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Vecchio 18-07-2010, 10:31   #1
Esperto
 

Inclusione/esclusione

"L’uguaglianza, questa parola potente che ha attraversato i secoli agitando le passioni degli uomini, sembra avere esaurito il suo carisma mobilitante. Sempre più nel linguaggio economico, sociale e politico, la coppia uguaglianza/disuguaglianza è sostituita dalla coppia inclusione/esclusione. L’importante, per il soggetto sociale, non è essere uguale, ma essere incluso, cioè essere ammesso al processo che permette di accedere alle opportunità." (Il trionfo della moltitudine. Forme e conflitti della società che viene, Einaudi, p. 42). Secondo Bonomi, tuttavia, tali opportunità si offrono esclusivamente a chi dispone delle competenze e dei saperi necessari a "lavorare comunicando", a capire e dominare quella "simultaneità" che costituisce la caratteristica fondamentale dei processi produttivi immateriali. Il liberismo telematico che caratterizza l’era della globalizzazione configura una società a rischio di esclusione per tutti i soggetti che non riescono a utilizzare le tecniche, i codici e i linguaggi della simultaneità.

(Arianna Editrice, glossario)


partendo da una definizione socio-economica si possono evincere tantissime cose
Vecchio 18-07-2010, 10:47   #2
Esperto
L'avatar di Warlordmaniac
 

Ho visto però che la definizione di "simultaneità" non c'è. Quindi, dimmi se ho capito, per Bonomi è un problema più che altro di tempistiche?
Vecchio 18-07-2010, 10:53   #3
Esperto
L'avatar di Labocania
 

Ma nessuno può diventare uguale all'altro si può aspirare solo all'inclusione in un gruppo.
Vecchio 18-07-2010, 10:55   #4
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da Warlordmaniac Visualizza il messaggio
Ho visto però che la definizione di "simultaneità" non c'è. Quindi, dimmi se ho capito, per Bonomi è un problema più che altro di tempistiche?
nella fisica:
"secondo Einstein due o più eventi possono essere simultanei per un osservatore e non simultanei per un altro"

nell'arte e filosofia:
http://italpag.altervista.org/5_futu...uturismo20.htm
in pratica: è una sorta di multitasking estremo.
velocizzare, non sprecare tempo, assimilare rapidamente, ecc.
Vecchio 18-07-2010, 10:58   #5
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da Labocania Visualizza il messaggio
Ma nessuno può diventare uguale all'altro si può aspirare solo all'inclusione in un gruppo.
prova ad andare dal capo-produzione e digli:
"nessun operaio può diventare uguale all'altro"
lui ti risponderà: "il lavoro in catena di montaggio è così, se ti piace bene, se no quella è la porta."

attenzione che i processi economici e produttivi non sono slegati affatto da
tutto il resto. molto spesso combaciano. le caratteristiche che lavorativamente sono premianti, non sono (per es.) slegate al successo sociale e con l'altro sesso.
Vecchio 18-07-2010, 12:31   #6
Esperto
L'avatar di barclay
 

A me, nel corso di Diritto Costituzionale, hanno insegnato che uguaglianza non significa trattare tutti allo stesso modo ma trattare tutti quelli che si trovano nella stessa condizione allo stesso modo, perché applicare la stessa regola a persone che si trovano in condizioni diverse è la negazione dell'uguaglianza. Esempio politicamente corretto: se si incarcerassero indiscriminatamente tutti quelli che uccidono un uomo, si dovrebbe punire anche chi ha agito per legittima difesa.
Vecchio 18-07-2010, 13:44   #7
Esperto
L'avatar di esposizione
 

Quote:
Originariamente inviata da stone Visualizza il messaggio
A me, nel corso di Diritto Costituzionale, hanno insegnato che uguaglianza non significa trattare tutti allo stesso modo ma trattare tutti quelli che si trovano nella stessa condizione allo stesso modo, perché applicare la stessa regola a persone che si trovano in condizioni diverse è la negazione dell'uguaglianza. Esempio politicamente corretto: se si incarcerassero indiscriminatamente tutti quelli che uccidono un uomo, si dovrebbe punire anche chi ha agito per legittima difesa.

