direi che il priblema sia questo...o almeno anche questo...
come detto non c'è il bisogno di parlare...lo vedo come una cosa distante dalla mia nuova persona....a volte mi guardo indietro e mi dico "diavolo...ma quanto parlavo e facevo lo scemo?"; poi guardo il presente e mi dico "questo è il mio presente".
La gente comunica....parla di stronzate....del rossetto con i brillantini della parrucchiera, dell'istruttore di guida palloso e animalesco, del prof che è arteriosclerotico, della serata in disco del sabato sera ecc...ecc...
io come detto mi sto sforzando tutta la settimana a farlo....anche oggi....mi sono sforzato e ho raccontato il mio sabato sera, ho chiesto agli altri come è stato il loro (anche se non ne vedevo il senso e per me non era per nulla importante); mi sono soffermato a parlare dello studio, del ragazzo con qualche amica e ho accennato (cosa che faccio rarissimamente) alla mia ultima relazione; in più di tanto in tanto mi è uscita fuori qualche battuta (sarà il periodo; sarà che sento questa forzatura in me ora mi sono accorto che anche se parlo di più, mi vengono meno spontanee le battute)...
il 90% delle persone dopo certi discorsi si sente più vicina all'altra persona, più solidale, più intima....alla fin fine è quello che facevo pure io 4-5 anni fa...
ora resto più freddo....passano 2 ore e mi rimanca guardando negli occhi l'altra persona la voglia di parlarle...mi basta guardarla negli occhi e darle un buffetto.
Anche quando mi sono raccontato e ho ascoltato gli altri mi veniva da parlare spontaneamente, ma dentro di me mi ripetevo di tanto in tanto "negli ultimi tempi non l'avrei mai fatto...nemmeno oggi...io non sono quello che si interessa di cosa hai fatto il giorno prima, del parrucchiere ecc...ecc...".
E in tutto questo sento quella distanza nel modo di pensare con gli altri....una distanza che mi fa ancora più desistere dall'interelazionarmi; o meglio mi fa relazionare, ma con un fondo di inadeguatezza (non so bene se mia o degli altri).
Sento che gli altri non posso capire....sento che non possono pensare ciò che penso io...
sento che la poesia che io leggo e che loro ascoltano in quei 10 minuti con stupore e meraviglia non sarà percepita in egual natura, ma sarà percepita con un semplice "ma quanto è romantico e sensibile e dolce....che bel paragone"....in pochi percepiranno l'arrovellarsi che sta dietro le parole...a volte il disagio....o altre volte la rabbia...altre l'amore....altre la gioia....altre ancora il terrore.....lo sconforto...la richiesta d'aiuto...la feroce condanna;
sento che in pochi capiranno cosa mi frulla per il cervello quando sto in silenzio...
a me invece sembra di riuscire a capire gli altri in ogni sguardo, in ogni momento di silenzio...
sento che nel rapporto con gli altri devo esemplificare molti dei miei passaggi logici da un certo punto di vista e renderli artificiosi da un altro;
sento ...