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Vecchio 22-10-2011, 12:28   #1
Principiante
L'avatar di scintillino
 

Introversione : caratteristiche e limiti
Sto leggendo un libro e degli articoli su l'introversione e ho scoperto casualmente un libro scritto da uno psichiatra Luigi Anepeta

ne riporto qui un piccolo (per modo di dire...) sunto :
Estroversione e introversione sono due componenti, geneticamente determinate, normalmente presenti in ogni personalità. Non esistono di conseguenza forme pure dell’una e dell’altra. La distribuzione genetica delle due componenti si realizza attraverso uno spettro di combinazioni indefinito, all’interno della quale si dà la prevalenza dell’una sull’altra.

Quando si parla di estroversione o di introversione si fa riferimento, dunque, al tratto prevalente.

Da molti dati si ricava che, nella popolazione, la prevalenza della componente estroversa è maggioritaria, mentre quella introversa riguarda all’incirca il 5-7% della popolazione stessa.

Le conseguenze del pregiudizio sociale sull’introversione sono serie perché gran parte degli introversi convivono con un oscuro malessere e non pochi di essi manifestano disturbi psichici di vario genere.

Il pregiudizio incide anche a livello pedagogico, perché, in vari modi, i genitori e gli insegnanti, identificato un bambino come introverso, sentono il dovere di aiutarlo ad estrovertirsi, a socializzare, a normalizzarsi, ecc.

Al di là del pregiudizio sociale, le caratteristiche che si possono ritenere specifiche del genotipo introversosono le seguenti:

un corredo di emozioni superiore alla media, associato ad un’intelligenza solitamente vivace e talora essa stessa superiore alla media;
una sensibilità sociale che comporta l’intuizione immediata (empatia) degli stati d’animo e delle aspettative altrui;
un forte senso del dovere e la tendenza ad accondiscendere ciecamente alle aspettive degli adulti (sopratutto nel bambino), ma ad opporsi ad essi con rabbia allorchè le loro richieste vengano valutate come arbitrarie o "prepotenti"

un innato senso di pari dignità e di giustizia precoce, persistente e d’intensità spesso drammatica; la conseguenza negativa di cio è una propensione alla "scrupolisità", vale a dire nel sentirsi in colpa per qualunque comportamento atto ad evocare in qualcuno fastidio, dispiacere o dolore. si tratta di un emozionalità incentrata sulla legge di non fare a gli altri cio che il soggetto non vorrebbe che si facesse a lui. l'introversione
implica una moralità "naturale". L'addove gli altri devono sforzarsi, in genere, per non far del male., l'introverso puo' farlo solo se si "violenta"
un orientamento di tipo idealistico, che comporta il riferimento ad un mondo caratterizzato da rapporti interpersonali corretti e delicati, tali da ridurre al minimo la possibilità di farsi del male;
una vocazione sociale altamente selettiva che matura lentamente e per realizzarsi richiede un certo grado di affinità e di sintonia con l’altro; difficoltà a far parte di gruppi di piu persone , luoghi caotici e molto rumorosi
un’affettività molto intensa che tende a stabilire con il mondo (persone, natura, cultura, oggetti, animali) rapporti significativi e profondi; i legami affettivi sono molto intensi e tenacemente conservatori
un orientamento incline alla riflessione, all’introspezione e alla fantasia più che all’azion il quale verte spesso su problematiche esistenziali (bene,male, giusto , sbagliato, senso della vita , morte etc)
una predilezione per interessi intellettuali e creativi, alimentata dal piacere del funzionamento della mente;
un corredo di bisogni (d’appartenenza e d’individuazione) piuttosto ricco, per quanto diversamente rappresentato nei singoli individui.

Il corredo emozionale particolarmente ricco è indubbiamente l'aspetto piu specifico del modo di essere introverso .

Anche solo tenendo conto delle caratteristiche elencate, appare evidente che l’introversione è una condizione potenzialmente ricca, ma anche problematica. Sentire intensamente, essere capaci di mettersi nei panni degli altri, avere un senso innato di dignità e di giustizia, essere dotati
di una qualche creatività sono autentiche qualità. Esse però, confluendo univocamente nella tendenza a interrogarsi su se stessi, sugli altri e sullo stato di cose esistente nel mondo, “condannano” in una certa misura l’introverso a porsi dei problemi per tutta la vita, e a tentare di risolverli raggiungendo livelli sempre più elevati di consapevolezza e di comprensione della realtà.

