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Vecchio 15-11-2015, 16:58   #1
Esperto
L'avatar di Grimmjow
 

Stanotte mi sono addormentando, pensando alla vita che avevo prima che la mia problematica legata all'ansia e agli adp mi bloccasse.
Tuttavia, non voglio usare i miei problemi come giustificazione, sono ben consapevole che la scelta di rimanere immobile, seppur condizionata in modo pesante dai miei problemi, è mia.
Quello che io vi chiedo è, cosa deve pensare una persona che vive dei disagi che influenzano in modo radicale la propria quotidianità a proposito del "senso della vita"? Ovvero quali sono le basi (di pensiero) solide che si hanno a disposizione per cercare di "progettare" un futuro migliore, un piano di vita, dal momento in cui si vive nell'immobilità?
Grazie per le vostre risposte.
Vecchio 15-11-2015, 23:02   #2
Esperto
L'avatar di Grimmjow
 

Quote:
Originariamente inviata da FolleAnonimo Visualizza il messaggio
La domanda è parecchio contorta, non sono sicuro di averla interpretata bene ma proverò a risponderti.

Non esistono basi solide, non c'è nessun progetto, piano o qualsiasi altra cosa che possa definirsi reale, il senso della vita è solo un concetto da sognatore che ogni tanto illumina la speranza di poter arrivare ad un momento migliore che però non si concretizza mai sul momento ma solo mentalmente in un turbinio di irrealtà.
La mia vita è influenzata in modo radicale dal mio disagio verso il mondo, sono combattuto costantemente ma la condizione fisica non si muta, resto fermo da anni con la morte nel cuore, i sogni non creano nessuna fondamenta perché c'è solo il marcio che corrode il terreno, mi accontento di queste incredibili visioni consapevole del fatto che non riuscirò mai ad ottenere in vita determinate cose, questo ammazza i rimpianti illudendomi di aver compiuto il mio ruolo, ho dato un senso a me stesso seppure sia basato sul niente.
Grazie per la risposta anonimo, in realtà io lo leggo e lo rileggo e mi sembra abbastanza chiaro il posto, comunque grazie per il tuo parere (alla fine la tua risposta è consona al mio quesito, quindi SI l'hai interpretata bene ).

Ad ogni modo, il tuo post mi perplime, secondo te il senso di un'esistenza soggettiva è da sognatori, ma le ambizioni, gli obiettivi che una persona si pone, perché dovrebbero essere considerati astratti? Forse perché irraggiungibili?
Ovviamente, nel mio caso (e mi permetto di dire anche nel tuo), dal momento in cui i nostri disagi ci costringono all'immobilità, questo MI porta a considerare ogni ipotetica svolta come un'illusione, ma questo per ciò che ho cercato di sottolineare nella seconda parte del mio post.
Ovvero, il fatto che le mie problematiche mi portino alla negatività più totale quando cerco di rispondere alla "semplice" domanda: Grimmjow, cosa vuoi fare?
ESEMPIO BANALE:
Qualche giorno fa una mia consoscente mi disse, Grimmjow tu stai male da molto tempo, perché non cerchi di trovarti una ragazza? (che ingenua )
Io ho risposto di NOn volerlo, ma il motivo non sta nel fatto che io non abbia bisogno di una persona al mio fianco, piuttosto perché sono consapevole che nelle mie condizioni "psicofisiche", intraprendere una relazione (e tutta una serie di impegni) sarebbe per me un qualcosa di insostenibile che aggraverebbe il mio disagio.
In altre parole, quando io parlo di basi di pensiero "solide" non intendo delle sicurezze, ma la razionalità NON influenzata dal mio disagio che mi darebbe la possibilità di mettere un mattoncino sul mio obiettivo chiamato "futuro".

