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Originariamente inviata da Da'at
Innanzitutto ringrazio tutti quelli che sono intervenuti.
Poi volevo rispondere a XL, la cui risposta mi ha colpito.
Bisogna stare attenti a non innamorarsi troppo delle proprie metafore, fino a credere che siano completamente descrittive della realtà.
La vita non è una partita, dove si vince o si perde. E' semmai un continuo di tante partite, e la differenza tra perderne 100 e perderne 90 c'è eccome.
Prova a chiederlo a chi è kv, e chi invece come me ha avuto poche esperienze.
Però la metafora può reggere nel momento in cui si parla di tante partite. I farmaci, specificatamente gli ssri, funzionano così.
Hanno dimostrato che le aragoste maschio, che solitamente dopo aver perso un conflitto con un altro maschio per il territorio si abbattono e tendono ad arrendersi prima nei successivi conflitti, se ricevono una dose di prozac hanno più voglia di rimettersi in gioco e combattere nuovamente.
Non ci devi credere, funzionano proprio così, non sempre perché la biochimica della depressione è una cosa complessa e tante volte bisogna azzeccare la molecola giusta per ottenere dei risultati. Ma quando funzionano funzionano proprio così, e se non hai mai provato ti consiglio di provare.
se parli di orgasmo al parlare con una donna hai evidentemente aspettative irrealistiche, il farmaco però può aiutarti a conservare per maggior tempo la serotonina che si produce quando ottieni anche un minimo successo relazionale. Questo può aiutarti a "riavviare il motore" e ricominciare a credere e quindi ad avere energie per far qualcosa. Poi va da sé che se si continuano a fare le stesse cose che ci hanno portato in primis in quella condizione, il giochino a un certo punto finisce e allora anche il farmaco finisce per esaurire il suo effetto benefico.
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Ma il catalogare qualcosa come un "successo" lo decide il farmaco?
E' qua che non riesco a convincermene, se io do un significato di successo a qualcosa il farmaco mi fa provare qualcosa, ma se non glielo do questo significato perché per me non è granché, come fa a farmi provare qualcosa?
Accadono una serie di cose nella mia esistenza, ora il fatto che siano positive o negative e quanto lo siano lo determina davvero il farmaco?
A me nell'insieme mi sembra che non mi piaccia proprio vivere, ora che farmaco dovrei prendere affinché mi piaccia la mia esistenza?
Può risolvere questa cosa qua un farmaco?
Devo solo immaginare che prendo questa medicina e qualsiasi cosa mi capiti io la percepirò come un successo?
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ritorniamo sul punto che la tua metafora è errata e la vita non è una partita dove l'unico modo per vincere è recuperare i punti persi. Se non cambi questa, di credenza, non andrai da nessuna parte, perché sarai sempre frustrato dalla consapevolezza di non poter recuperare ciò che ormai è perduto, anziché vivere nel presente ed apprezzare quello che ancora si può guadagnare.
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Ma la vita cos'è lo decido io, e anche il valore da dare a questa esistenza, o no? O lo decide un altro?
Se un altro dice "la vita è bella se vissuta così" io devo essere d'accordo con lui? E se a me fa cagare?
Questa possibilità per te non esiste?
Io ho usato la metafora della partita per intendere che sono io che dò valore a quella cosa, chi diavolo dovrebbe dare valore alla mia esistenza se non io?
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A me i farmaci stanno facendo stare meglio, e questa voglia di fare niente adesso è una cosa del passato: sto riuscendo ad agire di più, a sfidarmi di più, a giocare altre partite anche col rischio di perdere ancora. E non ho dovuto fare alcuno sforzo nel cercare di cambiare le mie credenze. Prima ero sfiduciato e ora non lo sono più.
Certo che se uno parte con l'idea che deve recuperare i punti persi nel passato, allora è ovvio che la sua vita sarà una condanna alla frustrazione. Vuoi davvero che sia così?
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Ma se è questa cosa qua che a me sta a cuore e non altro?
Secondo te se a me piace il caffé e a un altro fa cagare dipende da qualche farmaco assunto?
Non riesco a capire come fa a dipendere solo da un farmaco questa cosa.
Il farmaco non mi costringe in nessun modo a giudicare "bere il caffé" come una cosa positiva, solo se io giudico positiva la cosa al più può farmi provare forse più piacere?
In base a che cosa una stessa esperienza per un tizio rappresenta una cosa positiva e per un altro no?
Un farmaco?
Non riesco a convincermi che questa idea sia corretta.
Andare a lavorare e guadagnare qualcosa è una cosa positiva o no?
Prendo un farmaco e se prima reputavo questa cosa un'inculatura dopo averlo assunto la giudico positivamente?
Se evito certe cose perché le catalogo come negative, sgradevoli, il farmaco poi riesce ad invertire questa polarità?