Questa “condanna” a crescere emotivamente e culturalmente, a esplorare mondi e modi di essere possibili, è spesso mal vissuta dagli introversi

Essa però va accettata perché solo facendosene carico e valorizzandola l’introverso giunge a sormontare la trappola dell’idealismo, che determina il rimanere fermo al riferimento al mondo così come dovrebbe essere e l’interagire con il mondo reale sul piano della delusione, dello sconcerto, dell’indignazione e della rabbia.

Anche facendosi carico della “condanna” a crescere e a coltivare se stesso, l’introverso raggiunge una certa maturità e un certo grado di autorealizzazione tardivamente rispetto alla media.

La psicopatologia che si definisce a partire dal venire al mondo con un corredo introverso è la punta di un iceberg,

Gli elementi che, in misura diversa da individuo a individuo, sottendono tale malessere sono:

un vissuto persistente di inadeguatezza e di inferiorità, che talora arriva alla vergogna o al rifiuto di essere come si è;

un’avversione più o meno marcata (fino al limite della fobia) nei confronti della sensibilità emozionale;

un sentimento di solitudine scarsamente rimediabile, che può esprimersi in una tendenza progressiva all’isolamento o a tentativi di socializzazione e di normalizzazione forzata, solitamente con scarso esito;

una tendenza a confrontarsi ossessivamente con gli altri, che comporta spesso il paradosso di un’invidia intensa e, nel contempo, un atteggiamento interiore ipercritico nei loro confronti, di cui viene rilevata impietosamente la superficialità, la rozzezza, la scarsa sensibilità;

una tendenza a ruminare sulle proprie problematiche, senza venirne a capo;

un senso complessivo di un’esistenza faticosa, penosa, a volte dolorosa (!!!!!)


Nel nostro mondo, insomma, gli introversi, in genere, vivono male.
Non si dà alcun motivo di considerare questa una fatalità. Si tratta di una congiuntura storico-culturale, dovuta al modello normativo, marcatamente estroverso, che governa la nostra società, all’adozione pressoché generale di tale modello da parte delle istituzioni pedagogiche (famiglia, scuola, ecc.) e alla difficoltà degli introversi di prendere coscienza del valore e dei limiti della loro condizione e di farsi carico del “peso” che essa comporta in
termini di coltivazione di sé e di crescita emozionale e culturale.

questo è solo un piccolo antefatto di questo libro che sto leggendo, si intitola : Timido, docile, ardente… (Franco Angeli, Milano 2005, II
edizione 2007) .


che ne pensate?????????????????????'''


ho bisogno di pareri please
Vecchio 22-10-2011, 12:39   #2
Esperto
L'avatar di Blackrose
 

Quote:
Originariamente inviata da scintillino Visualizza il messaggio
Introversione : caratteristiche e limiti
Sto leggendo un libro e degli articoli su l'introversione e ho scoperto casualmente un libro scritto da uno psichiatra Luigi Anepeta

ne riporto qui un piccolo (per modo di dire...) sunto :
Estroversione e introversione sono due componenti, geneticamente determinate, normalmente presenti in ogni personalità. Non esistono di conseguenza forme pure dell’una e dell’altra. La distribuzione genetica delle due componenti si realizza attraverso uno spettro di combinazioni indefinito, all’interno della quale si dà la prevalenza dell’una sull’altra.

Quando si parla di estroversione o di introversione si fa riferimento, dunque, al tratto prevalente.

Da molti dati si ricava che, nella popolazione, la prevalenza della componente estroversa è maggioritaria, mentre quella introversa riguarda all’incirca il 5-7% della popolazione stessa.

Le conseguenze del pregiudizio sociale sull’introversione sono serie perché gran parte degli introversi convivono con un oscuro malessere e non pochi di essi manifestano disturbi psichici di vario genere.

Il pregiudizio incide anche a livello pedagogico, perché, in vari modi, i genitori e gli insegnanti, identificato un bambino come introverso, sentono il dovere di aiutarlo ad estrovertirsi, a socializzare, a normalizzarsi, ecc.

Al di là del pregiudizio sociale, le caratteristiche che si possono ritenere specifiche del genotipo introversosono le seguenti:

un corredo di emozioni superiore alla media, associato ad un’intelligenza solitamente vivace e talora essa stessa superiore alla media;
una sensibilità sociale che comporta l’intuizione immediata (empatia) degli stati d’animo e delle aspettative altrui;
un forte senso del dovere e la tendenza ad accondiscendere ciecamente alle aspettive degli adulti (sopratutto nel bambino), ma ad opporsi ad essi con rabbia allorchè le loro richieste vengano valutate come arbitrarie o "prepotenti"

