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08-03-2012, 20:04
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#1
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Esperto
Qui dal: Feb 2012
Ubicazione: Firenze
Messaggi: 484
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A volte in mezzo agli altri mi sento un'aliena, non timorosa, ma estranea, insensibile, come se mi trovassi in un paese dove nessuno parla la mia lingua e io non comprendo quella di nessuno. In quei casi faccio anche fatica a concentrarmi su quello che mi dicono, gli altri sono racchiusi in nuvole di vapore soffice, li osservo come da dietro un vetro, incapace di gioire o di soffrire per loro vicende. Quando invece qualcuno di essi viene e mi confida qualche sofferenza o problema grave, all'improvviso la nebbia si dissolve, la persona diventa concreta, di carne e sangue come me, diventa essere umano che soffre e io riesco a percepirla e a comprenderla bene e non posso tollerarne il dolore. È una sensazione strana, mi ricorda quella di chi emerge dal rumore di sottofondo degli abissi marini e vede i volti degli altri bagnanti e sente le loro risate e schiamazzi come se ne fosse stato privo per un'eternità.
E allora ad un tratto non mi sento più una straniera, un'anormale e bizzarra creatura casualmente capitata su questa terra, ma acquisto sangue, nervi, orecchie, occhi. Ed emozioni soprattutto. Probabilmente non mi so spiegare bene ma spesso succede proprio questo, che cioè percepisco le stesse persone da un'altra prospettiva e vivificate quando soffrono e non in altri momenti.
È una cosa che capita anche a qualcuno di voi?
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08-03-2012, 21:16
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#2
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Esperto
Qui dal: Jul 2010
Ubicazione: qui vicino
Messaggi: 31,353
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credo che il motivo sia che nella sofferenza, nel mostrare le proprie debolezze, le altre persone "scendono" al tuo livello (che la tua mente pone come inferiore a gli altri) e quindoi ti sentendoti alla pari riesci ad interagire meglio...
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08-03-2012, 22:46
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#3
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Esperto
Qui dal: Jan 2012
Messaggi: 937
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A me capita semplicemente che sentendomi un disadattato(definizione specificatamente mutuata dalla diagnostica medica) nella gran parte dei contesti sociali, in cui ognuno fa sfoggia del suo patrimonio di esperienze, io ho ben poco da dire. Vivo un pò da spettatore, cmq quasi sempre in disparte, in seconda fila, da vero e proprio gregario.
Quote:
A volte in mezzo agli altri mi sento un'aliena, non timorosa, ma estranea, insensibile, come se mi trovassi in un paese dove nessuno parla la mia lingua e io non comprendo quella di nessuno. In quei casi faccio anche fatica a concentrarmi su quello che mi dicono, gli altri sono racchiusi in nuvole di vapore soffice, li osservo come da dietro un vetro, incapace di gioire o di soffrire per loro vicende
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Qualcosa di simile mi succede quando mi sento giù, ma più che altro perchè ancora una volta non mi guardo intorno e non cerco di leggere la folla per non sentirmi fuori dal mondo...qualcosa di simile a occhio non vede, cuore non duole
Oggi mi sentivo proprio cosi, e a volte mi capita di vedere tanta gente che fa esattamente come, cammina a testa bassa, con una specie di smorfia di fatica in viso, vabbè poi oggi tirava vento...
Quote:
Quando invece qualcuno di essi viene e mi confida qualche sofferenza o problema grave, all'improvviso la nebbia si dissolve, la persona diventa concreta, di carne e sangue come me, diventa essere umano che soffre e io riesco a percepirla e a comprenderla bene e non posso tollerarne il dolore. È una sensazione strana, mi ricorda quella di chi emerge dal rumore di sottofondo degli abissi marini e vede i volti degli altri bagnanti e sente le loro risate e schiamazzi come se ne fosse stato privo per un'eternità.
