto. Giovanni Battista Rana pur avendo una fisicità sfuggevole (non ha odore ed ha un aspetto insignificante), col tempo dimostra di non essere un calviniano cavaliere inesistente. La sua diversità e, per certi versi determinanti, superiorità dagli altri gli fa odiare il genere umano. Così, in lui si scatena una dialettica inconciliabile che lo porta fuori dal sentiero divino. Da burattino di Dio diventa suo pari o superiore. Purtroppo, dopo aver coronato il suo sogno, si rende conto di essere solo un aborto divino; il raffinato profumo lo fa amare dagli uomini mentre lui preferisce ricevere odio. Siccome non gli interessa produrre un cattivo odore colossale perde tutto il suo slancio vitale e si suicida.
La figura di Grenouille rappresenta l'uomo che, su spinta dell'Illuminismo e della scienza (l'omonimia con il musicista coevo filoilluminista Sammartini non è certo casuale), tenta di sostituirsi a Dio. Per i suoi scopi, se necessario, non esita a compiere delle nefandezze che lo fanno assomigliare più a un satanasso che a un figlio di Dio. L'esito disastroso della storia denota la visione fortemente negativa che Süskind ha dell'epoca moderna e contemporanea.
Secondo un'interpretazione più introspettiva il protagonista è il modello dell'uomo borghese arrivista. Si omologa per essere stimato da tutti mentre il suo Io rimane dolorosamente sconosciuto anche a lui stesso.
Un libro quindi romantico che rivisita il genere agiografico in forma di parodia. Il testo in sé è un fiume in piena che travolge il lettore, mischia le lingue (appaiono saltuarie brevi frasi in latino e in francese) e spesso sconquassa regole di punteggiatura, sintassi e tempi verbali; un difetto tecnico ma un pregio espressivo. è un Dies irae violentemente emotivo come una profonda fede religiosa.
I lettori che danno molto peso alla scorrevolezza troveranno pesanti i due terzi iniziali del libro dove il ritmo è lentissimo e i discorsi si articolano attraverso frasi caotiche. In compenso saranno deliziati dalla grande originalità della storia. In ogni caso Il profumo è un libro ben congegnato che merita di essere letto fino alla fine.
Ecco una frase tipo del libro:
Ma poiché questi trasporti erano eseguiti da facchini per mezzo di gerle di vimini in cui per motivi di funzionalità si ficcavano fino a quattro lattanti alla volta; poiché di conseguenza il tasso di mortalità per strada era straordinariamente alto; poiché per questo motivo gli uomini con le gerle erano tenuti a trasportare soltanto lattanti battezzati e soltanto quelli muniti di una regolare bolla di trasporto, che doveva essere poi timbrata a Rouen; poiché il piccolo Grenouille non era stato battezzato, né ancora possedeva un nome che si potesse registrare come prescritto sulla bolla di trasporto, poiché infine sarebbe stato un po' sconveniente per la polizia deporre in incognito un bambino davanti alla porta del luogo di raccolta - sola cosa che avrebbe reso superfluo l'adempimento delle restanti formalità... - per una serie di difficoltà di natura burocratica e tecnico-amministrativa dunque, che sembravano sorgere per il trasferimento del neonato, e poiché anche il tempo stringeva, l'ufficiale di polizia La Fosse pensò bene di desistere dal suo intendimento d'origine e diede ordine di consegnare il fanciullo a qualche istituto religioso, affinché là lo battezzassero e decidessero della sua sorte.
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26-08-2015, 16:37
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#149
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Qui dal: Jul 2009
Ubicazione: Prov. Milano
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I SUPERSTITI DI RAGNAROK (alias GLI ESILIATI DI RAGNAROK); TOM GODWIN; 1958; VOTO: 3,5/5
In un lontano futuro un gruppo di terrestri viene abbandonato da un nemico alieno (i Gern) su un pianeta inospitale. Riesce a sopravvivere e a evolversi guidato dal desiderio di vendetta che alla fine realizza.
