LA TORRE D’AVORIO
Dalla torre d’avorio, tra i loro sguardi sprezzanti
la mia misera anima è defenestrata,
Con indicibile disgusto gettata via
Ed ora giace sulla terra senza Dio
Livida, consunta e squarciata.
Rifulgeva un tempo al centro del mio mondo
ciò che adesso è desiderio vano
e non v’è altra scelta se non
trascinarmi verso la meta immanente.
“Striscia, striscia come una lurida serpe”,
sembrano dirmi i loro occhi superbi
che stillano veleno e fiele
quanto più la pupilla s’ingrossa!
Lanciano strali di derisione imbevuti
e straziano quel che rimane
di chi a sé medesimo troppo promise
e poco seppe mantenere.
Ah quant’è ormai lontana la torre d’avorio,
ora che alla nuova via, mia unica possibilità,
mi accingo ansioso e dolente
lasciando le spoglie del mio lucente passato
dov’è legge incontrastata che riposino.
La mia anima discinta e barcollante
è condotta dall’insopprimibile accidia
verso un luogo di accoglienti pericoli disseminato,
l’allettante anticamera della Perdizione
dalla quale, una volta entrati,
mai più era concesso uscirne.