uhm interessante, quindi e' tutto relativo
Vecchio 18-07-2010, 15:48   #8
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da stone Visualizza il messaggio
A me, nel corso di Diritto Costituzionale, hanno insegnato che uguaglianza non significa trattare tutti allo stesso modo ma trattare tutti quelli che si trovano nella stessa condizione allo stesso modo,
c'è da chiedersi però quali parametri vengano utilizzati per definire le uguali condizioni di partenza.
non mi pare che si facciano distingui di censo, classe sociale, ecc.
mi pare invece che si facciano distinguo in base al movente (aggravanti ideologiche), il che se ci pensi è un'idiozia.
e poi esiste una sensibilità diversa in base al sesso del colpevole e della vittima.

se un un buttafuori di 120 kg mi aggredisce e io lo ammazzo a coltellate, dovrebbe essere sempre un omicidio per legittima difesa ma non cambia il fatto che io fossi armato e lui no e quindi vi è sproporzione nella reazione.

se un uomo si difende da una donna, anche se entrambi disarmati, potrebbe passare il concetto di sproporzione perché l'uomo viene considerato più forte (poi magari si scopre che la donna è 20 kg più di lui e fa palestra... )
Vecchio 19-07-2010, 09:53   #9
Esperto
 

Venom, a me piace il tuo nickname, ma a volte sei completamente OT.
qui non stiamo affatto parlando di uguaglianza in senso politico o economico
imposta da un certo sistema, ma il fatto che le rivendicazioni siano state
abbandonate e che l'ottica si sia spostata sulla dicotomia inclusione/esclusione.
la gente ha rinunciato a ragionare in termini di uguaglianza.
non solo: il comparto tecnico è diventata la discrimine per essere inclusi o esclusi dai processi produttivi (e di potere).

Quote:
"...chi non sa leggere, scrivere e far di conto..." e l'asserzione sarebbe valida per tutta la storia europea degli ultimi 2800 anni.
l'analfabetismo in Italia era la norma fino a pochi decenni fa.
eppure un contadino poteva produrre cibo e tanto bastava.
oggi ci si sta spostando su una società in cui i tratti di socialità
e simultaneità sono essenziali per ogni mansione.

Quote:
sia la conoscenza tecnologica necessaria, il know-how e mi domando se non sia una regola non scritta non solo nella cultura ma anche nella natura umana.
si è già parlato da tempo immemore di come la società moderna sia completamente sfasata rispetto alle antiche per un tratto significativo.
ed è il problema della tecnica.
siamo nell'unica era della storia umana in cui il know how è in mano ad un'elite
di tecnici-scienziati a cui dobbiamo rivolgerci ogni volta che il nostro utensile non funziona.
Questa stessa elite è quella che costantemente ci dice cosa mangiare, quanto dormire, come curarci e addirittura come morire.
Per certi versi è quindi una tecnocrazia che impone all'ingranaggio una certa funzionalità.
E qui entra in gioco il fatto che l'introverso viene sempre più accumunato ad un ingranaggio difettoso poiché manca di quei requisiti socializzanti e di multitasking.
Vecchio 19-07-2010, 11:46   #10
Esperto
L'avatar di barclay
 

Quello che intendevo dire è che il concetto di inclusione/esclusione è simile a quello di "uguaglianza formale". In pratica, un introverso, per essere uguale agli altri, dovrebbe essere trattato diversamente, come un bambino che non ha ancora appreso certe regole sociali: se un bambino molto piccolo non saluta e si nasconde dietro sua madre, nessuno pensa che sia maleducato. Ho sempre pensato che i problemi di un sociofobico/evitante siano dovuti anche al trattamento che la società riserva ai malati di mente (ostracizzazione), senza contare che nessuno lo considera un vero e proprio malato ma un "senza palle".
Vecchio 19-07-2010, 12:15   #11
Esperto
 

hai ragione Stone. il problema che la società è talmente strutturata da non lasciare scampo alla diversità provocando esclusione. è l'eccesso di regolamentazione, di uniformizzazione delle regole. dove si tende ad applicare un'unica regola a tutto, senza prendere in considerazione le differenze.
essendo un mondo tecnicizzato, tende all'efficientismo, che è antitetico all'umanità.
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