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Vecchio 15-01-2014, 15:02   #21
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Originariamente inviata da Kitsune Visualizza il messaggio
Cos'è un mostro?
Un mostro, almeno per me, è una persona che agisce con la coscienza, che ha la capacità di intendere e di volere, ma commette omicidi e/o violenze fisiche e/o sessuali e/o psicologiche. Oppure, qualsiasi cosa MOLTO negativa, fatta, appunto, con la coscienza.
Per farti un esempio di VERI mostri, guardati "A Serbian Film". Ma NON guardarlo nel caso fossi una persona facilmente turbabile. E' un film censurato praticamente nei cinema di quasi tutti il mondo, o in altri hanno tolto delle scene. Lo puoi vedere in streaming! E' una sorta di thriller, con violenze sessuali di tipo necrofilo e pedofilo e anche di violenza sulle donne. Il regista, criticato negativamente tantissimo, ha voluto esprimere la violenza (che è una realtà) che avviene alle donne e ai bambini, da parte di persone sane oppure malate ma con la coscienza di quello che fanno. ^^
Ripeto!!! E' un film ESTREMAMENTE ed ECCESSIVAMENTE perverso. Se dovessi dare una critica, direi che il film mi è piaciuto, proprio perché esprime appieno la realtà dei mondi come la Serbia, sa mettere angoscia e, soprattutto, ha la capacità di farti rimanere INCOLLATO allo schermo fino all'ultima scena! ^^
Lì vedi anche i risultati della pornografia e a cosa può arrivare e che pensieri alimenta. Pensieri di tipo perversi, fantasie erotiche estreme, anche da parte di chi è sano di mente. Non per questo, parla di un ex attore pornografico, che viene ingaggiato da un regista per fare un film porno, in Serbia. L'attore non sa la trama, perché il regista non gliela vuole dire. Il guadagno che spetta all'attore è molto, molto alto, quindi l'attore accetta, ma non sa quello che lo aspetta...
EDIT: Aggiungo che ha anche scene splatter, un po' horrorifiche! ^^
Vecchio 15-01-2014, 15:03   #22
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L'avatar di Ste Fano
 

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Originariamente inviata da Architeuthis Visualizza il messaggio
una tipo Erika
Non ricordavo il delitto, ma leggendo la dinamica,( che ho riportato sotto presa da wkipedia), concordo.
Leggendola in pausa pranzo, mi sono venuti i brividi..



"La dinamica


Susy Cassini rincasa insieme al figlio Gianluca intorno alle 19.30. Suona il campanello ed Erika apre la porta. Insieme vanno in cucina e tra madre e figlia comincia probabilmente l'ennesima discussione dovuta ai brutti voti scolastici della ragazza che studiava all'Istituto San Giorgio - dopo due anni molto deludenti al liceo scientifico - ed ai timori della madre sulle possibili cattive frequentazioni della figlia. Poi arriva la prima coltellata. Soltanto a questo punto la giovane si infila i guanti. Omar che era in casa, nascosto nel bagno del pianterreno dove aveva già indossato i guanti, accorre a dar manforte ad Erika. I due ragazzi riescono ad aggredire Susy alle spalle: uno dei due le tappa la bocca con una mano, l'altro comincia a menare fendenti con il coltello. Anche l'altro comincia a colpire. La donna si dibatte, tenta di sfuggire alla furia omicida dei due, e va a sbattere contro il tavolo della cucina, che per la violenza dell'urto si spezza in due. Il sangue schizza e macchia i vestiti mentre i due fidanzatini continuano ad accoltellarla finché non respira più. Saranno in tutto 40 le coltellate inflitte alla donna. Omar affermò che prima di morire Susy Cassini avrebbe gridato alla figlia "Erika, ti perdono", implorandola di risparmiare il fratello.

