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Originariamente inviata da Laurence
La scuola cirenaica fu incapace di sopravvivere, con l'epicureismo che è ricordato in relazione al materialismo, diventando la forma dominante di edonismo.
La società occidentale si muove sempre di più verso ossessione per il piacere, con gli avanzamenti in robotica e intelligenza artificiale che non faranno altro che esasperare questo aspetto.
Ma è davvero negativo questo movimento? La tecnologia può dare accesso a piaceri che, generalmente, non fanno del male a e né coinvolgono nessuno se non l'individuo che li ricerca.
Ma cercare piacere a vuoto, perché quelli precedenti non ci soddisfano più, non è sostenibile.
Aristippo, filosofo esponente della scuola cirenaica, era un personaggio atipico, nessun filosofo dava così importanza al piacere quanto lui. Ma nonostante questo, rammentava di dover controllare i propri "piaceri", invece di lasciarsi possedere da essi. Seguirli, adattarsi a essi, mai diventare schiavo.
Aristippo valorizzava il piacere immediato, Epicuro massimizzare il piacere nel corso della vita e di evitare generalmente quelli effimeri.
Voi siete posseduti dai vostri piaceri? O siete voi a possedere essi? Vi lasciate trascinare volontariamente nell'eccesso o limitate l'esposizione per mantenere attivo il piacere a lungo termine?
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Io alla fine penso che chi diventa dipendente da un qualche piacere specifico è perché non ha accesso ad altri piaceri.
Diciamo che io tollero poco la frustrazione, per sopportarne un tot devo avere qualcosa in cambio che sia abbastanza sostanzioso, altrimenti non faccio nulla. Se fossi capace di tollerarne molta sarei già morto.
Le dipendenze da sostanze, ad esempio, non esisterebbero quasi per niente se non in casi particolari e sporadici se non esistesse la forte frustrazione in certi altri ambiti.
Com'è che tra i barboni son quasi tutti alcolizzati e quando entrano in un supermercato è quasi sempre per comprarsi il cartone di vino?
La tendenza è quella di scambiare l'effetto per causa, "quello è barbone perché è alcolizzato" mentre per me è più vero il contrario, "quello è alcolizzato perché è barbone".
Perché gli animali castrati tendono a mangiare di più? E capita qualcosa di analogo alle persone che ricevono poco affetto, da qualche parte andranno a sfogare questa mancanza, o si ingozzano, o si masturbano, o altro.
Se frustri dei piaceri la mente si concentrerà in modo ossessivo solo su certe cose.
La domanda da porsi è questa: la frustrazione che colpisce in modo particolare degli individui si può contenere socialmente in ogni situazione?
O ci sono individui destinati ad essere molto frustrati a causa della competizione sociale e del fatto che posto per tutti nel mondo non c'è e non può esserci perché si gerarchizza sempre tutto e alcuni finiranno col dover andare a sfogare il tutto da qualche altra parte?
Io da alcune cose sono diventato più dipendente, ma so perché sono più dipendente, ho afferrato un po' il funzionamento, il punto è che non possiedo proprio le basi per crearmi situazioni alternative che riescono a soddisfarmi, quindi ho soltanto questo.
A volte penso che anche l'arte, o la contemplazione artistica è una sorta di sfogo, certi artisti più prolifici erano molto infelici in altri ambiti, siccome il piacere altrove risulta inaccessibile, da qualche parte uno cerca di andarselo a prendere, e quindi o si finisce nel virtuale (che sia internet, fantasie, arte e così via), o si va a prostitute. ci si masturba e così via... o si diventa dipendenti da certe sostanze (droghe, cibo e così via) e nei casi più estremi si diventa addirittura masochisti o sadici.
Per chi non funziona arte o altro, che sono cose più accettate socialmente, finirà negli ultimi ambiti.
Secondo me è vera questa cosa perché la violenza sociale sta diminuendo ed è diminuita nelle società del benessere dove ci sono tutti questi "piaceri effimeri".
Se li eliminassimo o ne impedissimo l'accesso si finirebbe ancora peggio se non si ha una buona soluzione a monte.
E' meglio che un tizio abbia una bambola gonfiabile o meccanica o che prenda a coltellate una donna o faccia una strage?
