L'amore è una parola che vuole definire qualcosa di indefinito. Non so se quello che ho provato in passato corrisponde a quello che altri intendono come amore. Forse no visto che sentimenti così strazianti da far dire 'non posso vivere senza quella persona' non li ho mai provati.
Se una persona si innammora di un'altra e questa nell'arco di un certo tempo cambia di molto caratterialmente, fisicamente, come rapporti con l'ambiente, posizione nel contesto sociale, la prima continua ad amarla perchè è sempre lui / lei, come persona, come 'anima', oppure no? E se no, quali elementi sono fondamentali per farlo continuare ad amare, cioè che fanno sì che il lui / lei inziale verso cui ci si era innamorati sia rimasto tale?
Ci sono degli elementi inconsci e questi possono essere anche casuali, non ripetibili in un successivo eventuale innamoramento?
Uno si può innamorare (o meglio una, perchè gli uni si innamorano un po' più casualmente rispetto alle une
) di una persona e successivamente di una persona con caratteristiche molto diverse? O perlomeno c'è sempre qualche componente o un fondo comune tra i suoi amati?
Oppure dipende anche dai momenti del cammino che ti portano a guardare in modo diverso e ad apprezzare suggestioni che prima non avresti apprezzato.
Comunque ho l'idea che il cosidetto amore vero sia spesso quello che non può funzionare.
In linguaggio forumistico: il tipo timido inesperto sfigatello che si trova per qualche motivo ad avvicinarsi alla estro solare che rimorchia un figobullo a notte in discoteca: cose possibili, ammettiamo almeno che abbia un minimo di bel faccino per rendere più verosimile l'eventualità. Ebbene lì potrebbero nascere ripide ascese irrazionali di sentimento, desideri di sfide a se stessi e al mondo, perchè si vede quella diversità e difficoltà a intonarsi l'uno con l'altra come proprio l'ostacolo che può far saltare ancora più in alto il presunto vero amore, cioè tipo 'se siamo così diversi ed è così strano vedersi insieme, specie agli occhi del mondo che magari sembra ridere ed avversare il nostro avvicinamento, bene, se nonostante e contro tutto ciò i nostri occhi sognano quando si incrociano e i nostri sogni ci raccontano di unioni inesorabili, allora questo è vero amore'. E invece sono quei tipi di legami, secondo me, che non andranno a buon fine, che neanche cominceranno veramente forse.
Meglio trovare semplicemente una persona con cui si sta semplicemente bene insieme, ci si capisce, si ha voglia e capacità di aiutarsi l'un l'altro e che ti viene voglia di dire 'questa fa per me e aiutandola si va nella direzione di rafforzare la coppia' e viceversa.
Però poi se questa visione di congruenze viene a mancare, perchè non basata su una passione ma su scelte di tipo pratico che possono sfaldarsi facilmente (quando delle condizioni vengono a mancare o si trova maggiore risposta alle proprie esigenze in altri), finirebbe anche il senso della relazione.
Ci vorrebbe allora una decisione che ha come oggetto l'amarsi, dedicarsi, ecc. a quella persona nel tempo, cioè un impegno ad alimentare il proprio amore quasi come una missione, anche se dovesse cambiare qualcosa, sulla base della scelta iniziale e del sentimento che man mano si è definito e che giustifica la scelta degli amanti. Ma potrebbe in certi casi portare a esiti di autolesionismo se le cose non sono sentite più come proprie da uno dei due o entrambi.
Quindi che si fa? Forse l'opzione precedente a quest'ultima resta la migliore con l'aggiunta del sapersi accontentare o in alternativa con l'accettazione del fatto che le storie possono finire. Con la prima condizione forse il matrimonio serve a qualcosa, perchè mette dei limiti in un mondo in cui la monogamia (anche se solo apparente) ancora vige e ci si aspetta che ognuno abbia la sua metà della mela e che ci si accontenti di quella, altrimenti si crea scompiglio e ognuno rischia per il proprio partner.
In attesa che verrà sdoganato il poliamore.