è un romanzo di fantascienza avventurosa la cui narrazione copre con costanza due secoli di storia umana sul pianeta Ragnarok. Questo paradossalmente rallenta il ritmo perché rende necessarie più descrizioni per aggiornare il lettore sui cambiamenti nel tempo della storia. Per trattare lassi temporali così lunghi servono romanzi lunghi e purtroppo questo non lo è. A compromettere gratuitamente la scorrevolezza contribuisce l'abuso delle sequenze riflessive; si ripetono ribadendo più volte lo stesso concetto e spesso danno informazioni intuibili da azioni e da descrizioni.
Pur tenendo conto dell'epoca in cui è stato scritto il libro, il mondo di Ragnarok non è ideato con grande sforzo immaginativo; ci sono terribili unicorni, belve mezze tigre mezze lupo, orsetti telepatici, piante di cereali e un clima molto variabile. Tuttavia rappresenta appieno la concezione di natura selvaggia che non fa distinzione tra innocenti e colpevoli, tra bambini e vecchi e dà e toglie a tutti nello stesso modo. Questo è un tema ricorrente nei libri di Godwin.
Vi sono riferimenti alla mitologia norrena, primo tra tutti il nome del pianeta. Il "Ragnarok" sarebbe il giorno della fine degli dei e anche dell'uomo perché di conseguenza perderebbe i suoi valori. Dopo un periodo di morte, seguendo la concezione ciclica del tempo pagana, sarebbero tutti risorti. Dato che gli altezzosi e potenti Gern vengono però più volte paragonati a degli dei può starci anche un parallelismo con la Bibbia. Come Dio punisce l'uomo cacciandolo dal Paradiso terrestre alla dura vita nel Mondo così i Gern impediscono ai terrestri di beneficiare del florido pianeta Athena condannandoli a morte probabile su Ragnarok. A differenza di quanto poi avviene in questi testi, nel libro in esame l'uomo poi riprende tutto e anche di più, senza aiuti esterni diretti. Forse ciò significa che per l'autore la fiducia nella propria società è preferibile alla fede in qualsiasi dio. Appunto questa in fiducia sé, determinazione e coesione di questa piccola società, vera protagonista, sembra essere formalmente espressa dall'estrema linearità della vicenda raccontata. Devoto agli avi, intollerante, senza fronzoli e con sempre un nemico esterno da sconfiggere; quello di Ragnarok corrisponde anche allo stereotipo di popolo vincente di Catone il Censore.
Come riassunto di un'epopea può andare ma come opera completa direi di no. Denso di significato, merita comunque di essere considerato da lettori di qualsiasi genere.
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Ultima modifica di Nothing87; 27-08-2015 a 17:53.
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26-08-2015, 18:48
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#150
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Qui dal: Apr 2013
Ubicazione: Milano
Messaggi: 14,748
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Delitto e castigo, F. Dostoevskij. Io non posso che ripetere che questo libro va letto, assaporato, studiato e non è per niente pesante come credevo anzi! C'è un pò di tutto, indagine psicologica, come si comporta un uomo di fronte a certi avvenimenti tragici, filosofia, indagine poliziesca, racconto sulla società russa del tempo, dove o morivi di fame oppure eri un alto funzionario di corte o avvocato. Il protagonista è incastrato in un sistema malato e coercitivo, costretto a studiare, lavorare duro e fare sacrifici per anni solo per ottenere un misero stipendio oppure trovare un impiego fruttoso per raccomandazione, grazie al fidanzato potente della sorella, pure lei costretta dalla madre che stravede per il figlio e vuole levarselo dal groppone. Quindi il povero Rodja è angustiato dalla situazione indigente e di stenti in cui vive, dalla situazione familiare opprimente, la padrona che vuole l'affitto, quindi cosa può fare? uccidere l'unica persona che conosce che abbia a disposizione soldi in contanti e gioielli a iosa, la vecchia usuraia dalla quale anche lui andava per pagarsi da mangiare, vendendo le poche cose che aveva. Tanto cosa potrebbe esserci di tanto brutto, uccidere una vecchia approfittatrice quando tanti giovani innocenti muoiono in guerra, pensa Rodja. Però tutto diventa più complicato di quello che pensava. Non riesce a vivere col peso di quello che ha fatto, i rimorsi lo tormentano, le visioni allucinate giorno e notte. Un turbinio febbrile di emozioni e sentimenti che Dosto fa emergere dal profondo, una lotta tra libero arbitrio e determinismo fatalistico, lotta tra il sè e l'altro, nichilismo e redenzione tramite pentimento e sofferenza, e l'eterna ardua scelta tra bene e male. Ogni personaggio incarna un impulso umano, il coraggio, la follia, il male, il bene, il sacrificio, la vergogna, la follia, la consapevolezza. E tutto viene mescolato assieme a sua volta, fino ad arrivare a una soluzione che ha una carica spirituale altissima. In questo libro ho notato che sono le donne, in ogni caso, a svolgere il ruolo maggiore nell'andamento della vicenda. Sono la vera forza della società, sono quelle che mandano avanti tutto. Sonja è la mia preferita, perchè senza di lei tante persone si smarrirebbero, compreso Raskolnikov, e tutti fanno affidamento su di lei. Una sconvolgente rappresentazione dell'abisso umano, in un romanzo che si può definire corale e "polifonico"
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Ultima modifica di Hazel Grace; 26-08-2015 a 18:54.
