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Vecchio 14-09-2009, 17:47   #1
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E' un po' di giorni che mi ossessiona un ricordo d'infanzia. Mi trovavo in una sala d'aspetto, e attendevo i miei genitori che erano dentro, dal medico. Mentre aspettavo avevo paura. Non avevo paura semplicemente di stare da solo, bensì avevo paura che i miei genitori mi abbandonassero. Che non uscissero mai più da quella porta, ma che ne uscisse invece qualcun altro, forse un'infermiera che mi avrebbe condotto da qualche parte. Mi avrebbero insomma affidato ad altri. E mentre butto questi ricordi su carta, o meglio sul monitor, immediatamente mi si affastellano nella mente altri episodi di paure analoghe di essere abbandonato. Questa paura mi accompagna ancor oggi, non più di essere abbandonato dai genitori ovviamente, ma da qualcun altro e in forma diversa. E' la mia angoscia più grande, nonchè credo il nocciolo del mio disturbo evitante, il desiderio fortissimo di intimità e di affetto, accompagnato dalla paura del rifiuto. Ma questi episodi non credo siano stata la causa scatenante. Forse, ma dico forse, la causa scatenante è stata la separazione da quella persona alla quale mi dicono fossi tanto attaccato nei miei primi anni di vita. Persona che se n'è andata, è sparita all'improvviso senza che io la potessi salutare. Era morta. E allora non lo sapevo che le persone muoiono. Chissà cosa ho pensato. Chissà cosa mi hanno raccontato. Non ricordo nulla di lei, ma ora mi dicono che l'inconscio ricorda tutto in modo dettagliato. Per sempre. Chissà quali sono i ricordi che ho rimosso. Chissà cosa ho provato allora.
Tornando ad oggi, quando mi affeziono ad una persona, per quanto ne abbia fiducia, non riesco a fare a meno di pensare che prima o poi mi abbandonerà, che sono solo un passatempo momentaneo e che non le interesso davvero. E' terribile non riuscire a fidarsi di chi si vuol bene. E dev'essere terribile essere mio amico, sopportare le mie continue richieste di conferma, le mie paure e le mie paranoie se non ricevo risposta immediata a una mia richiesta. Davvero non mi consiglierei a nessuno come amico. A questo si aggiunga che avendo vissuto sempre fuori dal mondo devo davvero ancora imparare l'abc dello stare in società e dell'educazione, e che spesso non ho per gli altri il giusto riguardo. L'ansia, l'agitazione, tutti i miei "blocchi" comunicativi, non sono assolutamente niente in confronto a questa paura, che tocca direttamente l'anima. Forse quelli sono solo sintomi di questa paura, che si ricollega a quella di non esistere, alla paura di scoprirsi già morto, giacché se non interesso a nessuno, posso forse considerarmi vivo? E se al termine di questo tunnel, al capolinea di questa mia esistenza su questa terra, mi rendessi conto che è stato tutto uno scherzo? Se non riuscissi a capire neppure in punto di morte il perché di tutto quanto? Oppure se lo capissi tra anni, se riuscissi a vedere perfino l'attimo esatto in cui tutto è iniziato e la giovinezza mi è sfuggita di mano? Ad ogni modo è angosciante dopo un'uscita desiderata per tanto tempo, rendersi conto di vederla come un sogno, qualcosa di irreale che sembra far parte di un lontano passato. Così se "è andata male" sono frustrato perché sono stato un inetto, se "è andata bene" sono lo stesso frustrato perché tutto trascolora nel sogno, e non riesco a non pensare pessimisticamente che, dopo tutto, forse, non ci sarà una prossima volta.
Vecchio 14-09-2009, 17:57   #2
Esperto
L'avatar di starlight
 

:-).......

ci sarà una prossima volta....
Vecchio 14-09-2009, 19:49   #3
Intermedio
 

Io ho deciso di provare la carta della psicoterapia, ho contattato una psicoterapeuta che a "pelle" mi ispira fiducia, una che crede in quello che fa. Hai già provato questa strada?
Vecchio 15-09-2009, 03:01   #4
Banned
 

E' la paura che le persone spariscano, che si dissolvano nel nulla come l'uomo invisibile, è la paura che spariscano senza farsi più sentire, senza sentire neppure la necessità di doverti delle spiegazioni, come se tu non contassi nulla. E' la paura che la loro sparizione significhi che tu eri già sparito, che non sei forse mai esistito. E' la madre di tutte le paure, la paura della Morte, quella vera, non la morte fisica, la morte dell'anima.

@Carlom: sì, ho iniziato un percorso psicoterapeutico, ma attualmente l'ho interrotto perché non mi trovavo bene con la mia terapista. Forse però ne ho trovata già un'altra, a breve ricomincerò.

