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Vecchio 12-07-2013, 18:51   #1
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io ero uno studente molto molto diligente, apprensivo, un secchione diciamo, anche se non ho mai davvero amato la scuola, anzi la odiavo, ma mi sentivo in dovere di far tutto al meglio, proprio perchè mi sentivo inferiore, anche intellettualmente, e temevo di rimanere indietro, di non capire, di essere uno stupido. Però il risultato, indiretto, era che finivo per eccellere, non dal mio punto di vista perchè io ero quasi sempre insoddisfatto, ma da quello dei tanti professori che bene o male mi stimavano tutti.
Tra la quarta e la quinta liceo, però, ho iniziato a sentire un forte moto di ribellione, per cui ho progressivamente smesso di studiare, anzi inizialmente procrastinavo all'ultimo, ma riuscivo bene o male a fare le cose, seppure in extremis, ed in parte vivevo di rendita, poi diventando la procrastinazione un'abitudine ho avuto un calo nel rendimento, abbastanza netto, che purtroppo si è in parte riflesso sul mio voto di maturità, non all'altezza di quello che i prof, i genitori e gli stessi compagni si aspettavano da me (si aspettavano tutti un 100 quasi sicuro, ma sono uscito con molto meno).
Ad ogni modo da allora, anche se continuo a dare molta importanza allo studio, almeno teoricamente, essendo per me il primo pensiero quando mi sveglio e l'ultimo quando vado a dormire, ho iniziato a studiare sempre meno di fatto, procrastinando i miei studi, che in pratica erano la mia unica vera occupazione, quando mi sarebbe bastato davvero poco per portarli avanti in modo più che decente. Non perchè io sia un genio, ma oggettivamente, quei periodi in cui ero in pari, ho visto che bastava davvero poco per rimanere in pari. Il problema vero è che più procrastino, più il lavoro si accumula, più cerco di rimuovere l'ansia che questa consapevolezza mi dà, e quindi...più procrastino. E' un circolo vizioso da cui non riesco ad uscire.
Questo si traduce, all'università, che alterno periodi in cui do molti esami ravvicinati, e sono i periodi buoni, in cui entro nel circolo virtuoso, a periodi negativi, in cui posso stare anche un anno, anche due (attualmente sono ad un anno, ma potrebbe essere una fase che dura all'infinito), senza dare esami, e soprattutto, senza aprire un libro.
Il bello è che, quando faccio le cose che devo fare, mi sento subito meglio, più tranquillo e sereno con me stesso, però poi tendo a ricominciare a procrastinare. Ho notato ad esempio che questo mi succede soprattutto a casa. E' come se qui stessi in un mondo a parte, dove il tempo scorre in un'altra dimensione, e dimenticassi che quello che faccio o non faccio qui si ripercuote nella vita "fuori". Poi vado fuori mi rendo conto delle cazzate che ho fatto e mi chiedo come posso essere stato così stupido, ad esempio, da ridurmi 5 giorni prima di un esame di 1200 pagine senza aver neanche riaperto i libri per ripassare, quando era l'unica cosa che dovevo fare e l'unica cosa a cui tenessi davvero e quando avevo lavorato sodo tempo prima per prepararmi quell'esame che poi, proprio nel momento in cui dovevo dare il massimo e raccogliere i frutti, ho lasciato andare...
Opinioni, consigli per uscire da questa condizione? grazie

Ultima modifica di rejected881; 12-07-2013 a 18:58.
Vecchio 12-07-2013, 19:40   #2
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Conosco benissimo la situazione perchè ci sono passato anch'io. Quando non riesci più ad aprire un libro prima di un esame è una tragedia, fai una fatica abnorme a concentrarti e memorizzare tutto e non ce la fai mai ad arrivare preparato. Esperienza personale.
Purtroppo alla mia (22) e alla tua età non ci possiamo permettere di stare a casa nullafacenti, io ad esempio ho abbandonato temporaneamente l'università per andare a lavorare, purtroppo mi sento di consigliarti soltanto di intraprendere questa strada se non riesci più a mantenerti in pari con gli studi....alternative non ce ne sono a meno che tu non sia di famiglia benestante...
Vecchio 12-07-2013, 19:50   #3
Esperto
L'avatar di Weltschmerz
 

Puoi trasferirti convivendo con altri studenti, così da poter studiare con gli altri mantenendo il passo e ricordarti di impegnarti giornalmente?
Vecchio 12-07-2013, 20:27   #4
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strada già provata e tremendamente faticosa per un sociofobico vero come me. Significa sbattarmi in faccia tutti i giorni la mia diversità, mentre gli altri uscivano chiamavano gente io ero quello che rimaneva sempre a casa, o comunque ero sempre solo. Poi per il fatto di studiare magari lo facevo per disperazione, ma non credo che si possa andare molto avanti e molto in là con questo spirito no?
Vecchio 12-07-2013, 20:45   #5
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piangere: anche per me e un problema. Non so cosa consigliarti
Oggi procrastinando ho visto una serie animata (planetes ) e mi ha impressionato il personaggio principale ricordandomi i cosi detti egomaniacs o quelli che hanno forti ambizioni ( concrete non generali ed astratte) Forse il problema sta proprio qui . Questo desiderio di elevarsi, questa pretesa (in ambiti chiari e concreti)superiore verso noi stessi , questo fuoco nel inseguire i nostri sogni e non accontentarsi e un potente motore.
Vecchio 12-07-2013, 20:54   #6
Esperto
L'avatar di super unknown
 

Rimandare è un vizzio dettato dalla pigrizia mentale, una sorta di odio verso il dovere (ne so qualcosa purtroppo) , e personalmente, l'attribbuisco all'insoddisfazione personale.
Vecchio 12-07-2013, 21:43   #7
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Originariamente inviata da super unknown Visualizza il messaggio
Rimandare è un vizzio dettato dalla pigrizia mentale, una sorta di odio verso il dovere (ne so qualcosa purtroppo) , e personalmente, l'attribbuisco all'insoddisfazione personale.
verissimo, insoddisfazione.
Vecchio 12-07-2013, 22:27   #8
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Credo si tratti di un problema che si presenta quando devi fare una cosa. Se studiassi solo per diletto, per hobby (e ce n'è di gente che lo fa), credo che sentiresti meno il peso della responsabilità, e non saresti così portato a rimandare. Almeno, per me è sempre stato così... .
Vecchio 14-07-2013, 12:08   #9
Esperto
L'avatar di Weltschmerz
 

Quote:
Originariamente inviata da rejected881 Visualizza il messaggio
strada già provata e tremendamente faticosa per un sociofobico vero come me. Significa sbattarmi in faccia tutti i giorni la mia diversità, mentre gli altri uscivano chiamavano gente io ero quello che rimaneva sempre a casa, o comunque ero sempre solo. Poi per il fatto di studiare magari lo facevo per disperazione, ma non credo che si possa andare molto avanti e molto in là con questo spirito no?
Non ti hanno mai invitato? Non potevi rimanere all'università con gli altri a mangiare/studiare?
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