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Vecchio 02-04-2023, 09:08   #1
Intermedio
 

Non sto per ammazzarmi, l''ho superato, lo dico perché non vorrei che qualcuno pensasse male​, ma ci tenevo a condividerlo con voi.

I

"L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne.
Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio."


Calvino aveva ragione, ho tentato, tentato per tutta la mia vita di cercare e saper riconoscere chi e cosa non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
A volte scopri pietre preziose nascoste sotto strati di roccia dura ed hai la fortuna di assistere a slanci in cui erano contenute una generosità e un'umiltà così autentiche che solo esseri liberi e forti possiedono, e lo devo anche a loro se ho retto fino ad ora.
Grazie.
Ho parato i colpi, non puoi fare altro, le cicatrici non mancano.
Ho lottato a lungo, ora depongo le armi.
Non posso comunque essere certo di non essere anch'io inferno e di contribuire ad alimentarlo.
Avessi potuto spegnere il fuoco che ardeva dentro di me e mi consumava secondo dopo secondo e abbandonarmi alla vostra cieca sinergia collettiva l'avrei fatto, ma non mi è stato possibile.

Sicuramente ho fatto del male senza rendermene conto: spietato e inconsapevole candore.
L'atroce purezza di un essere che contempla architetture metafisiche e massimi sistemi mentre intorno gridano e cadono a pezzi scheletri trascinati in una danza macabra.
Non approfittarmi degli altri, coltivare l'onestà intellettuale, cercare di essere più che avere, a cosa serve tutto ciò in questa società?
Un uomo che non pratica il cannibalismo non potrà vivere all'interno di un gruppo dove il cannibalismo è la banale realtà quotidiana.
Anche perché finirebbe con l'essere divorato.
Non mi sono mai sentito parte della società che voi abitate e non ne ho mai fatto parte anche se sono stato costretto a starci dentro, come un animale è costretto ad abitare la gabbia che lo zoo ha predisposto.
So riconoscere i miei limiti.
Fossi stato in grado di vivere di caccia e pesca in un contesto naturale, senza nutrire ulteriori necessità, ora non mi troverei qui, in una delle vostre città, a vivere una vita che mi ha logorato, a scrivere parole che per me sono così importanti, così pesanti, risalite appiglio dopo appiglio, sanguinanti, dalle pareti che circondano l'abisso.
Per voi soltanto parole che verranno presto dimenticate, ammesso che verranno lette.

Io vi ho amato, posso dirlo, nell'unico modo che mi è stato possibile: da lontano.
Sono molte di più le parole che ho scritto nel corso della mia vita rispetto a quelle che ho pronunciato, ero incapace di guardarvi negli occhi, di abbracciarvi, di partecipare alle vostra convivialità.
Ero anch'io prigioniero di me tesso.