un innato senso di pari dignità e di giustizia precoce, persistente e d’intensità spesso drammatica; la conseguenza negativa di cio è una propensione alla "scrupolisità", vale a dire nel sentirsi in colpa per qualunque comportamento atto ad evocare in qualcuno fastidio, dispiacere o dolore. si tratta di un emozionalità incentrata sulla legge di non fare a gli altri cio che il soggetto non vorrebbe che si facesse a lui. l'introversione
implica una moralità "naturale". L'addove gli altri devono sforzarsi, in genere, per non far del male., l'introverso puo' farlo solo se si "violenta"
un orientamento di tipo idealistico, che comporta il riferimento ad un mondo caratterizzato da rapporti interpersonali corretti e delicati, tali da ridurre al minimo la possibilità di farsi del male;
una vocazione sociale altamente selettiva che matura lentamente e per realizzarsi richiede un certo grado di affinità e di sintonia con l’altro; difficoltà a far parte di gruppi di piu persone , luoghi caotici e molto rumorosi
un’affettività molto intensa che tende a stabilire con il mondo (persone, natura, cultura, oggetti, animali) rapporti significativi e profondi; i legami affettivi sono molto intensi e tenacemente conservatori
un orientamento incline alla riflessione, all’introspezione e alla fantasia più che all’azion il quale verte spesso su problematiche esistenziali (bene,male, giusto , sbagliato, senso della vita , morte etc)
una predilezione per interessi intellettuali e creativi, alimentata dal piacere del funzionamento della mente;
un corredo di bisogni (d’appartenenza e d’individuazione) piuttosto ricco, per quanto diversamente rappresentato nei singoli individui.

Il corredo emozionale particolarmente ricco è indubbiamente l'aspetto piu specifico del modo di essere introverso .

Anche solo tenendo conto delle caratteristiche elencate, appare evidente che l’introversione è una condizione potenzialmente ricca, ma anche problematica. Sentire intensamente, essere capaci di mettersi nei panni degli altri, avere un senso innato di dignità e di giustizia, essere dotati
di una qualche creatività sono autentiche qualità. Esse però, confluendo univocamente nella tendenza a interrogarsi su se stessi, sugli altri e sullo stato di cose esistente nel mondo, “condannano” in una certa misura l’introverso a porsi dei problemi per tutta la vita, e a tentare di risolverli raggiungendo livelli sempre più elevati di consapevolezza e di comprensione della realtà.

Questa “condanna” a crescere emotivamente e culturalmente, a esplorare mondi e modi di essere possibili, è spesso mal vissuta dagli introversi

Essa però va accettata perché solo facendosene carico e valorizzandola l’introverso giunge a sormontare la trappola dell’idealismo, che determina il rimanere fermo al riferimento al mondo così come dovrebbe essere e l’interagire con il mondo reale sul piano della delusione, dello sconcerto, dell’indignazione e della rabbia.

Anche facendosi carico della “condanna” a crescere e a coltivare se stesso, l’introverso raggiunge una certa maturità e un certo grado di autorealizzazione tardivamente rispetto alla media.

La psicopatologia che si definisce a partire dal venire al mondo con un corredo introverso è la punta di un iceberg,

Gli elementi che, in misura diversa da individuo a individuo, sottendono tale malessere sono:

un vissuto persistente di inadeguatezza e di inferiorità, che talora arriva alla vergogna o al rifiuto di essere come si è;

un’avversione più o meno marcata (fino al limite della fobia) nei confronti della sensibilità emozionale;

un sentimento di solitudine scarsamente rimediabile, che può esprimersi in una tendenza progressiva all’isolamento o a tentativi di socializzazione e di normalizzazione forzata, solitamente con scarso esito;

una tendenza a confrontarsi ossessivamente con gli altri, che comporta spesso il paradosso di un’invidia intensa e, nel contempo, un atteggiamento interiore ipercritico nei loro confronti, di cui viene rilevata impietosamente la superficialità, la rozzezza, la scarsa sensibilità;

una tendenza a ruminare sulle proprie problematiche, senza venirne a capo;

un senso complessivo di un’esistenza faticosa, penosa, a volte dolorosa (!!!!!)


Nel nostro mondo, insomma, gli introversi, in genere, vivono male.
Non si dà alcun motivo di considerare questa una fatalità. Si tratta di una congiuntura storico-culturale, dovuta al modello normativo, marcatamente estroverso, che governa la nostra società, all’adozione pressoché generale di tale modello da parte delle istituzioni pedagogiche (famiglia, scuola, ecc.) e alla difficoltà degli introversi di prendere coscienza del valore e dei limiti della loro condizione e di farsi carico del “peso” che essa comporta in
termini di coltivazione di sé e di crescita emozionale e culturale.

questo è solo un piccolo antefatto di questo libro che sto leggendo, si intitola : Timido, docile, ardente… (Franco Angeli, Milano 2005, II
edizione 2007) .


che ne pensate?????????????????????'''


ho bisogno di pareri please
Concordo su tutto!!
Vecchio 22-10-2011, 12:58   #3
Principiante
L'avatar di scintillino
 

Quote:
Originariamente inviata da Singolar Visualizza il messaggio
Mi lascia dubbioso questa parte, credo il problema sia più legato a una condizione umana/naturale che a una congiuntura storica/culturale.
Concordo sul fatto che il percorso di autocoscienza sia un'ordalia da superare, non mette in salvo e non elimina la sofferenza, ma aiuta a ridurla e gestirla, e quindi a vivere. Prima si inizia, meglio è.

