Velaour0100102, ma tu gli hai chiesto il perché? Hai mai preteso una spiegazione? O ti stai limitando a fare congetture? Ti porto un esempio. Da qualche anno, tutte le volte che organizzo la veduta di un film "serio", c'è un amico che non invito, non perché mi vergogno di lui, ma perché sta sempre a parlare durante la proiezione, a rumoreggiare. Un altro ancora non lo invito a determinate situazioni di gruppo, non perché è timido ma perché mi si attacca vicino e mi resta appiccicato tutta la serata, nonostante in più occasioni, gli abbia fatto notare che il suo comportamento è, in certi casi, inopportuno.
Le ragioni delle esclusioni possono essere molteplici e molto spesso dipendono dai comportamenti che si assumono. Certamente è anche possibile che qualcuno escluda l'amico per vergogna, ma in tal caso ritengo che la persona escludente abbia, anche egli, dei problemi interiori.
C'è anche un altro aspetto da considerare. Nei gruppi, il legame tra singoli membri non è univoco per tutti, infatti in genere ci sono i sottogruppi, i quali hanno la tendenza a non condividere con il resto del gruppo tutte le loro esperienze. In questi contesti chi lega poco è fuori dai sottogruppi, e quindi resta escluso dalle loro attività. Nelle logiche di gruppo il senso di appartenenza è determinato dalla condivisione di determinati interessi o attività, quando un individuo non rientra all'interno di tale condivisione, è vissuto dagli altri come un soggetto esterno al gruppo o al sottogruppo.
Questo fa si che una persona timida o un introverso (ma bisognerebbe intendersi su cosa si intende per introversione), avendo come attività prevalente la propria interiorità, si trova a non rientrare in determinati tipi di condivisione di gruppo. In questi contesti sarebbe ingiusto parlare di discriminazione da parte del gruppo o del sottogruppo, è più oggettivo invece parlare di differenza di interessi.
Insomma, l'argomento che hai introdotto è piuttosto complesso e variegato.