Ciao Ludovica,
ti racconto la mia esperienza. A 34 anni, ho deciso che non ne potevo più, e che dovevo imparare a nuotare, perchè amo AMO il mare e l'acqua. Mi sono iscritta ad un corso di nuoto estivo insieme a bambinetti e ragazzini. Le prime volte sono state tragiche, mi muovevo in acqua in preda ad ansia, e quindi non ruscivo nè a tenere la respirazione giusta, nè a rilassare i muscoli.
La mia mente razionale SA compiere i movimenti dello stile libero e del dorso, e SA che se il corpo continuerà a compiere quei movimenti non succederà nulla, semplicemente andrò avanti. C'è una parte di me, però, che ha paura di CADERE nell'acqua alta, verso il fondo della piscina, quando si vede il pavimento digradare bruscamente.
Pian piano, in circa un mese mi sono sentita a mio agio prima nell'acqua, poi nella metà destra della prima corsia, e poi nella metà sinistra della seconda corsia, o anche nella parte centrale - anche se con un po' di difficoltà. Dopodomani provo a tuffarmi e nuotare li (tuffarmi anche è un problema - con gli amici al mare ci riesco. Ho nuotato in una caletta splendida e la paura è andata via dopo la prima bracciata. In piscina ho sempre l'idea di star cadendo nel vuoto). Tieni conto però che la piscina per me è associata a ricordi spiacevoli - una grave operazione che ebbi a 13 o 14 anni, dopo la seconda lezione di nuoto.
E' come se dovessi demolire una sovrastruttura mentale o un meccanismo mentale che mi limita. All'inizio, per la prima mezz'ora, ho paura. Poi pian piano prevale il senso di fatica muscolare, o il piacere dell'acqua che scivola sul corpo, oppure la differenza acqua/cielo - ogni volta è un fattore diverso. Giunta alla fine vorrei continuare. La volta successiva dipende: a volte è un piacere, altre volte, come oggi, mi costringo ad andare a nuotare. Il "trucco" è guardare il fondo che digrada e CAPIRE che in realtà io STO SU.
E' necessario tempo e fatica, ma secondo me passo dopo passo tutti abbiamo la capacità di superare questa condizione, auguri!
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