Voi siete quelli che votano, vengono eletti, si sposano, fanno figli e pretendono anche di educarli, quelli che vanno allo stadio, a fare l'aperitivo, quelli che si riuniscono sopra spiagge brulicanti, dentro centri commerciali orripilanti, quelli che comprano tonnellate di oggetti in preda ad un consumismo furioso e sfrenato e aggressivo, quelli che vanno a cena fuori e pretendono perché pagano e il denaro è legge, quelli scrivono recensioni che andranno a fare numero insieme ad altre milioni di inutili recensioni. Miliardi di parole per non dire niente ma confondervi e influenzarvi a vicenda in questo circo esistenziale, in questo gioco al massacro dove tutto è permesso: l'importante è il risultato, l'importante è ottenere e soddisfare l'ennesimo impulso.
Siete quelli pronti a deridere ed approfittarsi di qualsiasi forma di debolezza e fragilità e nello stesso tempo siete pronti a strisciare come schiavi non appena vi trovate davanti qualcuno più forte che possiede il potere o la ricchezza che voi non avete e invidiate.
Siete quelli che la diversità la temono e disprezzano e avete l'elasticità mentale di un blocco di granito e la capacità logica di una zanzara e infatti siete bravi a succhiare il sangue delle vite altrui sbattendo contro i vetri delle vostre finestre interiori.
Siete quelli che si mettono in vetrina dentro qualche social con espressioni di una vacuità terrificante, siete il diaframma di un vuoto pneumatico, quelli che fanno gossip e si divertono ad ascoltare il gossip, quelli capaci di tutto pur di essere i vincenti sempre pronti ad alimentare la competizione e schiacciare il rivale, sempre pronti ad affossare gli altri per illudersi di elevare se stessi.
Siete quelli che si comprano la macchina e poi vanno a pagare qualche schiava del sesso prima di tornare a casa dalle vostre mogli e dalle vostre figlie, pronti a chiamare puttana la moglie che vi tradisce, pronti a chiamare puttana la figlia che mette il culo su Instagram.
Siete quelli che spappolano, come se nulla fosse, animali sotto le ruote delle vostre automobili, nel corso della mia vita quanti cadaveri ho visto ai bordi delle strade, forme contorte incollate all'asfalto.
Siete quelli che sii sentono in diritto di dettare regole e punire chi non si adegua ai vostri modelli marci, alla vostra bieca prepotenza travestita giustizia.
Siete quelli che vanno in chiesa, agli eventi importanti, quelli che si riuniscono in piazza sotto qualche bandiera, sempre pronti a fare branco e deporre la vostra autocritica, le vostre responsabilità, e così abbandonarvi a qualche idea in cui nemmeno credete veramente e di conseguenza nemmeno siete in grado di penetrarla e comprenderla veramente, il vostro è solo conformismo di comodo e noia, vomitevole ipocrisia travestita da altruismo e impegno sociale e noia, voi un'idea in cui credere veramente, se l'idea fosse un luogo fisico, non riuscireste a trovarla nemmeno con un navigatore satellitare e l'aiuto di Marco Polo.

Siete i garanti delle procedure e una volta stabilite sono ciò che fanno funzionare la logica di un computer, e lo stesso vale per la normalità, un concorso pubblico, il sistema legislativo le scuole o le caserme. Gli esempi potrebbero estendersi a tutta la realtà sociale.
Le procedure hanno un solo scopo: mirano all'automatismo, quindi all'uniformità dei gesti. E allo stesso modo, in questa logica, l'invisibile, il mistero, sono solo ombre da spazzare via. E la coscienza viene man mano sostituita dall'informazione, una quantità smisurata di informazioni, tuttavia la coscienza è qualità, le informazioni quantità, una quantità che ti sommerge e soffoca senza giungere da nessuna parte se non sei in grado di discernere e collegare, e per fare questo occorre una coscienza sveglia, consapevole, occorre una mente aperta, occorre essere disposti a soffrire e mettersi in discussione perché la consapevolezza costa e non si ottiene senza impegno e costanza e sacrificio.

Insopportabile la banalità, la superficialità, la distrazione, la leggerezza con cui fate del male a voi stessi e ai vostri fratelli umani ed animali.

Siete la maggioranza, quelli che contano, quelli che prendono le decisioni: siete la bella e brava gente.

Non riesco più a sopportarvi, ormai provo solo Nausea.
Perché voi siete il mio specchio come io sono il vostro.

Ultima modifica di insiemealvento; 02-04-2023 a 09:13. Motivo: il mio cervello ossessivo
Vecchio 02-04-2023, 09:09   #2
Intermedio
 

II

E se vivere significa essere sottomesso alle vostre leggi, alle vostre consuetudini, alle vostre istituzioni, alla vostra folle normalità, ai vostri scintillanti e aguzzi sorrisi da locuste, se vivere significa essere costretto ad accettare qualsiasi condizione di un qualsiasi, lavoro che non nasce dalla gioia, nella consapevolezza di contribuire ad un bene comune pagando con fatica e lacrime, un destino avverso ma comune e solidale, tutto ciò darebbe al lavoro un senso e una sacralità che trascende qualsiasi stato e istituzione e mercato, unirebbe direttamente coloro che non sarebbero sottomessi ma persone libere che scelgono di non fuggire le proprie dure responsabilità.
Se vivere significa essere costretto ad accettare tutto questo solo per mancanza di alternative, se vivere significa doverlo accettare senza fare un fiato perché altrimenti vieni anche condannato dalla comune morale o dal sistema legislativo, allora ditemi perché una persona dovrebbe desiderare vivere nella vostra maledetta società e dire anche grazie.