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26-08-2015, 19:18
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#151
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Esperto
Qui dal: May 2014
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Messaggi: 14,193
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LA NOTTE ETERNA DEL CONIGLIO
non è molto conosciuto ma merita, a me personalmente è piaciuto molto, ve lo consiglio.
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26-08-2015, 19:28
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#152
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Qui dal: Jul 2009
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Hazel, mi ero già promesso leggere Delitto e castigo. Dicono che Dostoevskij abbia influenzato molto Yukio Mishima specialmente nel suo eccentrico e riflessivo Il padiglione d'oro.
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Ultima modifica di Nothing87; 08-09-2015 a 14:16.
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05-09-2015, 14:19
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#153
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Qui dal: Jul 2009
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STABAT MATER; TIZIANO SCARPA; 2008; VOTO: 2,5/5
Inizio '700. Cecilia, una ragazzina orfana, ospite fissa dell'ospedale della Pietà di Venezia. Cresciuta tra religione e musica (si rivela un'esecutrice dotata) non conosce però quasi niente della vita nel mondo esterno e men che meno di sua madre. Esprime la sofferenza per l'abbandono e la cattività scrivendo un diario di nascosto. Un giorno arriva un nuovo prete compositore (personaggio ispirato a Vivaldi) che involontariamente eccita la sua voglia si libertà. Ciò la induce a scappare.
Lo Stabat Mater (La madre stava) è una preghiera musicabile nella quale si esprime la sofferenza della Madonna durante l'esecuzione capitale di Cristo. In questo libro di Scarpa la sofferenza viene scritta dalla protagonista, chiamata come la santa patrona della musica, su fogli da pentagramma. Nel contesto spersonalizzante del convento, la sofferenza è l'unico suo piacere perché solo esprimendo le sue insoddisfazioni, per negazione, può affermare la sua esistenza individuale.
La storia, scritta sottoforma di diario, si consuma in qualche mese ed è vista dall'interiorità della ragazza. I fatti esterni Scarpa non ce li fa vivere direttamente, gli altri personaggi sono delle comparse, l'ambiente viene descritto vagamente. Rimanendo tutto così fumoso, i grandi drammi che la protagonista afferma di scontare non ci vengono trasmessi; non c'è spazio per l'empatia. Anche la fuga finale non può che risultarci forzata, un fatto estraneo. Stabat Mater è la fotografia sbiadita del libro dal denso lirismo che aspira ad essere.
Veramente coinvolgente è invece il dinamico montaggio delle sequenze riportate sul diario. Con repentini cambi di contesto, si susseguono riflessioni, dialoghi e parziali descrizioni.
Scarpa dice che gli piace ascoltare musica, collezionare musica,…allora perché non va a comporre musica piuttosto che insozzare carta con romanzi poco convincenti?
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Ultima modifica di Nothing87; 05-09-2015 a 18:52.
