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28-03-2015, 09:57
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#1
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Principiante
Qui dal: May 2012
Messaggi: 48
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Da 5 mesi ho iniziato a lavorare come promoter, ciò mi ha consentito di entrare in contatto con moltissime persone. Sapete di cosa mi sono reso conto? Per essere bravi interlocutori è sufficiente ASCOLTARE e parlare delle cose di cui si interessa l'altro. Non serve null'altro, nessuna storia interessante da raccontare, nessun evento particolare della tua giornata, niente che possa mettere al centro dell'attenzione il tuo io. Non c'è nulla da fare, siamo degli inguaribili egocentrici. Se volete risultare interessante a qualcuno ascoltate quello che ha da dire e parlate di ciò che gli interessa.
Per suffragare la mia tesi, ho provato a prlare di me con persone conosciute da poco, l'effetto ottenuto è il totale disinteresse, invece facendole parlare e parlando di loro, sono riuscito ad attirare subito la loro attenzione.
Forse è questo che distingue un amico da un conoscente, gli amici sono disposti anche ad ascoltare, non solo ad essere ascoltati.
Voi cosa ne pensate?
P.s. io sto cercando di cambiare approccio in questa direzione, prima parlavo troppo di me
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Ultima modifica di MAximum; 28-03-2015 a 09:59.
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28-03-2015, 10:20
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#2
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Esperto
Qui dal: Jul 2014
Ubicazione: Moana, Brunner lake (sì, come no)
Messaggi: 12,954
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Quote:
Originariamente inviata da MAximum
Da 5 mesi ho iniziato a lavorare come promoter, ciò mi ha consentito di entrare in contatto con moltissime persone. Sapete di cosa mi sono reso conto? Per essere bravi interlocutori è sufficiente ASCOLTARE e parlare delle cose di cui si interessa l'altro. Non serve null'altro, nessuna storia interessante da raccontare, nessun evento particolare della tua giornata, niente che possa mettere al centro dell'attenzione il tuo io. Non c'è nulla da fare, siamo degli inguaribili egocentrici. Se volete risultare interessante a qualcuno ascoltate quello che ha da dire e parlate di ciò che gli interessa.
Per suffragare la mia tesi, ho provato a prlare di me con persone conosciute da poco, l'effetto ottenuto è il totale disinteresse, invece facendole parlare e parlando di loro, sono riuscito ad attirare subito la loro attenzione.
Forse è questo che distingue un amico da un conoscente, gli amici sono disposti anche ad ascoltare, non solo ad essere ascoltati.
Voi cosa ne pensate?
P.s. io sto cercando di cambiare approccio in questa direzione, prima parlavo troppo di me
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Penso che sia un post da incorniciare e senza togliere niente alle tonnellate di post interessanti e preziosi che ormai sono sul sito, uno dei top 20 passati presenti e futuri. Anche io ho sempre pensato cose simili, non per niente ho sostenuto e sostengo che dietro moltissimi fobici/timidi si celi un senso dell'ego anormale (me per primo!).
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28-03-2015, 10:31
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#3
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Esperto
Qui dal: Apr 2013
Messaggi: 15,355
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Basta che poi appena inizio a parlare io non volino pesci in faccia e rotture di cazzo.
♪ END EVRIBADI SE
ABAU DE BEEERD
ABU DE BE BE BE
BE IS DE UE
ABAU DE BE! ♪
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28-03-2015, 10:56
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#4
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Esperto
Qui dal: Sep 2013
Ubicazione: Infinitamente nel tuo pensiero.
Messaggi: 3,181
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E' la scoperta dell'acqua calda purtroppo funziona così.
Quello che stona è lo stare sentire gli altri per interagire e poi fregartene.
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28-03-2015, 11:36
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#5
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Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Lombardia
Messaggi: 11,589
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E' sicuramente tutto vero.
E' una bella sfida quella di adottare la strategia che hai indicato, far parlare gli altri di sè e dimostrarsi interessati. E' un metodo che ti fa ottenere anche l'effetto positivo di distogliere l'attenzione dell'altro da te e dalla tua vita, che è ciò che noi fobici desideriamo di più.
Certo, a onor del vero la riflessione che mi viene da fare in chiave un pò polemica è che in questo modo noi non facciamo altro che alimentare l'ego degli altri. La lettura che do di questa dinamica non è che la gente ha un ego meno sviluppato del nostro, al contrario, in realtà tutti abbiamo un ego che necessita di essere alimentato: tutte le persone gradiscono ricevere domande e poter parlare di sè; allo stesso modo noi, se non avessimo la fobia del giudizio altrui, gradiremmo parlare di noi. Non riusciamo a farlo liberamente e questa è un'ulteriore causa di frustrazione.