L'unico problema di questo genere di scritti è che potrebbero indurre sentimenti di falsa superiorità, che in fin dei conti nasconderebbero comunque un senso di inferiorità, e ad adagiarsi sulle proprie difficoltà senza comprenderle a fondo.
è vero cio che dici riguardo alla falsa superiorità . difatti il libro affronta anche questa tematica e parla di "diversità" non di superiorità e della trappola in cui gli introversi cadono.. isolandosi dal mondo gradualmente perche lo considerano rozzo superficiale ed inferiore. ma il rancore stesso è poi causa di senso di colpa e di insoddisfazione .. e del desiderio di essere "normali" e di vivere la propria condizione come una condanna o un qualcosa di unicamente negativo.

secondo me i libri del dottor Aanapeta sarebbero interessanti e forse di aiuto per molti che vengono qui.
la timidezza, le difficoltà di relazione, e tante altre tematiche che qui vengono proposte.. vengono pero' analizzate in modo superficiale ..senza rendersi conto che alcune di queste caratteristiche fanno parte di un modo di essere piu complesso . e se non si è consapevoli di questo si cercano soluzioni o vie assolutamente sbagliate ..
Vecchio 22-10-2011, 13:07   #4
Banned
 

che non riesco a leggere testi lunghi su internet, devo avere qualche malattia....
Vecchio 22-10-2011, 13:31   #5
Esperto
L'avatar di Introverso
 

Quote:
Originariamente inviata da scintillino Visualizza il messaggio
pregiudizio sociale sull’introversione
Mi viene in mente la frase "dall'introverso non sai mai cosa aspettarti..."
Vecchio 22-10-2011, 14:19   #6
Esperto
L'avatar di Altamekz
 

Che è un libro interessante, Anepeta ha anche un forum analago, da cui ha tratto alcune esperienze degli utenti che ha poi inserito in un libro, non se sia questo però
Vecchio 22-10-2011, 15:30   #7
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da bunker Visualizza il messaggio
che non riesco a leggere testi lunghi su internet, devo avere qualche malattia....
Anchio mi sà
Vecchio 22-10-2011, 16:06   #8
Esperto
L'avatar di monmer88
 

Quote:
Originariamente inviata da bunker Visualizza il messaggio
che non riesco a leggere testi lunghi su internet, devo avere qualche malattia....
Anche io!!! ahahahahah
Vecchio 22-10-2011, 16:18   #9
Esperto
L'avatar di Woland12
 

Ho avuto modo di notare che Anepeta è uno psichiatra letto e apprezzato da diversi utenti di questo forum che potranno darti pareri molto più completi... Io, non avendolo il libro cui ti riferisci, mi limito a commentare il passo che hai riportato.

Quote:
Originariamente inviata da scintillino Visualizza il messaggio
Estroversione e introversione sono due componenti, geneticamente determinate, normalmente presenti in ogni personalità. Non esistono di conseguenza forme pure dell’una e dell’altra. La distribuzione genetica delle due componenti si realizza attraverso uno spettro di combinazioni indefinito, all’interno della quale si dà la prevalenza dell’una sull’altra.

Quando si parla di estroversione o di introversione si fa riferimento, dunque, al tratto prevalente.
Ovviamente.

Quote:
Da molti dati si ricava che, nella popolazione, la prevalenza della componente estroversa è maggioritaria, mentre quella introversa riguarda all’incirca il 5-7% della popolazione stessa.
Sicuramente gli introversi sono una netta minoranza. Sulla precisione della percentuale: come giustamente ha affermato prima, è molto difficile tracciare un confine tra persone introverse e estroverse per la presenza di entrambe le caratteristiche in molti soggetti... dipende dai punti di vista delinearla.

Quote:
Le conseguenze del pregiudizio sociale sull’introversione sono serie perché gran parte degli introversi convivono con un oscuro malessere e non pochi di essi manifestano disturbi psichici di vario genere.

