Da qualche tempo ho preso le distanze da un mio affezionato collega di lavoro. Fuori dal contesto lavorativo andavamo molto d'accordo, i problemi sono sorti quando ci è stato assegnato lo stesso progetto che ci ha portati a lavorare in coppia. Ecco, da quando lavoriamo insieme non fa altro che parlarmi in maniera paternalistica, come se non sapessi nulla (abbiamo avuto lo stesso percorso universitario e siamo di pari competenze), spiegandomi ogni cosa e non mancando mai di prepotenza e offese sottili.*
Pensavo di aver confinato le mie esperienze (subìte) di "mansplaining" alle uscite con mio padre, ma mi sbagliavo. Per chi non lo sapesse, con mansplaining
si indica l’atteggiamento paternalistico di alcuni uomini (ma non solo) quando spiegano a una donna qualcosa di ovvio, oppure qualcosa di cui lei è esperta, perché pensano di saperne sempre e comunque più di lei oppure che lei non capisca davvero.
Poichè il rapporto lavorativo che ci lega non mi permette di mandarlo liberamente in quel magico posto in cui tutti siamo stati invitati almeno una volta nella vita, ho deciso di allontanarlo e di trattarlo solo durante il lavoro.
Probabilmente frustrato da questo mio atteggiamento freddo e inspiegabile stamattina ha preso a canzonarmi in giro chiedendo ad altri nostri colleghi di presentarmi qualche loro amico, battutina infantile il cui sottotesto era un chiarissimo "mi tratti a merda perchè sei frustrata sessualmente, quindi ti ci vuole un uomo che ti faccia sfogare". AH, povero scemo!
Sono stata al gioco chiaramente, l'alternativa sarebbe stata mandarlo male, però il suo atteggiamento mi preoccupa molto perchè lascia scorgere molta aggressività e misoginia.
Avete avuto esperienze simili?
Come vi comportereste?
*Per offese sottili intendo quelle offese cattive e assai studiate alle quali non si sa mai rispondere nell'immediato e che suscitano ira funesta nella persona offesa, che suo malgrado non farà altro che pensarci per giorni.