Comunque per adottare in modo efficace la strategia che Maximum suggerisce, è indispensabile, come premessa, essere interessati dagli altri. Io devo far domande al mio interlocutore perché mi interessa sinceramente sapere di lui.
Questo è qualcosa che per noi timidi o fobici è molto difficile. Noto su di me che spesso la fobia sociale mi fa vedere gli altri non come persone a tutto tondo, ma esclusivamente come giudici dei miei comportamenti. Gli altri ai miei occhi non sono persone, sono i mostri del mio incubo. E' chiaro che con questa distorsione cognitiva io non sarò mai interessato ad informarmi della loro vita, vorrò solo trovare il modo più veloce per scappare da loro. Questo appiattimento degli altri nel ruolo stereotipato di "cattivi" è ciò che ci impedisce di adottare con loro un dialogo spontaneo, in cui si fan domande perché davvero si vuole sapere.
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28-03-2015, 11:37
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#6
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Principiante
Qui dal: May 2012
Messaggi: 48
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Quote:
Originariamente inviata da Noriko
E' la scoperta dell'acqua calda purtroppo funziona così.
Quello che stona è lo stare sentire gli altri per interagire e poi fregartene.
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ti giuro, per me non era una cosa così banale
Non si interagisce per poi fregarsene, se ci pensi nessuno fa cose in modo del tutto disinteressato, c'è chi ti ascolta per fare colpo su di te, per ottenere la tua attenzione o i tuoi favori.
Purtroppo la verità è che questo accade in due situazioni: 1 sei una figa della madonna 2 sei nella stanza dei bottoni, ed il successo/prestigio di un altro dipende da te.
Noi poveri mortali dobbiamo imparare ad ascoltare ed ad interessarci in modo sincero!
Per me è difficile, dato che ho sempre e solo pensato a me, mancando totalmente di empatia. Mi spiace averlo capito solo ora
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28-03-2015, 11:52
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#7
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Esperto
Qui dal: Jul 2010
Ubicazione: qui vicino
Messaggi: 31,205
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beh, sì, modestamente quando sono obbligato ad interagire applico questa modalità da tempo immemore
in genere la vita altrui è di una noia, ma di una noia, ma di una noia, che non si può capire
che poi molto dipende dal fatto che non la sanno raccontare
non sanno raccontare un aneddoto, si perdono in mille dettagli inutili, non sanno esporre un'opinione in modo convincente, oppure pensano di avere provato esperienze esclusive e bizzarre quando semplicemente hanno fatto cose che tutti fanno
mamma mia che fatica socializzare
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28-03-2015, 12:02
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#8
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Esperto
Qui dal: Sep 2013
Ubicazione: Infinitamente nel tuo pensiero.
Messaggi: 3,181
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Quote:
Originariamente inviata da MAximum
ti giuro, per me non era una cosa così banale
Noi poveri mortali dobbiamo imparare ad ascoltare ed ad interessarci in modo sincero!
Per me è difficile, dato che ho sempre e solo pensato a me, mancando totalmente di empatia. Mi spiace averlo capito solo ora
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Era un modo di dire in generale
E' vero doppiamo imparare ad ascoltare in modo sincero, ma questo risulta difficile se in una vita causa il carattere, siamo stati sempre poco empatici.
Poi riusciremo veramente a cambiare adesso?
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28-03-2015, 12:18
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#9
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Esperto
Qui dal: Aug 2013
Ubicazione: Trani
Messaggi: 9,419
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Praticamente bisogna fingere di ascoltare, prendere per il culo, ma ci si stanca, se non si é davvero interessati, ascoltare tutti belli e brutti...naaaa
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28-03-2015, 12:36
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#10
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Principiante
Qui dal: May 2012
Messaggi: 48
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Quote:
Originariamente inviata da Blue Sky
E' sicuramente tutto vero.
E' una bella sfida quella di adottare la strategia che hai indicato, far parlare gli altri di sè e dimostrarsi interessati. E' un metodo che ti fa ottenere anche l'effetto positivo di distogliere l'attenzione dell'altro da te e dalla tua vita, che è ciò che noi fobici desideriamo di più.