Il pregiudizio incide anche a livello pedagogico, perché, in vari modi, i genitori e gli insegnanti, identificato un bambino come introverso, sentono il dovere di aiutarlo ad estrovertirsi, a socializzare, a normalizzarsi, ecc.
Giustissimo. L'introversione è comunemente vista come negativa.

Quote:
Al di là del pregiudizio sociale, le caratteristiche che si possono ritenere specifiche del genotipo introversosono le seguenti:

un corredo di emozioni superiore alla media, associato ad un’intelligenza solitamente vivace e talora essa stessa superiore alla media;
una sensibilità sociale che comporta l’intuizione immediata (empatia) degli stati d’animo e delle aspettative altrui;
un forte senso del dovere e la tendenza ad accondiscendere ciecamente alle aspettive degli adulti (sopratutto nel bambino), ma ad opporsi ad essi con rabbia allorchè le loro richieste vengano valutate come arbitrarie o "prepotenti"

un innato senso di pari dignità e di giustizia precoce, persistente e d’intensità spesso drammatica; la conseguenza negativa di cio è una propensione alla "scrupolisità", vale a dire nel sentirsi in colpa per qualunque comportamento atto ad evocare in qualcuno fastidio, dispiacere o dolore. si tratta di un emozionalità incentrata sulla legge di non fare a gli altri cio che il soggetto non vorrebbe che si facesse a lui. l'introversione
implica una moralità "naturale". L'addove gli altri devono sforzarsi, in genere, per non far del male., l'introverso puo' farlo solo se si "violenta"
un orientamento di tipo idealistico, che comporta il riferimento ad un mondo caratterizzato da rapporti interpersonali corretti e delicati, tali da ridurre al minimo la possibilità di farsi del male;
una vocazione sociale altamente selettiva che matura lentamente e per realizzarsi richiede un certo grado di affinità e di sintonia con l’altro; difficoltà a far parte di gruppi di piu persone , luoghi caotici e molto rumorosi
un’affettività molto intensa che tende a stabilire con il mondo (persone, natura, cultura, oggetti, animali) rapporti significativi e profondi; i legami affettivi sono molto intensi e tenacemente conservatori
un orientamento incline alla riflessione, all’introspezione e alla fantasia più che all’azion il quale verte spesso su problematiche esistenziali (bene,male, giusto , sbagliato, senso della vita , morte etc)
una predilezione per interessi intellettuali e creativi, alimentata dal piacere del funzionamento della mente;
un corredo di bisogni (d’appartenenza e d’individuazione) piuttosto ricco, per quanto diversamente rappresentato nei singoli individui.
Anche per la mia esperienza molti introversi possiedono in effetti diverse di queste caratteristiche.

Quote:
Il corredo emozionale particolarmente ricco è indubbiamente l'aspetto piu specifico del modo di essere introverso .
Ecco, questo è l'aspetto che lo psichiatra sottolinea maggiormente, ma è anche quello io in cui io non mi trovo d'accordo. Cosa significa "corredo emozionale particolarmente ricco"? Gli estroversi provano un mumero di emozioni minore degli introversi? A me non sembra proprio. Possiamo al massimo dire che noi proviamo certe emozioni in certi ambiti, loro ne provano altre (esempio banale: in discoteca un introverso proverà disagio un estroverso gioia). Non vedo questa differenza nella quantità di emozioni percepibili. Senza contare che un'introverso può facilmente prendere anche la via della freddezza, e mostrarsi indifferente a molte situazioni in cui invece gli estroversi provano un forte entusiasmo.

Quote:
Anche solo tenendo conto delle caratteristiche elencate, appare evidente che l’introversione è una condizione potenzialmente ricca, ma anche problematica. Sentire intensamente, essere capaci di mettersi nei panni degli altri, avere un senso innato di dignità e di giustizia, essere dotati
di una qualche creatività sono autentiche qualità. Esse però, confluendo univocamente nella tendenza a interrogarsi su se stessi, sugli altri e sullo stato di cose esistente nel mondo, “condannano” in una certa misura l’introverso a porsi dei problemi per tutta la vita, e a tentare di risolverli raggiungendo livelli sempre più elevati di consapevolezza e di comprensione della realtà.
Sono d'accordo. E sono anche dell'idea che la percentuale di introversi dediti alle discipline intelletuali teoretiche (dalla letteratura, alla filosofia, alla matematica) sul totale degli studiosi di queste discipline sia magicamente più alta della percentuale media di introversi sulla popolazione totale.