Direi che per quanto imperfetta sia migliore la prima soluzione. Prima di togliere di mezzo certe cose secondo me dovrebbero pensarci molto bene, perché eliminata una cosa da una parte questo vincolo finirà col creare qualche effetto boomerang altrove.
Sono un po' contro certe filosofie di vita moraliste e non edoniste di contenimento (buddismo, cristianesimo e compagnia bella), perché secondo me buone alternative non ce ne sono, raccontano solo cazzate quelli che sostengono che c'è l'alternativa sostenibile in queste pratiche (solo eccezionalmente una minoranza riesce a seguirle davvero), le alternative proposte non sono sostenibili per niente perché altrimenti saremmo già scivolati verso queste alternative, le si conoscono già da secoli, ma non c'è una vera motivazione a spostarsi verso queste ultime, e se non c'è questo a monte non capisco come potremmo mai arrivarci.
Comunque in parte l'hanno fatto anche cristiani e buddisti effettivamente, hanno creato alternative, ma è la loro ideologia di fondo che non condivido.
Meglio la violenza sociale, imponendo a tutti pratiche ascetiche non sostenibili o i "piaceri effimeri", i surrogati e così via?
Meglio questi ultimi per me.
Secondo me le energie per contenere in molti casi non ci sono proprio, quindi è inutile dire a qualcuno contieniti così e colà, bisogna capire dove poter sfogare qualcosa in modo meno impattante per non farle prendere la direzione violenta o distruttiva che è ancora peggio. Ben vengano realà virtuale, nuovi modi di vivere la sessualità, surrogati, dildo ecc. ecc.
Più riusciranno ad inventarsi cose simili, più gli esseri umani si sforzeranno d'esser creativi in tal senso, meglio staremo.
Si crede che frustrando ancora di più il piacere (il problema è il tuo desiderio contienilo!) si otterrà un effetto sanificante, mentre secondo me hanno fatto male i conti, applicando questa cosa a livello globale la violenza deflagherà in modo ancora più impattante. Si vogliono criticare certe società, ma tutto sommato quelle che hanno trovato uno sfogo nei "piaceri effimeri" sono meno violente di altre, ci sono meno omicidi e così via, il cristianesimo il buddismo e via dicendo ci sono da secoli e non hanno prodotto un cazzo di così concreto.
Secondo me la nostra società non crea bisogni fittizi, inventa alternative e surrogati concretamente sostenibili là dove certi piaceri risultano inaccessibili per certe fette della popolazione. Ora questa inaccessibilità non è stata risolta a monte, quindi resta solo questa alternativa qua meno peggiore del nulla.
Ad alcuni anziani ad esempio risulterebbe utile avere un robot che fa compagnia visto che persone in carne ed ossa disponibili spesso non ce ne sono. Quindi avere il moralizzatore di turno che dice che bisognerebbe curarsi dell'anziano e che avere rapporti con un robot è disumanizzante e puttanate varie quando poi lui stesso si guarda bene dal far compagnia ad un vecchio demente perché si rompe le palle come gli altri, credo sia la cosa meno peggiore.
Qualcuno dice "la teconologia applicata a queste cose è il male" ma io non riesco a vederla così, non riesce proprio a convincermi. Anzi a me pare che sia vero il contrario è quando la tecnologia vive certi boom nell'applicarla a medicina e piaceri effimeri che c'è una sorta di rinascita sociale, l'ottimismo aumenta e così via.
Gli esseri umani si sono inventati una marea di cose, e tutto sommato penso che l'invenzione di "piaceri effimeri" sia una cosa molto più positiva rispetto al mettersi a creare filosofie morali, bombe nucleari o roba simile.
Si crede davvero che queste cose qua non hanno alcun impatto e che in fondo bastano le idee del santone indiano (che tra l'altro sono le stesse cose che si ripetono da secoli) e tutto s'accomoda? Al filosofo morale, il saggio, il cazzaro alla Umberto Galimberti preferisco un Archimede o un Leonardo Da Vinci, un Baudelaire, un Matt McCullen e così via 10000 volte.
Non è perfettamente generalizzabile questa cosa, ma secondo me nella stragrande maggioranza dei casi è così.