Certo, a onor del vero la riflessione che mi viene da fare in chiave un pò polemica è che in questo modo noi non facciamo altro che alimentare l'ego degli altri. La lettura che do di questa dinamica non è che la gente ha un ego meno sviluppato del nostro, al contrario, in realtà tutti abbiamo un ego che necessita di essere alimentato: tutte le persone gradiscono ricevere domande e poter parlare di sè; allo stesso modo noi, se non avessimo la fobia del giudizio altrui, gradiremmo parlare di noi. Non riusciamo a farlo liberamente e questa è un'ulteriore causa di frustrazione.
Comunque per adottare in modo efficace la strategia che Maximum suggerisce, è indispensabile, come premessa, essere interessati dagli altri. Io devo far domande al mio interlocutore perché mi interessa sinceramente sapere di lui.
Questo è qualcosa che per noi timidi o fobici è molto difficile. Noto su di me che spesso la fobia sociale mi fa vedere gli altri non come persone a tutto tondo, ma esclusivamente come giudici dei miei comportamenti. Gli altri ai miei occhi non sono persone, sono i mostri del mio incubo. E' chiaro che con questa distorsione cognitiva io non sarò mai interessato ad informarmi della loro vita, vorrò solo trovare il modo più veloce per scappare da loro. Questo appiattimento degli altri nel ruolo stereotipato di "cattivi" è ciò che ci impedisce di adottare con loro un dialogo spontaneo, in cui si fan domande perché davvero si vuole sapere.
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Non posso che condividere alcune tue osservazioni, TUTTI noi abbiamo un ego, un essere che si nutre di interessamenti e di apprezzamenti, non c'è nulla da dire su questo. Però guarda la cosa da un'altra prospettiva, è vero che interessarsi e fare apprezzamenti fa cresce l'ego dell'interlocutore, ma è altrettanto vero che entrerai nelle sue "grazie". Poi magari anche lui inizierà ad interessarsi a te. Certo non è una conseguenza automatica, ci sono tanti fattori che possono influenzare il risultato, uno di questi è la capacità di applicazione della tecnica, e più nello specifico la capacità di mostrare un sincero apprezzamento per l'altro come, appunto, dicevi te
Per la paura del giudizio altrui, ti capisco, anch'io lo soffro, secondo me devi trovare qualcosa che ti sproni a relazionarti. Trovare lavoro come venditore aiuta, ti mette nelle condizione di dover fermare gente e ti obbliga a relazionarti ed a imparare delle tecniche relazionali per riuscire a convincere l'interlocutore. Ti saranno utili pure per vendere te stesso, io sono convinto che mi stia aiutando a crescere.
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28-03-2015, 12:39
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#11
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Banned
Qui dal: Dec 2011
Messaggi: 3,054
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Personalmente io cerco sempre di individuare ciò che interessa gli altri e parlo di quello, raramente affronto argomenti che interessano anche me. Risultato? Io riesco a conoscere la persona, la persona non riesce a conoscere me. La persona è appassionata di pesca? Anche io sono appassionata di pesca, è interessata di motori a scoppio? Anche io sono interessata di motori a scoppio. è interessata ai Lemuri del Madagascar? Anche io sono interessata ai Lemuri del Madagascar. Questo è molto frustrante e de-energizante per me, inoltre mi annoio immensamente a socializzare ecc.
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Ultima modifica di Stefania90; 28-03-2015 a 12:43.
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28-03-2015, 12:42
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#12
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Esperto
Qui dal: Apr 2013
Ubicazione: Toscana
Messaggi: 2,270
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Tutto perfetto, unica pecca, secondo me, questo:
Quote:
Originariamente inviata da MAximum
Forse è questo che distingue un amico da un conoscente, gli amici sono disposti anche ad ascoltare, non solo ad essere ascoltati.
Voi cosa ne pensate?
P.s. io sto cercando di cambiare approccio in questa direzione, prima parlavo troppo di me
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Fare distinzione. Questa è secondo me una pecca. I migliori socializzatori di solito parlano di "amico" anche di una persona conosciuta da poco. L'importante è trattare tutti nello stesso modo, perchè se si comincia a categorizzare, vuol dire che si metteranno in atto comportamenti diversi. Non ce nè bisogno secondo me, non in situazioni informali e "potenzialmente amicali".
Parlare troppo di sè è un errore, si. Ma la cosa va bilanciata.
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28-03-2015, 12:51
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#13
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Esperto
Qui dal: May 2010
Ubicazione: Nervenleben.