Ultima modifica di MoonwatcherIII; 15-09-2009 a 03:47.
Vecchio 15-09-2009, 05:56   #5
Esperto
 

Forse io ho una versione in sedicesimo della tua paura, cioè quella di risultare, nel tempo, noioso e poco interessante, e per questo di veder raffreddare, a poco a poco, i rapporti per incapacità di mantenerli "vivi". Fortunatamente, questa paura non si è sempre concretizzata per quanto riguarda le amicizie, mentre è ancora tutta da sfatare per quanto riguarda un rapporto di coppia.
Vecchio 18-09-2009, 13:14   #6
Banned
 

Io mi riferivo fondamentalmente alle amicizie. Però mi chiedo anche come sarei in una relazione sentimentale, e mi rispondo che, per come sono fatto, finirei inesorabilmente col dilaniare la relazione. Sarei possessivo, geloso, pur non volendolo essere. Io vorrei una ragazza che fosse intelligente e sensibile, con la quale si potessero fare delle discussioni interessanti, ma che avesse dei propri interessi, una sua vita, non vorrei che fosse troppo dipendente da me, né che io lo fossi da lei. Ma nello stato delle cose attuale so che mi comporterei esattamente all'opposto di come vorrei. Ne farei la mia dea, la adorerei, e pretenderei che anche lei non avesse altro dio all'infuori di me. Forse, come mi ha detto qualcuno più intelligente di me, occorre guarire restando da solo.
Vecchio 18-09-2009, 13:32   #7
Esperto
L'avatar di paule
 

Quote:
Originariamente inviata da moon-watcher Visualizza il messaggio
Forse, come mi ha detto qualcuno più intelligente di me, occorre guarire restando da solo.
In teoria è così che funziona, ma quando si guarisce? E se non si guarisse mai? In certi casi la "guarigione " implica un'intera esistenza e si può anche ricadere. Certo è che ci deve essere un grado minimo di equilibrio personale...ma mi contraddico subito...non siamo robot...a me è capitato di sentirmi super sicura e bene, incontrare una persona, ed impazzire totalmente, di nuovo , come se tutti i miei sforzi per star bene venissero vanificati in un instante...non so se la mia risposta è attinente, o quanto...
Vecchio 18-09-2009, 13:37   #8
Esperto
L'avatar di paule
 

comunque...SIAM0 S0LI...
Vecchio 18-09-2009, 17:45   #9
Esperto
L'avatar di Who_by_fire
 

Quote:
Originariamente inviata da paule Visualizza il messaggio
comunque...SIAM0 S0LI...
Ne sono convinto.
Vecchio 20-09-2009, 15:23   #10
Esperto
L'avatar di uffolo
 

Credo di avere dentro di me qualcosa di molto simile a ciò da te descritto moon, che dire, ci sarà da lavorare ma secondo me, da come scrivi, hai tutte le possibilità per superare anche questo..
Vecchio 20-09-2009, 15:33   #11
Esperto
L'avatar di animaSola
 

Proprio in questi giorni, pensavo di esserci nata col disturbo evitante...ma di non essermene mai resa conto finchè non sono scoppiati gli attacchi di panico...

Non sò che dire...non vorrei che fossimo nati con questa indole...e che per noi nn esisterà futuro diverso.
Vecchio 20-09-2009, 15:49   #12
Esperto
L'avatar di historie d'O
 

io ho una paura fottuta dell'abbandono
Vecchio 20-09-2009, 16:07   #13
Esperto
L'avatar di starlight
 

ci sarà una prossima volta cosi scrivevo di getto dopo aver letto il messaggio originario..forse kissà dentro di me ho sempre delle speranze ben nascoste.....

adesso che rileggo il tutto...nonostante la poca ossigenazione del mio cervello..il fatto cha da 3 mesi o più sbatto kiusa dentro una stanza..il fatto..che il mio cervello nn risponde più a nessun stimolo...se ho capito..ciò ke hai scritto......se lo ho capito...è solo xke in sti giorni mi sono resa conto....che molti dei miei blocchi sono dovuti a ciò....


io...o meglio la mia mente o il mio cervello o non sò che..nn riescono ad accettare che tutto ha una temporalità..xcui avendo una fottuta paura dell'abbandono ke ho ben mascherato con comportamenti di discrezione mezza freddezza intensa come altezzosità..e ciò mi permette di nn avere nessun tipo di legame o come lo si voglia chiamare...io....nn ho di xsè un atteggiamento evitante...ma più che altro di"fuga"...in quanto io ci tento ma dopo un pò interrompo tutti i legami prima ancora che gli altri possano interrompere sto mezzo legame...

e stata un analisi molto attenta la tua....individuarne forse una possibile causa nel tuo passato........magari da ciò puoi ricominciare......io nn sò se posso ricominciare...sta di fatto che quando a 26anni improvvisamente si ci rende conto di aver fallito tutto..e di aver sostenuto idea posizioni...assolutamente impalpabili....ed irreali un pò di delusione si ha...xcui nn sò se io x il momento ci riproverò..ma credo che tu invece sia nella posizione di ritentarci e rivoluizionare gli approcci.......in ogni loro forma...