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08-09-2015, 20:44
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#154
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IL PADIGLIONE D'ORO; YUKIO MISHIMA; 1956; VOTO: 4,5/5
Un giovane monaco buddista, brutto e balbuziente, effettua un personale percorso di maturazione interiore che lo porta a incendiare il padiglione di un celebre santuario zen di Kyoto, il Kinkakuji. Storia ispirata ad un fatto realmente accaduta nel '50.
è un romanzo di formazione dove l'opportuno narratore protagonista, Mizoguchi, mette in primo piano la sua interiorità, l'unico luogo dove vive. Il ragazzo è motivato negli studi ecclesiastici solo per tradizione di famiglia e per fuggire dalla gagliarda e più disinibita vita laica, alla quale si sente completamente inadeguato e rifiutato. La sua introversione, insoddisfazione per la piattezza esistenziale vengono riflesse da uno stile letterario a cavallo tra la narrativa e la saggistica, marchio di fabbrica dello scrittore presunto omosessuale. In questo libro l'ibridazione è particolarmente accentuata tanto da far dubitare della sensatezza di tale scelta. Il ritmo è lentissimo per la scansione classica e solenne della storia e la ricchezza di riflessioni filosofiche e descrizioni. C'è una particolare attenzione per i soggetti affascinanti, eroici e spontanei, tanto diversi da Mizoguchi. L'invidia che prova per loro presto lo spinge a compiere cafonaggini e piccoli crimini. Tuttavia la frustrazione rimane.
Solo a metà inoltrata della storia, arriva l'illuminazione che unisce il sacro al profano. Kashiwagi, il suo amico dai piedi deformi e suo maestro di vita, gli dà la giusta dritta:
“Conosci il famoso brano del Rinsairoku sull’insegnamento popolare, che dice se incontri il Budda, uccidilo; se incontri gli antenati, uccidili…?”
“Se incontri i discepoli del Budda, uccidili; se incontri i genitori, uccidili; se incontri i parenti, uccidili: soltanto così potrai ottenere la salvazione dell'anima tua” completai io.
Così compiere scelleratezze diventa atto di santità, a patto che le proprie vittime siano portatrici di bellezza e bontà, come il Budda. Mizoguchi si spinge oltre, elimina ciò che è da lui è considerata la manifestazione del puro concetto di bellezza e del suo tormento: il padiglione d'oro del Kinkakuji, appunto. Sconfiggendo la bellezza del Mondo o comunque ridimensionandola su più modesti canoni, Mizoguchi è libero di vivere in pace.
Con belle e ricercate metafore Mishima decanta il dramma del diverso che non viene accettato dalla società. Visto che non possiamo cambiarci, la soluzione, come come spiega attraverso il cinico Kashiwagi, è cambiare la nostra percezione del Mondo: “è la conoscenza che trasforma questo mondo. Null'altro può farlo. Solo la conoscenza può riuscirci, pur lasciandolo com’è…Potresti chiedermi quale mai ne sia l'utilità, e ti rispondo subito che gli uomini hanno avuto l'arma della conoscenza per poter sopportare la vita.” Mizoguchi non è convinto e, nonostante sua la risposta decisa:
“Ciò che trasforma il mondo è l'azione, soltanto l'azione.” la distruzione del magnifico padiglione rappresenta la sintesi hegeliana dei due pensieri.
La storia narrata espone esplicitamente i concetti. Il problema è che non sono di immediata comprensione, anzi… Consigliabile a chi non teme letture impegnative. Tutti gli altri lo troverebbero solo soporifero. Un classico, comunque.
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Ultima modifica di Nothing87; 08-12-2015 a 16:16.
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10-09-2015, 20:31
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#155
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IL CAREZZEVOLE; MASSIMO LUGLI; 2010; VOTO: 5/5
Italia, anni '70. Un giovane giornalista di nera, ingenuo e inesperto sotto tutti gli aspetti, viene contattato da un misterioso serial killer, il Carezzevole. Questo, con particolari suggerimenti, svela l'indole dominatrice del ragazzo.
Giallo ben documentato sugli iter giornalistici e delle forze dell'ordine dell'epoca. Contemporaneamente è anche un romanzo di formazione; Marco Corvino, personaggio ispirato all'autore da giovane e protagonista del libro, mano a mano che acquisisce consapevolezza della sua natura, riesce a progredire nella tecnica del colloquiale giornalismo nero e in quella del violento karate Kyokushinkai.
