Madeleine

Che io sappia, ma è meglio rivolgersi al proprio medico, non dovrebbe succedere nulla di grave.

Angus

Quando la vista di qualcuno o qualcosa ci disturba, desideriamo a volte che questə scompaia, così da non dover fare i conti con le nostre difficoltà emotive.

I buoni consigli buttati lì, gli sproni, le responsabilizzazioni hanno spesso (quasi sempre) a che fare con questo. Non sono un "non mi dispiacerebbe che tu stessi meglio" ma un "vorrei che tu e i tuoi vissuti disturbanti scompariste dalla faccia della terra, ma non me la sento di dirlo esplicitamente".

In altri casi la persona che consiglia si pone invece su un immaginario piedistallo calandosi nei panni del buon samaritano, ovvero negando l'esistenza propria invece di quella altrui. I consigli sono in genere banalotti, simili a quelli che potrebbe dare un prete o un counselor della domenica, il che rivela la strumentalità di tale atteggiamento: il focus è su se stessi e il proprio desiderio di dissociarsi dalla realtà, non sull'altro a cui si parla (e che non si ascolta).

Può darsi che per alcuni la sostanza sia diversa; la forma dei commenti "positivi" che leggo sul forum però mi sembra perlopiù questa. Ovviamente (ed è una cosa importante) con le dovute eccezioni.

cuginosmorfio

per me, il consiglio si dà una volta, disinteressato. Reiterare il consiglio -sia esso negativo che positivo- significa imporre il tuo pensiero sul prossimo. Per me.

Per questo ho deciso di non andare a parlare coi professionisti. Le risposte, se ci sono ed ammesso che io ne voglia, me le trovo da solo. Non pago sconosciuti per guardare dentro di me quando sono io nella posizione privilegiata per poterlo fare.

Madeleine

Non c'è limite al peggio e non c'è limite al meglio. Io scelgo il meglio!

Madeleine

Ma tu senti di avere tutti gli strumenti per farlo? Saresti in grado di aiutarti da solo in tutto? Io, ad esempio, da sola non ce la farei in tutto.

anahí

Mi sto facendo l'idea che l'insegnamento individuale consista primariamente nel trasmettere il senso di sicurezza e serenità di cui ha bisogno l'alunno per essere ricettivo ai concetti. E anche un certo senso di "se ti perdi io comunque sono qui". Penso soprattutto al contesto delle ripetizioni perché i problemi che hanno con le materie che trovano difficili non sono mica di ordine cognitivo, sono emotivi e spesso è tanta paura di un senso di impotenza forte. Davvero penso che se si trascura questo aspetto emotivo e ci si fissa sul trasmettere i concetti in modo preciso non si va da nessuna parte

Madeleine

Prima di morire mi piacerebbe trovare un luogo da poter chiamare casa e una persona che mi faccia sentire a casa.

Keith

Noi stiamo messi male, ma c'è gente che è messa anche peggio. Oggi all'Euronics c'era un tizio sui 40anni che stava con i genitori molto vecchi e malandati e voleva farsi comprare per forza un pc da gaming (costo 1500-2000 euro) la madre diceva che non se lo potevano permettere, ma lui insisteva che gli serviva per fare i giochi online e illustrava tutte le caratteristiche ai poveretti che non capivano nulla.. però mi sembrava felice ed entusiasta il tipo, avevo sicuramente più io l'espressione depressa.

cuginosmorfio

Per analizzare me stesso, immodestamente dico di sì.
Se parli di vivere quotidiano con le faccende pratiche, fin dove posso arrivo; altrimenti chiedo consulenza. Come tutti, del resto.

ovviamente quelli messi male erano i genitori che non capivano la portata dell'importanza del pc gaming!

Keith

Penso che quei poveracci gli volevano talmente bene che se potevano glielo avrebbero comprato.. per farlo felice.. è stata un po' straziante come scena

Delta80

Giornata piena, ma comunque è andata

Nannerl

Quanto mi fa andare in bestia quando si è costretti a chiedere in pvt (da chat di gruppo) una cortesia (visto che sui gruppi spesso non ti si filano), dall'altra parte si accetta di fare questo favore dopo un certo orario e poi ti lasciano appeso (forse ripensamento dovuto a competizione? Ma uno scambio reciproco non porta vantaggi a entrambi? Mah..) così da costringerti a sollecitare un riscontro...e fare la parte di chi - giustamente - sta aspettando..🙄
Mamma mia che odiooo, sopporto sempre meno queste situazioni e mi mantengo non si sa per quale grazia

Angus

Pensandoci più a lungo, forse si comunicano contemporaneamente due messaggi. 1) Sono disponibile ad aiutarti; 2) Non voglio farmi carico delle tue necessità emotive.

Il problema con questo è che il secondo messaggio, che è legittimo e può avere giustificazioni valide (non ne ho la capacità o le energie, ho difficoltà emotive personali), è facilmente svalutativo o vissuto come tale. Che qualcuno abbia necessità emotive anche molto forti non implica affatto che voglia riversarle ciecamente in una relazione. Dunque una chiusura a priori implica la negazione della capacità della controparte di regolarsi e di farsi carico personalmente di una sofferenza. Se la chiusura è generalizzata, si tratta di un atteggiamento che induce il ritiro relazionale totale, che sia in forma di evitamento o di menzogna/negazione.

Nel complesso mi sembra molto forte la tendenza (in chi offre aiuto) a non voler giocare a carte scoperte. "Rifiuto di mostrarmi per quellə che sono, e dunque di entrare in una relazione onesta con te, ma schermatə dal personaggio ti tendo la mano". Se il bisogno della persona aiutata è proprio di relazione onesta, ovviamente non funziona. Può darsi che dipenda dalla pervasività di certi schemi nella nostra cultura, con l'opposizione categorica tra forte e debole e varie varianti sul tema (adulto/infantile, responsabile/vittimista, pulito/sporco, onesto/disonesto, integrato/emarginato, sano/malato, ecc.). O, meglio ancora, dalla debolezza delle famiglie, che a tali "codici" non oppongono alcuna resistenza.

Angus

Il bello di dispiegare la complessità di queste dinamiche è che le persone emergono sistematicamente come migliori di quanto sembrino.

Itachi

Sono l’unico che vorrebbe ritornare ai tempi del lockdown? Era troppo bello sapere che tutti gli altri erano nella mia stessa situazione

Angus

E' una sorta di trappola della povertà, ovvero quel fenomeno per cui, se si è poveri, è difficilissimo uscirne. E' la trappola della solitudine/del bisogno emotivo/dell'inesperienza.

(Ora la pianto di auto quotarmi)

Xchénnpossoreg?

Uso ancora la mascherina.
Francamente me ne infischio delle occhiatacce, le trovo quasi divertenti

Varano

io firmerei all'istante, bellissimi ricordi. uno dei periodi più spensierati della mia vita

Madeleine

Allora, qua la mano, sorella!

cuginosmorfio

Per quel che vale, mi trovo abbastanza d'accordo con quel che esponi nei post precedenti. Avrei voluto replicare ma più o meno sarei stato ridondante.

ho detto abbastanza perché utilizzi la schwa