Questa non è vita questa è una lenta agonia e chi non fa parte dei vostri branchi sociali e vive tormenti interiori che non potete nemmeno immaginare prima ancora di poter comprendere muore ancora prima di finire dentro una bara perché finisce con il sentirsi anche in colpa e condanna se stesso, isolato, spezzato, triturato.

Il lavoro in questo mondo "libero e globalizzato", come è libero e globalizzato il mercato che lo domina, nasce ancora dallo sfruttamento, dall'oppressione e dall'indifferenza, dalla massificazione burocratica che guarda solo il profitto e l'efficienza. Il lavoro così è utile solo ad abbrutire l'uomo e ad alimentare la macchina sociale-statale-nazionale al servizio di altri meccanismi internazionali che sempre secondo il profitto del mercato economico ragionano, macchina che da mezzo si è trasformata in fine ed invece di essere al servizio dell'uomo gli getta le briciole giusto per non farlo morire di fame, in modo che continui a fare ciò che deve per alimentarla. Lavoro che sottrae la maggior parte del tempo per la maggior parte della vita e lascia solo qualche brandello per fare qualsiasi altra cosa, magari ciò che ti fa sentire vivo.
Il lavoro rende liberi solo nella misura in cui offre dignità e consapevolezza, la consapevolezza riguardo il proprio faticoso contributo in vista di un bene superiore ed è superiore proprio perché esce dalla dimensione individuale per entrare in quella collettiva: il bene comune costruito per fare fronte comune contro la durezza dell'esistenza comune. Quando trasforma le persone in oggetti dotati di funzioni e ciò che conta è solo un risultato uniforme ed efficiente, lo standard in vista di un guadagno pratico, allora in questo caso il lavoro rende tutt'altro che liberi. Queste sono logiche industriali, limitatamente razionali, da catena di montaggio, logiche adatte a macchine prive di autocoscienza.
Un contadino, un muratore o la persona che guida il camion della spazzatura andrebbero abbracciati e apprezzati e valorizzati tanto quanto il professore universitario o il chirurgo perché il professore universitario e il chirurgo non potrebbero esistere senza coloro che li sfamano e costruiscono le case gli ospedali e le scuole. Pari rispetto, pari dignità. Anzi, in certi casi andrebbero offerti degli incentivi e dei riconoscimenti maggiori perché possiamo considerare comune l'aspirazione a diventare professore o medico ma ditemi chi è che aspira a diventare colui che raccoglie l'immondizia dell'umanità. Eppure noi continueremo a produrre sporcizia, immondizia, e se nessuno è pronto a beccarsi il proiettile della roulette russa si crea un problema non risolvibile se non attraverso la coercizione e a me starebbe anche bene se toccasse a rotazione, per legge, raccogliere l'immondizia comune: oggi insegni estetica nel tuo bel completo di Armani e quando arriva la chiamata vai a raccogliere l'immondizia contribuendo a migliorare l'estetica del paesaggio urbano, tanto per dire. Oggi vai in giro con la scorta e i porta borse e le porno segretarie poliglotte altro che scambio di lingue, e domani ti metti la tuta con le bande riflettenti e contribuisci a rendere il mondo un posto meno sporco.
Nemmeno il presidente della repubblica o il pontefice dovrebbero esserne esentati, anzi dovrebbero essere i primi a dare l'esempio.

Escluse le questioni di volontà rimangono quelle relative alle capacità personali: se non sei in grado di farlo da solo, e proprio perché non sei in grado di farlo da solo vivi in società, qualcuno dovrà farlo per te, non è questione di scelta o di soldi o di riconoscimenti: certe cose occorre farle per continuare ad esistere come è necessario respirare o bere.
Se il medico non ti cura muori. Se tu non lo sfami il medico muore, e questo meccanismo potrebbe andare avanti senza mettere in mezzo il denaro, perché non è questione di scelta o di guadagno ma di azioni fondamentali che rendono possibile la comune convivenza e la comune esistenza.