L'atmosfera di apertura mentale e culturale degli anni è ricreata alla perfezione sia dal punto di vista del linguaggio (termini tecnici vari e termini di lingue straniere) che degli eventi (femminismo, lotta di classe, droghe, arti marziali orientali, taoismo, bisessualità, sette New Age).
L'uso di arti marziali orientali non è fine a se stesso. In quanto orientali partecipano a descrivere il carattere cosmopolita dell'epoca mentre in quanto marziali rappresentano il carattere spadroneggiante del protagonista. La personalità di Corvino viene ben definita dal modo in cui interagisce con le varie novità culturali: assimila quelle che gli danno potere (infatti si dice che la sua famiglia derivi dai re d'Ungheria) e rifiuta quelle subordinanti (femminismo e bisessualità). è il rosso sangue il colore che psicologicamente lo rappresenta meglio, non il corvino.
è in un ambiente così poliedrico che un personaggio come il Carezzevole trova terreno fertile. Il raffinato serial killer, ispirandosi alla filosofia taoista e prendendo in prestito l'appellativo del torturatore imperiale cinese, con astuzia dà sfogo al sue manie di onnipotenza. «Adesso non sei più donna, non sei uomo. Io decido quello che sei. Sono il Carezzevole e tu la mia creatura.» spiega ai ragazzi e alle ragazze che rapisce e rinchiude nel suo scantinato. Poi li sottopone a una trafila di torture ben congegnata. Lui però non punta a distruggere ma, come un dio pagano, a plasmare, sia nel corpo che nella mente, delle servili creature. Cura e nutre queste sue opere d'arte viventi perché se muoiono deve ricominciare da capo con il lungo e faticoso procedimento.
Il genio malefico compare sempre all'inizio di ogni capitolo e viene seguito a catena da vari fattacci, come se fosse il front man di un gruppo hard rock che, all'inizio del concerto, dà il La ai componenti della sua band. Raggiri, vandalismi, incidenti automobilistici mortali, rapimenti, guerre tra bande, stupri di gruppo, violenza psicologica e sgambetti tra colleghi si armonizzano a questioni personali come infedeltà coniugale, sesso selvaggio e alcol e droga.
L'ironia colorita usata dal narratore protagonista da un lato è una difesa dall'orrore del Mondo e di quello che è in lui, dall'altro è l'espressione di questa voglia di prevaricare sugli altri, nella forma legale di eufemismo linguistico. Bella l'espressione laziale pestare come una zampogna che al drammatico dà un aspetto giocoso.
è chiaro quindi che la volontà di sottomettere di alcuni e quella di essere sottomessi di altri, in qualche dose, sono presenti in ogni dove, ecco spiegato perché la cronaca nera vuole uno stile colloquiale. La divisione in fazioni di buoni e cattivi, forze dell'ordine e giornali da una parte e criminali dall'altra è solo un'apparenza determinata dalla professione e non dalle convinzioni dei singoli individui. Allora, anche se alla fine il metodico assassino viene smascherato e costretto alla fuga, in realtà, lui è il vero eroe della storia e, ancor di più, del mondo di oggi che offre solo disvalori. Il Carezzevole, con le sue migliori creature, forma un microcosmo che riflette la società; il sadomasochismo psicofisico del loro rapporto polare (rispecchiato dal simbolo del Tao) è un raffinato distillato della condotta più o meno amorale della gente comune.
I difetti del libro sono passabili; i dialoghi tra Corvino e il Carezzevole che forse sono un po' troppo espliciti su alcuni messaggi. Lettura comprensibile e apprezzabile fino in fondo solo da un pubblico maturo e senza preconcetti.
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Ultima modifica di Nothing87; 02-10-2015 a 14:54.