Spero di essere stato più chiaro
Vecchio 16-11-2015, 00:03   #3
Esperto
L'avatar di Grimmjow
 

Quote:
Originariamente inviata da FolleAnonimo Visualizza il messaggio
Ora il problema è iniziare con il lavoro da fare, la realizzazione personale per giungere a quel pensiero che stai cercando di trasmettere anche tu quando mi parli di solidità, però non c'è nessun sentimento da parte mia di renderlo reale al momento mi piego al tempo che trascorre, sicuramente arriveranno sofferenze maggiori che accenderanno il desiderio, questa credo sia la più vicina forma di realtà possibile.
Ritengo che la parte da me quotata sia l'elemento essenziale del tuo pensiero, la parte che mi fa comprendere la differenza tra speranza ed illusione.
Premettendo che il mio esempio banale, come ho sottolineato, non può essere nemmeno considerato un obiettivo in realtà, visto che sarebbe improponibile vedere in qualunque tipo di sentimento un arrivo, una meta alla quale giungere.
Qualunque tipo di pensiero, di progetto futuro, dovrebbe essere considerato una montagna da scalare, oggi sto male, ma starò sempre male? Tuttavia, il mio stato mi impedisce proprio questo, di discernere fra il sogno inarrivabile frutto della sofferenza e dell'abisso e l'obiettivo concreto (seppur difficile) da potersi porre innanzi a sé nonostante tutto.
Ovvio che la salute è la prima cosa, ovvio che sono il primo a predicare bene ed a razzolare male visto che sono immobile tanto quando una barca in una fascia di bonaccia, ma questo non mi preclude quello che ancora mi tiene in piedi nonostante tutto, la Speranza.
Purtroppo, la speranza risulta essere illusoria fin tanto che la nostra forma mentis non pensa ad un futuro migliore, ma come pensare ad un futuro migliore quando il presente equivale ad un pezzo informe di materia anfibia comunemente detta merda? (cit. FMJ)
Vecchio 16-11-2015, 00:17   #4
Esperto
L'avatar di IO&EVELYN
 

non c'è per uno sano, figuriamoci per uno malato.

dovrei chiederlo a mio zio che è in carrozzina. ma non voglio essere cosi insensibile.
Vecchio 16-11-2015, 11:21   #5
Esperto
L'avatar di NatoMorto
 

Quote:
Originariamente inviata da Grimmjow Visualizza il messaggio
Stanotte mi sono addormentando, pensando alla vita che avevo prima che la mia problematica legata all'ansia e agli adp mi bloccasse.
Tuttavia, non voglio usare i miei problemi come giustificazione, sono ben consapevole che la scelta di rimanere immobile, seppur condizionata in modo pesante dai miei problemi, è mia.
Quello che io vi chiedo è, cosa deve pensare una persona che vive dei disagi che influenzano in modo radicale la propria quotidianità a proposito del "senso della vita"? Ovvero quali sono le basi (di pensiero) solide che si hanno a disposizione per cercare di "progettare" un futuro migliore, un piano di vita, dal momento in cui si vive nell'immobilità?
Grazie per le vostre risposte.
dopo almeno 35 anni sono arrivato a una risposta...e adesso che ne ho 43 continuo su quella linea : il "nostro" senso della vita (io ho la depressione e prendo gli antidep dal '92)è "insistere","combattere"...senza chiuderci del tutto...non pensare ai risultati (che saranno di 1 cm ogni 10 anni)e fare del nostro meglio ogni giorno che siamo tra i vivi...fidati...è questo il nostro senso della vita
Vecchio 16-11-2015, 13:45   #6
Banned
 

forse un malato ha più il senso della vita di una persona sana, perché capisce davvero quanto la vita sia preziosa, quanto se ne abbia il bisogno di viverla fino agli ultimi preziosi istanti. Chi ha la depressione però non può coglierlo, anche se vorrebbe.
Vecchio 16-11-2015, 15:28   #7
Esperto
L'avatar di Grimmjow
 

Quote:
Originariamente inviata da NatoMorto Visualizza il messaggio
dopo almeno 35 anni sono arrivato a una risposta...e adesso che ne ho 43 continuo su quella linea : il "nostro" senso della vita (io ho la depressione e prendo gli antidep dal '92)è "insistere","combattere"...senza chiuderci del tutto...non pensare ai risultati (che saranno di 1 cm ogni 10 anni)e fare del nostro meglio ogni giorno che siamo tra i vivi...fidati...è questo il nostro senso della vita
Il problema è che mi pare tu confonda il mezzo con il fine. Combattere, insistere, provare a dare una svolta cercando di curarsi non è che una battaglia, un mezzo per raggiungere un determinato obiettivo.
Quindi il senso o il fine, dovrebbe essere l'esito di questa battaglia, la vittoria (mi auguro) o la sconfitta; ovvero lo star bene e sanare questo malessere oppure lasciarsi andare nei modi più disparati.