Messaggi: 2,958
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Questi thread coi titoli kunderiani.
Moltissimi hanno paura di star soli coi loro pensieri, qual è la novità?; questo lo sa ogni parrucchiera, lo si vede ogni volta che ci si confessa laicamente ad un qualche sconosciuto. Il problema è che l'orecchio accoglie di tutto ma non è una puttana, la cacofonìa del rumore lo sfianca, la monotonìa del pensiero lo rende ottuso. Per far fessi e contenti gli altri basta dire Sì sì ogni tanto, così, a casaccio, finché hanno solo voglia di buttarsi le parole fuori dalla testa.
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28-03-2015, 12:52
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#14
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Esperto
Qui dal: May 2014
Messaggi: 602
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Fai bene, sono assolutamente d'accordo! Anch'io nella "terapia" di miglioramento che sto seguendo, tento di ascoltare gli altri mostrandogli una vera attenzione. D'altronde è la stessa cosa che noi vorremmo da loro... hai detto delle cose giustissime. Fa la differenza tra conoscente e amico ma anche tra amico e amante. Insomma, fai la differenza in tutto.
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28-03-2015, 12:54
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#15
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 992
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Ottimo post! Veramente bello e utile!
Anche io ho fatto qualche riflessione in merito all'argomento e ne approfitto per scriverle qui!
Allora, noi pensiamo spesso che la situazione sociale e la situazione asociale, siano le medesime. Se ad esempio noi ascoltiamo l'altra persona, lei sarà il centro dell'attenzione, mentre se parliamo solo noi, saremo noi il centro dell'attenzione e quindi non si sfuggirà alla logica centralizzante.
E invece, se invece di parlare di noi stessi senza che ci venga chiesto lo facciamo quando la persona mostra interesse verso di noi, e viceversa, si crea una unione fra le due persone, un legame che le rende tutt'uno che è la base di qualsiasi rapporto umano.
Nel caso in cui ognuno parlasse di sé oltre l'interessamento dell'altro invece si creerà una frattura, che è alla base dell'asocialità e dell'isolamento delle persone.
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28-03-2015, 13:08
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#16
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Esperto
Qui dal: Mar 2013
Messaggi: 3,825
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Dal punto di vista della crescita personale invece di parlare di meno (che in sé leva i sintomi non la causa di ciò che ti fa "parlare troppo") penserei all'origine del problema
Dal punto di vista del promoter è molto funzionale, non c'è che dire
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28-03-2015, 13:26
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#17
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 992
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A mio parere, ci sono varie principi da applicare nei nostri casi.
PRINCIPI DI SOCIALIZZAZIONE
1° Principio, detto "La distribuzione delle energie": «Se una persona soffre di un male specifico è prioritario che la persona stessa focalizzi le proprie energie sull'eliminazione di tale male, e dunque su se stessa. In caso contrario, cioè in presenza di benessere, le energie della persona vanno distribuite verso l'esterno.»
2° Principio, detto "La distribuzione dei piaceri": «Se una persona soffre di un male specifico è necessario che tale male sia espresso in direzione di persone fidate in maniera tale da focalizzare la loro attenzione su di esso. In tutti gli altri casi [cioè, se la persona sta bene] è opportuno che essa distribuisca il suo piacere e il suo benessere agli individui circostanti.»
3° Principio, detto "L'interattività": «Un individuo per integrarsi nella società deve aprirsi e interessarsi a ciascun individuo che lo circonda, piuttosto che effettuare operazioni opposte di imposizione dell'Io o di chiusura agli stimoli esterni.»
4° Principio, detto "L'equilibrio": «Un individuo in società deve assimilare informazioni a sufficienza riguardo alla persona con cui interagisce ed adottare un comportamento adeguato alla situazione, nei limiti della propria etica.»
Quindi, nel complesso, le energie e il piacere vanno direzionati verso l'esterno quando sono presenti, bisogna interagire con sostanzialmente chiunque (quando c'è l'occasione naturalmente) ed adeguarsi alla persona che ci sta accanto.
Questo ovviamente se non si sta male, nel qual caso è lecito avvisare del proprio male chi ci è più caro e focalizzarci su di noi.
Quindi nel caso si stia male le fasi dovrebbero essere queste:
1^ fase: Riconoscimento del malessere. Si deve riconoscere che c'è qualcosa che non va e va curato.
2^ fase: Ricerca di aiuto. Se non riusciamo a curare da soli il malessere bisogna consultarci con persone competenti e/o care.