Tuttavia questi discorsi sono come i discorsi sui libri: tutti sono pronti a dichiarare la loro importanza ma quanti la riconoscono e la vivono quando sono soli con se stessi e non devono recitare una parte per ottenere vantaggi pratici, che si tratti anche solo di uno status da sfoggiare per farsi la scopatina o ricevere l'applauso e l'ammirazione di altri ipocriti?
Oppure si parla di studio per superare esami, per ottenere lavori che ti offrono soldi per mangiare e pagare un affitto, scopi pratici, ineludibili. Il corpo non attende, pretende qui e ora, ma questa non è una ragione sufficiente per trasformare tutto in una corsa senza esclusione di colpi, il cui unico fine è vincere, il cui unico scopo è costruire scintillanti facciate che alimentano il gioco dell'apparenza.

Anche in questo caso si commette un errore fondamentale che l'essere umano commette da tempo immemore:
si confonde un mezzo con un fine e di conseguenza l'utilizzo di tale mezzo viene trasformato nel fine ultimo e così impariamo a memoria e meccanicamente tonnellate di informazioni che non siamo nemmeno in grado di collegare, discernere, trasformare, e così non esiste arricchimento ma solo accumulazione: una sterminata massa di informazioni contenute dentro memorie naturali, il nostro cervello, o dentro memorie artificiali, gli hard disk, e tali memorie se non le apri e non cominci tu a compiere trasformazioni, operare sintesi, stabilire collegamenti, quelle sono come contenitori pieni di roba e creano solo un mucchio di confusione o alimentano l'ossessione per la catalogazione e gli elenchi. Una marea di legna che non sai nemmeno riconoscere né gestire, e in questo modo si corre un rischio molto concreto: invece di alimentare la fiamma del fuoco interiore, la soffochiamo.

Il lavoro come la conoscenza non sono il fine, solo solamente dei mezzi, degli strumenti a nostra disposizione. Eppure li abbiamo trasformati nel fine ultimo, in distintivi, gabbie, obblighi istituzionali utili solo a tracciare l'ennesima linea che separa le persone invece di unirle.

Se vivere significa tutto questo: allora scelgo di morire.
Il mio è un atto consapevole, calmo, mentre sto scrivendo quest'ultime parole non sento disperazione ma determinazione.

Una certezza mi accompagna: altri simili a me {r}esisterono {r}esistono {r}esisteranno, ed è a voi che offro il mio ultimo pensiero.

Ultima modifica di insiemealvento; 02-04-2023 a 09:15. Motivo: idem come sopra
Vecchio 02-04-2023, 09:47   #3
Esperto
L'avatar di Varano
 

non sono riuscito ad andare oltre alla prima parte, mi sembra un po' arrogante l'accusa della società, siete quelli che fanno qua fanno là...ma dai, siamo tutti poveri diavoli che cercano di tirare avanti alla meno peggio
Ringraziamenti da
Demiurgo (02-04-2023), Hor (02-04-2023), Silent (02-04-2023)
Vecchio 02-04-2023, 09:48   #4
Esperto
L'avatar di Ezp97
 

Ha fatto bene, si è tolto altre inutili delusioni, sforzi, sacrifici, dalle scatole
Vecchio 02-04-2023, 11:07   #5
XL
Esperto
L'avatar di XL
 

In parte sono d'accordo con quello che dici.

Io personalmente però l'unica accusa che muoverei alla società è quella di esser falsa quando tutti sostengono che vogliono aiutare tutti.
Per aiutare qualcuno bisognerebbe...

1) esserne capaci
2) volerlo fare

In generale quando una persona si trova in difficoltà o sta per fare una brutta fine spesso è falsa la prima affermazione.
Quando poi non è completamente falsa la prima e si potrebbe comunque aiutare una persona in diversi modi estremamente dispendios
i per chi dovrebbe dare aiuto, è falsa comunque la seconda.

Per me è vero che non si vogliono aiutare tutti, se hai una malattia rara che hai solo tu, in genere le risorse stanziate per far ricerca saranno ridicole, ti lasceranno morire anche se in linea di principio potrebbero aiutarti con maggior impegno, ma a loro cosa ne viene in cambio? Niente, dunque sei fottuto.

Per questo per me tutta la retorica antisuicida dove sostengono che hanno fatto tutti il massimo per tutti e questo e quell'altro è completamente paracula.

Io almeno lo dico, un tizio sta crepando, potrei aiutarlo in mille modi e con mille sacrifici magari rischiando anche io di colare a picco insieme a lui, ma questo rischio non voglio correrlo e quindi in soldoni non voglio aiutarlo... In un modo o nell'altro comunque dico implicitamente "che crepi"... E basta.