Quote:
Gli elementi che, in misura diversa da individuo a individuo, sottendono tale malessere sono:

un vissuto persistente di inadeguatezza e di inferiorità, che talora arriva alla vergogna o al rifiuto di essere come si è;

un’avversione più o meno marcata (fino al limite della fobia) nei confronti della sensibilità emozionale;

un sentimento di solitudine scarsamente rimediabile, che può esprimersi in una tendenza progressiva all’isolamento o a tentativi di socializzazione e di normalizzazione forzata, solitamente con scarso esito;

una tendenza a confrontarsi ossessivamente con gli altri, che comporta spesso il paradosso di un’invidia intensa e, nel contempo, un atteggiamento interiore ipercritico nei loro confronti, di cui viene rilevata impietosamente la superficialità, la rozzezza, la scarsa sensibilità;

una tendenza a ruminare sulle proprie problematiche, senza venirne a capo;

un senso complessivo di un’esistenza faticosa, penosa, a volte dolorosa (!!!!!)
Ha brevemente sintetizzato tutti i problemi tipici di un introverso-medio! Leggendo i tanti topic sul forum io aggiungerei anche: "La mancata capacità di risultare attraenti alle ragazze"

Quote:
Nel nostro mondo, insomma, gli introversi, in genere, vivono male.
Non si dà alcun motivo di considerare questa una fatalità. Si tratta di una congiuntura storico-culturale, dovuta al modello normativo, marcatamente estroverso, che governa la nostra società, all’adozione pressoché generale di tale modello da parte delle istituzioni pedagogiche (famiglia, scuola, ecc.) e alla difficoltà degli introversi di prendere coscienza del valore e dei limiti della loro condizione e di farsi carico del “peso” che essa comporta in
termini di coltivazione di sé e di crescita emozionale e culturale.
E ora l'eziologia del problema: secondo Anepeta si tratta di una "congiuntura storico-sociale". Quindi, secndo lui, viviamo in una società che in questo determinato periodo storico, per vari fattori non meglio precisati, è estroversocentrica: cioè il modello estroverso è predominante, è quello da seguire, l'introversione è vista con ostilità, e la formazione di un bambino è improntata a farne una persona totalmente estroversa.
Pienamente d'accordo con tutto tranne che con il termine congiuntura. Anepeta mi pare molto ottimista in questa sua considerazione: il termine congiuntura indica uno stato provvisorio, una circostanza determinata dall'azione casuale e contemporanea di vari fattori, che è destinata a concludersi prima o poi... Io non la vedo così. La società umana, e quella animale in generale, è fondamentalmente una società competitiva, ed è nela natura umana che predomini la maggioranza o il più forte: gli estroversi sono la maggioranza e sono anche socialmente più forti! Perchè ci possa essere un cambiamento dovrà avvenire un cambiamento radicale della società, e della mentalità comune che richiede anni e impegno sociale nel portare alla luce la questione, e il risultato sarà comunque difficilissimo da raggiungere. In ogni caso, è così che il termine "congiuntura" può andarea a farsi benedire.
Vecchio 22-10-2011, 16:47   #10
Esperto
 

Concordo su tutto. Però questa parte

Quote:
Originariamente inviata da scintillino Visualizza il messaggio
una sensibilità sociale che comporta l’intuizione immediata (empatia) degli stati d’animo e delle aspettative altrui;
può valere per i timidi, ma per i fobici non del tutto, visto che tendono a credere a giudizi autosuggestionati e a preoccuparsi principalmente della propria situazione psicologico-sociale che di quella degli altri.

Ultima modifica di Rorschach.; 22-10-2011 a 16:51.
Vecchio 22-10-2011, 19:41   #11
Principiante
L'avatar di scintillino
 

grazie a tutti per le risposte.

woland sono d'accordo quasi su tutto cio che hai scritto , ottima analisi. a parte su la faccenda delle emozioni. non è questione di quantità ma di intensità, spesso drammatica, nel sentire interiormente le emozioni.
l'introverso che per opposizione al mondo diventa freddo e cinico paga la cosa con un enorme senso di colpa inconscio -
diciamo che l'introverso è tendenzialmente piu' "ingentilito", meno egoista e piu riflessivo dell estroverso.
un estroverso per esempio ha piu facilità a chiudere una relazione ed aprirne altre. l'introverso avendo piu difficoltà , quelle che riesce a costruire tende anche a consolidarle fortemente. sia perchè se esistono , presuppongono una forte sintonia che se fosse stata assente non avrebbe nemmeno permesso il legame. sia perchè il dolore dovuto a la perdita di un anima affine è probabilmente piu forte e prolungato e direttamente proporzionale alla profondità di quello che era il legame.
l'estroverso essendo piu portato alle relazioni e a rapportarsi con il resto del mondo soffre si, le emozioni sono le stesse, ma ha piu capacità di "recupero". anche qui probabilmente il dolore dovuto alla perdita è proporzionale alla profondità dei legami.
l'equazione pare sia :
pochi legami=legami piu profondi e consolidati
molti legami=meno profondità e piu facilità a "cambiare"

