Due settimane a casa con il figlio neonato, senza dover chiedere permessi speciali e con lo stipendio intonso. Il Parlamento europeo vuole che anche i padri abbiano pieno diritto al congedo nel momento in cui in casa arriva un nuovo erede, è una novità per molti Paesi e certamente per l’Italia. Le donne, invece, potranno usufruire di almeno venti settimane a retribuzione invariata, soglia inferiore rispetto ai cinque mesi garantiti nel nostro Paese, ma più alta rispetto a molti altri, ad esempio la Germania. La decisione è frutto del voto in prima lettura pronunciato ieri. Non sarà facile confermarla, come avverta la commissaria per i diritti personali, Viviane Reding: «E’ una decisione ambiziosa, non sarà facile trovare un compromesso coi governi».
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Nel testo approvato anche un’ovvietà. E’ proibito il licenziamento delle donne dall’inizio della gravidanza fino a almeno il sesto mese dopo la fine del congedo di maternità. Allo stesso modo si afferma che le lavoratrici debbano poter tornare al loro impiego precedente, o a un posto equivalente, con la stessa retribuzione, categoria professionale e responsabilità che avevano prima del lieto evento. Sembra una banalità, eppure la cronaca rivela che non sempre avviene così. Troppo spesso diventare mamma e perdere il lavoro sono esperienze che finiscono per coincidere.