Scrivo qui questa mia riflessione, perchè c'è già il topic.
Mi sono ritrovato, una domenica di febbraio, ovvero prima dell'apocalisse, in una sorta di trattoria-museo dell'antiquariato, che prima era un'abitazione appartenuta a dei contadini.
Fu dopo aver guardato quegli oggetti così antichi che mi balenò di fronte il flusso delle numerose sequenze temporali. Della precarietà delle cose al centro del tempo, che tutto consuma e tutto manda in rovina. Di ciò che se ne è andato e di ciò che deve ancora venire. Del susseguirsi della storia umana fatta di tragedie e di sventure. Della morte, sempre li, presente in ogni forma. Dell'ignoto e della dimenticanza. Del male. Della fine.
La paura ha di nuovo prevalso.
Ora passo la gran parte delle mie giornate a pensarci.
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