Grazie per la tua testimonianza, prendi farmaci da quando io ho iniziato a camminare quindi non posso che "alzare il cappello".
Ammetto che non so proprio se riuscirei a soffrire per 24 anni, credo che nella tua situazione mi sarei liberato di tutto ed avrei deciso di orientarmi verso una vita contemplativa, una vita eremitica per alcuni, cenobitica per me probabilmente.
Ti faccio i miei migliori auguri.
Vecchio 16-11-2015, 17:31   #8
Esperto
L'avatar di Grimmjow
 

Quote:
Originariamente inviata da FolleAnonimo Visualizza il messaggio
Sinceramente sempre più spesso mi trovo confuso in questo forum, anche in questo caso non riesco ad afferrare il tuo discorso o meglio non lo capisco perché non vedo un finale a questa situazione, non è un qualcosa che si attraversa ma una realtà che mi accompagnerà fino alla fine dei miei giorni, anche nei possibili momenti felici ci sarà sempre quella sensazione che mi farà sentire errato, questo lo metto in conto a me stesso sempre e non mi illuderei mai che questa condizione passerà, ci convivo.
Credo che andrebbe visto in modo analitico ogni singolo caso, parlare di eterna sofferenza e di una condizione di disagio costante è un qualcosa che io escludo, proprio perché fare un discorso del genere significherebbe precludersi ogni possibilità di svolta, ma le cose cambiano. Stavo bene ed ora sto male, allo stesso modo perchè non potrei star bene/meglio in un futuro non troppo prossimo? Tocca volerla la svolta però, perché le manne dal cielo sono già cadute in terra d'Egitto.

Quote:
Originariamente inviata da FolleAnonimo Visualizza il messaggio
Da come leggo molto spesso in questo forum sembra che questa condizione debba sparire grazie alle terapie e alla presenza delle persone, mi sembrava un idea sempliciotta che può calzare per la semplice timidezza ma quando sei realmente fobico, evitante, paranoico e hai problemi che si rispecchiano molto più forte di una timidezza causando dolore fisico e sofferenza decisa che fa crollare qualsiasi ragionamento come puoi pensare al futuro? L'unica realtà è il presente ed è già un passo da gigante riuscire a viverlo, nessuna battaglia, niente progetti ma solo costante perdizione prolungata durante gli anni dove si può contare soltanto sul proprio senso di soppravivenza.
Personalmente, la mia problematica non ha nulla a che vedere con la fobia sociale, i miei problemi relazionali sono condizionati dall'ansia che vivo e pur di non viverla tendo ad evitare ogni situazione ansiogena.
Detto questo, la terapia non è di certo una serie di sedute da un mago che una volta pronunciata la formula magica ci porta a star meglio, così come la tachipirina potrebbe abbassare la febbre, non funziona così.

Riuscire a vivere il presente sarebbe un passo da gigante, quindi devo dedurre che tu riesca a Vivere?
Personalmente cerco di sopravvivere ed ogni qualvolta che un impegno mi porta a mettere il naso fuori di casa, prendo il mio scudo ed il mio gladio per una nuova battaglia contro la mia problematica.
Se riesco ancora ad uscire è proprio perché ho quest'arma di nome speranza, perché se l'abbandonassi prima di varcare la porta di casa, credo che quell'uscita sarebbe l'ultima.
Vecchio 16-11-2015, 17:46   #9
Esperto
L'avatar di Antonius Block
 