3^ fase: Cura del male. Il male va curato con costanza una volta riconosciuto, perché la sua presenza impedisce una vita adeguata.
4^ fase: Fine della centralità dell'Io. Se il male viene curato allora non c'è più alcun motivo per non interagire, e bisogna seguire i principi di socializzazione.
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28-03-2015, 13:42
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#18
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Principiante
Qui dal: May 2012
Messaggi: 48
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Quote:
Originariamente inviata da XL
Però poi se tu non parli e ascolti soltanto, come fai a vendere quel che vorresti vendere?
Attiri l'attenzione, ascolti e così via, ma poi durante l'interazione devi cercare di spostare l'attenzione verso quello che interessa a te, e a te da promoter interessa fare qualcosa ossia che l'altro si interessi al prodotto che stai pubblicizzando, o no?
O sei disposto a sentire la storia di tutta la vita di una persona come uno psicoterapeuta senza interromperla mai per illustrare le qualità del prodotto che dovresti promuovere?
Secondo me è questa la cosa difficile da fare, entrare in una certa forma di relazione con le persone non è così difficile, la cosa complicata per molti di noi, o almeno per me, è rappresentata dal riuscire poi a condividere qualcosa o a soddisfare con queste relazioni i propri bisogni.
Lo scopo di molti di noi non è rappresentato dal relazionarsi e basta, ma dal relazionarsi riuscendo a ricavare qualcosa di buono da queste relazioni.
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Per vendere serveno in sequenza:
1 sorriso, anche la persona più stronza del mondo restituisce SPONTANEAMENTE il sorriso, questo ti pone in una condizione migliore per provare l'approccio;
2 offrire vantaggi, nell'esposizione più che esporre sterilmente le caratteristiche del prodotto devi entrare nel'ottica dell'acquirente e pensare quali sono i vantaggi che potrebbe trarne se acquistasse il prodotto;
3 ascoltare quello che hanno da dire gli interlocutori, molte volte capita che se ne escano con delle osservazioni che rimandano alla loro vita, bisogna saperle cogliere e spronarli a parlarne. Il solo fatto di poterne parlarne con qualcuno li rende automaticamente riconoscente nei tuoi confronti e saranno più invogliati a fare quello che gli chiedi. Nel mio caso, fargli provare un prodotto.
Ora voi penserete: "eh che brutta persona, si interessa degli altri solo per raggiungere un mero fine commerciale", vero, ma d'altronde anche quando cerchiamo altre tipologie di interazioni sociali lo facciamo in modo totalmente disinteressato? No, abbiamo tutti un fine. In quest'ultimo caso non vendiamo un prodotto, vendiamo noi STESSI. Qui entra in gioco la parte più difficile bisogna credere in se stessi, fino a quando non si crede nel prodotto (noi) e saremo convinti che la persona con cui parliamo potrà avere di meglio, perderemo ogni possibilità di convincere la persona. Non c'è nulla da fare, le persone fiutano l'insicurezza, come gli squali sentono l'odore del sangue in acqua da chilometri di distanza.
Come dicevo il risultato che si ottiene dipende da come si applicano i principi, come ogni altra cosa che si impara va sperimentata e solo con la perseveranza si possono migliorare i risultati
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28-03-2015, 14:00
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#19
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Principiante
Qui dal: May 2012
Messaggi: 48
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Quote:
Originariamente inviata da Noriko
Era un modo di dire in generale
E' vero doppiamo imparare ad ascoltare in modo sincero, ma questo risulta difficile se in una vita causa il carattere, siamo stati sempre poco empatici.
Poi riusciremo veramente a cambiare adesso?
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abbiamo imparato a camminare, parlare, scrivere ecc.. perchè non possiamo imparare ad ascoltare gli altri? bisogna solamente trovare qualcosa che ci spieghi in modo razionale queste cose, come si fa a scuola per altre cose. La cosa che non capisco è perchè le nostre scuole sono così tanto nozionistiche, quando poi una cosa importante per stare bene nella vita è la capacità di coltivare le relazioni umane. Perchè non spiegare queste tecniche nelle scuole?
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28-03-2015, 14:10
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#20
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Esperto
Qui dal: May 2010
Ubicazione: Nervenleben.
Messaggi: 2,958
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Perché ci manca solo che la scuola assecondi le tendenze manipolatrici di individui che già c'hanno poca voglia di stare lì ad ascoltare, come “nozionismo”, qualcosa di non immediatamente finalizzabile.
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