l'unica cosa che consiglio...e prima di fortificare il proprio essere...x quel ke si può..in modo di attutire i colpi...e trarre dalle mezze sconfitte dei mattoncini....x una "ricostruzione migliore".....io nn sò...quale sia la via migliore ma credo che i grandi progressi nn possono ke partire da noi stessi....e credo che tu sia proprio sulla buona strada...

kissà magari cerchiamo tutti le stesse cose e manco lo sappiamo.....
ci sarebbe proprio da riflettere sui molteplici significati del verbo"abbandonare"....
Vecchio 11-12-2009, 19:34   #14
Principiante
 

Credo di avere paura di abbandonare gli altri e di conseguenza di essere a mia volta abbandonata.
La durata di questo stato d'animo è breve perchè preferisco lasciare spazio all'equilibrio e all'obbietività,specialmente in una situaziine già difficile.
Molte volte,cerco addirittura di creare uno spazio in cui l'altra persona possa trovare la forza di proseguire da sola con la propria vita.
Questa generosità mi porta,spesso,a dover lasciare e a trasmettere la convinzione di doversi allontanare....
Vecchio 22-05-2012, 18:46   #15
Volume
Guest
 

Ciao a tutti. Mi sono imbattuto in questa pagina perché dopo tanto tempo ho avuto un'illuminazione. Mi spiego meglio. Io non mi sento abbandonato, insomma non è per me che sono qui, ma è per la mia ragazza. Anche lei, spesso, si fa queste domande ed è perennemente alla ricerca di coccole e prove di affetto. Ha sempre detto di essere consapevole di avere un carattere "appiccicoso" e che aveva semplicemente bisogno di attenzioni.
Ora ho completamente afferrato la questione (grazie a voi).

Lei ha avuto un'infanzia particolarmente difficile: una storia incredibile di violenza, fughe, minacce in cui l'unico appiglio fisico e psicologico (per lei e le sue sorelle) è stata la mamma, che ha sempre avuto la forza di tenere unita la famiglia al meglio delle proprie possibilità.
La mia ragazza mi ha sempre raccontato del suo passato, senza trascurare i particolari, e mi ha accennato di un "tentato abbandono", sventato dai nonni, da parte della madre in un momento di profonda disperazione.
In un'altro momento, durante una delle tante fughe, si è trovata in un orfanotrofio gestito da suore insieme a sua madre e le sue sorelle, costrette dalle circostanze a rimanerci per parecchie settimane. In quei giorni, anche i poveri orfanelli si trovarono in una situazione nuova vedendo con i propri occhi il rapporto tra una madre e le sue figlie; i più piccoli tra loro sentivano per le prime volte la parola "mamma". Senza sapere con esattezza cosa significasse, alcuni orfani si rivolgevano a questa "strana signora" con quella parola che, con tanta sicurezza, usavano le sue figlie. Questa cosa, il fatto che degli estranei chiamassero "mamma" la propria mamma, ha suscitato delle insicurezze, delle gelosie e un senso di pericolo di abbandono.
Insomma credo che questi avvenimenti siano la fonte da cui sfocia la sua incessante ricerca di affetto, di protezione, di prove tangibili (e mai sufficienti) di essere parte di qualcosa (una famiglia, una coppia, una comitiva).
In oltre, si è aggiunto un distacco abbastanza recente dalla sua ex-migliore amica, una rottura abbastanza brusca, che credo si sia aggiunta alle esperienze passate.
Ora ci sono io nella sua vita, da circa 6 anni di cui 3 di fidanzamento, e devo dire che non è sempre facile a causa di alcuni avvenimenti, dell'ombra incombente della sua famiglia ed, a quanto pare, del suo passato che riaffiora inconsciamente nelle ricerche d'affetto come nelle crisi di pianto e di panico.

Posso dire una cosa, spero possa servire a chiunque segue questa discussione, che non lascerò mai questa persona, perché ho ascoltato non solo la sua storia, ma anche la sua richiesta silenziosa. Da "convivente" di una vostra situazione vi dico: vivete! Non fatevi abbattere dalla "teoria della vita", ma siate costanti nella "pratica". Fidatevi! Amate! Se qualcuno vi tradirà sarà lui (o lei) a farlo, ma non è detto che debba succedere per forza. Ovviamente non affidereste mai un grande tesoro ad un passante qualunque, quindi cercate il custode del vostro tesoro. Il tesoro siete voi! Il custode più sicuro è Dio (anche per chi non crede) quindi affidate il vostro tesoro a chi più gli somiglia: a che vi da sicurezza, a chi vi tiene la mano, a chi ha sempre una parola per voi! "Dio custode" è un'utopia? Allora siate utopisti! Vivete la vita! Amate e lasciatevi amare!
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