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07-10-2015, 18:03
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#156
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Qui dal: Jul 2009
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PACE ETERNA; JOE HALDEMAN; 1997; VOTO: 4/5
2043. Sulla Terra, Paesi tecnologici e benestanti (l'Alleanza) e Paesi poveri (Ngumi) si contrappongono in una guerra mondiale che ha esclusivamente cause psicologiche. Alcuni scienziati americani dell'Alleanza, di loro iniziativa, sviluppano un procedimento di psichiatria cibernetica che annulla le pulsioni aggressive degli esseri umani alla quale vengono sottoposti. Superate le resistenze di una potente setta religiosa lo praticano su scala mondiale e ottengono la pace eterna.
In questo romanzo di fantascienza sociologica, Haldeman, come già aveva fatto in Guerra eterna, prende l'elemento della fanteria futuristica introdotto da Fanteria dello spazio di Robert Heinlein per esprimere la sua avversione alla guerra. Il titolo Pace eterna però non fa ben capire questo messaggio; l'aggettivo eterna dà un senso di noia e angosciosa monotonia.
Non è una lettura commerciale e di evasione. C'è un'atmosfera di forte realismo sia per i contenuti che per lo stile. Innanzitutto l'ambientazione in un futuro prossimo ha reso più facile ad Haldeman immaginare nel dettaglio i cambiamenti tecnologici e sociali. L'uso di due narratori, lo scrittore, esterno ai fatti, e il protagonista, coinvolto, aiuta il lettore ad inquadrare meglio il mondo della storia. Il rapporto sentimentale tra Julian e Amelia, i due personaggi principali, è descritto evitando sia il sentimentalismo melenso che la pornografia. I dialoghi principalmente servono a portare avanti l'azione, al pari delle sequenze narrative. A volte vengono riportati pari, pari elementi interni alla storia come missive, moduli governativi, diagrammi tecnici, ecc.. Questa tecnica, inaugurata da Frederik Pohl (altro scrittore di fantascienza) e presa in prestito da Haldeman già nei suoi romanzi precedenti, oltre a contribuire al realismo fa anche evitare lunghe e noiose descrizioni tecniche a parole. Così facendo si sviluppa un linguaggio ibrido tra quello verbale dei libri e quello visivo di cinema e fumetto. Per me è inaccettabile questo aspetto stilistico perché non è un'innovazione del linguaggio verbale ma solo una violazione. è giocare sporco rispetto agli altri scrittori concorrenti.
Nello Stato del Benessere Globale il benessere ha raggiunto uno standard più elevato di quello a cui noi siamo abituati. I Paesi dell'Alleanza possiedono tecnologie avanzate che permettono ai loro cittadini di avere tutto il necessario per vivere senza dover lavorare (le nanoforge statali producono per loro), di non perdere la vita nel caso preferiscano prestare servizio nell'esercito (con le fantunità comandate a distanza) e permettono anche di unire profondamente più individui in uno solo (connettendo i cervelli tramite computer e uscite USB sulla nuca). Dal lato opposto, gli Ngumi non patiscono la fame ma conducono uno stile di vita equivalente a quello degli odierni Parsi sviluppati; respingono le proposte di sostentamento dell'Alleanza preferendo mantenere una certa naturalezza e indipendenza a costo di maggior fatica.
L'aspetto esteriore di personaggi, ambienti e della tecnologia viene lasciato abbastanza all'immaginazione del lettore. Invece l'interiorità dei personaggi, i meccanismi di funzionamento dei vari dispositivi e la politica dell'epoca sono ampiamente descritti. Il fatto che i personaggi spesso mangiano e bevono mentre parlano permette di intervallare i lunghi dialoghi e, a volte, anche di caratterizzare il mittente; la particolare spremuta di limone zuccherata di Marty è una metafora del suo metodo di umanizzazione.
Il conflitto armato voluto dall'Alleanza è fine a se stesso, cioè serve per sfogare l'intrinseca aggressività dell'Homo Sapiens. Non bisogna più mostrare i denti per campare allora bisogna inventarsi un escamotage per mostrare i denti, dato che questa è diventata un'abitudine radicata.
I soldati si appagano più o meno direttamente con i combattimenti mentre i civili con i filmati registrati dai primi che guardano come noi guardiamo una partita di calcio. Nella società dove tutto è gratis (a parte armi e alcolici in quantità che sono vietati ai civili), fenomeni come la prostituzione volontaria, le risse e i furti vengono spiegati dalla stessa volontà sadomasochista che alimenta l'immaginata guerra.