per me sono molto curiose queste cose ..
Vecchio 26-10-2011, 18:30   #12
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da scintillino Visualizza il messaggio
Introversione : caratteristiche e limiti
Sto leggendo un libro e degli articoli su l'introversione e ho scoperto casualmente un libro scritto da uno psichiatra Luigi Anepeta

ne riporto qui un piccolo (per modo di dire...) sunto :
Estroversione e introversione sono due componenti, geneticamente determinate, normalmente presenti in ogni personalità. Non esistono di conseguenza forme pure dell’una e dell’altra. La distribuzione genetica delle due componenti si realizza attraverso uno spettro di combinazioni indefinito, all’interno della quale si dà la prevalenza dell’una sull’altra.

Quando si parla di estroversione o di introversione si fa riferimento, dunque, al tratto prevalente.

Da molti dati si ricava che, nella popolazione, la prevalenza della componente estroversa è maggioritaria, mentre quella introversa riguarda all’incirca il 5-7% della popolazione stessa.

Le conseguenze del pregiudizio sociale sull’introversione sono serie perché gran parte degli introversi convivono con un oscuro malessere e non pochi di essi manifestano disturbi psichici di vario genere.

Il pregiudizio incide anche a livello pedagogico, perché, in vari modi, i genitori e gli insegnanti, identificato un bambino come introverso, sentono il dovere di aiutarlo ad estrovertirsi, a socializzare, a normalizzarsi, ecc.

Al di là del pregiudizio sociale, le caratteristiche che si possono ritenere specifiche del genotipo introversosono le seguenti:

un corredo di emozioni superiore alla media, associato ad un’intelligenza solitamente vivace e talora essa stessa superiore alla media;
una sensibilità sociale che comporta l’intuizione immediata (empatia) degli stati d’animo e delle aspettative altrui;
un forte senso del dovere e la tendenza ad accondiscendere ciecamente alle aspettive degli adulti (sopratutto nel bambino), ma ad opporsi ad essi con rabbia allorchè le loro richieste vengano valutate come arbitrarie o "prepotenti"

un innato senso di pari dignità e di giustizia precoce, persistente e d’intensità spesso drammatica; la conseguenza negativa di cio è una propensione alla "scrupolisità", vale a dire nel sentirsi in colpa per qualunque comportamento atto ad evocare in qualcuno fastidio, dispiacere o dolore. si tratta di un emozionalità incentrata sulla legge di non fare a gli altri cio che il soggetto non vorrebbe che si facesse a lui. l'introversione
implica una moralità "naturale". L'addove gli altri devono sforzarsi, in genere, per non far del male., l'introverso puo' farlo solo se si "violenta"
un orientamento di tipo idealistico, che comporta il riferimento ad un mondo caratterizzato da rapporti interpersonali corretti e delicati, tali da ridurre al minimo la possibilità di farsi del male;
una vocazione sociale altamente selettiva che matura lentamente e per realizzarsi richiede un certo grado di affinità e di sintonia con l’altro; difficoltà a far parte di gruppi di piu persone , luoghi caotici e molto rumorosi
un’affettività molto intensa che tende a stabilire con il mondo (persone, natura, cultura, oggetti, animali) rapporti significativi e profondi; i legami affettivi sono molto intensi e tenacemente conservatori
un orientamento incline alla riflessione, all’introspezione e alla fantasia più che all’azion il quale verte spesso su problematiche esistenziali (bene,male, giusto , sbagliato, senso della vita , morte etc)
una predilezione per interessi intellettuali e creativi, alimentata dal piacere del funzionamento della mente;
un corredo di bisogni (d’appartenenza e d’individuazione) piuttosto ricco, per quanto diversamente rappresentato nei singoli individui.

Il corredo emozionale particolarmente ricco è indubbiamente l'aspetto piu specifico del modo di essere introverso .

Anche solo tenendo conto delle caratteristiche elencate, appare evidente che l’introversione è una condizione potenzialmente ricca, ma anche problematica. Sentire intensamente, essere capaci di mettersi nei panni degli altri, avere un senso innato di dignità e di giustizia, essere dotati
di una qualche creatività sono autentiche qualità. Esse però, confluendo univocamente nella tendenza a interrogarsi su se stessi, sugli altri e sullo stato di cose esistente nel mondo, “condannano” in una certa misura l’introverso a porsi dei problemi per tutta la vita, e a tentare di risolverli raggiungendo livelli sempre più elevati di consapevolezza e di comprensione della realtà.