Sono a favore del suicidio assistito per tutti. Visto che di più la società non è disposta a fare per aiutare un tizio, che gli si conceda al minimo di smettere di star male, visto che non ha scelto lui di vivere.

Niente lacrime di coccodrillo di fronte a chi si ammazza, nessuno di quelli che scelgono di vivere volevano davvero tenerlo in vita il tizio suicida alleviando le sofferenze che il tizio pativa perché magari questa cosa comportava nella stragrande maggioranza dei casi un aumento della propria sofferenza.
Questi ci vogliono pure guadagnare dando aiuto, non può mai funzionare. Per questo ho in odio tutti questi aiutanti fittizi, che parlano giusto perché devono far quattrini sulla pelle di tizi che stanno male senza aiutarli davvero, facendo pagar caro qualcosa a chi è in difficoltà spesso gli dai il colpo di grazia.

Ad esempio un depresso non lo si vuol frequentare perché non fa star bene la persona che lo frequenta, rattrista anche questa persona, ma magari al depresso gioverebbe la compagnia di quella persona e starebbe meno male.
Quindi anche in casi simili non è vero che il depresso non vuole aiuto, il vero problema è di chi deve occuparsene, è lui che sta male poi e non vorrebbe star così.

La frase paracula "non si può aiutare nessuno se questo non vuole essere aiutato" bisognerebbe scriverla su un foglietto di metallo arrotorarlo come un coppetto e ficcarlo per intero nel buco del sedere di chi l'ha pronunciata, non c'è cosa più falsa al mondo.

Tutti in linea di principio potrebbero essere aiutati se uno ne fosse davvero capace e volesse dare questo aiuto.

L'aiuto può consistere in qualsiasi cosa, sesso offerto gratis, soldi, qualsiasi cosa, quindi in linea di principio si potrebbero fare una marea di cose e non credo proprio che poi non gioverebbero ai destinatari, il punto è che spesso non le si vuol fare, pur potendole fare, quindi non si rompano più i coglioni ai suicidi o a chi sostiene che quando ha chiesto aiuto non ha trovato un cazzo rispetto a quel che gli serviva davvero.

Non dico che debbano sentirsi in colpa, quindi in questo punto le mie idee e le tue credo non collimino, però manco devono mettersi a dire cose false del tipo "è stato fatto tutto il possibile ma quella persona non voleva ricevere nessun aiuto" e minchiate del genere, che la coscienza se la ripuliscano senza diffondere minchiate, poi se non riescono ad averla a posto la coscienza senza convincersi di cose del genere (perché il cosiddetto super io li schiaccerebbe come moscerini) sono problemi loro, con questa verità qua ci devono convivere, non è che se io non sopporto che le cose stiano in certi modi riguardo a me stesso e gli altri mi metto a diffondere informazioni false.

La società la stragrande maggioranza di suicidi non voleva tenerli in vita senza farli star male, alleviando davvero le loro sofferenze.
I suicidi che non sono completamente scemi l'hanno compreso questo e hanno agito di conseguenza.

Ultima modifica di XL; 02-04-2023 a 11:50.
Vecchio 02-04-2023, 11:53   #6
Banned
 

È il lascito di un vero suicida o cosa?

È un ammasso di accuse verso gli altri e auto giustificazioni, si parte male parlando di inferno, per quel che sappiamo è inventato dagli uomini, quello che distrugge la nostra vita e ci fa stare male è cedere al male, lo yetzer hara.

Nessuno ha diritti sugli altri che non siano quelli stabiliti dalla legge, essere esclusi dalla società dimostra la propria inadeguatezza verso qualcosa a cui si vuole partecipare, è illogico, è come il fobico che invidia le persone socievoli e poi evita o rifiuta inviti ad uscire, se a me non piace il modo di vivere della massa dovrei essere contento di non farne parte anziché rosicare perché ne sono escluso.

