Piú volte, da un po' di anni a questa parte, mi ripropongo la metafora dell'annegato, per descrivere -e forse giustificare- il desiderio masochistico che provo nell'arrendermi.
Penso a una persona in procinto di annegare: è sott'acqua e tiene il fiato. I polmoni stanno per esplodergli. Eppure sa che prima o poi dovrà cedere, non potrà mantenere il fiato in eterno. L'istinto di sopravvivenza farà sì che terrá il fiato più a lungo possibile, ben oltre quanto umanamente ragionevole. Ma alla fine dovrà cedere.
Io mi immagino come costui, a esalare l'ultimo alito di anidride carbinica e inspirare a pieni polmoni vagonate d'acqua. E sono convinto che nella spiacevolezza dell'evento, lo sventurato proverà del sollievo, all'atto della resa.
Cosí mi soni sentito più volte nel corso della mia esistenza. Negli anni passati, piú piccolo e con meno responsabilità "da adulti" sulle spalle (come il lavoro, le rate del mutuo, ecc.) la cosa è stata estremamente più semplice da condurre, fino alla drastica scelta di ben 11 anni fa, quando scelsi di arrendermi alla frequentazione scolastica/sociale, e isolarmi da ogni contatto sociale al di fuori delle chat, per ben 8 mesi.
Più in avanti le mie rese sono state meno drammatiche, ma non per questo il loro impatto sulla mia vita è stato più leggero. Per mesi interi al lavoro andavo come uno zombie, incurante dei richiami disciplinari, evitavo di uscire isolandomi in casa, passavo giornate intere a dormire.
Poi dopo qualche tempo, questione di settimane o mesi nel mio periodo peggiore, adesso fortunatamente pochi giorni, mi stufavo. Sentivo di dover reagire, e mi inventavo qualcosa. Di solito cominciavo col "non pensare, fai". Depersonalizzandomi totalmente e identificandomi nell'azione stessa.
In più come strategia degli ultimi anni, ho adottato anche piccole attività ritualizzate e propiziatorie, come lavarmi i denti o fare flessioni, che precedono l'avvio di una fase attiva.
Ora mi sono buttato in una nuova avventura, sono andato a vivere con un amico (che neanche conosco troppo bene) in un appartamento condiviso. Sono passate due settimane e ho una voglia di arrendermi fortissima. Purtroppo "non posso": ci sono in mezzo troppi soldi e oltretutto la cosa non dipende solo da me, perció sto cercando di tenere duro.
Ma è difficile... sto lottando con tutte le mie forze per cacciare dalla mia crapa malata i "pensieri cattivi" che in circostanze tipo queste mi indicano piuttosto chiaramente che l'indicatore del livello di stress è a livelli allarmanti.
Per adesso ce l'ho fatta dedicandomi alle incombenze domestiche, ho pulito il bagno praticamente per la mia prima volta nella mia vita, ho aggiustato vari elettrodomestici che davano problemi, ora devo rimontarmi la scrivania del pc... ma ho una paura fottuta di rimanere a metà corsa senza carburante... voi avete avuto esperienze simili? Qualcuno di voi che ne è uscito, e riesce a tirare avanti senza mai fermarsi più (se non per brevissimi momenti, per tirar fiato)? Purtroppo il lavoro, l'affitto, la rata della macchina o la dichiarazione dei redditi non accettano scuse tipo "sono depresso e non ho voglia di fare un quarzo..."