Questa “condanna” a crescere emotivamente e culturalmente, a esplorare mondi e modi di essere possibili, è spesso mal vissuta dagli introversi

Essa però va accettata perché solo facendosene carico e valorizzandola l’introverso giunge a sormontare la trappola dell’idealismo, che determina il rimanere fermo al riferimento al mondo così come dovrebbe essere e l’interagire con il mondo reale sul piano della delusione, dello sconcerto, dell’indignazione e della rabbia.

Anche facendosi carico della “condanna” a crescere e a coltivare se stesso, l’introverso raggiunge una certa maturità e un certo grado di autorealizzazione tardivamente rispetto alla media.

La psicopatologia che si definisce a partire dal venire al mondo con un corredo introverso è la punta di un iceberg,

Gli elementi che, in misura diversa da individuo a individuo, sottendono tale malessere sono:

un vissuto persistente di inadeguatezza e di inferiorità, che talora arriva alla vergogna o al rifiuto di essere come si è;

un’avversione più o meno marcata (fino al limite della fobia) nei confronti della sensibilità emozionale;

un sentimento di solitudine scarsamente rimediabile, che può esprimersi in una tendenza progressiva all’isolamento o a tentativi di socializzazione e di normalizzazione forzata, solitamente con scarso esito;

una tendenza a confrontarsi ossessivamente con gli altri, che comporta spesso il paradosso di un’invidia intensa e, nel contempo, un atteggiamento interiore ipercritico nei loro confronti, di cui viene rilevata impietosamente la superficialità, la rozzezza, la scarsa sensibilità;

una tendenza a ruminare sulle proprie problematiche, senza venirne a capo;

un senso complessivo di un’esistenza faticosa, penosa, a volte dolorosa (!!!!!)


Nel nostro mondo, insomma, gli introversi, in genere, vivono male.
Non si dà alcun motivo di considerare questa una fatalità. Si tratta di una congiuntura storico-culturale, dovuta al modello normativo, marcatamente estroverso, che governa la nostra società, all’adozione pressoché generale di tale modello da parte delle istituzioni pedagogiche (famiglia, scuola, ecc.) e alla difficoltà degli introversi di prendere coscienza del valore e dei limiti della loro condizione e di farsi carico del “peso” che essa comporta in
termini di coltivazione di sé e di crescita emozionale e culturale.

questo è solo un piccolo antefatto di questo libro che sto leggendo, si intitola : Timido, docile, ardente… (Franco Angeli, Milano 2005, II
edizione 2007) .


che ne pensate?????????????????????'''


ho bisogno di pareri please
Be' che dire, l'autore ha veramente raccolto molti degli elementi che credo tanti utenti qui leggano come formativi del proprio essere. Mi piacerebbe leggerlo, certo che 17 euro per 128 paginette sono tantini però.
Vecchio 26-10-2011, 19:02   #13
Esperto
L'avatar di muttley
 

Quote:
Originariamente inviata da scintillino Visualizza il messaggio
una predilezione per interessi intellettuali e creativi
Interessi cre-attivi
Vecchio 26-10-2011, 19:39   #14
Esperto
L'avatar di EdgarAllanPoe
 

e che dire delle psicoterapie per la timidezza e per l'introversione? quanti discorsi inutili mi viene una depressione pensarci...
Vecchio 17-12-2011, 14:38   #15
Esperto
 

Scintillio deve aver letto " Timido , docile e ardente " , penso ..

Se qualcuno di voi volesse chiedere spiegazioni al Dr. Anèpeta , lo potete trovare nel forum della LIDI "Lega Italiana dei Diritti degli Introversi" .


Per quanto i riguarda . . .
io sono introverso .
Spero un giorno di divenire un introverso estrovertito grazie al lavoro puramente creativo .
Noi introversi siamo una netta minoranza e purtroppo veniamo emarginati , alcune volta addirittura discriminati razzialmente ...
eppure alcuni di noi addirittura si sposano e fanno figli O______________O e parlo di uomini introversi .
Sembra fantascienza lo so . ..
ogni cultura ha il suo modello di "uomo più forte" e noi (non mi riferisco ai grandi fobici) soltanto se diventiamo estrovertiti naturali , cioè se entriamo attivamente in contatto con il mondo e le società tramite le attitudini e accettando l'orientamento introverso , possiamo anche noi gioire degli amori , del coito ( ) ed evitare la solitudine affettiva .
Vecchio 17-12-2011, 14:50   #16
Intermedio
 

Quote:
Originariamente inviata da bunker Visualizza il messaggio
che non riesco a leggere testi lunghi su internet, devo avere qualche malattia....

bwahahaah a chi lo dici!
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