Sia nell'esercito che nel mondo della scienza c'è chi (le sette de I distruttori e Il martello di Dio) vede nel confronto stridente tra uomo classico e vita rilassante un segnale divino dell'imminente fine e successiva rinascita dell'Universo, da assecondare. Altri invece, come i protagonisti Julian e Amelia, propongono l'adattamento indotto del cervello umano (umanizzazione) alla nuova situazione.
La coppia disomogenea formata dai due protagonisti, diversi per età e per caratteristiche somatiche, anticipa l'innaturalezza e la profonda malsanità alla quale poi punteranno gli umanizzati. Il collegamento mentale instaurato tra gli operatori di fantunità al lavoro ne è un'altro esempio, anche più repellente perché unisce in modo più che mai intimano individui tra loro distanti sotto tutti i punti di vista. Gli Ngumi considerano tutto ciò mostruoso.
L'uomo è degno di esistere solo come lo conosciamo oggi oppure ciò che importa è il benessere? Senza un nemico e senza sofferenza non può esistere nessun ideale; Senza un avversario la virtù marcisce. (Seneca) e La sofferenza è la causa unica e sola della coscienza. (Dostoevskij) Questi umanizzati, allora, per poter sopravvivere serenamente senza, dovrebbero essere delle bestie anziché esponenti dell'ultimo stadio evolutivo dell'uomo. Mi immagino le raffinate barbarie che avranno commesso dopo la fine del libro; avranno distrutto tutti i musei e i libri a carattere umanistico perché ormai estranei a loro. Questo buco creato non l'avranno poi riempito con niente perché degli esseri del genere sono solo la polvere del vero uomo che fu, proprio come gli apatici auroriani di Asimov.
Pace eterna è scritto con termini comuni ma è di lettura poco scorrevole. I motivi sono tanti. La storia decolla tardi perché l'azione è relegata tutta dalla metà in poi. Prima dominano i dialoghi, spesso a più partecipanti, nei quali non è sempre chiaro chi parla e descrizioni esposte da sole o attraverso eventi militari a se stanti da ciò che avviene dopo. Infine le edizioni italiane del libro, a parte l'ultima, presentano vari errori di battitura. Nonostante tutto, i contenuti originali e ambiziosi gli fanno guadagnare un voto di tutto rispetto.
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Ultima modifica di Nothing87; 20-10-2015 a 14:08.
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07-10-2015, 18:38
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#157
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Banned
Qui dal: Nov 2012
Ubicazione: Emilia Romagna
Messaggi: 6,490
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Libro interessante e ben fatto, ricco di consigli molto utili per la crescita interiore e la vera indipendenza... Consigliatissimo!
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07-10-2015, 21:38
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#158
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Esperto
Qui dal: May 2014
Ubicazione: Lombardia
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L'esorcismo di Mr. Clarinet
è un thriller molto bello ambientato ad haiti che parla di voodoo e bambini scomparsi.
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19-10-2015, 14:44
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#159
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Banned
Qui dal: Jul 2009
Ubicazione: Prov. Milano
Messaggi: 1,187
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NAUFRAGIO SU GIRI; VINGE VERNOR; 1976; VOTO: 3,5/5
In un lontano futuro, l'umanità manda dei suoi astronauti (tra cui i protagonisti Adgao e Jonine) ad esplorare l'abitabile pianeta Giri. Questi conoscono la vita intelligente autoctona (gli Azhiri), dotata della telecinesi, e la sua tecnologia.
Il genere è fantascienza "hard" quindi la scienza è al centro dell'attenzione. Mentre Ajao e Joninne viaggiano per Giri, le stranezze della civiltà Azhiri trovano una spiegazione scientifica. Si parla soprattutto di dinamica e biologia. Tuttavia, l'argomento più importante, il funzionamento dei poteri mentali degli Azhiri, non viene affrontato. In un'intervista lo scrittore ha spiegato che non voleva sconvolgere tutta la fisica conosciuta. Capisco l'impegno straordinario che la scelta opposta avrebbe richiesto ma Vernor avrebbe almeno potuto abbozzare del sue teorie.