L'uomo dovrebbe accusare prima di tutto se stesso, perché su se stesso ha potere e responsabilità, gli altri sono persone con cui trattare, scendere a compromessi, da aiutare, da comprendere e da sopportare.
Vecchio 02-04-2023, 13:08   #7
Esperto
L'avatar di Chamomile
 

È una bella lettera, in gran parte condivisibile secondo me, ma temo che a chiunque non stia male a sua volta apparirebbe più che altro come un papiello pieno di lagne di qualcuno che nella vita non ce l'ha fatta. In realtà dubito che le lettere addio in sé possano effettivamente servire a qualcosa, molto spesso la gente pensa "l'ha scritto perché è uscito fuori di testa, poverino" e basta.

Quote:
Originariamente inviata da XL Visualizza il messaggio
La frase paracula "non si può aiutare nessuno se questo non vuole essere aiutato" bisognerebbe scriverla su un foglietto di metallo arrotorarlo come un coppetto e ficcarlo per intero nel buco del sedere di chi l'ha pronunciata, non c'è cosa più falsa al mondo.

[...]

Non dico che debbano sentirsi in colpa, quindi in questo punto le mie idee e le tue credo non collimino, però manco devono mettersi a dire cose false del tipo "è stato fatto tutto il possibile ma quella persona non voleva ricevere nessun aiuto" e minchiate del genere
Nessuno è obbligato ad aiutare le persone depresse e infelici, ma che almeno non dicano che ci hanno provato in tutti i modi se poi il loro "aiuto" è stato dire "se non vai in terapia ti lascio da solo perché non vuoi essere aiutato e non mi rendi felice" o "se dici di pensare al suicidio ti devi vergognare perché sei egoista e di sicuro lo fai per manipolarmi, per tenermi vicino e per farmi sentire in colpa" e altre schifezze di questo genere.
Ringraziamenti da
XL (02-04-2023)
Vecchio 02-04-2023, 13:16   #8
Esperto
L'avatar di Varano
 

a me non piacciono le lettere accusatorie, se proprio uno deve lasciare le sue ultime volontà preferirei leggere un addio meno polemico e che sia da conforto verso chi soffrirà per questa decisione. già l'atto in sé è una sconfitta per la società e un qualcosa che dovrebbe far riflettere...il papiello lo trovo un po' esagerato senza offesa per chi l'ha scritto e per chi ne condivide il contenuto
Vecchio 02-04-2023, 13:29   #9
Esperto
L'avatar di Chamomile
 

Dipende anche da chi lo scrive e perché, qualcuno che si suicida ma che nel periodo precedente ha finto di essere felice per non far preoccupare nessuno ci sta che scriva una lettera di spiegazione e di conforto, perché in effetti quel gesto non se lo sarebbe aspettato nessuno; ma se la persona invece ha ribadito per mesi o per anni di essere infelice, di pensare alla morte, di non vedere un futuro ed è stata ignorata o le sono state rivolte solo frasi di "aiuto" come quelle che ho scritto nell'altro post o come "vai un po' a lavorare come fanno tutti, così a queste lagne non ci pensi più" è probabile che sia più arrabbiata e che lo possa manifestare anche questo modo.
Vecchio 02-04-2023, 13:49   #10
Esperto
L'avatar di Keith
 

Quote:
Mi da l'impressione di uno che non è riuscito ad essere "conforme" ma non ha avuto neanche il coraggio di essere "difforme".
Potrebbe essere uno come noi, verosimilmente introverso e anche fobico, probabilmente di aspetto fisico non avvenente. Uno che fa parte di quella fascia non maggioritaria ma cmq sempre più ampia di diseredati.

Condivido solo in parte le critiche al capitalismo e consumismo sfrenati. E' evidente che il sistema non va bene, non mi piace, ma l'alternativa qual'è? Un paese problematico per natura, senza risorse naturali che adotta un sistema non capitalistico e quindi si isola dal mondo e dall'economia e diventa sempre più povero e vulnerabile? No, neanche questo mi piace.
.
Vecchio 02-04-2023, 13:51   #11
Esperto
L'avatar di Demiurgo
 

Hai fatto bene a cambiare idea e a evitare l'insano gesto.

Nessuno avrebbe mai letto tutto quel messaggio.

Se a nessuno interessa cosa facciamo in vita, ancor meno gli interesserà sapere della nostra opinione da morti.