Nel frattempo il trambusto generatosi ha attirato Gianluca (il fratellino di Erika) che dal piano superiore dove stava preparandosi a fare il bagno (era appena tornato da una partita di pallacanestro dopo aver corso e sudato) è sceso al pian terreno dove ha assistito atterrito all'omicidio della madre. Gianluca viene colpito una prima volta al piano terra dalla sorella, come dimostrato da uno schizzo di sangue del bambino rinvenuto sul cavo del telefono della cucina. Dopodiché Erika convince il fratello a seguirla al piano superiore cercando di calmarlo. Gocce di sangue della giovane vittima vengono rinvenute anche sulle scale che conducono al primo piano, segno che Gianluca è risalito al piano superiore quando era già stato ferito. I piedi dei due assassini lasciano tracce sulle scale, c'è sangue anche sul muro, il segno delle mani dei due che si appoggiano per agevolare la corsa (indice secondo i giudici di una manifesta furia omicida). Piccole gocce cadono dai coltelli. Erika porta il fratellino in bagno con la scusa di aiutarlo a lavarsi e medicargli la ferita, ma Gianluca, in preda al panico, fugge e cerca rifugio nella camera di Erika ed è qui che riceve ulteriori coltellate.

Nel frattempo, per evitare che i vicini udissero grida, Erika alza al massimo il volume dello stereo, sulla cui manopola vengono rilevate altre tracce ematiche. Nei piani dei due assassini probabilmente non vi era l'eliminazione di Gianluca, ma la sua presenza imprevista sulla scena del crimine e la sua reazione ne hanno fatto uno scomodo testimone. Forse dopo un veloce conciliabolo viene presa la decisione di eliminarlo. Nel frattempo Gianluca con le poche forze rimaste scappa e cerca rifugio nel bagno. È la fine. Inizialmente, Erika cerca di fargli bere del topicida (resti di una polvere azzurra poi risultata essere un topicida furono rinvenuti vicino alla vasca da bagno, nel pianerottolo del piano superiore, e nelle scale), poi lo butta nell'acqua della vasca e tenta di affogarlo. I fidanzati, forse perché presi dal panico non riescono però nel loro tentativo di affogare Gianluca (che si difende disperatamente riuscendo anche a ferire Omar mordendolo nella zona della prima piega interdigitale della mano destra procurandogli una ferita sanguinante), ma avendo con sé ancora uno dei coltelli usati per uccidere Susy, ricominciano a colpirlo. La furia dei due giovani diventa bestiale. Colpiscono di nuovo e serviranno in tutto ben 57 coltellate, per farlo smettere di agitarsi dopo almeno un quarto d'ora d'agonia.

I due ragazzi tornano al piano terra. Sul sangue che imbratta le scale sono rimaste impresse le impronte dei piedi che ripercorrono la stessa strada in discesa. E accanto altre goccioline cadute dai coltelli. “Piccole macchie rotonde - puntualizza un investigatore - tipiche dello sgocciolamento”. Tra i due scoppia una discussione circa l'opportunità di aspettare il rientro del padre della ragazza per uccidere anche lui. Erika insiste ma Omar sostiene di essere troppo stanco e le replica: "Se vuoi, uccidilo da sola". Dopodiché i ragazzi cercano di lavare il sangue, ma non ci riescono. Lavano comunque le armi per nascondere le impronte. Un coltello lo chiudono in un sacchetto insieme a un paio di guanti. L'altro resta nella casa, sul pavimento della cucina. Alle 20.50 si dividono. Omar esce dalla porta principale. Un testimone lo nota perché ha i pantaloni sporchi di sangue. “È andato via in motorino”, racconta il giorno dopo ai carabinieri. Erika passa invece dal garage. I suoi piedi lasciano le impronte sul pavimento e anche in questo caso gli esami confermano: sono le tracce lasciate da una persona che non corre, ma cammina. Dopo aver inferto, insieme al fidanzato, 97 coltellate a madre e fratello.
Le indagini

Dopo il delitto e l'arrivo delle forze dell'ordine, Erika De Nardo, allora studentessa al terzo anno presso un istituto tecnico per geometri, narrò, con vistosi errori e contraddizioni, di una rapina ad opera di extracomunitari finita in tragedia, fornendo una descrizione di due malviventi che a suo dire ne sarebbero stati responsabili. Un giovane albanese ritenuto somigliante all'identikit fornito dalla ragazza venne prontamente rintracciato, ma l'alibi fu riscontrato essere valido.

L'ipotesi di una rapina degenerata parve quasi immediatamente perdere consistenza. Nessuna porta o finestra della casa mostrava segni di forzatura ed i due cani da guardia della famiglia non avevano abbaiato. I vicini di casa non avevano notato rumori insoliti, le armi con cui erano state assalite e uccise le vittime appartenevano alla famiglia (si trattava di due coltelli facenti parte del servizio da cucina) e sembrava improbabile che una rapina, che oltretutto non aveva nemmeno avuto luogo, dal momento che nessun oggetto di valore era stato sottratto, potesse essere il movente di tanta ferocia. Fu possibile capire con certezza chi fossero i veri autori del delitto in base a registrazioni ambientali.