La storia è realistica solo se considerata dal lato scientifico perché quello umano è annichilito. I personaggi sono piatti, identificati solo tramite la loro professione. Il matematico Ajao è la teoria mentre la pilota Joninne, è la pratica, e insieme rappresentano la tecnica scientifica che, affamata di sapere, esplora l'Universo. A inizio storia, i protagonisti prendono in considerazione l'esplosione dell'astronave più per lo strano metodo con la quale viene provocata che per la morte conseguente dei loro numerosi colleghi a bordo. Il tema della diversità sociale, toccato con Joninne e il principe Pelio, è solo un espediente per permettere la loro abbozzata storia d'amore e così rendere avvincente la storia per tutti. Gli alleati dei protagonisti non si distinguono dai nemici per motivi etici ma per migliori capacità diplomatiche. La scienza è solo un mezzo e non un punto di riferimento e tutto è relativo al punto di osservazione (la bellezza di Joninne ne è l'esempio principale).
La lettura è molto scorrevole perché gli eventi adrenalinici che si susseguono senza sosta irretiscono l'attenzione del lettore. Al contempo le descrizioni e le riflessioni scientifiche, quasi sempre comprensibili da qualunque lettore, sono sparse oculatamente in tutto il romanzo.
Merita di essere letto anche se il finale lascia con l'amaro in bocca.
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21-10-2015, 14:54
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#160
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Banned
Qui dal: Jul 2009
Ubicazione: Prov. Milano
Messaggi: 1,187
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ARRIVEDERCI AMORE, CIAO; MASSIMO CARLOTTO; 2001; VOTO: 5/5
L'eloquente prefazione, presente nel libro, fatta da un critico è superiore a qualsiasi recensione completa che io avessi potuto scrivere.
"Arrivederci amore, ciao" è la storia di una carogna, un extra-parlamentare che tradisce gli ex compagni, accumula un bel capitale attraverso crimini di ogni genere, approfitta del fascino che esercita sulle donne per sfruttarle o per possederle, scopre il gusto dell'omicidio nel tentativo di ricostruirsi una verginità politica e sociale che gli consenta di entrare a pieno titolo nella buona società. è un romanzo di formazione criminale, un genere sconosciuto da noi e che forse ha solo pochi antecedenti in certe storie settecentesche inglesi che raccontano l'accumulazione primitiva senza scrupoli di futuri borghesi e nobiluomini. In questo romanzo che racconta il cuore nero del Nordest e, più in generale, dell'Italia patinata ed "emergente", Carlotto "mette a frutto" le pessime conoscenze che ha fatto in carcere, nel mondo criminale e anche tra personaggi delle istituzioni e ci da il primo grande e sconvolgente ritratto dell'Italia nera dei nostri anni. Il giovane e bel protagonista del romanzo ha un solo scopo: lasciarsi alle spalle una storia politica in cui non ha mai creduto veramente e che gli ha procurato solo guai ed entrare nel mondo dei vincenti. Per farlo, si darà una sola regola: prevaricare a ogni costo, con ogni mezzo. Dopo aver letto questo romanzo non si potrà più guardare senza disagio a certi ambienti e a certi personaggi di un mondo fin troppo reale e vicino.
Nel romanzo, invece, giudizi morali non ce ne sono perché metterceli sarebbe stato retorico. Viene completamente dato spazio al punto di vista del diavolo, in questo caso corrispondente a quello di Giorgio Pellegrini, il protagonista (ispirato a Felice Maniero, il capo della mala del Brenta, come l'autore ha rivelato), con una narrazione in prima persona. è affascinante il realismo nella caratterizzazione dei personaggi e delle vicende e l'ironia cinica, caratteristiche tipiche degli hard boiled di Carlotto.
è un romanzo di facile lettura; in cento pagine trascorrono quasi dieci anni di vita del protagonista densi di avvenimenti, molti di essi presentati sottoforma di resoconto. Potrebbe sembrare che così la storia renda poco ma questo stile si adatta bene alla personalità di Pellegrini; le pause, qui, sarebbero servite solo per le chiacchiere.
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Ultima modifica di Nothing87; 23-10-2015 a 12:06.
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