Per questo è meglio stringere i denti e restare vivi.
Ringraziamenti da
Silent (02-04-2023)
Vecchio 02-04-2023, 16:19   #12
Intermedio
 

Grazie a chi ha letto, a chi ha scritto, a chi non dice nulla.
Se non vuoi morire avvelenato il veleno in qualche modo occorre tirarlo fuori.
La scrittura serve anche a questo e può diventare un mezzo catartico.

p.s. Schlemiel hai frainteso: la citazione iniziale è una citazione di Calvino e afferma in modo molto chiaro ciò che tu hai affermato nel tuo commento: l'inferno, se ne esiste uno, è appunto quello formato dalle persone che vivono insieme su questa terra.
Inoltre:
"Non posso comunque essere certo di non essere anch'io inferno e di contribuire ad alimentarlo."
"Sicuramente ho fatto del male senza rendermene conto: spietato e inconsapevole candore."
"Non riesco più a sopportarvi, ormai provo solo Nausea. Perché voi siete il mio specchio come io sono il vostro."

Forse ti sei innervosito e ciò non ti ha aiutato ad essere lucido e mettere in moto l'intelligenza che possiedi :}
Vecchio 02-04-2023, 17:48   #13
Banned
 

Non mi sono innervosito e ti ringrazio per avermi corretto sull'inferno, il dubbio che si sia correi ? del proprio malessere e inconsapevoli li trovo una sorta di scusante, la lettera non puoi negare è una serie di accuse alla società o al pensiero e agire comune, come se gli altri si comportino male per cattiveria e lo scrittore invece per inconsapevolezza, caso raro di immacolato
Vecchio 02-04-2023, 19:03   #14
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da Schlemiel Visualizza il messaggio
è come il fobico che invidia le persone socievoli e poi evita o rifiuta inviti ad uscire, se a me non piace il modo di vivere della massa dovrei essere contento di non farne parte anziché rosicare perché ne sono escluso.

La fobia sociale come patologia non è una cosa che una persona si sceglie perché si è trasgressivi e non piace il modo di vivere della massa.
Quindi un sociofobico può benissimo invidiare la vita normale degli altri ma rifiutare ed evitare quelle stesse situazioni sociali per l'ovvio dolore e difficoltà nell'affrontarle.
Mi sembra una cosa scontata da sapere visto il tema del forum...

Se fossi come hai scritto allora tutti i membri del forum dovrebbero essere felici e contenti della situazione in cui sono, di non far parte della socialità in generale e non ci sarebbe bisogno di terapie di alcun tipo per contrastare i sintomi che impediscono una vita dignitosa.
Ringraziamenti da
Demiurgo (02-04-2023), Keith (02-04-2023)
Vecchio 02-04-2023, 19:10   #15
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da Noradenalin Visualizza il messaggio
La fobia sociale come patologia non è una cosa che una persona si sceglie perché si è trasgressivi e non piace il modo di vivere della massa.
Quindi un sociofobico può benissimo invidiare la vita normale degli altri ma rifiutare ed evitare quelle stesse situazioni sociali per l'ovvio dolore e difficoltà nell'affrontarle.
Mi sembra una cosa scontata da sapere visto il tema del forum...

Se fossi come hai scritto allora tutti i membri del forum dovrebbero essere felici e contenti della situazione in cui sono, di non far parte della socialità in generale e non ci sarebbe bisogno di terapie di alcun tipo per contrastare i sintomi che impediscono una vita dignitosa.
Insomma, se la sceglie nella stragrande maggior parte dei casi superata l'adolescenza, fino a un certo punto si parla di traumi infantili ma poi di scelte(sia nostre sia degli altri, reintrodursi in società da adulti dopo un isolamento è molto difficile, ma chi si è isolato?), le persone infatti secondo me se non sono felici o contente di come stanno devono provare a cambiare anzichè insistere a fare o non fare sempre le stesse cose.
Vecchio 02-04-2023, 19:18   #16
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da Schlemiel Visualizza il messaggio
Insomma, se la sceglie nella stragrande maggior parte dei casi superata l'adolescenza, fino a un certo punto si parla di traumi infantili ma poi di scelte
Quindi la fobia sociale sarebbe solo una fase adolescenziale che termina una volta superati i 18/20 anni?
Poi un individuo da quell'età in poi può scegliere semplicemente di togliersela di dosso come fosse un maglione sporco?