Lasciati soli nell'anticamera della locale caserma dei Carabinieri nella quale erano installate microspie e telecamere nascoste, tra il 22 ed il 23 febbraio, i due omicidi allora adolescenti, occupati a scambiarsi effusioni e scherzare tra loro, "confessarono" involontariamente l'esecuzione, parlandone tra loro, confrontandosi sugli identikit che la ragazza avrebbe dovuto disegnare per la polizia (ad un certo punto si sentì Omar rimproverare la fidanzata perché aveva tracciato un volto troppo somigliante a lui: "'Non vorrai mica che ci freghiamo da soli, sarebbe il massimo!") e, sembra, ipotizzando un tentativo di fuga in caso su di loro si fossero addensati i sospetti.

Una telecamera inquadrò Erika che mimava il gesto della coltellata mentre mormorava "gliel'ho dato qui" e chiedeva al fidanzatino: "Ti sei divertito vero a ucciderli?" mentre Omar la strattonava sbottando "vieni qui, assassina" e rinfacciandole "tu non sai, non è un gioco questo... sono morte due persone è una roba da ergastolo". Poco prima la ragazza aveva commentato "Adesso possiamo andare in giro come una coppia vera" e raccomandato ad Omar di vestirsi bene ai funerali delle loro vittime, previsti per il giorno successivo; funerali ai quali, peraltro, la giovane non poté partecipare, trovandosi già in carcere[3].

Verso le ore 19 del 23 febbraio 2001 i due vennero definitivamente posti in stato di fermo e quindi condotti nel carcere minorile "Ferrante Aporti" di Torino. Di qui in poi, Erika e Omar si rinfacceranno a vicenda la responsabilità di quanto avvenuto, smentiti però dai rilievi del RIS di Parma, che ricostruì che entrambi avevano partecipato in egual misura agli omicidi. In seguito ad un tentativo di contattare l'ex fidanzatino per concordare una versione che tentasse di scagionarli, Erika De Nardo venne trasferita al carcere minorile "Cesare Beccaria" di Milano. Pare inoltre che la ragazza fosse oggetto di ostilità da parte delle altre detenute, per lo più recluse per reati minori e insofferenti per le attenzioni riservate alla De Nardo.