E allora ad un tratto non mi sento più una straniera, un'anormale e bizzarra creatura casualmente capitata su questa terra, ma acquisto sangue, nervi, orecchie, occhi. Ed emozioni soprattutto. Probabilmente non mi so spiegare bene ma spesso succede proprio questo, che cioè percepisco le stesse persone da un'altra prospettiva e vivificate quando soffrono e non in altri momenti.
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Succede anche a me, forse perchè ancora una volta come si dice, 'non c'è miglior conforto ai propri dolori che l'ascolto dei dolori altrui'. La citazione non era proprio questa ma il senso è quello...
Questo credo succeda perchè, quando si percepisce quello che hai descritto,
evidentemente si entra in empatia con l'altro e perchè lo sentiamo vicino, sappiamo bene o male come ci si sente a stare cosi...
Poi forse perchè dentro di noi, persino nel più spregevole e cattivo essere, conserviamo una sensibilità che ci fa stare bene se percepiamo di aiutare l'altro, anche semplicemente ascoltandolo...o forse perchè questo genere di emozioni commuovo di più, sono più forti, non stereotipate e confezionate per come ormai siamo abituati da decenni a ingoiarle dai media, tv, musica, ma anche letteratura...non c'è niente di più duro che la realtà?(brutta?)
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Ultima modifica di unmalatodicuore; 08-03-2012 a 22:50.
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09-03-2012, 01:31
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#4
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Esperto
Qui dal: Feb 2012
Ubicazione: Firenze
Messaggi: 484
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Quote:
Originariamente inviata da Inosservato
credo che il motivo sia che nella sofferenza, nel mostrare le proprie debolezze, le altre persone "scendono" al tuo livello (che la tua mente pone come inferiore a gli altri) e quindoi ti sentendoti alla pari riesci ad interagire meglio...
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Beh, non è che io generalmente mi senta inferiore, però molto diversa sì e inadeguata di fronte a certi standard di vita. Le persone sono tipicamente molto indaffarate e prese a seguire certi rituali e copioni sempre uguali. Loro non se curano perchè gli viene spontaneo e pensano che sia normale così. Io invece per stare bene in un ambiente comune devo poter esplorare le persone in profondità, discutere con obiettività e non esprimere giudizi sommari sugli eventi e sulle persone, godere della compagnia reciproca senza voler riempire a forza di vane parole le pause e gli spazi di riflessione.
Forse quando soffrono le persone si trasformano ed assumono un modo di pensare e di agire più simile al mio ( non di livello inferiore però nella mia visione).
E se ci penso bene, sì, è solo in quei momenti che mi sento libera di confidarmi e la persona mi ascolta a sua volta. In genere mi liquidano con "oh scusa, ora c'ho da fare" "ma non ci pensare" anche quando il mio non è un desiderio di lamentarmi ma solo parlare di cose un po' più intime o inusuali. In quei momenti al contrario le persone diventano più interessate a questo tipo di scambi.
Deve essere questo il motivo
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09-03-2012, 01:48
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#5
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Esperto
Qui dal: Feb 2012
Ubicazione: Firenze
Messaggi: 484
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Quote:
Originariamente inviata da Viridian
Tuttavia, sto cominciando a far fatica ad interessarmi di cuore a persone di cui so poco, perché cado nella convinzione di sentirmi.. usato e poi abbandonato in seguito all'esaurimento della mia "funzione".
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In passato ho lasciato avvicinare molte persone interessate all'ascolto e comprensione che potevo loro fornire (mi dicevano esplicitamente che avevo una rara capacità di ascoltare il prossimo). Allora avevo creduto che fosse simpatia, ma adesso inizio a sospettare che sia stata la mia riservatezza ad attirarli in quanto consentiva loro di sfogarsi liberamente rassicurati dal fatto che non li avrei angosciati a mia volta.
Comunque, grazie Viridian delle tue riflessioni. Mi hanno aiutata a capire.
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