Fin da bambino sono sempre stato insultato e preso per il culo, trattato letteralmente come una pezza dai miei coetanei. E' chiaro che questo ha portato ad una mia chiusura ancora più totale poiché soffrivo di mutismo selettivo, ora completamente superato grazie alle terapie/ esperienze sociali successive. Sì, poiché se da una parte i compagni di classe mi insultassero, dall'altra stavo sviluppando in qualche modo un lato da estroverso in una sorta di bilancia emotiva che adesso non riesco a capire da che lato penzoli.
Io e Socializzazione non siamo andati mai d'accordo. A 13 anni ero un ragazzino talmente strapieno di rabbia repressa (a causa del bullismo, ma anche dei problemi con mia madre a volte) che qualunque ragazzino della mia età che si avvicinasse a me per fare amicizia (in un contesto differente dalla scuola, quindi non conoscendomi affatto) alla fine veniva insultato e preso in giro a sua volta. Da chi? Ma da me ovviamente! Perché è quello l'unico modo con cui credevo servisse fare amicizia: dicendo brutte cose e insultando. Infatti ci fu un episodio che mi ha aperto una ferita nel cuore e che credo non si saturerà tanto presto. E' uno di quegli accadimenti che ti fa pensare, riflettere, rincoglionirti la mente cercando di trovare una dannata spiegazione logica. Era il 2008 e avevo circa 12-13 anni, e io e la mia famiglia andammo in questo campeggio privato dove si affitavano delle casette in legno per pernottare. Il primo giorno che arrivammo, io e mio fratello facemmo amicizia con questo ragazzo, figlio dei proprietari di questo campeggio. Lì, il mio senso di chiusura non si manifestò e paradossalmente mi sentivo bene a conversare con lui. Settimane dopo arrivò un altra famiglia che si sistemò in un bungalow accanto al nostro, e questi qua avevano un unico figlio, mi pare si chiamasse Riccardo. Ad ogni modo, facemmo amicizia pure con questo ragazzo e dopo un po' io e sto ragazzo comunque ci affezionammo a vicenda e scoprimmo di avere tantissimi punti in comune e anche lo stesso carattere, comunque alla fine questo si fissò con me: chiedeva sempre a mio fratello: ''Alley c'è?, dov'è Alley?'' e alla fine, quando se ne dovette partire, ci scambiammo i numeri di telefono (avevo da poco ricevuto il mio primo cellulare) . Tornai a scuola, e i compagni continuarono a massacrarmi con gli insulti e ricordo che io imparai una nuova parola cioè: gay. Non sapevo cosa significasse e cosa volesse intendere, così la usavo a profusione con chiunque mi capitasse a tiro (avevo una testa di merda...) comunque alla fine io e Riccardo ci telefonavamo tantissime volte ed in un occasione io lo chiamai gay. Lui subito si offese e mi disse una prima volta ''smettila''. Io continuai imperterrito, ridendo come un cretino perché in qualche modo volevo far divertire pure lui (perché wow, gay sembra una parola così stupida ahah..
) e lui si scocciò e mi passò i suoi genitori, il padre sopratutto, che mi disse: ''Ora basta, non telefonare mai più.'' e kaput, addio Riccardo.
Ripensandoci dopo tantissimo tempo, mi sono sempre addossato tutta la colpa, e infatti è stata colpa mia. Mi sono sempre detto ''Ma come ho potuto essere così infame nei riguardi di una persona?'' e non trovo ancora una risposta. Io, che generalmente sono buono di cuore e mi piace aiutare il prossimo? Che non farei del male nemmeno ad una mosca? Che vedere la gente che vaga per strada con degli stracci addosso chiedendo carità fa venir da piangere?
Ora come ora le uniche amicizie che ho sono virtuali. Gente più grande di me, 5 o 6 o perfino 10 anni più grande, pochi coetanei. A volte mi precipito troppo nei riguardi che hanno queste persone verso di me....mi chiedo ''ma se ne fottono veramente, o è di nuovo tutta una presa per il culo?'' Sarò mai degno di avere un amicizia seria, trovare delle persone che finalmente posso accettare nella mia vita senza troppe paranoie?
Sono io sbagliato, mi dico allora. Nato con un cervello bucato e un cuore fin troppo sensibile (o fin troppo insensibile in quel determinato caso) , ecco qual'è il riassunto della mia personalità.
Scusate lo sfogo.