Nel corso delle indagini emerse una certa conflittualità tra Erika e la madre: litigi causati dallo scarso rendimento scolastico della ragazza e dal fatto che Susy Cassini disapprovava la relazione della figlia con Omar, e temeva che i due giovani facessero uso di stupefacenti (circostanza confermata, anche se fu escluso che la coppia fosse in stato di alterazione provocato dall'uso di droga la sera del delitto o che la loro situazione fosse riconducibile ad una tossicodipendenza vera e propria"
Vecchio 15-01-2014, 16:29   #23
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Originariamente inviata da Simon91 Visualizza il messaggio
ha ucciso 32 persone, ma può essere davvero considerato un mostro oppure semplicemente una persona con gravi disturbi psichici che può essere perdonato anche solo parzialmente, pur considerando l'atrocità dell'evento ?
i disturbi psichici non sono un attenuante... magari di fronte alla legge sì, ma non penso che i familiari delle vittime lo perdonerebbero mai, io non lo farei. se io facessi una strage, non vorrei che il fatto di avere disturbi psichici sia considerata un attenuante, nemmeno se ammazzassi una sola persona. magari prima del fatto era semplicemente una persona con gravi disturbi psichici (e andava aiutato subito), ma dopo no.
Vecchio 15-01-2014, 18:47   #24
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Originariamente inviata da Tabula Rasa Visualizza il messaggio
i disturbi psichici non sono un attenuante... magari di fronte alla legge sì, ma non penso che i familiari delle vittime lo perdonerebbero mai, io non lo farei. se io facessi una strage, non vorrei che il fatto di avere disturbi psichici sia considerata un attenuante, nemmeno se ammazzassi una sola persona. magari prima del fatto era semplicemente una persona con gravi disturbi psichici (e andava aiutato subito), ma dopo no.
è ovvio che i famigliari delle vittime non lo perdonerebbero mai, che senso ha dire cose ovvie, la domanda era se questa persona poteva essere almeno parzialmente perdonata guardando la tragedia dall'esterno senza essere i parenti delle vittime; quando una persona ha una vita di mer.., è sottoposta a determinate umiliazioni avendo già un equilibrio psichico decisamente instabile, può accumulare dentro di sè una forte rabbia, odio, desiderio di vendetta e perdere il senso della ragione andando incontro a uno stato psicotico delirante, il "male" si manifesta per vari motivi, causato molto spesso da un "male" minore o peggiore, probabilmente se avesse vissuto in un convento non avrebbe mai fatto del male a nessuno oppure semplicemente se non avesse avuto in possesso delle armi che negli USA sono facili da acquistare grazie alle lobby delle armi.
Vecchio 15-01-2014, 18:52   #25
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Originariamente inviata da chopin6630k Visualizza il messaggio
E se fossi stato io? Se fossi il suo fantasma? In fin dei conti il mio Nick comincia con CHOpin.
Comunque sia... Le persone che commettono questi omicidi lo fanno contro la loro volontà. E' qualcosa di più forte di loro. ò.O E' come se dicessi a uno che soffre di fobia sociale: "Ti condanno perché non partecipi alla società con le tue paure, quindi meriti di essere punito". Capisco che c'è grande differenza tra commettere un omicidio ed evitare molte situazioni sociali, ma come la maggior parte delle malattie esiste una difficoltà e una sofferenza interiore molto, molto grande.
Diverso se io agissi tipo da mafioso. ò.O I mafiosi MERITANO la condanna, oltre che l'inferno a vita. Perché non credo che i mafiosi siano malati. Sono degli approfittatori parassiti, che vivono con il male degli altri.
Se esiste la coscienza mentale di quello che si fa, la condanna è corretta. Ma se nella mente della persona vi esiste l'incoscienza, ebbene essa va curata.
So che è difficile da credere e accettare, ma purtroppo è così. Se esistono le malattie NON è colpa nostra, ma del peccato originale. Molti credenti, poi, se la prendono con Dio delle loro difficoltà. In realtà, Dio non c'entra proprio a niente! Non ha creato le malattie, quelle sono nate a causa del peccato.
Ripeto: se esiste la coscienza di quello che si fa, la persona NON merita lo stesso la condanna a morte, quella gliela darà Dio, e sarà molto peggio ed eterna. Ma se esiste uno stato di incoscienza, la persona può essere perdonata.
Io perdono tutti i bulletti che mi hanno aumentato le paranoie, anche se erano coscienti. Perdono anche mia madre per essere la causa principale dei miei problemi, sia per cose che ha fatto, sia per cose che non ha colpa, come il fatto che mi abbia trasmesso l'insicurezza caratteriale che ha anche lei (anche se, nel mio caso, è estrema e disturbata).
Il perdono è la cosa più importante, ed è un gesto nobile, difficile, molto molto difficile da raggiungere. Io l'ho raggiunto SOLO con la fede in Dio. ^^
Sono d'accordo !

Ultima modifica di Simon653; 25-01-2014 a 22:04.
Vecchio 15-01-2014, 20:46   #26
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Originariamente inviata da Kody Visualizza il messaggio
Erano tutti bulli in quella classe? Tutti? E siccome lui ha sviluppato problemi mentali, coloro che ne sono stati artefici [ma davvero?] avrebbero commesso un atto pari a quello di un assassino????

Cho Seung-hui non ha ucciso soltanto in una classe e probabilmente ha ucciso persone che conosceva solo di vista, sicuramente una strage del genere può non avere attenuanti anche per come si è svolta, se però parliamo del bullismo nei casi più gravi, in questi casi umiliare una persona fino a tal punto di rovinargli la vita è qualcosa di profondamente crudele che in alcuni casi la vittima può perdere la ragione.

Ultima modifica di Simon653; 25-01-2014 a 22:04.
Vecchio 15-01-2014, 21:47   #27
Esperto
L'avatar di Kitsune
 

Io penso che non si diventi mostri ma che il mostro sia dentro ognuno fin dalla nascita.
Penso che emerga quando si oltrepassa un limite di sopportazione, un limite che non è uguale per tutti.
La maggior parte delle persone passa la propria esistenza senza mai arrivare nemmeno a sfiorare quel limite quindi penso che parlarne sia un po' a sproposito perché non ci si è mai trovati faccia a faccia con quella parte di se stessi.
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