Mi sa che non hai compreso bene cosa sia e cosa comporti la fobia sociale come patologia psichiatrica.
Vecchio 02-04-2023, 19:25   #17
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da Noradenalin Visualizza il messaggio
Quindi la fobia sociale sarebbe solo una fase adolescenziale che termina una volta superati i 18/20 anni?
Poi un individuo da quell'età in poi può scegliere semplicemente di togliersela di dosso come fosse un maglione sporco?

Mi sa che non hai compreso bene cosa sia e cosa comporti la fobia sociale come patologia psichiatrica.
Mi sa che stai estremizzando il mio pensiero, un individuo da quella età fa delle scelte, alcune difficili altre meno, il fatto che io non abbia una vita sociale difficilmente dipende dalla società stessa, è inutile discutere se non si accetta la responsabilità individuale rispetto al proprio comportamento, la fobia sociale dipenderà sicuramente da diversi fattori ma alla fine il coltello dalla parte del manico ce l'ha il fobico, se vuole interagire maggiormente con le persone può farlo, magari a costo di sforzi gravosi ma può farlo, troppo facile dare la colpa agli altri per tutto.
Vecchio 02-04-2023, 19:26   #18
Esperto
L'avatar di Stan Kezza
 

Quote:
Originariamente inviata da insiemealvento Visualizza il messaggio
Grazie a chi ha letto, a chi ha scritto, a chi non dice nulla.
Se non vuoi morire avvelenato il veleno in qualche modo occorre tirarlo fuori.
La scrittura serve anche a questo e può diventare un mezzo catartico.
Non ho capito: chi l'ha scritta?

Comunque, c'è solo tanta rabbia, sembra più il manifesto di un suicidio politico. Di empatia, di un tentativo di condividere o comunicare cosa c'è dentro il cuore, ne vedo poca. Non è un'accusa, ma una constatazione, e mi dispiace sinceramente che l'autore non ci sia riuscito.
Ringraziamenti da
cancellato25904 (02-04-2023)
Vecchio 02-04-2023, 19:35   #19
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da Schlemiel Visualizza il messaggio
Mi sa che stai estremizzando il mio pensiero, un individuo da quella età fa delle scelte, alcune difficili altre meno, il fatto che io non abbia una vita sociale difficilmente dipende dalla società stessa, è inutile discutere se non si accetta la responsabilità individuale rispetto al proprio comportamento, la fobia sociale dipenderà sicuramente da diversi fattori ma alla fine il coltello dalla parte del manico ce l'ha il fobico, se vuole interagire maggiormente con le persone può farlo, magari a costo di sforzi gravosi ma può farlo, troppo facile dare la colpa agli altri per tutto.
Nessuno dà la colpa agli altri per tutto e non accetta la responsabilità individuale*, ma dire che la fobia sociale non sia anche causa della società in cui si vive e in cui si è cresciuti vuol dire negare proprio la fobia sociale in sé come patologia.

Un individuo fobico se vuole interagire di più può farlo, si, e molti su questo forum ci hanno provato e continuano a provarci, più di una volta; per tutta la vita.
A quest'ora dovremmo tutti essere guariti e felici e contenti.


*anche in questo caso, se un individuo ha un comportamento ansioso ed evitante patologico molto difficilmente riesce a controllarlo, a rendersene conto ed avere una valutazione critica costruttiva, altrimenti non sarebbe una patologia.
C'è una bella differenza da una scelta presa da una mente sana non intaccata da pensieri intrusivi

Ultima modifica di cancellato21736; 02-04-2023 a 19:41.
Vecchio 02-04-2023, 20:03   #20
Esperto
L'avatar di Keith
 

Quote:
Originariamente inviata da Schlemiel Visualizza il messaggio
devono provare a cambiare anzichè insistere a fare o non fare sempre le stesse cose.
E' la malattia che ti porta a fare sempre le stesse cose, perché riesci a fare solo quelle. Se io so che determinate persone è meglio chiamarle che mandare i messaggi.. però continuo a mandare messaggi è perché a telefonare non ci riesco proprio.. e faccio l'unica cosa che riesco a fare, anche se so che è sbagliata. La cosa giusta sarebbe non fare niente.
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