Salve a tutti, sono una ragazza di 25 anni.
In passato ho letto molto questo forum, ma non avevo il coraggio di iscrivermi.. la mia timidezza si estende un pò anche al virtuale
Ho scoperto di essere sociofobica intorno ai 12-13 anni, quando ho iniziato ad avere i miei primi problemi con l'eritrofobia, quella bastarda, che mi ha poi perseguitato per tutti gli anni del liceo, rendendoli invivibili. inizialmente ero una sorta di eritrofobica estroversa, poi ho cominciato a chiudermi sempre più in me stessa per via delle pesanti prese in giro. così sono approdata a questa età senza nessun vero contatto sociale, che abbia più o meno la mia età, nella mia vita.
Lavoro, l'università non ce l'ho fatta a farla, conduco piccole battaglie personali tutti i giorni della mia vita e mi trascino dietro alcune cose insolute che mi sono accadute, senza mai riuscire a liberarmene.
Non sono una persona lamentosa, ho imparato a convivere con le cose di cui non riesco a liberarmi e a non arrendermi mai in quelle piccole battaglie quotidiane di cui parlavo. Un tempo per me non era così, ho fatto un percorso di psicoterapia molto valido che mi ha portata ad un equilibrio che non sarà il massimo, ma che prima potevo solo sognare.
Tra i 19 e i 23 anni ho vissuto un periodo di depressione significativa, con totale chiusura in me stessa e senza mai fare nulla al di fuori di dormire ed ascoltare la musica.
La mia sociofobia, che un tempo era strettamente collegata all'eritrofobia, oggi ha assunto sfumature totalmente diverse: è una strana insofferenza nei confronti delle persone, con cui però mi piacerebbe anche interagire, fino a quando non si arriva ad un grado di confidenza che mi spaventa, o meglio, mi inquieta e mi fa chiudere, oppure allontanare.
Ho un'autostima che non brilla particolarmente, anche se ci sto lavorando.
Ho scelto questo nick, perchè nel più profondo di me, come per tutti noi, ci sono cose che nessuna psicoterapia potrà mai estirpare, ridimensionare, rielaborare, ma neppure svilire. trovo che quello che si cela nel più profondo di noi stessi vada rispettato, raramente condiviso, a tratti amato, anche se è una ferita lacerante, anche se rivangare non ti porta a niente. Quello che si trova nel più profondo di noi stessi è solo nostro e nessuno può avere la cura che abbiamo noi nel maneggiarlo.
Mi sono iscritta per poter partecipare a qualche discussione e portare in campo le mie esperienze.