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Originariamente inviata da Grimmjow Visualizza il messaggio
.
Quello che io vi chiedo è, cosa deve pensare una persona che vive dei disagi che influenzano in modo radicale la propria quotidianità a proposito del "senso della vita"? .
Non c'è una risposta nemmeno per persone con pochi disagi (non credo esistano persone senza problemi, ognuno ha i suoi)

Quote:
Originariamente inviata da Grimmjow Visualizza il messaggio
.Ovvero quali sono le basi (di pensiero) solide che si hanno a disposizione per cercare di "progettare" un futuro migliore, un piano di vita, dal momento in cui si vive nell'immobilità?
.
La base è che si tratta di ostacoli astratti e soggettivi non di ostacoli oggettivi, materiali, impossibili da rimuovere
La soluzione, come il problema stesso, sta nella nostra testa
Vecchio 16-11-2015, 17:54   #10
Esperto
L'avatar di Grimmjow
 

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Originariamente inviata da Antonius Block Visualizza il messaggio
Non c'è una risposta nemmeno per persone con pochi disagi (non credo esistano persone senza problemi, ognuno ha i suoi)
Una persona può andarvi alla ricerca, attribuirlo a ciò che più lo rende completo, felice.
Tutti hanno problemi, mi pare ovvio, ma come c'è chi vive la vita con leggerezza, c'è chi convive con problemi invalidanti.

Per quanto riguarda la seconda parte del post, evito di commentarlo al fine di non degenerare.

Grazie per il tuo punto di vista.
Vecchio 16-11-2015, 18:34   #11
Esperto
L'avatar di Grimmjow
 

Quote:
Originariamente inviata da FolleAnonimo Visualizza il messaggio
Qua ce la stiamo solo raccontando, tante parole e parole, sono divertenti ed è bello perdersi nel labirinto filosofico ma non stiamo vivendo nessun presente, non raggiungeremo nessuno scopo nel continuo ammucchiarsi di frasi, come dicevo qua molti discussioni mi confondono perché le scrivono molte persone simili a te, ogni giorno escono di casa e affrontano la vita ancora pieni di speranze e sogni, condividono la realtà con questo mondo ed è una follia che porta solo al silenzio, un giorno si dimentica qualsiasi cosa e ci si perde, un enorme mare dove si annega in un modo o nel altro.
Certamente non sono le riflessioni o i confronti la soluzione.
Io ritengo che sia una questione di priorità, qual'è la priorità nel tuo presente? Cosa vuoi per te stesso?
Non so nel dettaglio quale sia la tua situazione, quello che posso dirti è che io in nei calzoni attuali sto stretto e non è questa la mia concezione di vita.
Certamente, siamo tutti in fila, tutti noi (nessuno escluso) giungerà alla fine di questa esistenza, tuttavia, c'è chi rimane immobile ed aspetta la propria ora e chi cerca di attenuare le proprie sofferenze, di abbassare il più possibile l'asticella dell'infelicità, di cercare di avvicinarsi il più possibile al vivere piuttosto che al sopravvivere.
Quote:
Originariamente inviata da FolleAnonimo Visualizza il messaggio
ormai è tutto finito c'è solo la fine della vita in lontananza e va bene cosi
A me non va bene, so di aver vissuto, so quello che ho fatto e quello che potrei fare, perché arrendermi inerme quando sono consapevole che le strade da percorrere sono ancora tanto? Nessuno mi darà la certezza di star meglio, forse starò peggio, chi può dirlo? Ma senza alcun dubbio potrò avere la consapevolezza di non rammaricarmi.

Non so quanti anni tu abbia, quale sia il tuo tenore di vita, ma mi è inevitabile pensare che se ti nutri, vai al bagno, hai un tetto sopra la testa, hai un computer ed una connessione di cui disporre, se riesci dunque a sopravvivere è perché hai a disposizione dei denari.
Ripeto, la questione sta nelle priorità che attribuiamo alle nostre necessità, io so che così non voglio vivere, quindi cerco di dare una svolta alla mia vita presente.

Comunque siamo andati un tantino OT, visto che la questione era come cercare di "pensare" ad un futuro migliore senza essere influenzati dalle problematiche attuali che ci opprimono nella quotidianità e ci impediscono di Vivere.
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