Quando beviamo il caffé, Io e un altro in bocca proviamo lo stesso gusto magari, ma a me quel gusto non piace provarlo e all'altro sì, ma è un farmaco che produce questa cosa qua?
Ci sarebbe una medicina che se assunta farebbe praticamente vendere un alimento a tutti perché riuscirebbe a farglielo preferire a tutti?
Se io aragosta giudico già come negativo mettermi in conflitto con altre aragoste per ottenere un territorio, anche il farmaco questa cosa qua non vedo come può risolverla perché è già tutta la situazione che viene giudicata diversamente.
C'è una medicina che riesce poi a farmi catalogare come buona una situazione che io reputo cattiva?
A me ad esempio non piacciono certi alimenti, certi gusti li detesto, se prendo un farmaco riesce a farmeli piacere?
Perché anche riguardo ad altre cose capita lo stesso, così come magari non mi piacciono certi alimenti, non mi piacciono certe situazioni, non mi piace perdere, non mi piace confrontarmi in certi modi, non mi piace vivere in certi modi, il farmaco come fa a risolvere questa cosa?
Il valore e quanto valore dare alle esperienze non credo sia una cosa chimica, o soltanto chimica, forse talvolta è così, ma mi sa che ha a che fare con tutta una rete mentale che s'è andata a creare e non è detto che si possa poi distruggere o cambiare a piacimento.
Si potrebbe creare consenso facilmente se fosse così, basterebbe far provare la stessa soddisfazione in chi vota per un partito rispetto ad un alto.
Uno poi dice "eh ma i partiti di sinistra fanno cagare e sono sempre in minoranza ti condanni al fallimento perché non otterranno mai tanto potere, è meglio che provi piacere per un mondo fatto diversamente, ma è più probabile che si realizzi, vota anche tu a destra" ma se a me non piacesse comunque?
Cosa me ne frega che è più probabile che si realizzi, dovrei cambiare idea e valutazione in base a questo?
Su di me non fanno effetto i farmaci e non fanno effetto manco certi discorsi, devo dire "sì fanno effetto e che mi fa piacere un'esistenza che reputo zoppa a causa proprio degli incastri che devo subire?".
Uno sostiene "eh vedi quell'altro non sputa il caffé, è soddisfatto, dovresti farlo anche tu visto che solo caffé da bere c'è" e non potrebbe comunque farmi cagare? No, è impossibile. Io devo provare piacere, devo giudicare positivo quel che non reputo positivo. Poi se non trovo un farmaco che me lo fa piacere il caffé la colpa diventa mia perché sono io a dargli un significato positivo al non bere il caffé, ma se sono io in quanto persona si vede che questa attribuzione positiva non dipende dal farmaco, ma da altro.
La partita di calco è metaforica nel senso che ognuno dà un significato e valore diversi all'esistenza, e se io glielo dò proprio come ad una partita di calcio, la vita per me questo è e qua posso ricavare cose positive e negative, che poi si possano ricavare più cose positive in base ad un'altra visione che prende in considerazione il pareggio o altro come molto rilevanti, secondo me non costringe né convince che si debba abbracciare questa visione.
Su di me questa cosa non fa presa.
Alla fine vedi come si conclude, sei tu che vuoi stare male? E a me dà fastidio anche questa cosa, io cosa voglio? Io vorrei vivere certe situazioni, queste situazioni non ci sono, ora se non mi converto io all'altra visione la colpa del mio star male si fa ricadere su di me, ma io non voglio stare meglio cambiando visione perché per me questo non è meglio voglio vivere nell'altra situazione, ed è una cosa ben diversa e secondo me farmaci che cambiano questa cosa qua non ce ne sono, non vedo come possano mai funzionare, che fanno convertono uno che è comunista con due pugni chiusi alzati a diventare fascista casomai il mondo sociale non desse alcuno spazio all'altra idea e il tizio in questione vivesse una vita di frustrazioni e magari si suicida proprio perché non vuole vivere in un mondo dominato da certi modi di fare?
Se a me un po' di piacere in più non fa dare un significato positivo a doverci provare con certe donne in certe condizioni e la cosa dovesse continuare ancora ad infastidirmi che devo fare? Per ottenere certe cose io devo spendere tot, e se a me non sta bene questo sistema economico ed è questo il problema? Lo risolve il farmaco?
Un'aragosta che detesta combattere come la aggiusta un farmaco? Se i territori si possono ottenere solo combattendo in certi modi come si risolve la cosa? Se io ottengo il territorio a fronte di una serie di battaglie e poi valuto che ho lavorato troppo in relazione a quel che ho guadagnato, secondo te questa valutazione qua la può davvero cambiare un farmaco?
Non sono convinto che sia una cosa chimica.
E se ad un'aragosta non piacesse vivere così per ottenere un territorio?
E' impossibile che esista questo tipo di aragosta orientata negativamente verso questa situazione?